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Autore: Zoe__    26/08/2018    0 recensioni
Non appena Amelie si era resa conto di quanto la realtà dell’accademia fosse diventata troppo stretta per lei e che in realtà avesse bisogno di evadere, dopo un lungo lavoro su se stessa, decise di partire avvertendo le persone più importanti per lei in quel momento - la sua famiglia, Claire e Liam. Claire era stata la prima a dirle che era quello di cui avesse bisogno e, nonostante primi attimi di panico e paura, anche la sua famiglia aveva acconsentito a lasciarla andare. Quanto a Liam, lui si era subito messo fra lei ed i suoi piani, perché per lui era incomprensibile una così forte necessità di evadere a soli vent’anni, quando tutto le era permesso.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Liam Payne
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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We haven't spoke since you went away
Comfortable silence is so overrated
Why won't you ever be the first one to break?
Even the phone misses your call, by the way


New York


Era solito a New York che il fine settimana, usciti da lavoro, in molti si ritrovassero in bar o pub per brindare alla settimana finita e al riposo meritato. Il Westlight quella sera era gremito di gente, la musica suonava già e si confondeva con le voci della folla lì presente. Vi erano persone di ogni tipo, chi più elegante, chi meno, tutte accomunate dalla stessa leggerezza, volte al weekend, mentre al di là del vetro i colori caldi del tramonto dipingevano il cielo. 
“Spero tu abbia notato la sua faccia quando le hai preso e corretto la posizione delle braccia.” Tutti risero alle parole di Claire, solo Amelie arrossì e tentò di giustificarsi. Spesso i suoi amici ironizzavano sulla sua durezza in palestra e sul palco, sul suo rigore e su quanto fosse pignola con se stessa e con gli altri. Tuttavia, era un lato del suo carattere che nessuno avrebbe dato per scontato e la imbarazzava quando glielo facevano notare così insistentemente, soprattutto se era la sua migliore amica a tirarlo fuori. 
“Mi irritava da morire, Claire! È terrificante quanta poca tecnica abbia.” Dave le fece il verso, meritandosi una gomitata dritta nell’addome, prima che lei lo abbracciasse scherzosamente. Era lì con loro per le selezioni anche lui. Come direttore della compagnia li aveva delegati per la prima parte del viaggio, raggiungendoli per seguirli a partire da New York. Amelie, Claire, Paul e Valerie erano lì fra i più importanti, veterani in quella compagnia che li aveva visti crescere, avendoli accolti dopo l’accademia. 
“Probabilmente è appena entrata.” Ipotizzò Paul, guardando Amelie e sorridendole. Lei ricambiò, prima di abbassare gli occhi e prendere un sorso del suo drink. Anche le attenzioni di Paul la imbarazzavano, a volte era più sfacciato e non si limitava a guardarla negli occhi. Per quanto potesse essere abituata alla sua compagnia e a quella di Dave, con lui era sicuramente più facile. 
“Pretende di venire in tournée con noi?” La domanda di Claire la fece ridere e fu Dave a darle una spinta, rispose alzando le spalle - la trovava un’ipotesi assurda. 
“Ci sono altre compagnie che stanno selezionando, in questi giorni.” Ricordò a tutti Valerie, rimasta in silenzio fino a quel momento. La sua presenza silenziosa era fondamentale, nonostante lei parlasse poco, ma irrimediabilmente al momento giusto. Era una personalità complicata, ma forte, e in loro aveva trovato ottimi amici dopo un passato che non le aveva regalato nulla. 
“Spero le prenda in considerazione.” Chiuse allora Amelie, provocando un’altra risata generale e lo sguardo severo di Dave, ormai senza alcuna speranza. 
Lì a New York sarebbero rimasti per il giorno seguente, partendo poi la sera verso Washington. Le selezioni procedevano bene, sebbene fossero stancanti e stessero prendendo loro più tempo del previsto. Amelie non ricordava l’America in quel modo, ci era stata anni prima con la famiglia, ma sicuramente l’aveva vissuta diversamente. In quei giorni aveva scoperto dei lati di sé che a Londra avrebbe dovuto soffocare, come la sua spontaneità. Non sapeva esattamente se fossero le persone o semplicemente i luoghi, sapeva che riusciva ad essere se stessa come non accadeva da tempo. 
Dopo il diploma in accademia erano cambiate molte cose nella sua vita, tutte nello stesso momento. Aveva dovuto dire addio all’ambiente che l’aveva cresciuta e con quello alle persone che l’avevano accompagnata in quel percorso. Amicizie ed altro, perché quella realtà fino a quel momento fondamentale per lei si era rivelata nient’altro che un pezzo di passato di cui doveva liberarsi, che non faceva altro che opprimerla. Così aveva scoperto la compagnia e nuove amicizie con Claire che era rimasta al suo fianco, sempre e nonostante le sue decisioni. La compagnia non l’aveva portata solo a viaggiare, Amelie aveva visto molto di più. Era andata oltre quei viaggi, vivendoli tutti appieno, nella sua singolare dimensione personale - essenziale. Amelie aveva perso troppo tempo nel conoscere gli altri, cercando di aprirsi, finendo nel sbagliare in ogni rapporto perché in realtà l’unica persona che doveva conoscere era proprio lei. Aveva imparato a farlo a piccoli passi, privandosi di ogni suo punto fisso, ad eccezione di Claire e della sua famiglia. Si era resa conto di non aver bisogno di troppo, che l’essenziale era in se stessa e tutte le cose che amava potevano renderle la vita migliore. Cosa le piaceva davvero? Di certo la danza, ma c’era di più e riscoprendo se stessa aveva rivisitato le sue priorità, cambiato le sue abitudini e vissuto come non aveva mai fatto. Aveva bisogno di poco, l’essenziale era in lei. Le amicizie che aveva costruito nella compagnia, le nuove conoscenze che si erano create a lungo andare nei nuovi ambienti che aveva iniziato a frequentare si erano rivelate tutte utili - ma non necessarie. 
Creare legami non era mai stato un problema per lei, tendeva a donarsi senza riserve a chiunque. Da diverso tempo, però, Amelie aveva imparato che bisognava concedersi un po’ alla volta e non necessariamente a tutti. 
“Lie.” Era Paul, seduto accanto a lei, che in un momento aveva sostituito Dave. Lui era una di quelle persone con le quali aveva imparato ad aprirsi lentamente ed on quel momento la loro amicizia - il loro rapporto - poteva dirsi a buon punto. Ogni volta le si rivolgeva quasi dolcemente, mantenendo comunque la sua indiscutibile sicurezza.
“Paul, hey.” Si voltò verso di lui e gli sorrise sincera. Subito i suoi occhi verdi la scrutarono. Aveva un modo di guardarla che quasi la metteva a disagio, le pupille grandi erano costantemente fisse su di lei. 
“Che ne dici di fare un giro? Intendo… finito qui.” Lei mantenne il sorriso, nonostante tutto quello che avrebbe voluto fare sarebbe stato sbruffare, perché tutte quelle attenzioni erano diventate oramai scontate e neanche le facevano più piacere. 
“Io…” tentò. Spostò i capelli biondi dietro le orecchie, guardandolo mentre la interrompeva - faceva sempre così.
“È la nostra ultima sera a New York, pensavo ti facesse piacere visitare dei bei posti. Non c’è stato molto tempo nei giorni precedenti.” Le disse allora lui. In un primo momento Amelie tentennò, insicura, nella sua mente. In realtà non ci sarebbe mai riuscita.
“Hai ragione, ma appunto perché è la nostra ultima sera ho davvero tante cose da riordinare, sembra essere scoppiata una bomba in camera, non è vero Claire?” Si voltò alla ricerca della riccia, ma vide la sua chioma rossa volta da tutt’altra parte “Claire?” La richiamò e la vide voltarsi, solo per qualche attimo, il necessario per risponderle. 
“Oh, già, proprio… così.” Poi tornò con gli occhi verdi fissi dov’erano prima, toccando il braccio della bionda al suo fianco “Lie, davanti a te.” La presa attorno al suo braccio si fece più forte, Amelie fu costretta a voltarsi. 
In un attimo le fu ben chiaro cosa stesse attirando l’attenzione dell’amica, quando i suoi occhi azzurri si scontrarono con un paio nocciola, dritti nella sua traiettoria. Amelie avvampò e sentì un nodo stringerle la gola. In modo totalmente inaspettato Liam si era appena palesato davanti ai suoi occhi. Claire la scrutò qualche istante, vedendo le emozioni susseguirsi sul suo volto, rapidamente, chiedendosi quale sarebbe stata la sua reazione, non sapendo cosa aspettarsi. Amelie era cambiata ormai da tempo, Liam era lontano da diversi anni e Claire temeva che il passato tornasse ad essere presente. 
“Non è possibile.” Mormorò. Fu per un momento come se il tempo si fosse fermato ed Amelie non riuscì più a dire nulla, né a muoversi per quanto velocemente il passato le si fosse scagliato addosso, senza preavviso, senza che lei potesse controllarlo. 
Incredibile come il passato di qualcuno possa essere tutto racchiuso in una sola persona. 

Entrando al Westlight Kevin e Liam furono immediatamente investiti da una musica fin troppo alta per le sette di sera e da un insolito odore di fritto - che non si addiceva per niente all’eleganza di quel locale. 
“Quanti pensi siano passati?” Kevin entrò prima di lui, troppo impegnato a controllare qualche chat sul cellulare. Tuttavia non si voltò per cercarlo, rimase avanti e si fece spazio oltre l’entrata.
“Credo neanche la metà delle ragazze, non le hai viste?” Disse, quasi nervoso, passandosi una mano fra i capelli corti ed oltrepassando la porta. Sollevò lo sguardo ed i suoi occhi vagarono fra la folla per quando la poca luce potesse permetterglielo. Quel venerdì era particolarmente stanco, le selezioni erano state più impegnative del previsto quella settimana ed iniziava a non sopportare l’America, così diversa dalla sua Londra.
“E dei ragazzi?” Kevin fu costretto a girarsi verso di lui “Liam?” Allora dovette seguire il suo sguardo, non capendo tuttavia da cosa potesse essere così attratto, distratto.  
Gli occhi scuri di Liam si fissarono su una figura familiare, la scrutarono per diversi attimi, dal basso verso l’alto, prima di capire di chi si trattasse, avvertendo una scossa insolita all’altezza del petto.
“Non può essere lei.” Liam rimase fermo sulla porta quando vide che anche lei si era accorta di lui. Il cuore prese a battergli più forte di quanto avesse previsto, rimase inerme non sapendo cosa fare né dire. La guardava, lo guardava, si guardavano senza saper o poter fare altro. 
“Lei chi?”
Amelie era davanti a lui, fissa su di lui e circondata da persone che lui non riconosceva, se non fosse stato per Claire. Per un momento non gli sembrò neanche più lei, così diversa, con i capelli biondi così lunghi, diversamente dal solito mossi - come a lei non erano mai piaciuti. E gli occhi azzurri più scuri e sicuri, più forti e fermi sui suoi mentre lo scrutava, attenta, non riuscendo a staccarsi dalla sua immagine - come. Amelie indossava una canottiera bianca, troppo larga per il suo fisico minuto e Liam riconobbe subito quel tessuto familiare addosso a lei, rivedendola dopo così tanto tempo in qualcosa di suo, quando lei non lo era più. Che nonostante ci avesse provato, Liam conservava ancora un po’ di lei, più di una semplice t-shirt, sicuramente, pensava, più di quello che lei aveva di lui. 
La guardò ancora, non riuscendo a distogliere gli occhi da lei o ad abbassare lo sguardo, neanche lei lo faceva e riuscì a liberarsi dai suoi occhi solo quando qualcuno si mise fra di loro, inciampando fra i loro sguardi ed interrompendoli. 

Non appena Amelie si era resa conto di quanto la realtà dell’accademia fosse diventata troppo stretta per lei e che in realtà avesse bisogno di evadere, dopo un lungo lavoro su se stessa, decise di partire avvertendo le persone più importanti per lei in quel momento - la sua famiglia, Claire e Liam. Claire era stata la prima a dirle che era quello di cui avesse bisogno e, nonostante primi attimi di panico e paura, anche la sua famiglia aveva acconsentito a lasciarla andare. Quanto a Liam, lui si era subito messo fra lei ed i suoi piani, perché per lui era incomprensibile una così forte necessità di evadere a soli vent’anni, quando tutto le era permesso. Ed evadere da chi? Evadere da cosa? Evadere per cosa? Per qualche giorno Liam fu il solo a tenerla a Londra. Lei si chiedeva perché la fermasse, se volesse farlo per egoismo o premura, dimenticando sempre che il centro di tutto fosse unicamente lei, perdendo di vista se stessa e il fatto che Liam volesse porre proprio sé al centro della vita di un’Amelie che aveva solo bisogno di ritrovarsi. Fu difficile, ma cinque giorni dopo averglielo detto, teneva in una mano un biglietto sola andata per Boston e nell’altra una valigia sufficientemente grande per lei e per i suoi sogni. All’interno tanta voglia di andare finalmente d’accordo con se stessa, la necessità di continuare a danzare, il suo curriculum ed il modulo d’iscrizione alla compagnia che l’avrebbe cresciuta e resa la donna che aveva rivisto Liam, dopo tre anni di silenzio.
Non appena lei gli aveva annunciato che sarebbe partita, che il biglietto era già fatto e che sarebbe stato solo andata, che non avrebbe voluto che la raggiungesse, Liam aveva deciso di tenersi completamente fuori dalla sua vita. Fu unanime la volontà di sciogliersi l’uno dall’altra, di porre fine a quell’amore che li aveva accompagnati sin da ragazzini e che li aveva visti maturare sotto molti aspetti.
Era stato un amore fatto di prime volte, quello di Liam ed Amelie.
Per quanto fosse stato doloroso, lei era riuscita a superarlo non appena la vita in America si era fatta più frenetica, quando il tempo libero era diventato sempre meno ed aveva deciso di impiegarlo unicamente per sé. 
Per Liam fu diverso, completamente. La sua decisione di rimanere a Londra si rivelò più distruttiva del previsto - volente o nolente, ogni posto gli ricordava di lei, perché difficilmente una relazione così lunga può non investire ogni aspetto del singolo e di ciò che lo circonda. Liam aveva perso sue notizie sin da subito, imponendosi di non chiederle a nessuno, neanche a Claire che, nonostante tutto, gli era stata vicina fin quando non aveva deciso di raggiungere Amelie in America, per ballare nuovamente insieme. Solo in quel momento la realtà gli risultò ancora più difficile da accettare, perché con Claire Amelie aveva ammesso di voler indietro parte del suo passato, invitandola nella compagnia. Aveva sempre mantenuto i contatti con lei, mentre con lui non aveva scambiato un messaggio dall’inizio, ma solo allora Liam aveva realizzato che non l’avrebbe più vista né sentita. Amelie era lontana, ma tutto quello che avevano condiviso lo circondava quotidianamente. Le sue insicurezze, che da sempre lo avevano attanagliato, lo tenevano ancora fermo inerme in una Londra che aveva iniziato a detestare e dalla quale riuscì a liberarsi solo un anno dopo, partendo per la Germania ed iniziano a far parte, anche lui, di una compagnia, trovando lì un po’ di quella tranquillità che gli era mancata da troppo tempo. Per Liam fu diverso, devastante, deleterio.
Nelle stesse circostanze, nello stesso posto, non erano più le stesse persone di un tempo. 

La guardava da lontano, Liam, cercando di capire chi fossero le persone accanto a lei, perché oltre a Claire c’erano altri due ragazzi ed uno di loro sembrava starle vicino in maniera fin troppo confidenziale. Non che fosse affar suo, non lo era più da tempo, ma Amelie non gli era così vicina da anni e tutto quello che poteva fare era guardarla. 
Allo stesso modo, Amelie, seppur turbata dalle attenzioni di Paul finse che rimanere seduta lì accanto a lui andasse bene - in realtà da lì la visuale verso Liam era ottima e scrutarlo dopo tutto quel tempo era l’unica cosa che le riusciva.
Aveva i capelli mossi e più scuri del solito biondo e dai suoi occhi trapelava tutta quella determinazione che lei non aveva mai manifestato. Liam la vedeva distante, temeva che non avesse conservato nulla del suo essere, quello che lui aveva conosciuto e che ancora ricordava. Si muoveva fra quelle persone con disinvoltura, quella che a lei spesso mancava - sempre troppo timida. 
Amelie aveva notato che i suoi capelli fossero più corti, rasati quasi al minimo e che il suo sguardo rimanesse più scuro e duro difronte a qualsiasi cosa, persona. Sembrava fin troppo serio e per niente sereno, era convinta che quegli occhi potessero solo esprimere sicurezza e mai tanta durezza. Che forse Liam fosse cambiato, parte di lui o completamente, Amelie poteva ben dirlo anche dai tatuaggi che gli ricoprivano il corpo e non si sarebbe sorpresa se avesse smesso di ballare - per quanto fosse sicura che non l’avrebbe mai fato, le ripeteva in continuazione quanto fosse importante per lui e lei gli rispondeva lo stesso, quando ancora le loro esigenze erano affini. 
“Amelie” Liam si avvicinò a lei, lasciando Kevin dietro di lui e facendosi spazio fra quei due ragazzi che Amelie aveva di fianco. Fu una decisone presa senza rimpianti, ma anche senza pensieri e quando le fu accanto parlare venne spontaneo - c’era fin troppo dentro. Avvicinandosi a lei sentiva il battito accelerare, tuttavia rimase fermo sulle sue gambe senza che iniziassero a tremargli. Tutti quelli che sembravano essere della sua comitiva si voltarono, tranne Claire, che lo guardava già - gli sorrise appena. 
“Liam” Amelie si era voltata immediatamente, avrebbe riconosciuto la voce di lui fra tanti e non appena si fece così vicino parlò con tono pacato. Si guardarono senza dire nulla, solo Liam fece un cenno col capo e lei lo seguì lontano dai suoi amici, che salutò alzando una mano. 
Si spostarono in una zona più riparata, dove la musica era più bassa e Liam le chiese se volesse bere qualcosa, così entrambi ordinarono un drink.
“Come” la guardò, esitante, così diversa “come stai?” Domandò allora. Amelie gli sorrise con il suo fare dolce e delicato, quel sorriso sembrò sfiorargli le guance, Liam non potè far altro che ricambiare. 
“Bene e tu?” Rispose allo stesso modo. Lo guardava sapendo già tutte le risposte, perché dentro lui non sarebbe mai cambiato, per quanto si fosse sforzato di farlo fuori. I capelli più corti ed i tatuaggi, visti da vicino, le davano l’immagine di un altro Liam, ma l’apparenza ingannava sempre se si trattava di lui.
“Bene.” Fu sincero e la guardò, ancora nella sua canottiera “Balli?” Non voleva che finisse, quella conversazione era quanto di più vivo ci fosse fra lui ed Amelie da troppo tempo e doveva evitare che cessasse così. Fu senza dubbio la domanda più scontata da fare, ma lei apprezzò e gli rispose sempre pacatamente, dopo aver preso un sorso del suo drink.
“In una compagnia. Ora siamo in giro per dei provini, io ed altri che siamo dentro da più tempo. Ci hanno chiesto una mano per delle selezioni.” Liam annuì e bevve un sorso dal suo bicchiere.
“Stessa cosa” Amelie sorrise “dove andrete dopo New York?” La guardò inquisitorio, non lasciando che dai suoi occhi trasparisse alcuna emozione. In quelli di Amelie era impossibile leggere tutto quello che vi era racchiuso, perché aveva imparato a concedersi a pochi, lei, e Liam, sebbene fosse - stato - parte della sua vita, ora non le sembrava che uno sconosciuto senza segreti per lei - che invece ne conservava molti per lui. Decifrarla per Liam sarebbe stato quasi impossibile, era sfuggente, ma comunque sincera nelle risposte. 
“Washington” alzò lo sguardo dal bicchiere “poi Chicago.” Lui annuì silenziosamente. 
Rimase a guardarla e notò allora quel tatuaggio che lei aveva sempre detto di voler fare, quelle parole che aveva sempre sperato di poter imprimere sulla sua pelle, silenziose. Proprio sul fianco, in alto, accanto al seno che Amelie mostrava senza alcun sostegno. Le lesse senza dire nulla, poi la guardò - lei lo guardava già ed aveva capito. I’m mine, c’era scritto. Liam allora capì ed Amelie si accorse che l’aveva fatto, tutti quei segreti che era certa di nascondergli erano balzati subito allo scoperto. Perché, in fondo, anche lei aveva conservato parti di sé, pezzi della sua essenza alla quale Liam non era mai stato indifferente - affascinato, perso in lei che ora si presentava ai suoi occhi come un enigma a metà. 
Il significato di quella frase era di certo importante se lei aveva deciso di scriverlo per sempre sulla sua pelle e valeva per Amelie più da rassicurazione che da affermazione veritiera e sincera. Questo Liam lo sapeva bene perché ne avevano parlato spesso. Amelie apparteneva solo a se stessa, per quanto, però parti di lei erano in ogni persona che faceva o aveva fatto parte della sua vita - innumerevoli erano quelle che Liam conservava. Amelie ora di se stessa, Amelie desiderava esserlo e mantenere stretta la sua indipendenza, lontana da troppi sentimenti e quello le sarebbe sempre servito da avvertimento. In realtà la rendeva, agli occhi di Liam, più vulnerabile di quanto lei volesse far credere agli altri. 
Dopo aver letto quella frase Liam la guardò, dritta negli occhi, e lei rimase in silenzio, impassibile e senza sapere cosa dire per quanto fosse difficile essere così scoperta avanti a lui. 
“Sono felice per te, Am.”Le disse, sciogliendo un po’ di quella tensione che si era creata fra di loro, distogliendo immediatamente l’attenzione dal suo tatuaggio. Amelie gli fu grata e tornò a guardarlo.
“Grazie” arrossì, questa volta davvero e sinceramente, perché fu grata per quel gesto silenzioso “ed ovviamente anch’io per te, Lee.” Lui le sorrise e riprese a bere dal bicchiere, guardandola senza dire nulla, perché le parole, in quel momento, non sarebbero servite a molto. 
Tuttavia, poco dopo, Amelie prese a parlare con nuove domande, perché quel silenzio era impossibile da sopportare, nonostante ci fosse la musica tutt’intorno. C’era chi avrebbe preferito il silenzio alle parole, sopravvalutandolo. Il silenzio era per pochi, per chi non aveva nulla da dirsi, non per loro due.

“Ti do un passaggio.”
“Sei in macchina?”
“Ti faccio compagnia a piedi.”

 

Woke up alone in this hotel room
Played with myself, where were you?
Fell back to sleep, I got drunk by noon
I've never felt less cool
 

Writer's corner
Eccomi tornata con Liam ed Amelie, che spero abbiate letto in Heartbeats anni fa. Qui la loro crescita ed il loro continuo. 
Ogni storia avrà come nucleo centrale una canzone di Harry Styles - se non l'avete ancora sentito, ve lo consiglio vivamente, ogni sua canzone calza a pennello per questi ragazzi. 

Spero di leggere i vostri pareri! Un bacio, Zoe xx

   
 
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