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Autore: Believer98    26/08/2018    0 recensioni
[IL SIGNORE DEGLI ANELLI e ONCE UPON A TIME] [Regina x Aragorn]
Dopo il viaggio nel tempo di Emma e Uncino Zelena torna e, per vendicarsi di sua sorella, apre un portale che conduce Regina in un mondo molto diverso dal nostro. La Terra di Mezzo. In seguito Henry, Emma, Uncino e tanti altri tenteranno di riportarla a casa. Intanto Regina conoscerà i piccoli Hobbit e tante altre creature straordinarie in una delle avventure più grandi, quella che porterà alla distruzione di un Anello magico. Ciò che lei non sa è che il suo arrivo era già stato predetto dai grandi Valar, le divinità della Terra di Mezzo, e che avrà un ruolo fondamentale nella lotta tra il bene e il male. Un'occasione per riscattarsi.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Regina Mills
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Mi dispiace per essere sparita a lungo, chiedo scusa a chi segue, preferisce e ha recensito il primo capitolo.
Ho avuto dei problemi e in seguito ho perso l'ispirazione. Comunque l'idea mi piace ancora e spero possa interessare anche a voi.
Un bacio xo

 

La Contea


Il vestito di Regina si impigliò in un rametto, interrompendo il suo avanzare zoppicante. Con la mano sinistra tentava di appoggiarsi agli alberi più vicini, di sorreggersi, mentre con la destra teneva premuta la ferita che si era procurata durante lo scontro con Zelena. In realtà aticava a concentrarsi a causa di un grande mal di testa e della vista annebbiata, ma cercò ugualmente di guardarsi intorno e di dare un nome al posto in cui si trovava. Si trattava di un bosco soleggiato e rigoglioso, non un luogo spaventoso ma pur sempre estraneo ai suoi occhi e, nonostante il suo risaputo orgoglio, non si preoccupò di nascondere paura e tensione. Non c'era nessuno spettatore lì. “Cosa faccio? Non conosco questo bosco. Potrei chiamare aiuto ma chissà chi mi troverà.”
Infine anche le gambe cedettero il passo alla stanchezza e Regina si lasciò scivolare a terra con un tonfo sordo. Pensò che avesse piovuto da poco: vedeva della rugiada sulle foglie di un pianta vicina e sentiva gli uccelli che riprendevano lentamente il loro cinguettio.
« Aiuto » gridò a fatica. « Aiutatemi » fece di nuovo. C’era tanto silenzio, era sola. In quel momento pensò che avrebbe gradito persino le filippiche di Mary Margaret sulla speranza, tutto pur di sentire una voce amica. Tentò di voltarsi, ma un lamento spontaneo fuoruscì dalle sue labbra quando si coricò involontariamente sulla ferita. “Sento dolore ovunque” pensò prima di appoggiare definitivamente il capo sulla fresca erbetta che ricopriva il terreno del bosco. Eppure era un bel posto. Trasmetteva qualcosa che lei non provava da tempo, o che non aveva mai provato. “Sarà questo il mio ultimo giorno?”
« Chi c’è lì? » gridò una voce lontana. E il suo cuore perse almeno un battito.
« Sono qui, sono ferita » disse con il poco fiato che rimaneva in corpo.
« Aspettatemi, arrivo! »
Una figura, sfocata agli occhi di Regina, corse verso di lei e si bloccò a un metro dal suo corpo. La mora, solo per un attimo, riuscì a mettere a fuoco lo sconosciuto e rimase stupita nel trovarsi davanti un ragazzo abbastanza adulto ma basso come un bambino, con gli occhi curiosi e la bocca spalancata.
« Ma … tu non sei una Hobbit » disse solamente. Poi tutto divenne buio, e Regina perse i sensi.


Per un sacco di tempo si sentì persa in un sonno senza sogni mentre il suo corpo tentava di riprendersi. Impiegò tanto tempo ma, alla fine, intorpidita e frastornata si svegliò e a poco a poco riuscì a percepire delle sensazioni, a odorare dei profumi, avvertire dei suoni. Inizialmente provò a muovere un braccio ma quando sentì due voci che discutevano animatamente fra di loro si immobilizzò. Finse di dormire ancora e ascoltò silenziosamente il dibattito: una delle voci era più anziana e roca, l’altra più fresca e gioviale.
« Come ti è saltato in mente di portare questa persona qui? »
« Sono passati due giorni zio, finirai mai di sgridarmi? » domandò il più giovane. « Già non fu facile giungere sin qui senza dare nell’occhio. Per fortuna avevo una coperta con me e devo ancora ringraziare Marry e Pipino che mi hanno aiutato a trasportare questa damigella senza fare domande. »
« Non sappiamo chi sia, guarda com’è vestita! Potrebbe essere cattiva » insistette l’altro.
« Non mi sembrava cattiva. Più che altro spaventata e, come avrai notato anche tu, ferita. »
« Anche i cattivi possono ferirsi in uno scontro. Hai rischiato grosso portandola a casa. »
« Come ti ho già detto me ne assumerò ogni responsabilità » replicò il più giovane. Con il sostegno di quelle parole Regina si fece coraggio e decise di guardare in viso il proprio salvatore. Il primo dettaglio che notò furono degli occhi azzurri e brillanti incastonati in un volto giovane, poi gote rosate e capelli ricci che gli adornavano il viso. Subito dopo abbassò lo sguardo e confermò la sua prima impressione: erano creature davvero basse, con i piedi sproporzionati e non indossavano calzature. Quello che si trovava davanti a lei, in particolare, doveva essere senza dubbio un essere molto simpatico e gentile ma, diffidente com’era, Regina esitò un attimo prima di parlare.
« Voi cosa siete? »
Entrambi gli sconosciuti sobbalzarono e si voltarono verso di lei, dandole modo di osservare bene anche la creatura più anziana: aveva i capelli ricci e bianchi, un viso stanco e segnato dal tempo e occhi grandi ma spenti.
Il più giovane sorrise gentilmente: « Tranquilla, quì è al sicuro. Noi siamo Hobbit, io mi chiamo Frodo Baggins e questo accanto a me è mio zio Bilbo. In questo momento si trova fra le mura di Casa Baggins, dove io l’ho portata dopo averla trovata ferita due giorni fa dentro il bosco, si ricorda? »
« Hobbit? »
« Proprio così. Hobbit. Non siamo una razza molto conosciuta, mai stati grandi guerrieri né illustri saggi. Siamo semplicemente grandi amanti della terra e in particolare della nostra terra, la Contea. Ora ci racconti come è finita qui. »
Regina ascoltò attentamente quelle parole. Quegli “Hobbit” sembravano davvero delle creature semplici e affascinanti eppure non aveva mai sentito parlare di loro. Sapeva che avrebbe dovuto sentirsi agitata, spaventata come quando stava dentro il bosco ma il suo interlocutore aveva una voce così pacata e gentile che percepì soltanto tranquillità.
« Io non sono di questo mondo, non so nemmeno dove mi trovo. »
« Secondo me ha battuto la testa » affermò Bilbo con una semplice alzata di spalle. Quando Frodo sentì il commento dello zio alzò gli occhi al cielo ma non replicò.
« Non ho battuto proprio niente. Mia sorella mi ha ferita e poi mandata qui con l’uso della magia. »
« Sorella? »
« Magia? »
Regina annuì due volte. « Non so se qui esiste ma è molto presente nel mio mondo. » Preferì non dire di essere una strega. Non voleva allarmare quelle persone così semplici. « Mia sorella è una strega e mi odia. »
« Ma come può una sorella odiare sangue del proprio sangue? Cosa ha fatto per meritare un tale trattamento? Con tutto il rispetto ma era ridotta proprio male quando l’ho trovata » insistette Frodo, pur con il timore di essere troppo invadente.
« Nostra madre l’ha abbandonata e lei me ne fa una colpa da sempre. »
« Un altro mondo … Questa storia è insostenibile » borbottò il più anziano.
« Bilbo non dire queste cose, sembra sincera. »
« Il fatto che sia sincera non esclude l’alta probabilità che sia pazza. »
« Bilbo! »
« Io non sono pazza » sbottò Regina bruscamente. Il più anziano sobbalzò e lei si sentì immediatamente male. Non voleva spaventare quelle creature. Non voleva essere conosciuta di nuovo per quello che era sempre stata e che aveva cercato invano di cancellare: una dei cattivi. Improvvisamente avvertì il bisogno di scappare via e cercò di rimettersi in piedi. « Grazie mille per l’aiuto ma io me ne devo andare. Sarebbe un grosso errore restare. »
Prima che riuscisse ad alzarsi, però, Frodo si avvicinò e appoggiò una mano sulla sua spalla. Regina trattene il respiro: l’ultima volta che aveva visto Henry, suo figlio aveva fatto quello stesso gesto.
« Perdona mio zio, ha vissuto tante avventure e ormai è diffidente di natura. Sappi solo che io non ti permetterò di scappare via perché sei sola, non hai dove andare e sei ancora troppo malata per alzarti. »
Il cuore di Regina si sciolse con quel repentino passaggio da un freddo e rispettoso “lei” a un più confidenziale e caloroso “tu”. Sospirò e scosse il capo. « Sei molto gentile Frodo, ma io non sono esattamente una bellissima persona. »
« Non sembra nemmeno una cattiva persona però. E io sono bravo a capire chi mi trovo davanti. »
Ci fu un lungo momento di silenzio, poi Bilbo sospirò e finalmente decise di arrendersi. « Preparo tè e cibo per l’ospite. »
Ospite. Regina guardò Frodo dubbiosa e quest’ultimo sorrise. Dopo che il più anziano fu uscito, si sedette sopra il letto, accanto a Regina. « Sia benvenuta nella Terra di Mezzo, precisamente a Hobbiville, nella mia bellissima e calorosa Contea. »
Nella stanza calò un altro silenzio, stavolta più pacifico, e Regina approfittò della situazione per guardarsi attorno. La casa dei Baggins era molto piccola, come ogni arredamento, ma anche accogliente. Dalla finestra più vicina riusciva a scorgere un rigoglioso giardino illuminato dalla scottante luce del sole. Per un istante dimenticò tutto: chi era, da dove veniva, i suoi amici. Immaginò curiosamente ogni dettaglio della Contea e provò l’impulso irrefrenabile di uscire all’aria aperta per visitare tutto ciò che c’era da scoprire.
« L’accompagnerei volentieri fuori per mostrarle il mio mondo ma prima dobbiamo trovare dei vestiti adeguati se non vogliamo destare sospetti. Qui non accade mai nulla di nuovo e persino un minimo cambiamento farebbe furore fra gli argomenti di cui amano ciarlare quelle vecchie comari. »
Regina scoppiò a ridere e provò un misto di spensieratezza e di libertà. L’aria della Contea sembrava salutare per il suo spirito. Un luogo dove non accadeva nulla di bizzarro. Zelena l’aveva praticamente mandata in vacanza. « Puoi darmi del “tu” Frodo. Il mio nome è Regina. »
« Piacere mio Regina. »


In seguito Frodo uscì alla ricerca di vestiti normali per Regina che invece si alzò e raggiunse Bilbo in cucina. Addosso aveva ancora il suo vestito preferito che era leggermente macchiato sui bordi e anche molto diverso rispetto all’abbigliamento dei due Hobbit. Il suo capo toccava quasi il soffitto in quella casetta che era giustamente stata costruita su misura per i suoi abitanti. La tavola era già imbandita e Bilbo correva indaffarato dalla cucina al salotto.
« So che non gradisce la mia presenza ma stia tranquillo, signor Bilbo, troverò un modo per andarmene il prima possibile » disse Regina amaramente. Quello Hobbit era l’esatta rappresentazione degli abitanti della Foresta Incantata che a lungo l’avevano guardata con diffidenza e terrore senza credere mai in lei.
Dopo aver sentito quelle parole Bilbo si bloccò e rimase immobile con un espressione indecifrabile. « Non sono una persona molto fiduciosa e in questo periodo avverto un forte bisogno di restare da solo. Ho centoundici anni e il tempo mi ha piegato, mia cara signorina, per questo le chiedo scusa per essere stato poco cordiale e molto antipatico. Resta il fatto che per me è un ospite e, come tale, voglio che non si ammali ulteriormente. »
Regina si accomodò sulla sedia più vicina, anche quella minuta. « Pure io sono di natura diffidente quindi capisco come ci si sente. Lei vuole proteggere Frodo. Quel ragazzo è molto fiducioso, ha un gran cuore e mi ricorda tanto mio figlio Henry. »
« Lei ha un figlio? » domandò stupito Bilbo.
« L’ho adottato. »
« Anche io ho adottato Frodo dopo la morte dei suoi genitori » disse lo Hobbit e allora i due si scambiarono uno sguardo d’intesa. « Non deve avere nessuna fretta di andarsene. L’ospiterò volentieri a casa mia fin quando ne avrà bisogno. Intanto può gustare la prelibata colazione che le ho preparato. »
« Colazione? Guardando il sole in cielo mi sembra un tantino tardi per fare colazione. »
« Oh no! Noi Hobbit ne abbiamo due di colazioni. Questa è la seconda. »
Improvvisamente la mora si accorse di essere affamata e cominciò a mangiare in compagnia dello Hobbit. Il pranzo, o meglio la seconda colazione, trascorse tranquillamente fra un discorso e l’altro e i due cominciarono presto a conversare con toni più confidenziali. Regina rimaneva sempre più meravigliata: era impossibile non innamorarsi di quelle creature, era impossibile non essere gentili con loro, era impossibile persino non fidarsi di loro.
« Quindi tu non sai come farmi tornare a casa. Conosci però qualcuno che saprebbe come aiutarmi? »
« Gandalf, lui è uno stregone. »
« Perfetto, dove trovo questo stregone? »
« Nessuno “trova” Gandalf mia cara, lui arriva come e quando gli pare. Fidati ci raggiungerà presto a Hobbiville. È un mio caro e vecchio amico e non si perderebbe mai il mio compleanno. Inoltre ho appena deciso che tu sei invitata all'evento e non si accetta un no come risposta. »
Regina sorrise lusingata. « Mi fa molto piacere ... ma hai detto “evento”? »
« Compio centoundici anni e sono il secondo Hobbit più anziano di sempre, dopo il vecchio Tuc ovviamente. Metà Contea è stata invitata e l’altra metà si presenterà comunque. »
Detto questo Bilbo scoppiò a ridere trascinando Regina con sé.
« I Tuc sono un’altra famiglia Hobbit? »
« Certo, come i Brandibuck. Si tratta delle due famiglie più importanti della Contea. Meriadoc Brandibuck e Peregrino Tuc, o meglio conosciuti come Merry e Pipino, sono due grandi amici di Frodo e l’hanno aiutato a portarti fin qui. »
Si sentì un rumore, poi un tonfo e infine Frodo li raggiunse in cucina con un sacco fra le braccia. « Pipino ha trovato vecchi abiti di sua nonna quando era più giovane. La signora Tuc è sempre stata molto alta quindi dovrebbero starti abbastanza bene. Noi Hobbit non portiamo scarpe, ma ho detto alla signora Serracinta che servivano a un’amica e lei si è offerta gentilmente di crearne un paio. »
Mentre Frodo si dava da fare per mostrare i vestiti che aveva trovato, Regina si sciolse in un sorriso: nessuno era stato mai tanto gentile con lei. Amica. Per una volta si trovava in un posto dove nessuno la odiava o temeva, un posto dove avrebbe potuto ricominciare da zero senza essere perseguitata dal suo passato e dai suoi errori. Decise che sarebbe rimasta, che avrebbe accettato l’invito di Bilbo e che sarebbe tornata a Storybrooke più tardi con l’aiuto dello stregone.


Passò circa un mese alla Contea e il compleanno di Bilbo era ormai vicino. L’arrivo di Regina in Casa Baggins aveva destato qualche chiacchiera, ma infine tutti gli Hobbit si erano abituati a lei e alla sua permanenza a Hobbiville. Per quanto chiacchieroni Merry e Pipino, gli amici di Frodo, avevano promesso di non dire niente sulle condizioni in cui l’avevano trovata. In poco tempo Regina aveva legato con tanti Hobbit, libera dai giudizi e dalle critiche che le venivano rivolte in passato, finalmente sé stessa. Quelle creature si erano rivelate simili alla sua prima impressione: molto semplici, cordiali e pacifiche. -
Già alla vista dei rigogliosi e abbondanti spazi verdi di Hobbiville si poteva dedurre quanto adorassero coltivare. Gli Hobbit provavano un grande amore per il cibo e per l’erba pipa. Una volta il giardiniere dei Baggins, Sam Gamgee, aveva offerto
una pipa alla mora ma lei aveva declinato gentilmente l’offerta. Intanto il rapporto con Frodo si era solidificato in una spontanea e sincera amicizia e Regina non aspettava più tanto impazientemente l’arrivo di Gandalf. Nonostante sentisse la mancanza di Henry e pensasse spesso a Mary Margaret e agli altri, pensava anche che stavano meglio senza di lei.  
Quel mese era trascorso in maniera concitata fra i vari preparativi per la festa mentre i Baggins l’avevano istruita sulla storia e sulla geografia della Terra di Mezzo. Sapeva di doversene andare ma era comunque incuriosita dalla vita in quel mondo.
« Regina è arrivato Gandalf » gridò Sam raggiungendola di corsa. Regina stava aiutando la signora Serracinta a raccogliere delle fragole dal suo orto e, quando sentì la notizia, sobbalzò e si alzò in piedi. D’un tratto ripensò a suo figlio e a Storybrooke. “Oh cielo. Per quanto io viva bene qui non posso restare. Henry sarà preoccupato per me.”
« Portami immediatamente da lui, Sam. »

 

« Era ferita » constatò Trilli quando più tardi,  dopo la sparizione di Regina, si furono radunati tutti alla tavola calda da Granny. Erano agitati e ognuno di loro cercava di trovare una soluzione.
« Dobbiamo trovare Zelena » affermò Henry risoluto.
« Oppure possiamo usare un incantesimo di localizzazione » aggiunse Mary Margaret facendo più volte avanti e indietro. « L’importante è trovare Regina. » Era tanto angosciata e preoccupata. Quella sciagura era capitata proprio quando i rapporti fra lei e la sua matrigna sembravano migliorati.
« L’incantesimo di localizzazione non funzionerà » intervenne Belle, « io e Tremotino ci abbiamo già provato e non è successo nulla. »
« Possiamo rapire Zelena. Emma e il coccodrillo cattureranno quella Strega mentre io farò sì che confessi. »
« Uncino! » sgridò il principe. « I modi bruti non ci porteranno da nessuna parte. »
« Ho semplicemente suggerito una maniera più veloce per trovare Regina. È sola e ferita, forse si trova in un mondo ostile dove potrebbe morire. E poi non credo che il coccodrillo sarà tanto ostile all’idea di utilizzare i modi bruti. »
« Resta il fatto che noi siamo gente civile, non dei barbari o dei pirati. »
« Non io, non dimenticare che io sono un pirata. »
« Oh credimi è impossibile dimenticare chi sei, pirata. »
« Questo non mi sembra proprio il momento adatto per litigare » sbottò Emma richiamando l’attenzione di suo padre e del suo fidanzato. « Questi litigi non fanno bene né a noi né a Regina e poi non abbiamo tempo da perdere. Killian ha detto una cosa molto importante: potrebbe trovarsi in un luogo ostile, dove abita gente terribile e dove nessuno si curerebbe di lei. »
« O magari si trova in un posto bellissimo dove sono tutti gentili e accoglienti » replicò Cucciolo, ma nessuno gli diede retta.
« Dovremmo dividerci in gruppi e provare più strade » suggerì Trilli.
« Io e Belle possiamo andare in biblioteca » fece Mary Margaret.
« Io sto con Uncino » gridò Henry. Tutti i presenti ammutolirono e si voltarono verso di lui. « Se a voi altri non sta bene continuate pure a perdere tempo. L’unica idea decente per adesso è la sua e io farò di tutto per ritrovare mia madre. »

  
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