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Autore: Zamia    29/08/2018    2 recensioni
Dalla storia: "Adrien camminava guardingo vicino vicino al muro. Era sfuggito all’autista che l’aveva accompagnato per la lezione di scherma. Quel giorno non aveva alcuna voglia di allenarsi e appena entrato nell’edificio ne era subito uscito. Quell’ora e mezza avrebbe voluto passeggiare, prendersi un gelato, entrare in un negozio di videogiochi; avrebbe voluto fare le cose che facevano i ragazzi normali. Poco prima della fine dell’addestramento si sarebbe rinfilato a scuola e sarebbe uscito tutto trafelato per "la faticosa lezione", pronto per essere riaccompagnato a casa.
"Ahi!" urlò Marinette trovandosi a sbattere contro il petto duro del compagno. "Mi scusi, mi scusi, ero distratta!"
Ma giusto il tempo di alzare lo sguardo che incontrò quello sorridente di Adrien.
"Ciao Marinette. Scusa tu! Siamo destinati ad incontrarci sempre sbattendoci uno addosso all’altro, a quanto pare".
Con uno stile introspettivo sono qui a raccontare uno spaccato della storia di Ladybug e Chat Noir fino alla rivelazione delle reciproche identità.
La storia si pone in continuo agli ultimi episodi della Stagione 2 trasmessi in Italia. Buona lettura!!!
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Alya, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Angolo dell’autrice: Ciao. Eccomi tornata con una long che racconta spaccati di vita ed eventi che porteranno alla rivelazione delle identità degli eroi principali. Spero possa incuriosirvi.
1

 
"É un po’ che combattiamo insieme. Perché non puoi svelarmi qualcosa in più sui miraculous? Perché non puoi svelarmi la tua identità?"
"Sai che potrebbe essere pericoloso per tutti noi sapere chi siamo nella vita normale".
"Ma Ladybug, mi sto affezionando al mio kwami, non puoi portarmelo via ogni volta!"
"Mi dispiace, Alya. Deve essere così almeno finché non sarà necessario comportarsi diversamente. C’é una persona, un maestro, che è depositario di tutti i miraculous. Lui non vuole lasciarne troppi in giro. Teme che qualcun altro possa impadronirsene e usarli per impossessarsi dei gioielli mio e di Chat Noir. Perché, questo te lo posso dire, se qualcuno possedesse contemporaneamente i due gioielli della creazione e della distruzione avrebbe il potere assoluto e potrebbe realizzare un proprio desiderio ma sempre a scapito dell'equilibrio totale del mondo come lo conosciamo. Sei giovane ed è una responsabilità troppo grande per te. Devi goderti la tua adolescenza e cercare di stare serena. Il tuo aiuto ci serve e non lesineremo dal chiedertelo quando ne avremo bisogno, ma non vogliamo che tu porti sulle tue spalle il peso di dover proteggere i due miraculous e le due persone che Papillon vuole più di ogni altra cosa."
 
Ladybug aveva pronunciato queste parole come se fosse la più navigata delle eroine, mettendo sulle proprie, di spalle, il peso di tutta la lunga battaglia con Papillon. Non voleva che la sua migliore amica fosse in pericolo, non voleva che potesse correre più rischi del necessario.
 
Anche lei si sentiva, talvolta, schiacciata dalla responsabilità e tante volte aveva pensato di tirarsi indietro ma aveva imparato ad anteporre il bene degli altri a quello proprio, sempre. E ora sapeva di non potersi più tirare indietro. E quando nei giorni più difficili, nel suo letto piangeva dalla disperazione per la presenza di Papillon e per le sofferenze e la distruzione a cui i parigini dovevano assistere, le lacrime di dolore dopo un po’ tendevano a mescolarsi a quelle di gioia per avercela fatta, per aver riportato tutto alla normalità, per sapere di avere amici affidabili che in tutte le situazioni le davano forza e sostegno sia come Marinette che come Ladybug.

E con questi pensieri si lasciò andare ad un lungo abbraccio nei confronti di Alya. La ragazza si sentì all’inizio imbarazzata non capendo l’origine di quell’abbraccio così carico di affetto e di quelle lacrime che presero a rendere liquidi gli occhi dell’eroina.
Ma poi si lasciò andare e ricambiò l’abbraccio accorgendosi che non era più solo ammirazione e desiderio di emulazione quello che provava nei confronti di Ladybug ma un affetto più profondo. Sentiva una affinità intima, come se la conoscesse da sempre…come se non le servisse sapere chi c’era davvero sotto la maschera perché sapeva che chiunque ci fosse stato era una persona speciale di cui lei si sarebbe sempre fidata ciecamente.

"Scusa Ladybug" esordì sciogliendo l’abbraccio "non avrei dovuto chiederti nulla; hai ragione, diamo tempo al tempo. Io mi fido di te e di questo maestro. Quando sarà opportuno e se mai sarà opportuno mi parlerete. Per ora sappi che non mi tirerò mai indietro e sarò sempre pronta ad aiutarvi."
E dicendolo scappò via sentendo i bip degli orecchini di Ladybug emanare l’ultimo rintocco.

La coccinella si nascose infilandosi in un portone e la trasformazione si sciolse. Tikki, esausta, sfumò fuori dal miraculous e le si appoggiò accanto al viso.
Marinette schiacciava le spalle contro il portone e respirava affannosamente. Le lacrime continuavano a scorrerle lungo il volto.
Il nemico da combattere era stato faticoso da sconfiggere, come sempre di più succedeva con gli ultimi nemici: ogni volta sempre più vicini a prendere i loro miraculous; ma quello che le faceva più male era il dover lasciare Alya e Chat Noir senza  spiegazioni.
Certo anche lei sapeva poco ma sicuramente molto più di loro che vivevano all’oscuro di tutti i tentativi e gli sforzi del maestro Fu di decifrare il grimorio, di produrre pozioni per implementare i loro poteri, di seguirli a distanza per essere sempre pronto a soccorrerli in caso di bisogno.
Invitò Tikki ad infilarsi nella borsetta e si avviò verso casa asciugandosi gli occhi.
Pensava che da quando il maestro Fu aveva visitato Chat Noir le cose andavano molto meglio ma sapeva anche che Fu con lui non si era spinto nei particolari.
Perciò lei non avrebbe potuto condividere con nessuno la conoscenza e il peso di quei segreti: e questo era davvero troppo complicato da sopportare per una ragazzina.

Decise allora di passare dal maestro per capire meglio come avrebbe dovuto comportarsi. Il crollo emotivo che aveva avuto con Alya l’aveva spaventata e non le sarebbe bastato parlarne solo con il suo kwami.

Nel frattempo, Adrien aveva smesso i panni dello spavaldo eroe dal costume di gatto per riprendere quelli del ragazzino per bene, riservato e insicuro. All’insaputa di tutti riusciva ancora ad entrare e uscire da casa sua ma non sarebbe passato ancora molto dal non potersi permettere più neppure quest’ultima libertà.
Il padre diventava sempre più sospettoso e il modo subdolo con cui cercava di estorcergli informazioni su come avesse fatto a fuggire quella volta per andare al cinema a vedere il film della madre o su dove avesse comprato l’anello che portava al dito lo rendevano sempre più irrequieto.
E così al rientro da ogni missione si gettava esausto sul letto con accanto il suo kwami che divorava formaggio e prendeva a riflettere sul perché fosse davvero così necessario tenere le loro identità nascoste.
Chissà che sarebbe successo se l’avesse confessato a suo padre. Si sarebbe tolto un peso e avrebbe finalmente condiviso con lui un segreto. Magari lui non si sarebbe più preoccupato sapendo che poteva badare a se stesso e nella migliore delle ipotesi sarebbe persino stato fiero di lui. Ma questo avveniva solo nei suoi sogni più rosei. In realtà sapeva che il padre non gli avrebbe permesso di mettersi più in pericolo. Gli avrebbe tolto il miraculous e l’avrebbe nascosto in chissà quale doppio cassetto del suo studio insieme a quel libro di cui, per paura, non si era
mai più chiesto perché ce l’avesse il padre e se l’avesse correlato ai miraculous di Ladybug e Chat Noir.
Se suo padre avesse scoperto di più sulla sua identità, lui non sarebbe stato più un eroe ma peggio ancora non avrebbe più visto Plagg e la sua amata Ladybug.
Se lui si fosse fatto domande su quel libro e sul significato che aveva per suo padre sicuramente avrebbe incontrato motivi per addolorarsi nel ricordo di sua madre e nella caparbietà del padre a tenere per sè i suoi segreti.

****

Gabriel Agreste era un uomo molto geloso e protettivo. Così era stato con sua moglie, cosî si comportava con suo figlio. Voleva avere il controllo si tutta la realtà che lo circondava e se per farlo era necessario scendere a compromessi con la sua coscienza non si sarebbe preoccupato di farlo. Non importava quale fosse il costo da pagare ma avrebbe riportato la sua vita agli splendori di un tempo e avrebbe protetto a qualunque costo le persone che amava.
Anche per questo lasciava sempre meno libertà al suo ragazzo. Non avrebbe consentito che nessuno gli facesse del male o glielo portasse via. Perciò lo faceva seguire dai suoi scagnozzi a ogni passo. Preoccupato com’era per la sua incolumità dopo la scomparsa della moglie non avrebbe accettato di perdere anche il suo unico prezioso figlio e certo non di nuovo per colpa di quei maledetti miraculous.
Gabriel Agreste era un uomo intelligente e non gli era servito molto per immaginare che il figlio potesse essere Chat Noir. L’aspetto fisico senza dubbio simile a quello dell’eroe parigino, le volte in cui si dileguava sotto gli occhi tutti e non si riusciva a ritrovarlo, quella strana calma che riusciva a mantenere nonostante le sue punizioni e una vita in qualche modo di rinunce, facevano pensare allo stilista che il ragazzo conducesse una seconda vita o in ogni caso avesse la possibilità di agire indipendentemente dalle costrizioni che lui gli imponeva.
Ma se Adrien fosse stato davvero Chat Noir, si chiedeva come doveva comportarsi. Era stato più volte indeciso se stanarlo o meno. Voleva sapere ma aveva anche timore di scoprire che suo figlio metteva la sua vita in pericolo ogni giorno per combattere proprio suo padre. Se Adrien fosse stato Chat Noir lui non sarebbe più riuscito a perseguire il suo scopo perché non sarebbe stato più lucido nel comandare i propri akumizzati e se il figlio avesse scoperto che lui era Papillon l’avrebbe sicuramente odiato. Dubitava di riuscire a convincerlo a farsi consegnare il miraculous senza lottare e lui senza dubbio non poteva lottare con la persona che più amava al mondo. E quindi preferiva non sapere.
 
Ma forse Adrien era solo un ragazzino come gli altri e quando scappava lo faceva per incontrare i suoi amici o quella che lui pensava fosse la sua fidanzatina. La figlia del fornaio che tante volte aveva visto in compagnia di Adrien e che di sicuro aveva una cotta spaventosa per lui se aveva addirittura rubato il suo libro dei miraculous pensando fosse un album di foto del giovane modello.
Gli indizi per la sua teoria sull’identità di Chat Noir erano comunque molto discordanti: alcuni portavano dritto ad Adrien, altri invece esattamente il contrario. Non l’aveva forse visto mentre con un casco sulla testa veniva protetto da Chat Noir e Ladybug mentre Gorizzilla cercava di afferrarlo per riportarlo a casa? Non l’aveva visto cadere giù dal tetto della torre Montparnasse senza trasformarsi, correndo il rischio di morire? Non aveva forse rubato il suo libro ma non aveva mai fatto alcuna domanda su di esso come se non ne capisse neppure il senso?
 

 
   
 
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