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Autore: JAPAN_LOVER    28/08/2018    2 recensioni
AVVERTENZE: Questo è il sequel crossover di "Che sia ormai tempo di cogliere la mela?" e "Catturato nei suoi occhi".
*
Dopo 10 mesi dalla conclusone dell'ultimo caso, L, Haruka, Matsuda Quillsh e Ayumi partono per un week-end rilassante a Karuizawa. In Hotel incontrano Conan Ran e Goro, ma anche Eri Kisaki e i suoi colleghi. Quella che doveva essere una tranquilla vacanza all'insegna di relax, viene sconvolta da un nuovo caso di omicidio.
Inoltre, c'è qualcosa che turba Haruka e che sembra mettere nuovamente in dubbio l'amore tra lei e il detective migliore del mondo.
Riusciranno a uscirne tutti indenni anche questa volta?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Nuovo personaggio, Tota Matsuda
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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EPILOGO


Ore 9:00 AM
Goro era appena stato rilasciato e riaccompagnato da un agente all'Hotel K2. Quando il detective con i baffi varcò l'ingresso della hall, lasciandosi andare ad un lungo sbadiglio, il detective Yamamura si stava congedando. Lì, insieme a quello strambo detective della polizia di Nagano c'erano Eri, Ran, Haruka, L e il piccolo Conan.
"Oh, signor Goro – lo apostrofò Yamamura, pieno di entusiasmo – avrebbe dovuto vedere e sentire sua moglie! Ha ricostruito il delitto in modo davvero eccellente, è proprio la moglie del grande detective Goro, non c'è alcun dubbio. È la regina della corte di giustizia!"
In realtà, Goro non aveva alcun dubbio sulle capacità di Eri. Nonostante tutto, era certo che in un modo o nell'altro lo avrebbe tirato fuori di prigione. Tuttavia, Goro smorzò subito l'entusiasmo del detective Yamamura, inchiodandolo con una certa sufficienza:
"E lei che ha fatto mentre mia moglie risolveva il caso, eh?"
"Chi? Io? – balbettò il poliziotto – ehm... io, come da istruzioni, ho fatto posizionare il riso davanti alla camera che il concierge ci ha permesso di occupare e mi sono posizionato nella stanza di fronte. Quando ho sentito in corridoio le voci di sua moglie e del signor Saku, ho fatto suonare il cellulare di sua moglie. Poi, dalla camera in cui mi ero posizionato con i miei uomini ho assistito alla risoluzione del caso e alla confessione dell'assassino! Insieme, io e sua moglie abbiamo colto il signor Saku con le mani nel sacco. Uuh, che bello fare il detective di successo!"
Tutti guardarono con perplessità a quello strambo detective di polizia. In realtà, lui non aveva contribuito in alcun modo alla risoluzione del caso.
L lanciò uno sguardò pieno di complicità a Conan. Fra tutti, era stato proprio quel bambino a indirizzare le indagini nella giusta direzione. Conan restituì un sorriso soddisfatto a quell'uomo pallido e dall'aspetto un pò trasandato.
"Tsk! Immagino – biascicò Goro, affondando le mane nelle tasche – io me ne torno in camera. Avrò pure trascorso l'ultima notte in caserma, ma non ho nessuna intenzione di sprecare il mio ultimo giorno di vacanza. Vado a mettermi in costume!"
"Papà! – protestò Ran, stringendo i pugni – vai via così? Non ringrazi la mamma?"
Il detective con i baffi ignorò le parole di sua figlia e si incamminò verso l'ascensore. Un pò imbarazzato, passò accanto ad Eri cercando in tutti i modi di evitare lo sguardo di sua moglie. Dopotutto, lei lo aveva tirato fuori dai pasticci senza esitazione, nonostante lui avesse fatto l'idiota con la sua collega mentre era ubriaco. Il vecchio Goro era amaramente consapevole che, ancora una volta, aveva dato prova di non meritarla.

Quando Goro scese di sotto, i suoi occhi andarono subito alla ricerca di sua moglie. Quando avvistò Eri seduta ai tavoli vicino alla piscina, il detective si avvicinò subito a lei. La donna dai capelli ambrati era di spalle, faceva colazione con il capo chino sul quotidiano.
Goro si schiarì la voce con un colpetto di tosse.
"Eri, ho apprezzato molto quel che hai fatto questa notte – ammise il detective con i baffi – avevo fiducia in te, sapevo che avresti dimostrato la mia innocenza e…. – si prese una pausa e inspirò profondamente – senti, mi piace molto la cucina di Ran, lei è molto brava ma mi manca tanto la tua zuppa di miso. Insomma, ci pesa molto la tua assenza... quello che sto cercando di dirti è che mi manchi, ti amo ancora... v...vorresti ritornare a casa con noi? Io non ce la faccio più. E sai, dato che oggi è anche il nostro anniversario, pensavo che magari è il momento giusto per ricominciare una vita insieme. Ti va?"
Eri non diede il minimo cenno. A quel punto, Goro sbottò innervosito:
"Insomma? – protestò lui, stizzito, afferrandola per la spalla – non rispondi?"
Eri si voltò verso di lui, togliendosi gli auricolari che portava alle orecchie.
"Che cosa c'è? – domandò lei – stavo riascoltando la deposizione del mio cliente, in vista dell’udienza di domani. Hai detto qualcosa?"
Goro era incredulo. Aveva fatto ricorso a tutto il suo coraggio per formulare quella dichiarazione d'amore e lei...lei non l'aveva ascoltata.
Ran aveva assistito alla scena da lontano e, piena di entusiasmo, insieme al piccolo Conan corse verso i suoi genitori.
"Mamma...papà...cosa vi stavate dicendo?" domandò la ragazza dai lunghissimi capelli castani, piena di curiosità.
Goro si sentì avvampare dall'imbarazzo e dalla rabbia, per aver sprecato una grande occasione.
"N...niente di importante – bofonchiò il detective con i baffi – stavo solo dicendo a tua madre che, per essere un avvocato di prim'ordine, mi pare che ci abbia messo un pò troppo tempo per togliere dai guai il suo caro marito!"
"Come hai detto? Caro marito? – replicò Eri con un ghigno – vorrai dire odioso marito, forse!"
"Perché?" domandò Goro, colpito.
"E me lo domandi pure? Perché è quello che ti meriti – rispose Eri, ancora profondamente risentita per la condotta spregevole di suo marito – e ti sbagli se credi di incantarmi con così poco, brutto libertino baffuto!"
Goro stava per replicare, ma in quel momento, giunse al tavolo il signor Teru.
"Buongiorno – salutò l'avvocato – Eri, quando sei pronta possiamo andare! Ho già caricato tutti i nostri bagagli nella mia auto!"
"Grazie infinite, Teru!" rispose Eri.
La donna dai capelli ambrati mandò giù l'ultimo sorso di caffé, ripose il suo cellulare e l'apparecchio mp3 nella borsa e si alzò dal tavolo.
"E' ora di andare. Vi saluto!" disse Eri, con un cenno di mano, prima di allontanarsi con il suo collega.
Quando i due si furono allontanati a sufficienza, Teru l'apostrofò così:
"Senti, Eri! Alla fine hai dato a tuo marito il regalo per il vostro anniversario?"
La donna si strinse nelle spalle ma poi sorrise teneramente.
"Si, anche se non se lo merita affatto. Stamattina, prima che lui tornasse, mi sono fatta dare da Ran le chiavi della sua stanza e gli ho infilato il pacchetto con la cravatta in fondo alla valigia. Quando lo troverà sarà già a Tokyo e il nostro anniversario sarà ormai passato…beh, pazienza! – disse lei – scusami Teru, va pure alla macchina, ti raggiungo subito. Devo prima passare a salutare una cara amica!"
Più avanti, a bordo piscina, L e Matsuda tenevano d'occhio Quillsh e Ayumi che si divertivano a tuffarsi giù dal trampolino.
Eri deviò e si diresse verso di loro.
"Buongiorno! – salutò lei – signor Matsuda, che fine ha fatto questa notte? La stavamo quasi dando per disperso!"
"Oh, buongiorno signora Kisaki – rispose il poliziotto tutto imbarazzato, accarezzandosi la nuca – sono andato a controllare i bambini nella stanza, ma purtroppo, arrivato lì, mi sono addormentato! Mi hanno riferito che è stata lei a risolvere brillantemente il caso e a salvare suo marito dalla prigione, i miei complimenti!"
L alzò gli occhi al cielo ed Eri scoppiò in una risata divertita. Quella notte, L aveva scommesso che Matsuda si fosse addormentato nella stanza dei bambini.
"E' in partenza, signora?" domandò poi il detective dai capelli corvini.
"Sì, è stata una vacanza intensa, ma purtroppo molto breve – rispose Eri, rattristata – dov'é Haruka? Se non è su a riposare, ci terrei molto a salutarla prima di partire!"
"Affetto! È proprio lì!" rispose L, facendo un cenno con il capo alla piscina idromassaggio.
"Oh, bene – esclamò Eri, prima di dirigersi verso la piccola piscina lì vicino – buona continuazione, signori. A presto!"
Quando Eri giunse a bordo vasca, Haruka era immersa nell'acqua, seduta con la schiena contro il getto dell’idromassaggio, con le palpebre completamente chiuse e il capo reclinato sullo schienale. Sembrava quasi stesse dormendo ed Eri si fece qualche scrupolo, prima di chiamarla:
"Haruka? Haruka cara, stai dormendo?"
La castana impiegò qualche attimo prima di prendere coscienza che stessero pronunciando proprio il suo nome. Non stava dormendo, ma era proprio sul punto di appisolarsi.
"Eri!" esclamò lei, una volta riaperto gli occhi.
"Cara, ti ho disturbato?" domandò Eri, apprensiva.
Haruka notò subito che la sua amica non portava il costume, anzi era vestita con il suo solito tailleur chiaro e aveva la tracolla su una spalla.
"Eri, sta già tornado a Tokyo?" domandò lei, con un pò di delusione.
"Si, purtroppo, ho un'udienza in tribunale domani mattina presto – rispose l'avvocato – mi raccomando, goditi il tuo ultimo giorno di vacanza e prenditi cura di te!"
"Grazie infinite, Eri – rispose Haruka, piena di gratitudine – sono contenta che sia finito tutto per il meglio. Mi dispiace molto per la signorina Ristuko e per il signor Saku, ma sono contenta che il signor Goro sia fuori dai guai. Questa volta ha rischiato grosso, lei è stata un portento. Mi sono emozionata molto, quando ha incastrato il vero colpevole!"
"Già, quel detective da strapazzo..." commentò Eri.
La donna dai capelli ambrati sfilò dalla borsa il lettore mp3 e con un clic fece partire l'audio che riprodusse interamente la dichiarazione che Goro le aveva fatto poco prima.
Haruka strabuzzò gli occhi incredula. Quasi non riconosceva i modi del signor Goro, solitamente rudi e sbrigativi. La voce era indubbiamente quella del detective con i baffi, ma il tono era dolce e conciliante come non lo aveva mai udito.
"Non ci posso creder! E lei cosa ha risposto? Tornerà a casa con loro? Ran ne sarà felicissima!" domandò Haruka, con impazienza.
"Non ho risposto proprio nulla! Goro crede che io non abbia ascoltato – ammise Eri – so bene che è stata Ristuko ad attirarlo nella sua stanza, Saku me ne ha dato la conferma, ma non sono ancora disposta a perdonarlo. Sono sicura che restare un altro pò solo, gli farà bene e lo aiuterà ad apprezzare la mia presenza! Ora purtroppo devo andare. Haruka, prenditi cura di te per la tua piccola! Quando nascerà, verrò a farle visita!"
"Mancano ancora tre mesi, spero di vederti a Tokyo anche prima dello scadere del termine!" replicò Haruka, che aveva sperato in un lieto fine per la sua amica.
"Puoi starne certa!" promise Eri, salutandola con un cenno di mano, prima di raggiungere il suo collega Teru al parcheggio.

Goro, Ran e Conan trascorsero il loro ultimo giorno a Karuizawa in compagnia di L, Haruka, Matsuda e i bambini. Il giorno dopo, sarebbero rientrati tutti a Tokyo, dove ad attenderli ci sarebbe stata la calura cittadina.
L'ultima sera, dopo cena, Haruka era uscita fuori dall'hotel e si era diretta sulla terrazzina vicino alla piscina, per dare il suo ultimo saluto a quel posto meraviglioso. L'indomani sarebbe ritornata in città, alla sua vita di sempre e questo le metteva un pò paura.
Haruka si abbandonò sul dondolo e si lasciò cullare da quel deundulare e dal rumore in lontananza delle onde del mare. Nonostante avesse trascorso la notte insonne, era riuscita a godersi pienamente la giornata in spiaggia. In quel momento però, appena si era seduta, le palpebre si erano fatte improvvisamente pesanti e le membra sembravano aver ceduto alla stanchezza.
"Ti ho cercato dappertutto!" la voce di L l'aveva scossa immediatamente.
"Mi hai trovata – sorrise lei, facendogli posto sul dondolo – mi andava di respirare ancora un pò di aria di mare..."
Il detective andò a rannicchiarsi sul dondolo, accanto a lei. Haruka reclinò il capo sulla spalla del detective e insieme godettero in silenzio del panorama notturno che offriva la marittima Karuizawa.
"Domani torniamo in città!" sussurrò lei, interrompendo per prima il silenzio.
"Oppure potremmo caricare Matsuda sul primo treno diretto a Tokyo e prolungare di una settimana la nostra vacanza!”
Per un breve attimo Haruka accarezzò quell'idea così allettante. A pensarci bene, solo il povero Matsuda aveva urgenza di rientrare in città per lavoro. Sarebbe stato bello rimanere ancora un pò lì, ma era davvero ora di rientrare.
"Magari – sorrise lei divertita – sarebbe bello!"
"Cosa ce lo impedisce? – replicò L, un pò perplesso – tu sei in maternità, Quillsh e Ayumi non devono tornare a scuola e io posso sopravvivere lontano dal lavoro ancora un altro pò. Tutto ciò di cui ho bisogno è proprio qui!"
Il detective le accarezzò dolcemente la pancia, ma la reazione di Haruka non fu proprio quella che L si sarebbe aspettato. Il viso di lei si incupì, piuttosto che distendersi nel suo solito sorriso radioso e spensierato.
"Che c'è?" l'apostrofò lui, perplesso.
"Niente – rispose Haruka, forse un pò troppo in fretta – assolutamente niente!"
A quanto sembrava, l'indomani sarebbero tornati alla realtà. Il detective si morse le labbra, chiedendosi se davvero fosse arrivato il momento giusto. Nonostante le varie complicazioni - l'imprevista intromissione di Matsuda e l'omicidio della povera Ristuko - L era ancora deciso a portare avanti il suo piano.
Quindi frugò nelle tasche e tirò fuori una piccola scatola rossa di camoscio.
Dalla sorpresa, Haruka spalancò gli occhi. Impiegò qualche attimo prima di accogliere tra le mani la scatolina che il detective le stava silenziosamente porgendo e scoprirne il contenuto: un prezioso diamante incastonato in un anello d'oro bianco.
"..."
Haruka rimase impietrita e non riuscì a proferire che qualche singulto.
Non aveva mai apprezzato gli oggetti preziosi. Aveva devoluto alla Wammy's House tutti i gioielli di Watari, tenendo con sé solo la fede nuziale del loro tutore per il suo valore affettivo. Haruka era confusa, non si sarebbe mai aspettata un dono del genere da parte di L. Questa volta il suo detective l'aveva sinceramente stupita.
"So bene che il matrimonio non è che una pura formalità – disse il detective, visibilmente nervoso – non è che un contratto che può essere reciso in qualunque momento. Niente può garantirmi che un giorno tu possa allontanarti di nuovo da me... quello che sto cercando di dirti è che io ci proverò. Miki e Matsuda dicono che, per chiederti di sposarmi, dovevo per forza comprarti un anello – sorrise impercettibilmente lui, alzando gli occhi a quella luna crescente – ma vedi, io ci proverò. Al di là di questo anello, io proverò a tenerti stretta a me senza catene, senza lacci, senza costrizioni…"
Haruka scoppiò in lacrime. Non erano gli ormoni, era rimasta profondamente toccata da quell’incredibile gesto.
"Miki, Matsuda?" rise lei, asciugandosi le guance completamente bagnate.
"Si, li ho incontrati quel giorno a Shinjuko e hanno insistito per accompagnarmi in gioielleria lo scorso mercoledì" spiegò il detective.
Ad Haruka scappò un sorriso: finalmente aveva scoperto che fine avesse fatto L quel famoso mercoledì. Poteva immaginare l'entusiasmo del detective, trascinato nelle migliori gioiellerie da Miki e Matsuda.
Tuttavia, questo non colmava tutti i punti oscuri della faccenda.
"E quel rossetto?" la domanda le sfuggì spontanea dalle labbra.
"Quale rossetto?" replicò il detective, perplesso.
Ora che aveva scoperto le carte, Haruka non poteva più tirarsi indietro.
"Ho trovato un rossetto fra i tappetini dell'auto, un rossetto che non appartiene a me – spiegò lei, mordendosi le labbra – L... se hai un'altra, è il momento giusto per dirmelo – disse lei, stringendo fra le mani la scatolina con il solitario – davvero… prometto che non mi arrabbierò e che troveremo una soluzione... L, non ha senso stare insieme e sposarci per l’arrivo della bambina, se poi tu ami un’altra!"
"Un rossetto? – la interruppe lui, perplesso – non so proprio a cosa ti stia riferendo!"
Alla tenue luce lunare, Haruka lo guardava con i suoi occhioni verdi pieni di interrogativi. Nonostante lui sembrasse sincero, di certo un rossetto non poteva essersi materializzato nella loro auto dal nulla.
"Mi dispiace, ma non posso crederti – rispose lei, con il dolore nel cuore – nessuno oltre a noi, i ragazzi e Matsuda è entrato nella nostra auto di recente. Come faccio a crederti?"
Haruka avrebbe tanto voluto credergli. Quella vacanza, quella serata, quell'anello, quella meravigliosa dichiarazione d'amore al chiaro di luna…tutto era perfetto, tutto tranne quel neo.
Dal canto suo, L era veramente incredulo.
Per quanto apprezzasse la razionalità di Haruka, odiava che lei dubitasse di lui. Aveva fatto di tutto per trovare il giusto momento per la proposta di matrimonio. Sembrava stesse andando tutto per il meglio, finché Haruka aveva tirato fuori la storia di questo fantomatico rossetto.
L arrivò a ipotizzare che Haruka stesse cercando – consciamente o inconsciamente – un cavillo, una scappatoia per rimandare il matrimonio perché magari non si sentiva ancora pronta. Profondamente allibito, L continuó ad arrovellarsi finché non ricordò quella sera di circa un anno prima, quando aveva riaccompagnato a casa Conan e la signorina Nami Fujiwara. Se qualcuno aveva davvero perso un rossetto nella loro auto, doveva per forza trattarsi di lei.
"Credo di sapere a chi appartiene quel rossetto!" disse il detective dai capelli corvini, premendosi l'indice sulle labbra sottili.
"Cosa?" sussultò Haruka.
"Un anno fa, quando il vicedirettore Yagami mi affidò il caso Fujiwara in via del tutto riservata, stavo indagando sul figlio del direttore capo Takimura. Una sera mi sono imbattuto casualmente nella sua pedinatrice, la signorina Fujiwara e l'ho riaccompagnata a casa con la tua nostra auto – spiegò il detective – deve essere stata in quell'occasione che ha perso il rossetto"
"L'hai riaccompagnata a casa?" domandò lei, sentendosi avvampare per quel sentimento di gelosia.
"Era completamente sola in una zona malfamata ed era notte fonda – rispose lui, scrollando le spalle, senza dilungarsi a spiegare che quella stessa sera la signorina Fujiwara era stata vittima di un'aggressione da parte di due tossici, dai quali lui e Conan l'avevano salvata – inoltre, abitava fuori città. Sono piuttosto sicuro che appartenga a lei, quel rossetto!"
Ad Haruka tornò in mente quel brutto periodo, forse il peggiore della sua vita. Riaffiorarono così i terribili sensi di colpa nei confronti di L, per averlo tradito, e di Quillsh, per aver rischiato di distruggere la loro meravigliosa famiglia.
"Forse è così..." ammise lei, un po’ imbarazzata.
"Non credo ci sia altra spiegazione!" le assicurò L, sincero.
Il detective la strinse a sé, desiderando di godere a pieno di quel raro momento di intimità con Haruka, e le accarezzò amorevolmente il pancione. Non vedeva l'ora di conoscere lei, il dolce contenuto dell'attesa.
Haruka sollevò il mento ma, per pudore, non osò incontrare gli occhi scuri del suo detective.
"L, scusami se ho dubitato di te!" ammise lei, profondamente dispiaciuta.
"Davvero hai creduto che potessi avere un'altra donna?" domandò lui, lasciandosi scappare una risata divertita.
Lei annuì timidamente, deformando le labbra in una smorfia imbronciata. Al suo detective, quell'idea che la tormentava da settimane divertiva parecchio.
"Me lo merito, dopo quello che ho fatto un anno fa!" ammise lei, alludendo al suo tradimento con Shiratori.
L si sporse per catturarle le labbra in un lungo bacio. In quel momento si che riconosceva Haruka. Quella ragazza timida, forte e testarda di cui si era innamorato, era finalmente tornata.
Haruka gli accarezzò teneramente la guancia diafana e, con decisione, estrasse l'anello dalla scatola e se lo infilò al dito. Lo trovò bellissimo.
"Non credevo fossi un tipo da matrimonio – sorrise lei, felice – voglio sposarti, voglio renderti felice ogni giorno esattamente come hai fatto tu con me questa sera. Ti amo davvero tanto, L!"
Lui si morse le labbra. Anche lui era felice che Haruka avesse accettato di sposarla: da come si erano messe le cose, non se lo aspettava più.
"Sai amore, abbiamo scelto il nome della piccola!" disse poi Haruka, con entusiasmo.
"Abbiamo?" fece eco il detective, con un pò di delusione.
"Io e lei, mentre tutti quanti voi eravate in gita in barca – di affrettò a spiegare Haruka, accarezzandosi il ventre – ero in camera a riposare e mi stavo un pò annoiando, allora ho cominciato a pronunciare ad alta voce i nomi femminili che più mi piacciono. Quando ho sussurrato il nome Reiko lei ha cominciato improvvisamente a scalciare – in quel momento avvertirono entrambi un piccolo movimento proveniente dal pancione – lo senti anche tu?"
L, che aveva ancora la mano sul pancione, annuì pieno di meraviglia. Sembrava incredibile che la piccola da là dentro riuscisse a percepire ogni cosa.
"Incredibile…. – sussurrò lui – ti aspettiamo con ansia, Reiko!”
Haruka sorrise, contenta che anche il detective avesse assistito a quel piccolo miracolo e ne fosse rimasto completamente catturaro.

Il giorno dopo fu triste lasciare Karuizawa e tutti i ricordi - tristi e felici - ad essa legato.
Di ritorno da Karuizawa, L guidava sulla tangenziale 104 in direzione di Shiba. Durante il viaggio Quillsh e Ayumi, esausti dalla vacanza, si erano appisolati nei sedili posteriori e si erano svegliati soltanto quando L aveva accostato sotto il condominio dove vivevano i signori Yoshida. Quindi, avevano riaccompagnato la piccola a casa e adesso si stavano dirigendo - districandosi nell'inevitabile traffico cittadino - verso casa di Matsuda.
"Grazie mille per questa magnifica vacanza!" disse il poliziotto, scendendo dall'auto.
"Matsuda, sei sicuro di non voler venire a cena da noi questa sera?" domandò per l'ennesima volta Haruka, con apprensione.
"Haruka, non preoccuparti! – rispose il suo amico, tirando fuori dal cofano la piccola valigia che si era portato dietro – faccio una doccia veloce e vado a letto. Domattina rientro presto a lavoro!"
L stava per rimettere in moto e ripartire quando un urlo fece trasalire tutti quanti.
"Matsuda! – gridò una voce femminile, proveniente dal porticato dell'abitazione di Matsuda – dove sei stato?"
Haruka ed L furono sorpresi tanto quanto Matsuda di vedere Miki correre furibonda verso il poliziotto. A quanto ne sapevano, in quel momento doveva trovarsi in Italia per un corso di cucina.
"M...Miki – balbettò Matsuda, scioccato – che ci fai tu qui? Non te ne eri andata?"
"Mi hai fatto preoccupare tantissimo – sbraitò lei, furiosa, senza nemmeno ascoltarlo – dove sei stato? Sono tornata ieri sera dall’Italie, ma stanotte non ti ho visto tornare a casa. Si può sapere dove ti eri cacciato? Con chi sei stato?"
"Ehm...sono partito per Karuizawa con Haruka e Ryuzaki – spiegò il poliziotto, grattandosi la nuca – tu piuttosto, non mi avevi mollato?"
Miki, quella svampita ragazza dai lunghi capelli mori e dai penetranti occhi scuri, lo scrutò con sgomento.
"Ma di cosa stai parlando? – replicò lei, sconcertata – la sera prima di partire, quando sono passata a salutarti, ho dimenticato il cellulare a casa tua. Non dirmi che non te ne sei accorto!"
"A dire il vero no!" ammise Matsuda, mordendosi le labbra.
"La mattina dopo, quando mi sono accorta di non aver più il cellulare, ormai era troppo tardi per passare a riprendermelo, quindi sono stata costretta a partire senza il telefono. Una volta arrivata in Italia ho cercato di contattarti, ma non riuscendo a rintracciarti mi sono preoccupata e ho preso il primo volo per Tokyo – spiegò lei – aspetta un momento... hai forse creduto che fossi partita per l'Italia e ti avessi mollato?"
Matsuda si strinse nelle spalle. Era veramente convinto che Miki lo avesse lasciato, quindi era felice di trovare la sua fidanzata lì sotto casa, arrabbiata e allo stesso tempo in pensiero per lui.
"Effettivamente è così - ammise lui, imbarazzato – ma che ne è del tuo corso di cucina? Ci tenevi così tanto!"
Lei lo abbracciò, stringendolo forte a sé.
"Tu sei più importante… sei un pasticcione, combini sempre guai – lo sgridò lei – mi hai fatto preoccupare tanto, quando non ti ho visto rientrare a casa questa notte!"
"Haruka ha organizzato tutto all'ultimo su due piedi – piagnucolò Matsuda, a mò di scusa – questa volta però sei stata tu a dimenticare il cellulare a casa mia..."
Lei sorrise imbarazzata. Era vero, in fondo la colpa di tutto quel malinteso era anche sua.
L, Haruka e Quillsh stavano assistendo divertiti al ricongiungimento finale.
Haruka aveva sempre saputo che doveva esserci una valida spiegazione: Miki non avrebbe mai potuto mollare Matsuda senza una valida spiegazione.
"Certo che sono una bella coppia!" esclamò L, con tono di scherno.
"Lo zio Matsu si è trovato una fidanzata imbranata proprio come lui!" convenne il piccolo Quillsh.
"Quillsh!!" lo rimproverò sua madre.
Haruka non si capacitava di come suo figlio, giorno in giorno, somigliasse sempre di più a suo padre. Adorava lo zio Matsuda e, allo stesso tempo, non perdeva occasione di canzonarlo per la sua sbadataggine. Proprio come L.
"E' vero!" rise L, divertito.
Ad Haruka sfuggì un sorriso che la tradì: sapeva bene che il suo amico era troppo svampito.
L accese il motore, ingranò la marcia e fece ritorno a casa.
Nonostante la vacanza fosse trascorsa molto in fretta, erano tutti felici. Nel loro nido possedevano tutto ciò di cui avevano realmente bisogno: la fiducia e l'amore dell'altro.
***
***
***
CIAO,
CON IL FINIRE DELL'ESTATE SI CONCLUDE ANCHE QUESTA SHORT ESTIVA. SPERO CHE ABBIATE TRASCORSO TUTTI UNA BELLA ESTATE, CHE VI SIA PIACIUTA QUESTA STORIA E CHE SIA STATA COMPRENSIBILE NELL'ESPOSIZIONE DEI FATTI.
VI RINGRAZIO PER CONTINUARE A SEGUIRE LE VICENDE DI L E HARUKA. CON QUESTO EPILOGO DO LORO IL MIO ENNESIMO SALUTO, SPERANDO CON TUTTO IL CUORE CHE NON SIA L'ULTIMO. COME VI AVEVO ACCENNATO, MI PIACEREBBE MOLTO SCRIVERE UNA LONG FINALE, PER DARE UN DEGNO ADDIO A QUESTI PERSONAGGI CHE HO TANTO AMATO... MA SI VEDRA', IMPEGNI E ISPIRAZIONE PERMETTENDO!
ANCORA GRAZIE A CIASCUNO DI VOI, LETTORI ATTIVI E LETTORI SILEZIOSI. INTANTO, VI PROMETTO CHE A BREVE PUBBLICEHERO' UN NUOVO CAPITOLO DI "THE LIAR GAME", GIURO CHE NON MI SONO DIMENTICATA DI QUEST'ALTRA MIA FF :'D
A PRESTOO,
JAPAN_LOVER < 3
   
 
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