Storie originali > Introspettivo
Segui la storia  |      
Autore: KuriyamaMiraik    29/08/2018    1 recensioni
La storia che state per leggere è frutto di fantasia, forse un pizzico di ispirazione personale. Credo che tutti potremmo riconoscerci nelle parole del primo capitolo. A chi non è mai capitato di perdere la via? E' successo anche al caro Dante. Se non riuscite più ad uscire dalla selva potrebbe esservi di conforto sapere come ne è uscito il nostro personaggio.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
"Sono un chiodo entrato per sbaglio nella ruota di una bicicletta. Non me ne posso andare, non posso scappare." 
Inizio questo racconto con una frase nuova, di Eugenio in via di Gioia: un giovanissimo nuovo gruppo musicale. Sì, perché chi lo ha detto che chi scrive qualcosa deve fare sempre riferimenti al passato? Adesso sto parlando a voi, nuovi e vecchi lettori: non con i lettori del passato. 
La verità è che chiodi nella mia ruota ne sono entrati molti, ma sono state anche io un chiodo per molte biciclette. 
Sono rimasta bloccata in una ruota per troppo tempo, non riuscivo a muovermi o a fare un passo. Ero ferma, Immobile. Schicciata dal peso di chi guidava, ma forse la bicicletta era la mia. 

Il motivo per cui scrivo questa storia è molto semplice: avevo voglia di parlare. 
E’ da molto che non parlo di me, di quello che sono, di quello che sto diventando e che vorrei diventare. Credo possa servirmi anche semplicemente per analizzarmi, un po’ come Zeno fa su richiesta del suo terapista.  
Non sono una persona che ha vissuto storie incredibili, qualcuna eccitante, ma per il resto poco o nulla. Quello che racconto è del tutto normale. Ciò che tutti potrebbero vivere. Ma voi non vi chiedete mai il perché di determinati avvenimenti? Se avreste potuto fare qualcosa o quanto, quello, abbia influito su di voi?  
E’ il mio chiodo fisso ultimamente. 
Sono cambiata? 
E’ la mia domanda più frequente.  
 
 
E’ inutile partire dai primordi della mia vita: vi aspetterebbero solo una serie di avvenimenti noiosi e poco significativi della nostra storia. Vi dico soltanto che sono sempre stata una persona che AMA. Io amo moltissime cose, come l’arte, la poesia, la letteratura. Amavo soprattutto ciò che è bello, ciò che riempiva il cuore e la mente. Io e l’arte siamo sempre state due facce della stessa medaglia. Credevo di essere nata se non per fare arte quanto meno per vivere.  
Sì, perché del resto spinta dal mio spirito estroso ed artistico ho sempre provato a utilizzare la mia creatività esprimendola su fogli di carta. Non che i miei risultati fossero disastrosi, ma sicuramente non si sarebbero potuti ritenere degni di un’artista.  
Da cosa è dovuto il mio progressivo abbandono per questo mondo? 
Perché da ragazza immersa nei colori dei miei acquarelli, dagli arpeggi della mia chitarra, dalle parole che imprimevo nella mia chitarra sono passata ad essere totalmente esclusa da questo mondo? 
Una prima risposta che mi viene in mente è che non sono mai riuscita ad esprimere ciò che era nella mia testa. 
Ogni storia, ogni disegno, ogni nota ha sempre espresso qualcosa di vicino ma mai le stesse sensazioni che volevo diventassero immortali. 
E’ un esempio stupido, ma ho sempre voluto immortalare con delle parole, un disegno, l’immagine- la sensazione più che altro- di un ballo sotto le stelle, con la musica che fischia nelle orecchie e la sabbia tra le dita dei piedi.  
La sensazione del mondo che mi gira attorno, io che lo guardo intensamente e mi sembra quasi di conoscerlo da sempre.  
La sensazione di chi con i piedi non tocca terra, di chi la musica la sente da lontano anche se gli rimbomba nelle orecchie, di chi riesce a modificare lo scorrere del tempo e far durare un secondo qualche anno.  
Non è l’amore che descrivo, cercate di capirmi. E’ solo un’assurda sensazione provata che non tornerà più indietro. 
Eppure penso che la mia decadenza sia partita proprio da quella stupida sensazione.  
Mi sono sentita libera e ho pensato che la libertà fosse quella. L’ho cercata, trascinandomi in basso quanto più potevo per risentirla. Ho pensato che tutto quello che aiuta a distaccarsi dalla vita avrebbe potuto aiutarmi a farmi sentire di nuovo leggera. Ma così non è stato. Il mondo ha ripreso a girare, ma io questa volta lo rincorrevo. La terra si è staccata dai miei piedi solo per farmi precipitare più a fondo, la musica ha finito per trapanarmi il cervello.  
Ho perso la via, credo.  
Mi sono persa dentro me stessa, proprio quando cercavo di ritrovarmi e forse mi ero già trovata.  
Ho smesso di rincorrere l’arte.  
Sono diventata fredda.  
Vorrei poter dire di essermi immersa intensamente nello studio e per questo di aver abbandonato tutto, ma non ho fatto neanche quello.  
Tutto ciò che ho fatto è stato seguire il mio istinto, smettendo di ragionare. La ragione mi era diventata superflua. Volevo raggiungere lo stato più naturale che potesse esistere. Ero stufa di macchinazioni e ripensamento. Tutto quello che volevo era vivere secondo me stessa, lasciarmi trascinare dal vento senza pensarci su.  
Volevo che fosse la vita a guidarmi e non io a guidare la vita. 
Forse vi state aspettando storie incredibili e ne rimarrete delusi. Se vi interessa ve le racconterò.  
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: KuriyamaMiraik