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Autore: Mikeleferro    28/08/2018    0 recensioni
Diana Verquez è una giovane fattrice presso la fattoria di famiglia. Un giorno conosce Conrado Romero, famoso avvocato. I due si sposeranno ma vivranno un matrimonio triste e infedele. La povera donna riesce a scappare dalle grinfie del marito trasferendosi a Londra. Di seguito conosce Harvie, un giovane uomo inglese. I due si innamoreranno perdutamente, anche se il passato di entrambi continua a tormentarli. La storia ci narra la dura vita che deve affrontare la donna: tra vari dispiaceri e tradimenti
La storia è disponibile anche su Wattpad. Il mio nome utente è: iron_11
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Storico
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Una brutta notizia - Capitolo X

Passarono due giorni interi.

Diana cercò di scacciare dalla propria mente l'episodio del fiume. Viveva nella villa di Harvie. Egli non era mai in casa; ritornava la sera per cenare. Le mancava la campagna; l'acqua e i prati puri di Bilbao. Il clima mite della città e la freschezza dell'aria. Non conosceva bene l'inglese ma per fortuna Harvie sapeva parlare lo spagnolo. Non aveva mai amato le lingue, soprattutto l'inglese. La riteneva una lingua complessa e ricca di vocaboli. La domestica della villa non la sopportava. Riteneva Diana una specie di “intrusa”; un demone in un paradiso.

A metà Agosto, nel picco della stagione turistica estiva, i parchi e i viali di Londra erano affollati dalle persone provenienti da tutto il mondo; soprattutto dalla Francia e dalle Americhe. Molti turisti si accalcavano con la speranza di vedere la regina Vittoria. Londra divenne nota per l'impiego di minori in fabbriche, miniere e altri lavori simili. L'aria era diversa da quella di Bilbao; era più oscura e sporca. Ciò causato dalle troppe fabbriche che emanavano nel cielo un'alta percentuale di sostanze chimiche dannose che portò persino alla morte di molte persone. In quei giorni, Harvie ebbe molte visite. La più importante fu quella di sua madre Kate. Il suo viso vecchiotto e tondeggiante, in mezzo al quale emergeva un naso a becco di pappagallo, le mani piccole e rugose con molteplici anelli infilati tra le dita. Le unghia e i denti erano sporchi. Il petto era troppo pieno e ondeggiante. Il suo carattere era freddo come la brina in autunno. Inoltre emanava un odore sgradevole. Insomma era una vera e propria strega. Diana era al dire il vero stupita da tanta bruttezza. - Eppure Harvie non è cosi brutto – pensò.

La donna si presentò come la fidanzata del piccolo Montgomery. La vecchia signora iniziò a tempestarla di domande, come se fosse un interrogatorio, anzi peggio! Restò lì soltanto qualche giorno, poi ritornò a Milano da sua sorella.

Settembre subentrò senza preavviso. Le foglie rosse e gialle degli alberi ricoprivano la città come un lungo lenzuolo. Il giardino della villa assunse un aspetto diverso; era più vivace. Diana era cambiata totalmente: era più radiosa e luminosa. Tuttavia non voleva fidarsi del tutto di Harvie perché temeva di essere ferita una seconda volta. L'uomo era comprensivo e le voleva molto bene.

Una notizia stravolse la vita del giovane ragazzo: la morte di suo padre. Il medico era il suo punto di riferimento, la sua forza. Fu grazie a lui che uscì dal periodo di depressione causato da sua moglie.

Il suo corpo arrivò nel Regno Unito dopo cinque giorni dall'avvenimento. Harvie si gettò su di lui gridando:

- Addio! -

Diana cercava di calmarlo, ma ogni tentativo era inutile. Piangeva e gridava; divenne fragile come un bambino. Il corpo del vecchio medico era disteso sul suo letto con la testa china sulle spalle. L'angolo della sua bocca, rimasta aperta, formava come un buco nero nella parte bassa del viso. L'uomo si era avvelenato con l'arsenico nel suo appartamento. Diana stava male, il mal di testa le venne nuovamente. Si chiuse nella sua stanza e si slanciò il colletto dell'abito. Aprì le finestre e respirò tutto l'ossigeno possibile. Dal naso iniziò a scorrere del sangue che gocciolando sporcò il tappeto e le lenzuola del letto. Afferrò un tovagliolo di seta e cercò di frenare l'emorragia. Si distese sul letto e guardo il soffitto, pigiando il tessuto sul suo naso rosso. Il sangue cessò di scorrere mentre il mal di testa continuava a tormentarla. Le campane del Big Beg segnavano le otto di sera. Diana uscì dalla sua stanza molto turbata. Sentì la stessa melodia di pianoforte del mese precedente; ma in quella casa non vi era alcun pianoforte. Questa volta proveniva da un altro locale: la camera di Harvie. La donna coraggiosamente si dirisse verso quel luogo; per sicurezza afferrò un candelabro. Entrò nella stanza, ma non c'era niente; era soltanto un grammofono. La donna tolse la melodia ed estrasse il disco. Si volse e vide la domestica infuriata.

- Cosa state facendo? -

- A lei cosa importa! Da quando le signore devono dare conto alle domestiche? - ribatté Diana

- Lei non è una signora...-

- Perché mi odia cosi tanto? Che le ho fatto? - domandò

- Siete una minaccia; la mia signora era meglio di voi! -

- La vostra signora ha abbandonato Harvie da solo. Non penso sia stato un gesto eroico...- poi si fermò. Pensò che in fin dei conti anche lei aveva abbandonato Conrado; anche se le circostanze erano totalmente diverse.

La domestica prese delle lenzuola su un armadietto in legno d'abete e abbandonò la stanza. Diana, qualche minuto dopo, scese in salone e si accostò al povero Harvie ancora afflitto dalla situazione.

All'alba arrivò la signora Kate; Harvie, nell'abbracciarla, ebbe un nuovo scroscio di pianto. La donna era del tutto schiva e non provò compassione per suo marito. Diana pregò tutta la notte, come le avevano sempre insegnato nel convento da bambina.

Il mattino successivo l'uomo ebbe visite. S'alzava, stringeva la mano in silenzio e poi sedeva nuovamente sulla poltrona accanto alla bara del vecchio. Stava a mento basso, le gambe accavallate, il polpaccio sul ginocchio che dondolava, mandando a intervalli profondi respiri. Non fece colazione, a differenza di Diana che mangiò qualche biscotto e bevve del caffè.

Alle dieci arrivò il parroco e, con l'aiuto di alcuni amici, portarono la bara dell'uomo nel cimitero più vicino. Una profonda buca era pronta ad ospitare il feretro del defunto.

- Era un buon dottore ed era molto bravo. Non meritava di morire! - disse una vecchia paziente.

Diana si imbatté con la signora Kate.

- Diana, mia cara! -

- Signora Kate, cosa desidera? -

- Chiacchierare con te. Sono davvero molto affranta da questa situazione. - mentiva la vecchia. Qualche lacrima finta usciva dai suoi occhi rossi sangue. - Non è mai stato un buon marito, ma era un buon uomo -

- Il commissario Clark sostiene che si tratti di suicidio. Perché si sarebbe suicidato vostro marito? - domandò pentendosi Diana. - Scusate sono stata poco discreta!

- Hai una bella faccia tosta! La causa del suo suicidio è sconosciuta persino a me. Certo avevamo problemi familiari. Non l'ho amavo affatto; era soltanto un villano che andava a letto con la prima donna che gli capitava. Mi ha fatto soffrire molto, è per questo che sono fredda con lui! - raccontò la donna asciugandosi le finte lacrime.

- Signora mi dispiace molto per la vostra sofferenza. Ormai noi donne siamo destinate alla sofferenza: partorire dei figli, passare un'intera vita a sottomettersi agli uomini, non avere alcun diritto. Perché? Perché l'essere maschile deve essere avvantaggiato? Cos'ha meglio di noi?

- Ben detto! Noi siamo coraggiose e molto più forti di loro. Non so rispondere alle tue domande sul perché l'essere maschile sia stato avvantaggiato. E' una cosa che non sta scritto da nessuna parte! -

Diana meditò su suo matrimonio con Conrado. Tutto sommato la sua storia si rispecchiava con quella della signora Kate. Tuttavia lei non era né fredda né schiva con nessuno.

La vecchia lasciò Diana e si dirisse verso alcune signore che discutevano sullo sviluppo economico di Londra.

Il pomeriggio, un calesse portò nella villa Diana, Harvie e la signora Kate. La giovane spagnola rimase tutta la notte nel salone a leggere i numerosi romanzi che invadevano la libreria dello studio del defunto dottor Montgomery mentre mamma Kate restò a consolare il ragazzo.

Verso le undici, Diana appoggiò il romanzo su un tavolino e spense la luce. Allacciò la vestaglia di un bianco puro e si affrettò a salire le grosse rampe di scale. Il campanello della porta d'ingresso suonò e il rumore invase la casa. La donna saltò dallo spavento. Si raccolse i capelli con una molletta e si avviò verso il portone.

- Chi è? - domandò incuriosita visto l'orario.

Ma nessuno rispose. A questo punto aprì la porta e rimase a bocca aperta. Un brivido gelido sali dalla schiena fino ad arrivare alla nuca. Era suo marito, Conrado.

- Ciao Diana, ti sono mancato? - domandò arrabbiato

Info: prossimo aggiornamento 1° settembre 

   
 
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