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Autore: Spoocky    27/08/2018    2 recensioni
Subito dopo il primo scontro con l'Acheron l'equipaggio della Surprise deve fare i conti con i danni arrecati da un nemico di forza superiore mentre si affronta la perdita dei morti e si curano i feriti.
Le ferite in battaglia entrano di diritto nell'ordine naturale delle cose, è risaputo e ce ne si fa una ragione.
Quando però tra i caduti ci sono delle persone care diventa difficile, se non impossibile accettare le conseguenze naturali di un evento bellico.
Non si può che sperare in un miracolo.
Partecipa alla 26 Prompt Challenge del gruppo Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fan Art [https://www.facebook.com/groups/534054389951425/] Prompt 15/26 MIRACOLO - 16/26 GUERRA
Genere: Guerra, Hurt/Comfort, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Movieverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Disclaimer: è uguale al solito.

Buona lettura ^.^


Febbre e tosse afflissero Pullings per altri tre giorni prima di scemare lentamente.

Nel giro di una settimana non aveva che una tossetta sporadica e più fastidiosa che altro.
Era anche riuscito ad alzarsi da solo ma il dottore ancora si ostinava a tenerlo confinato in infermeria.
“Per precauzione.” Aveva detto e non c’era stato nulla da fare.
Piccolo e mingherlino com’era, Blackney non aveva avuto problemi a sgattaiolare fuori ma l’ufficiale scoprì presto che la propria fisionomia non gli conferiva lo stesso vantaggio e dovette rassegnarsi alla vecchia tattica dei marinai: prendere il dottore per sfinimento.
Anche questo metodo, per quanto collaudato ed efficiente, incontrò una resistenza insolitamente ostinata.

La verità era che Stephen, nonostante avesse seguito assiduamente il decorso della malattia e fosse intervenuto con prontezza su ogni sintomo, non si capacitava di quella guarigione.
Non era nella natura ordinaria delle cose.
Secondo lui.

Secondo i marinai era solo l’ennesimo esempio del miracoloso potere taumaturgico del Dottore. Come Joe Plaice, che ora camminava e parlava quasi meglio di prima.
Il fatto che ne andasse in giro a proclamare a caso citazioni della Bibbia senza logica apparente non poteva essere altro se non una conferma dell’avvenuto miracolo.
“Sarebbe che anche il profeta Geremia aveva preso una sassata in testa.” Proclamò una sera Preservato Killick, considerato un’autorità grazie alla sua frequentazione della Cabina, e gli venne data ragione: l’episodio della sassata di Geremia era uno dei più conosciuti della Bibbia.

Non venne in mente a nessuno che la vittima della sassaiola fosse in realtà un certo Golia.
 

L’unica consolazione di Pullings in quella che ormai considerava una prigionia erano le visite.

Il Capitano che veniva a scambiare due parole a fine giornata e si consultava con lui.
Allen che brontolava con lui sulle decisioni del Capitano per il raddobbo e chiedeva la sua opinione in merito.
Mowett che lo aggiornava sulla vita a bordo, gli chiedeva consigli sul suo poema o lo faceva ridere.
Ma soprattutto il piccolo Blackney.
Nei suoi giorni di convalescenza, l’allievo si era affezionato molto al dottore e lo seguiva praticamente ovunque, ed ora era diventato una presenza quasi costante in infermeria. 
Sembrava anche essersi preso l’impegno di alleviare le sofferenze del suo superiore: aveva iniziato a vegliare su di lui mentre dormiva e si era fatto sempre più spavaldo, fino a introdurre una scacchiera e, su sua richiesta, i quaderni di bordo dell’ufficiale.
Presumibilmente ad insaputa del dottore.

Un pomeriggio Pullings aveva ceduto alla stanchezza che ancora lo assillava e si era appena steso in branda per riposare quando comparve il ragazzino.
Non ebbe il cuore di mandarlo via ma lui sembrò interpretare la situazione e si limitò a salutare e sedersi nel suo angolino con un libro sulle ginocchia.

“Potrei chiedervi cosa state leggendo, signor Blackney?”
“Oh, signore. Il dottore ha detto che dovete riposare e mi ha ordinato di non disturbarvi per nessun motivo.”
“Così ha detto. Ma non preoccupatevi, mi fa piacere chiacchierare un poco.”
Il ragazzo non sembrava del tutto convinto: “Se lo dite voi, signore. Comunque è una biografia di Lord Nelson, signore. Il Capitano dice che ci sono tutte le sue più grandi battaglie.”

L’allievo depose delicatamente il volume in grembo a Pullings che lo aprì con la mano libera, aveva sempre il braccio appeso al collo perché le costole non erano ancora guarite, e sorrise. Conosceva quasi intimamente quel libro, uno dei pochissimi che avesse letto per intero, perché Aubrey gliene aveva regalato la prima edizione che altrimenti non si sarebbe potuto permettere.
Lo sfogliò rapidamente e lo restituì a Blackney.

“Perdonatemi, signore, Peter... ehm volevo dire il signor Calamy mi ha detto che siete stato suo allievo insieme al Capitano. E’ vero?”
“Verissimo. Il capitano era appena stato promosso ufficiale e io avevo circa la vostra età. Un grande uomo e un grande marinaio, ma soprattutto un condottiero.” Si tirò a sedere e si sporse leggermente verso il ragazzo, con gli occhi che brillavano per l’ammirazione verso l’Ammiraglio “In battaglia ci diceva sempre: ‘Non preoccupatevi delle manovre, puntate dritto su di loro’ sembrava che nulla potesse toccarlo e ci faceva sentire invincibili. “ si portò il pugno alla bocca e tossì.
“Volete dell’acqua, signore?”
“Sì, grazie. Non disturbatevi, riesco a tenerlo da solo. Grazie.”

Pullings rimase un momento a fissare il vuoto masticandosi il labbro inferiore, voleva dire ancora qualcosa ma gli sembrava non avere le idee del tutto chiare. Sapere che il ragazzino pendeva dalle sue labbra lo metteva a disagio e lo innervosiva: non era abituato a fare conversazione con gli allievi.
Non era abituato a fare conversazione in generale, a meno che l'interlocutore fosse un vecchio compagno di navigazione.

La pazienza di Blackney fu premiata pochi minuti dopo, quando finalmente l’ufficiale si ricordò dell’aneddoto di cui gli voleva parlare: “Un giorno convocò tutti noi, gli allievi voglio dire, nella sua cabina. Ci guardò dritti negli occhi e ci disse: ‘Ci sono tre cose, giovani signori, che dovete sempre tenere a mente. Primo, dovete sempre obbedire incondizionatamente agli ordini, senza cercare di farvi opinioni personali riguardo alla loro legittimità. Secondo, dovete considerare come un nemico qualunque uomo parli male del vostro re. Terzo, dovete odiare i Francesi come odiate il diavolo[1].’ E ci ha congedati.”  
Di nuovo la tosse, e questa volta dovette portarsi la mano al petto per il dolore che gli causarono le costole.

Il rumore evocò un’altra volta il buon dottore, che provvide immediatamente a somministrare uno sciroppo e a far distendere il suo paziente: “Voi vi ritroverete legato di nuovo alla branda molto presto, se insistete a fare così! No, non voglio sentire scuse Thomas. Fate un favore a voi stesso e dormite: starò qui finché non vi sarete addormentato.”
Stephen rimase piantato a braccia conserte accanto alla branda di Pullings fino a quando il suo respiro rallentò e si regolarizzò tanto da dargli la certezza che stesse dormendo.
“Signor Blackney, voi siete fuori servizio se non sbaglio.”
“Sì, signore.”
“Non perdetelo di vista, mi raccomando, e datemi una voce se cerca di fare qualunque cosa non sia dormire. Non fatevi scrupoli se anche vi ordinasse di non farlo: qui dentro la sua autorità non vale quanto la mia. Per qualsiasi evenienza, mi trovate nella mia cabina.”   
Girò i tacchi e se ne andò.

Non era passato un minuto che Pullings aveva già riaperto gli occhi, sveglio come un grillo, e si era voltato verso l’allievo sussurrando: “Signor Blackney, vi andrebbe di sentire un resoconto completo della Battaglia del Nilo[2]?”
“Oh, signore!”sulla bocca del ragazzino si dipinse un sorriso che andava da un orecchio all’altro “Ve ne prego.”
 
- The End -


Note:

Un sentito ringraziamento alla gentilissima nattini1 per avermi aiutato con la revisione :D 

In questo periodo sono parecchio in crisi per questioni personali e non sono soddisfattissima della storia, mi fareste sapere se comunque funziona?
Grazie mille e alla prossima ^.^

[1] There are three things, young gentlemen, which you are constantly to bear in mind. Firstly, you must always implicitly obey orders, without attempting to form any opinion of your own respecting their propriety. Secondly, you must consider every man your enemy who speaks ill of your king; and thirdly, you must hate a Frenchman, as you do the devil.
Il consiglio di Nelson ai suoi allievi (1793), come citato in Memoirs of the Life of Vice-Admiral Lord Viscount Nelson K.B.(1849), pubblicato da Thomas Joseph Pettigrew, Vol. 2, p. 580
La traduzione è mia.
 
[2] E’ la battaglia di Abukir (1-2 agosto 1798).

Easter Egg:
L'ammonimento di Stephen a Pullings è un omaggio a Pilato in 'Brian di Nazareth' dei Monty Python: "Tu ti vitovevai alla scuola dei gladiatovi molto pvesto, se insisti a fave così!" 
  
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