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Autore: Giuls9200    25/08/2018    2 recensioni
Io, lei e un treno che la porta via.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Termini. 19.00. L'accompagno in stazione senza far trasparire nulla, anzi, nel tragitto da casa alla stazione in macchina mi metto addirittura a cantare come se nulla fosse, come se non stesse partendo lasciandomi più domande che risposte. Arrivo, la solita termini caotica, business man, turisti pieni di trolley e souvenirs, persone che accompagnano i loro cari ad un treno. Non ho mai fatto troppo caso alle facce delle persone in stazione. Oggi si. E si, le riconosci quelle che stanno accompagnando una persona importante. La persona. Le vedi, uno sguardo veloce condividendo quel destino in un incrocio di sguardi di pochi secondi, hanno tutti la faccia spaesata, gli occhi di come chi sta pensando ad altro, forse un modo per far sì che la persona accanto non parta ma rimanga lì con loro. Vedo il binario, l'accompagno fino alla banchina anche se non si potrebbe, ci sono i tornelli con i controlli ma fanno passare bene o male tutti, chissà forse non hanno voglia di lavorare oppure vogliono essere complici di qualche abbraccio o bacio in più. Il treno arriva, stranamente puntuale, di tutti gli appuntamenti questo volevo che tardasse il più possibile. Invece eccolo lì con le sue luci, i suoi vagoni e i suoi 250km/h che me la portano via in 3 ore e mezza al costo di 30 euro. Mi giro una sigaretta con fare maldestro quasi mi tremano le mani, si offre come al solito di farla lei, rispondo di no, "altrimenti ora che te ne vai come faccio?" e non intendo per le sigarette. Lei ride prendendo il tabacco dalle mani non ci riesce, alla fine la straccio e la butto con un gesto di rabbia immaginando che tra le mani ci fosse quello stupido biglietto di sola andata." vai che tra un po' riparte" le dico, la mia ansia di vedere le porte chiudersi davanti non passerà mai neanche per questo treno che ci guarda ansioso di vedere il nostro epilogo. Comincio a salutarla, ci abbracciamo, provo ad essere fredda, mi stacco subito sforzandomi di allontanarmi. Sale, non aspetto la chiusura delle porte, so che tra 5 minuti la porterà via e comincio a camminare, senza voltarmi. Arrivo all'inizio della banchina, mi giro e prendo il tabacco decidendo di godermelo fino all'ultimo quel sapore di addio. Chiedo un accendino, 2, 3 passanti, improvvisamente hanno smesso tutti di fumare, in un altro momento sarei stata contenta, ora mi fa solo rabbia. Fermo un ragazzo delle pulizie, forse abituato a vedere così tanti addii in quella stazione, mi sorride e mi fa accendere. Aspiro. Il primo tiro quello più bello e soddisfacente, il treno fischia e in quell'attimo si ferma tutto. Come un piano sequenza tutti i momenti di lei al Pincio, al Gianicolo, ai Giardini degli Aranci, posti che ho sempre visto ma che con lei hanno preso nuove forme, nuovi colori. Forse é vero che l'amore cambia il modo di guardare. Roma non mi é mai sembrata così bella come in quei giorni che lei camminava vicino a me, a ridere, a mangiare supplì e guardare tramonti. Penso che avrei potuto vivere così per sempre. Il treno parte, lo guardo fino a che non sparisce dietro la prima curva, se fosse stato tutto dritto credo che starei ancora lì a guardare. Aspiro la sigaretta spenta per il troppo tempo passato tra una boccata e l'altra e, consapevole di non trovare un altro accendino, la butto via, pensando che forse le curve servono proprio a questo ad imparare a dire addio e forse anche a smettere di fumare.
  
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