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Autore: DhaevetralWarrior    29/08/2018    1 recensioni
Sono passati ormai diversi anni dalla sconfitta di Majin Bu, e sulla Terra vivono la pace e la prosperità. I nostri eroi hanno continuato ad allenarsi, pronti al'arrivo di un'eventuale nuova minaccia da debellare. Sembra tutto tranquillo sulla Terra, fino a quando, un giorno, succederanno diversi eventi, a cui ne susseguiranno altri, per cui i Guerrieri Z dovranno tornare a lottare. Tra vecchie e nuove conoscenze, i nostri eroi dovranno impegnarsi al massimo e migliorarsi sempre di più per poter proteggere non solo il loro amato pianeta, ma anche il regno dei morti, minacciato da una creatura spaventosa e potente. Riusciranno i nostri eroi a vincere anche questa volta? Beh, lo scopriremo presto!
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Goku, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dragon Ball L'attacco del vaffanculo  

CAPITOLO 1: UNA VISITA DALL’OLTRETOMBA

Erano ormai passati cinque anni dall’incredibile battaglia che aveva scosso le fondamenta stesse del pianeta Terra, e che aveva visto i Guerrieri Z trionfare nuovamente sul nemico. Non fu un’impresa facile: il demone chiamato Majin Bu si rivelò un osso duro, e spinse i nostri eroi più volte al limite. I paladini della Terra provarono di tutto: fusioni, trasformazioni… ma Majin Bu riusciva a vanificare ogni loro tentativo di vittoria, arrivano persino a distruggere il loro amato pianeta. Ma la caparbietà dei Guerrieri Z non ha limiti, nemmeno in situazioni disperate come quella. Grazie a Polunga, la terra e suoi abitanti poterono tornare in vita, contribuendo a creare la più grande Sfera Genkidama che l’universo avesse mai potuto ammirare. La forza di quella immensa sfera di energia fu tanta da travolgere e uccidere Kid Bu, l’incarnazione più malefica di Majin Bu, ponendo la parola fine a quella strabiliante battaglia. La parte buona di Majin Bu continuò a vivere in mezzo agli umani, che si erano dimenticati totalmente di lui e di tutte le azioni malvagie da lui compiute grazie a un desiderio espresso al drago terrestre Shenron. E così, gli anni trascorsero, lenti, pacifici, felici. I nostri eroi ne avevano passate di tutti i colori, ed erano consapevoli che prima o poi qualcuno sarebbe venuto a minacciare la serenità sul verdeggiante pianeta. Così, molti di essi, compresi alcuni guerrieri ritiratisi precedentemente dal combattimento, incominciarono duri allenamenti, che spesso duravano dall’alba fino a notte inoltrata. Ed è proprio nel cuore delle tenebre che la nostra narrazione inizia, e precisamente in un bosco.

Era all’apparenza un semplice bosco, pieno di alberi dalle folte chiome, poco distanti gli uni dagli altri. La poca distanza tra gli alberi faceva si che anche i fogliami fossero molto vicini tra loro, e ciò rendeva il bosco molto scuro anche di mattina, visto che la luce faticava a filtrare attraverso i piccoli fori lasciati dal distacco tra cima e cima. Gli unici posti davvero luminosi erano alcune piccole radure, sparse qua e là per tutta la boscaglia, che durante il giorno risultavano essere ben illuminate, anche se di notte venivano anch’esse soprafatte dalla morsa delle tenebre. Come è facile intuire, quindi, il bosco di notte era praticamente una distesa di oscurità,  motivo per il quale avventurarcisi necessitava un eccellente senso dell’orientamento, una vista abituatasi a vedere attraverso il buio, oppure una qualche fonte di illuminazione che schiarisse un po’ l’oscurità. La brezza che attraversava gli stretti spazi tra gli alberi era sempre fresca e rilassante, in particolar modo di notte, con uno strano potere quasi soporifero, che poteva indurre anche il più resistente degli uomini al sonno profondo. Ma questo suo potere non sembrava sortire alcun effetto su colui che quel giorno aveva deciso di recarsi in quel posto nonostante l’assenza quasi totale di illuminazione e il senso di desolazione provocato da un tombale silenzio.
Era un bislacco individuo con le orecchie appuntite e due antenne situate sulla sua dalla testa pelata. La caratteristica più evidente di quello strano essere era sicuramente l’insolito colore della pelle: invece di avere una carnagione tipica di un essere umano, la cute di quell’individuo era di un verde chiaro, con alcune parti delle braccia rosee. Indossava un completo viola che gli lasciava scoperte le braccia, e portava un turbante e un mantello, entrambi di colore bianco. Portava inoltre una cintura blu, come per evidenziare la sua natura di combattente. In quel momento, il guerriero si trovava in meditazione nel centro di una delle radure presenti nel bosco, e il suo corpo era in levitazione. Aveva gli occhi serrati, e dalla sua faccia si poteva evincere come in quel momento stesse riflettendo in silenzio all’interno della sua mente, senza voler esplicare i suoi pensieri al mondo. Il suo volto era impassibile, e quasi emanava un’aura di apatia. Quella faccia non faceva per nulla trasparire quello a cui stava realmente pensando quello strambo personaggio di nome Junior, e le sue vere emozioni erano celate all’interno del suo corpo, dentro la sua mente; e nessuno avrebbe mai potuto curiosare nei suoi pensieri, e del resto lui avrebbe fatto di tutto per tenerli nascosti, nonostante, in fin dei conti, nessuno in quel momento si trovasse lì per ficcare il naso nei suoi affari.
“Sono cinque anni che mi alleno intensamente, che continuo ad aumentare il peso del turbante e del mantello, che mi esercito in nuove tecniche di combattimento… ma non basta. Ancora non sono arrivato a quel fatidico giorno… perché!? Quando potrò togliermi questo fardello da dosso!? Quando sarà il momento in cui potrò finalmente raggiungere… fiuh… devo calmarmi. Devo essere paziente. Arriverà quel giorno. Arriverà” questi ed altri pensieri aleggiavano nella mente del namecciano, frustrato e impotente davanti alla dura realtà, ma al contempo speranzoso, speranzoso in un giorno che, purtroppo, con ogni probabilità, non sarebbe mai arrivato; ma lui non poteva fare a meno di crederci fermamente. Aveva vissuto la sua vita all’ombra di quella razza così potente e in continua evoluzione chiamata Saiyan, i quali individui che gli appartenevano raggiungevano con duri allenamenti risultati inimmaginabili, che gli permettevano di confrontarsi con qualsiasi avversario. Anche Junior si allenava duramente e con dedizione, ma, nonostante i suoi sforzi, non era mai stato capace, se non in rari casi, di raggiungere anche solo una minima parte della massima potenza Saiyan, in costante aumento. Ma non si sarebbe di certo arreso: arrendersi è da vigliacchi e solo da vigliacchi. Soltanto chi ha paura si arrende, e Junior di certo non era un vigliacco. Quel giorno utopico sarebbe presto arrivato, era solo questione di tempo. E anche se infine quella speranza si fosse rivelata idilliaca, almeno Junior avrebbe avuto la coscienza pulita, poiché avrebbe saputo di averci provato e riprovato, senza aver mai gettare la spugna nemmeno per un istante. Per il momento, decise che avrebbe continuato gli allenamenti, determinato più che mai a raggiungere il suo obiettivo, sicuro che, prima o poi, ci sarebbe riuscito. Ma mentre Junior rimuginava su quei pensieri, ecco che un leggero fruscio ruppe il silenzio assoluto del bosco.
Il namecciano aprì istantaneamente gli occhi, posò i piedi a terra e si mise in posizione di combattimento. Squadrò bene la foresta, udendo un suono sfuggente provenire dagli alberi. Nelle vicinanze non sembrava esserci alcuna aura, per cui Junior dovette fare affidamento solo sull’udito, che per fortuna il egli era molto sviluppato, essendo un namecciano. Junior rimase fermo e attento per diversi secondi, constatando che il rapido suono era in avvicinamento. Cominciò a percepire dei passi, piuttosto pesanti. L’entità che si stava avvicinando a lui sembrò per un attimo rallentare, ma Junior sapeva di non poter abbassare la guardia. Il namecciano face molta attenzione alla direzione da cui provenivano i suoni, che cambiava ripetutamente: sinistra, destra, indietro, avanti. Era un continuo ciclo che non sembrava volersi arrestare. Ma ecco che improvvisamente i passi divennero nuovamente veloci, quasi impercettibili. Una folata di vento accarezzò il volto di Junior, ma i pensieri di quest’ultimo era più concentrati su ciò che, con ogni probabilità, aveva provocato quella folata. Davanti a sé, infatti, si era parato un diretto sferrato da un enorme mano, ma Junior era pronto a contrastarlo. Prontamente, il namecciano schivò il colpo spostandosi a destra, riuscendo finalmente ad inquadrare l’artefice dei suoni precedentemente sentiti. Era un uomo muscoloso, con baffi radi e la testa priva di capelli. Indossava un’armatura con spallacci gialli e busto nero, per poi tornare gialla nella zona delle gambe. All’occhio destro portava uno strano oggetto di colore blu, che risultò dannatamente familiare a Junior. L’uomo rimase per qualche secondo con il braccio disteso verso Junior, per poi ritrarlo, puntando i suoi occhi verso quelli del namecciano. Sorrise. E da quel sorriso, Junior capì.
“Cosa!? Nappa!?” disse il namecciano, stupito e inorridito. Non poteva essere vero. Come poteva essere realtà l’orribile visione che gli si palesava davanti? Nappa era morto anni addietro, e ormai di lui non rimanevano neppure le sue ceneri! Com’era possibile? Doveva essere un sogno, forse Junior si stava immaginando tutto. Non poteva essere davvero lui. Ma la conferma, purtroppo, arrivò, dalla bocca dello stesso ex-compagno di lotta di Vegeta.
 “Proprio così, pivello!” sbraitò il Saiyan, sfoderando uno dei suoi ghigni migliori. Era proprio Nappa, in carne ed ossa. Junior rimase per un po’allibito, ma il suo sangue freddo riuscì a fargli tornare il lume della ragione. La sorpresa c’era stata, ma di per sé, non c’era nulla di cui aver paura: d'altronde, Junior era ormai diventato decine e decine di volte più potente di Nappa, e liberarsi di quel Saiyan sarebbe stato uno scherzo, quasi come un gioco. Durante il loro primo incontro fu Junior a rimetterci le penne, ma quel giorno le cose sarebbero andate molto diversamente. E di questo Junior ne era certo.
“Cosa c’è, pidocchio? Hai forse paura!?” sghignazzò il calvo Saiyan, guardando Junior con fare arrogante e di sfida.
“Io? Paura di te? Beh, credo che tu abbia sbagliato giorno e persona, caro il mio crapa pelata!” ribatté Junior, mettendosi in posa, pronto a combattere. Sarebbe stato veloce. Veloce, ma intenso. Sentì come una strana voglia, un desiderio effimero ma al contempo forte dentro di lui. Era da tempo che non sentiva il bisogno di fare ciò che stava per fare, ma non se ne curò molto: voleva farlo, e lo avrebbe fatto. Nessuno glielo avrebbe impedito.
“Ah, così osi anche prenderti gioco di me, pidocchio! Se le cose stanno così, non mi lasci scelta. Ti ho già ucciso una volta, e non ho niente che mi imponga di non farlo nuovamente! Non vedrai l’alba di domani, muso verde!” disse Nappa, togliendosi lo scouter con la mano destra, per poi stringerla in un pugno, riducendo in frantumi il marchingegno. Aprì poi la mano, lasciando cadere a terra i resti del rilevatore, per poi osservare rabbiosamente Junior, mantenendo comunque quel fastidioso ed arrogante sorriso.
 “Credi che mi lascerò uccidere così facilmente come quella volta? Preparati Nappa, ti sto per rispedire da dove sei venuto!” disse Junior, buttando rapidamente a terra turbante e mantello, preparandosi a confrontarsi con il colosso Saiyan. Lo scontro stava per incominciare. 
Nappa non esitò un momento, e si diede il privilegio di compiere la prima mossa. Con un veloce scatto, si trovò faccia a faccia con il namecciano, che lo guardò dritto degli occhi. Nappa poté osservare attentamente il beffardo sorriso di Junior, che rimase impassibile alla mossa compiuta dall’energumeno Saiyan, il quale cominciò ad innervosirsi davanti a quella chiara provocazione. Nappa sferrò un violento gancio destro, con l’intenzione di colpire la guancia destra del namecciano. Quest’ultimo riuscì però a bloccare il colpo con il solo ausilio della mano destra aperta, mentre continuava ad osservare il proprio avversario, compiacendosi della sua superiorità. Infuriato, il Saiyan ritrasse il braccio, e celermente sferrò un montante con il braccio sinistro. Il namecciano riuscì a bloccare facilmente il colpo con la mano sinistra, provando un senso di appagamento in quella lotta a senso unico. Nappa cominciò ad innervosirsi, e, determinato più che mai a colpire il namecciano, fece pressione sulla mano di quest’ultimo, sperando che prima o poi questa essa avrebbe ceduto, lasciando passare il suo montante e permettendogli di colpire in pieno quell’arrogante muso verde. Ma il Saiyan stava inconsapevolmente sprecando le proprie energie, visto che il palmo verde non sembrava dare segni di cedimento. Junior guardò soddisfatto il volto impegnato di Nappa, che, digrignando i denti, cercava di mettere più forza possibile nel suo poderoso montante. Dopo ciò, il namecciano decise che ne aveva abbastanza: era il momento di porre fine a quel breve scontro. Junior sferrò un forte calcio con il piede destro allo stomaco del Saiyan, che si ritrasse il braccio siniso e si portò entrambe le mani al punto colpito, mentre emetteva forti gemiti di dolori. Nappa indietreggiò leggermente, con gli occhi fissi sul suo verde avversario, che continuava a guardarlo con un’aria di compiacimento. E questo non poteva che imbufalirlo sempre di più.
 “Credi davvero che basti un semplice calcio per stendermi? Mi dispiace, ma non sono così fragile come credi!” sentenziò furioso Nappa, accasciandosi al suolo dolorante. Cercò inutilmente di rialzarsi, dato che il colpo di Junior gli aveva come prosciugato tutte le energie. Junior si avvicinò lentamente, passo dopo passo, con il volto sempre rivolto al sofferente Nappa. Il namecciano posò un piede sulla testa del Saiyan, ormai a terra e inerme. Cominciò a premere contro il capo di Nappa, che ululava per il male che quello che lui definiva muso verde gli stava provocando. Nappa cominciò ad emettere strazianti urla, ma Junior rimaneva impassibile dinanzi a quelli che a lui parevano dei lamenti infantili.
“Il classico colosso tutto fumo e niente arrosto. Sei fragile, le tue ossa sono fragili, la tua carne è fragile. Mi basta uno schiocco di dita per porre la parola fine alla tua misera esistenza. Non ho potuto farlo una volta, e allora lo farò ora” disse Junior, portandosi due dita alla fronte.
“No, ti prego, non usare il Makankosappo! Ti prego, risparmiami!” implorò Nappa, ma Junior non diede peso alle sue parole, e iniziò a concentrare il proprio Ki per eseguire la sua tecnica firma, il Makankosappo. Mentre caricava il potente colpo, Junior incominciò una fragorosa risata di godimento. Non si era mai sentito tanto a suo agio come in quel momento. Non ci volle molto affinché il colpo fosse pronto. Junior ritrasse le dita dalla fronte, pronto a prendere la mira sullo stomaco di Nappa, pronto a penetrare i possenti muscoli del Saiyan. Era questione di pochi secondi, e la sua vendetta si sarebbe avverata. Ma fu proprio in quel momento che si accorse di qualcosa di strano: il suo comportamento era stato anomalo durante il corso di quella breve battaglia. Si era comportato in modo sadico, violento, vendicativo... sembrava la copia di se stesso ai tempi del ventitreesimo torneo mondiale. Cosa gli stava accadendo? Perché si era comportato in quel modo? Perché stava provando divertimento nell’umiliare quel mostro composto da mera muscolatura, senza un briciolo di umanità e di pietà? Perché aveva sentito così tanto il bisogno di far soffrire il Saiyan, mostrargli la sua inferiorità rispetto a lui, piuttosto che farlo fuori fin dall’inizio e risparmiargli tutto ciò, come in fondo aveva sempre fatto con i suoi avversari dopo il ventitreesimo torneo?  Junior si paralizzò, tanto che smise di premere sulla testa di Nappa. Probabilmente per la prima volta in vita sua, il grosso Saiyan utilizzò l’astuzia, e colpi il terreno con veloce e potente Ki Blast caricato sul momento. Una nube di fumo si alzò, ma Junior rimase imperterrito e fermo come una statua, con lo sguardo perso nel vuoto, e un espressione a metà tra il disgusto e la vergogna. Il fumo si diradò in fretta, e Nappa non c’era più. Junior strinse le mani in pugni, riassorbendo tutto il Ki accumulato sulle dita per eseguire il Makankosappo. Inclinò la testa verso il terreno, con un espressione pensierosa. Cos’era appena successo? Aveva sognato ad occhi aperti oppure aveva realmente affrontato un redivivo Nappa, che incredibilmente sembrava anche conoscere il Makankosappo nonostante lo avesse mai visto all’opera? Se l’era immaginato o per davvero si era comportato come un tempo? Queste ed altre domande intasavano la mente del namecciano, che rimase tutta la notte a meditare in quel bosco. Una cosa gli fu però sicuramente chiara: il suo intuito gli diceva che la pace sulla Terra aveva le ore contate.

*

La mattina successiva all’accaduto, il Saiyan chiamato Goku stava svolazzando sopra l’azzurro mar, alla ricerca di una piccola isola. Era una bellissima giornata, il cielo era più limpido che mai, e il sole splendeva alto nel cielo. La positività di quel tempo sembrava voler sotterrare gli orribili avvenimenti della notte precedente, di cui nessuno, a parte il malcapitato Junior, era a conoscenza. Il Saiyan aveva un genuino sorriso, stampatosi sul suo volto  durante il suo volo verso l’isola, inconsapevole del dramma che aveva afflitto il suo amico namecciano. Ormai, Goku non temeva più alcun avversario: poneva molta fiducia nelle sue capacità, e in quelle dei piccoli Goten e Trunks, destinati a diventare prima o poi i nuovi protettori del pianeta, nonché nelle rinomate e innegabili qualità da combattente del suo eterno rivale Vegeta. Certo, era ben consapevole che la pace non si sarebbe mantenuta per sempre, ma per il momento il mondo gli sembrava fin troppo tranquillo perché potesse scoppiare una catastrofe da un momento all’altro. E così, mentre il vento gli palpava la fronte, rinfrenscandola, e il suo corpo fremeva dalla voglia di allenarsi, Goku arrivò a destinazione. Era un piccolo isolotto su cui era stata costruita una casa color pesca dalle dimensioni modeste a alta due piani. Goku atterrò dolcemente sulla spiaggia, mentre i suoi piedi modellavano la sabbia sprofondandoci dentro. La porte e le finestre della casa erano ermeticamente chiuse, e in giro non sembrava esserci tracce di vita intelligente.
 “Avanti, so che siete nascosti da qualche parte. Coraggio, fatevi sotto!” esclamò Goku, guardandosi attentamente le spalle. Ancora niente. Il suo sguardo ricadde nuovamente sulla rosea casa, quand’ecco comparire un’ombra sulla sabbia. Ad una prima occhiata sembrava un uomo basso e calvo, il quale tendeva il braccio sinistro all’indietro, con la mano serrata a mo di pugno, pronto per scagliarlo contro il Saiyan.
“Mi spiace, caro mio, ma non mi vincerai mai con le solite tattiche!” disse allegramente Goku , per poi voltarsi velocemente all’indietro e parare con il palmo sinistro un diretto di Crilin. Il calvo terrestre rimase per un po’ in levitazione, con il pugno che ancora tastava la mano di Goku. Crilin guardò Goku, con un sorriso che faceva chiaramente trasparire malizia e sfida.                                                                                                                         
 
“Questo è quello che pensi tu!” disse Crilin, per poi partire con un altro diretto pronto a stamparsi in faccia a Goku. Quest’ultimo diede una esplicita e quasi presuntuosa dimostrazione della sua strabiliante potenza, contrastando quel pugno con la parte del corpo a cui era diretto: la testa. Goku diede una testata al diretto del terrestre, riuscendo non solo a bloccarlo, bloccarlo, ma anche a sbalzare via Crilin, che finì in mare per la grossa potenza del colpo. Numerosi schizzi si alzarono dall’acqua, e Crilin scomparve, inghiottito dal mare. 
“Allora, è tutto qui quello che sapete fare!?” chiese Goku, quasi come se pretendesse una risposta immediata. Nel contempo, veloci passi si posavano sulla sabbia, piuttosto evidenti, ma al contempo schivi e speranzosi di cogliere di sorpresa l’avversario.
 “Ah, vedo che volete fare sul serio. E va bene: lo avete voluto voi!” disse serenamente Goku, per poi voltarsi nuovamente, ottenendo una chiara visione di un uomo con folti e lunghi capelli neri, con due cicatrice che si incrociavano ad x sulla guancia destra e una lunga cicatrice che partiva dalla guancia sinistra fino ad arrivare alla fronte, intenzionato ad affrontarlo con tutte le sue forze, a giudicare dalla sua espressione. Il vero combattimento era appena inziato.          
 Iamko mirò per bene lo stomaco di Goku, per poi sferrare una ginocchiata con il piede sinistro, facilmente bloccata dal Saiyan con la mano destra. Goku sferrò quindi un diretto con il braccio sinistro, ma Iamko riuscì ad intercettarlo appena in tempo, facendo scudo alla testa con il braccio destro e bloccando quindi in tempo il colpo. Fece poi un veloce scatto, scomparendo all’istante, per poi ricomparire altrettanto velocemente alle spalle dell’avversario. Tentò quindi di colpire il collo di Goku con un veloce calcio laterale. Goku diede dimostrazione dei suoi mostruosi riflessi, abbassandosi con una rapidità impressionante, schivando il calcio, per poi colpire Iamko allo stomaco con una gomitata sinistra prima che l’avversario potesse fare qualsiasi cosa. Il capelluto terrestre fece diversi passi all’indietro, per poi cadere a terra, tanto era il dolore che quel singolo colpo era stato capace di provocargli. Goku rimase piuttosto deluso da ciò a cui aveva appena assistito: nonostante tutti i suoi allenamenti, Iamko non era ancora capace nemmeno di sfiorarlo, e i suoi attacchi, per quanto veloci, erano ancora facilmente contrastabili da un avversario capace di muoversi e ragionare in modo repentino; inoltre, era piuttosto evidente che Iamko stesse già affannando dopo quel singolo colpo, e il suo viso si era contorto in un espressione di pura sofferenza, di chi sa che prenderà presto altri colpi micidiali esattamente quanto quello.
“Ufh, che noia! Possibile che non riuscite mai a colpirli? Devo ammettere che mi avete molto deluso, tutti e due! Ci siamo allenati così a lungo, ma ancora non riuscite nemmeno a toccarmi! Avanti, so che nascondete qualche altra carta! Mostratemela, dimostratemi di cosa siete davvero capaci” si lamentò il Saiyan, accorgendosi solo in quel momento di un rumore di schizzi d’acqua che saltano dal mare. Goku ebbe appena il tempo di girarsi e mettersi in posa di combattimento quando Crilin lo colpì con una fortissima testata allo stomaco. Pur rimanendo in posa di combattimento, Goku arretrò di qualche passo per la forza di quel velocissimo attacco, lasciando anche un marcato solco sulla sabbia. Non ebbe nemmeno il tempo di pensare ai lancinanti mali che sentiva nel petto, visto che il calvo terrestre si apprestava a compiere un altro assalto. Svolazzando per l’aria, Crilin si avvicinò con la super velocità a Goku, per poi cominciare a tempestarlo di calci dalla testa ai piedi. Il dolore, unito alla raffica senza fine di Crilin, impedivano a Goku di controbattere in un qualsiasi modo. Fu dunque costretto a subire senza avere la minima possibilità di reagire, riuscendo però ad assistere finalmente ad una dimostrazione più che sufficiente del gran miglioramento in forza compiuto in quegli anni da Crilin.
 “Era questo che cercavi, vero, Goku? Beh, come puoi vedere ci siamo dati molto da fare in questi anni, e non credo che tu sia capace di contrastarci così facilmente, adesso!” sentenziò Crilin, compiacendosi del risultato ottenuto: un Goku immobile e incapace di compiere alcun movimento, intrappolato in una ragnatela continua di colpi, costretto ad incassare i celeri calci del terrestre senza poter intervnire. Ma il nostro Crilin, purtroppo, non sapeva che anche Goku aveva diverse carte da giocare non ancora svelate. Difatti, il potente Saiyan decise che ne aveva avuto abbastanza di subire tutti quei colpi senza avere la possibilità di reagire. Con un urlò disumano, Goku decise di liberare la forza che aveva tenuta nascosta per diversi anni ai due terrestri durante i loro allenamenti. La sua aura si espanse in un batter d’occhio, e la sua potenza era tale da mandare al tappeto Crilin al solo contatto con la pelle del terrestre. E dopo di ciò, continuò ad espandersi e ad espandersi, diventando sempre più grande, al punto in cui ormai ricopriva quasi tutta l’isola. La forza del Saiyan era tale che, se solo avesse voluto, gli sarebbe bastato un sol colpo quella piccola e misera isoletta, con tutto ciò che c’era sopra di essa. Crilin riuscì a rialzarsi, e, dopo essersi scrollato la sabbia di dosso, ebbe una visione quasi mistica: Goku era in piedi, schiena alta e muscoli in evidenza. Il suo sguardo era serio, e l’aura che lo circondava era così immensamente grande che per poco non arrivava a toccare la Kame House, le cui travi sembravano smosse dalla forza immensa del Saiyan, quasi come se fossero spaventate.                                        
“Incredibile… ripensando al passato, non avrei mai immaginato che saresti riuscito a raggiungere tali livelli senza aver bisogno di qualche trasformazione. Sei certamente il più forte guerriero che io abbia mai potuto conoscere. E anche dopo tutti questi anni, mi sembra ancora un sogno l’idea di riuscire a raggiungerti. Sei insuperabile, amico mio” pensò tra sé e sé Crilin, mentre squadrava Goku con un’espressione provocatoria ma al contempo sorridente. Il  Saiyan smise di urlare, e a poco a poco la sua aura iniziò a diradarsi, fino a scomparire del tutto, facendo tornare normale l’atmosfera. Si avvicinò al caro amico terrestre, accarezzandogli la pelata, un po’ per affetto e un po’ per prenderlo in giro.  
“Sei sempre il solito, Goku! Non cambierai proprio mai!” disse felicemente Crilin, mentre osservava lo sguardo perennemente sorridente del suo amico Saiyan.                        
 
“Crilin non è l’unico ad aver compiuto dei miglioramenti!” sentenziò una voce alle spalle che Goku, che, colte al volo quelle parole, tornò serio, si alzò, per poi girarsi, scoprendo che quella voce che aveva richiamato le sue attenzioni era Iamko, affannato e debole. Sembrava come se il suo corpo potesse cedere da un momento all’altro, ma era come se si rifiutasse di cadere, spinto dalla voglia di confrontarsi contro un avversario con il quale non aveva alcuna speranza. In fondo, c’era da ammettere che la buona volontà non gli mancava. 
 “Ah si? Beh, allora dimostramelo con qualcosa di concreto!” disse Goku, osservando il suo avversario. Iamko stese quindi il braccio sinistro in avanti, tenendo la mano all’insù e chiudendo le dita ad artiglio. Si toccò quindi il polso del braccio sinistro con la mano destra, e incominciò ad accumulare energia nella mano con le dita ad artiglio. Dopo qualche secondo, ecco comparire una sfera di energia che volteggiava sopra la mano dove Iamko aveva caricato la sua energia. 
“Ah, si? Allora vuoi puntare tutto sulla Sokidan, non è così? E sia: Sokidan contro Sokidan!” disse Goku, più entusiasta che mai e desideroso di iniziare al più preso. Esegui gli stessi identici movimenti di Iamko, e in un batter d’occhio riuscì anch’egli a creare una sfera di energia identica a quella dell’amico.
“Tsk, sei proprio sicuro che la tua Sokidan sia più efficace della mia!? In fondo io sono il creatore di questa tecnica, l’ho ideata io: chi può utilizzarla meglio di me” disse narcisisticamente Iamko, rivolgendo un sorriso determinato al Saiyan. Goku ricambiò il gesto, fiducioso che Iamko gli avrebbe dato una dimostrazione concreta dei suoi miglioramenti, cosa che fino ad ora aveva potuto constatare soltanto in Crilin. 
 “Lo vedremo! Avanti, si comincia!” disse Goku, per poi lanciare la sua sfera. Iamko fece la medesima azione, ed entrambi i contendenti erano già in eccitazione per quello che si prospettava un interessante confronto di una stessa tecnica eseguita da due individui differenti. Sia Iamko che Goku avvicinarono due dita per ogni mano, pronti per iniziare a direzionare a piacimento la propria sfera. Goku fu abbastanza rapido da riuscire a compiere la prima mossa, inclinando il braccio sinistro all’insù. La sua sfera di energia si mosse con una rapidità impressionante, trovandosi dopo pochi istanti sopra la testa di Iamko. Il terrestre mantenne la calma, e anch’egli alzò leggermente il suo colpo con gli stessi movimenti di Goku, ma con una velocità decisamente inferiore a quella del Saiyan. Avvicinò poi il braccio destro a quello sinistro, tenendo il primo al di sotto dell’ultimo, ed indicando con le due dita congiunte alla sua sinistra. La palla si avvicinò alla Kame House, il che destò non poco stupore a Goku, che iniziò a pensare di aver fuso qualche rotella al povero Iamko con il colpo precedente. Prima che la sfera potesse però impattare contro la Kame House, Iamko la alzò ancor di più, facendola arrivare al livello della sfera di Goku, che in quel momento si trovava a destra di quella di Iamko.
“Allora è questo quello che vuoi, non è così?” disse il Saiyan, preparandosi ad indicare la sinistra con le dita del braccio destro, in modo da annullare la Sokidan di Iamko grazie alla propria. 
“Mi spiace, ma non sono così ingenuo!” disse Iamko, per poi inclinare il braccio sinistro all’indietro. Immediatamente, distese quel braccio fino al punto in cui le due dita stese arrivavano quasi a toccargli una scarpa. La sua sfera, con un rapido movimento in curva, si allontano dalla sfera di Goku, per avvicinarsi minacciosamente verso il Saiyan. Goku, preso dalla situazione, fece un gran balzo per evitare la sfera.                             
“Ci sei cascato!” disse Iamko. Anch’egli compì un balzo felino, raggiungendo all’istante il suo amico Saiyan. Senza perder tempo, il terrestre sferrò una tallonata al volo dritta al petto di Goku, che per il contraccolpo fu sbalzato sulla sabbia. Iamko non perse tempo, e, volando, si accinse a sferra un colpo energetico contro il Saiyan. Goku non ci mise un granché a rialzarsi, e riprese con la stessa velocità il volo precedentemente interrottò da Iamko. Si avvicinò a lui con gran velocità, per poi colpirlo con un calcio allo stomaco. Iamko non proferì alcun’ gemito di dolore, anzi, sorrise. Repentinamente, il terrestre afferrò con entrambe le mani il piede di Goku, spingendolo contro il suo stomaco e facendoci pressione, facendolo contorcere dal dolore. Iamko riuscì quindi a tenere Goku immobile per qualche secondi, dimenticandosi che la sfera di quest’ultimo era ancora integra, cosa che invece saltò all’occhio del Saiyan proprio in quel momento. Goku decise quindi di distendere il braccio sinistro all’ingiù, in modo da colpire Iamko con la sfera e liberarsi dalla presa esercitata dal terrestre. Iamko, osservati i movimenti di Goku, ricordò all’istante, ma orami era troppo tardi. Con un espressione di panico, Iamko diede una forte testata alla fronte di Goku, per poi attenuare la presa per evitare di perdere ulteriori energie. Goku riuscì a sfilare il piede dalle mani del terrestre, che aveva un espressione di pura sofferenza. Iamko affannava, e non riusciva più a muovere nemmeno un muscolo. Goku si allontano dal capelluto terrestre, mentre Crilin osservava terrorizzato la sfera luminosa che entrava in contatto con il corpo del suo amico, creando un esplosione di fumo, e mandando a terra il povero terrestre, inerme.
“Oh, no, Iamko!” disse spaventato Crilin, avvicinandosi al corpo esanime della amico. I capelli di Iamko erano intrisi di sabbia, e la sua faccia sembrava quella di qualcuno che provava un dolore costante, sebbene in realtà fosse soltanto svenuto e quindi non percepisse più nulla. Al contrario, Goku era ancora fresco come una rosa, nonostante ne avesse prese di santa ragione da entrambi i terrestri. Si avvicinò al corpo dell’amico, per poi tirare fuori dai suoi pantaloni un sacchetto contenente alcuni senzu. Lo aprì e ne infilò uno nella bocca di  Iamko, che in un men che non si dica si rialzò, furibondo e deluso.
“Maledizione! Perché sono sempre quello che alla fine viene ridotto peggio di tutti!? Non riesco mai a combattere senza che dopo abbia bisogno di un senzu, nemmeno dopo un allenamento, e in questo caso stavo pure riuscendo a rimontare! Ahh, dannazione!” piagnucolo Iamko, sbattendo i pugni sulla sabbia. 
 “Piantala di fare il bambino, i brutti momenti ci sono per tutti quanti!” gli rimproverò Crilin, ma Iamko gli girò le spalle, stendendosi sulla sabbia e mettendo le mani dietro la testa. Goku e Crilin decisero di fare lo stesso, rivolgendo lo sguardo insieme al loro amico al cielo mattutino. Il vento ondulava i loro capelli (eccetto quelli di Crilin, visto che in quel momento non ne possedeva affatto), e quella piacevole sensazione gli fece ricordare quei cinque fantastici anni vissuti nella pace, nella prosperità, ma anche nella fatica, nell’allenamento e nel raggiungimento di nuove mete. 
 “Ragazzi, ma ci pensate che sono passati già cinque anni? Mi sembrava ieri il giorno in cui abbiamo distrutto Majin Bu!” disse spensieratamente Goku, rivolgendo lo sguardo ai suoi due compagni di allenamento. 
“ Abbiamo? Dai Goku, non prenderci in giro! Lo sappiamo che se Majin Bu non esiste più, è soltanto merito tuo!” sbuffò Iamko, ancora contrariato da ciò che era poc’anzi accaduto.     
“Avanti! In fin dei conti noi abbiamo dato l’energia per la Genkidama che ha disintegrato quel mostro. Il merito è anche nostro, Iamko!” disse Crilin, ridacchiando.
“E va bene, Mr.Capelli” ribatté Iamko, con un chiaro tono di sfottò. 
“Ehi, come ti permetti di chiamarmi così, Mr.Capellone?” rispose prontamente Crilin, indignato. La bocca di Iamko si increspò in un piccolo ghigno. 
“Cos’è? Questi anni di allenamento nella stanza gravitazionale vi ha per caso resi così confidenziali tra di voi?” disse Goku, osservando i due con un espressione quasi meschina.                                                                                                   
“Ehh!!? E tu come lo sai!?” fecero in coro i due terrestri, guardando sconcertati la faccia del Saiyan.
“Vegeta mi ha detto tutto. Lui è ormai capace di sopportare quasi perfettamente una gravità 400 volte superiore a quella della Terra, ma anche voi di progressi ne avete fatti: Tensing è adesso capace di resistere fino alla gravità 300, mentre tu e Crilin siete capaci di allenarvi ad una gravità 250 volte superiori a quella terrestre. Anche Riff sta compiendo dei passi da gigante, dato che in una settimana è passato da gravità 90 a gravità 130, ed è in costante aumento, anche se sta cominciando a riscontrare grosse difficoltà. Adesso capisco perché alle volte non vi presentavate sull’isola, nonostante avessimo già progettato l’incontro. Tornando a noi, vedo che in questi cinque anni vi siete dati da fare nella stanza gravitazionale, tanto che adesso riuscite persino a combattere alla pari con noi Saiyan in forma base. O mi sbaglio, caro il mio Crilin?” concluse Goku, sedendosi ed osservando maliziosamente il suo giovane amico, il quale si fece rosso come un peperone, sembrando spaesato da quanto detto dal Saiyan. 
“Di c-c-c-cosa parli?” balbettò Crilin, guardando dal basso il Saiyan, che da quell’inquadratura sembra un vero e proprio colosso in confronto a lui, cosa che lo metteva ancora più a disagio di quanto già non fosse.                                     
“Avanti, su, non vorrai ancora nasconderci il fatto che sei riuscito a colpire Vegeta, giusto!?” controbatté Goku, guardando l’amico, il quale si sentiva progressivamente sempre più turbato dalla verità che il Saiyan cercava di far venire a galla.
 “Cooosa? Criln, dice sul serio? Vegeta ha sempre dato il massimo contro di noi, e a differenza di Goku, ha sempre cercato di evitare che qualcuno di noi riuscisse anche solo a sfiorarlo, adottando strategia molto poco aggressive e più difensive e basate sui contrattacchi. È sempre stato super prudente, il suo stupido orgoglio gli imponeva di non venir messo in difficoltà da dei terrestri, e per il momento sapevo che tra di noi nessuno fosse riuscito a colpirlo… come hai fatto!?” chiese entusiasta e curioso Iamko, sedendosi anche lui sulla sabbia nella medesima maniera di Goku e fremendo dalla gioia di sapere la verità su quella fantastica notiza. Crilin si alzò, imbarazzato e rosso al punto da far sembrare la sua testa un pomodoro, guardando i suoi due compagni. Entrambi non aspettavano altro se non la sua confessione, che non si fece ulteriormente attendere.
“Ok, lo ammetto. Ho colpito Vegeta. Peccato che non sia stata mia intenzione farlo! Era notte fonda, e io, avevo ancora voglia di allenarmi ancora. Quindi, sono andato alla Capsule Corp, ho chiesto a Vegeta di combattere ancora nella stanza gravitazionale. Il primo che riusciva a colpire l’altro vinceva. Vegeta era più acido del solito, forse perché lo avevo svegliato nel cuore della notte, o per altro. Non è ho idea. Ha pero accettato, e una volta dentro ha impostato la gravità a 350, sapendo bene che non sarei mai riuscito a reggerla. Vegeta riusciva a spostarsi tranquillamente, visto era già capace di reggere una gravità superiore a quella. A me, invece, sembrava di avere l’intero mondo sopra la schiena, ed ogni singolo movimento richiedeva uno sforzo enorme. Ho cercato di stare lontano da Vegeta per un quando più tempo possibile, e, anche se per correre lontano da lui ho dovuto spremere moltissime energie, sono riuscito ad avanzare abbastanza velocemente, fino a quando non sono inciampato. Mi sono girato, e ho visto Vegeta pronto a sferrarmi un pugno e dalla sua espressione ho capito che faceva sul serio. Ero così spaventato da quello che quel pugno mi avrebbe potuto fare che ho perso il controllo del mio corpo, ed istintivamente ho colpito la gambe di Vegeta con un calcio, facendolo cadere a terra. Ero stato veloce certo, ma avevo perso tutte le energie, e per giunta avevo anche vinto la sfida! Si, può sembrare strno che mi pianga addosso nonostante sia riuscito nel mio intento, ma Vegeta non l’ha presa proprio bene. Fu furioso, dicendomi che se avessi anche solo provato a rivelare a qualcuno questo avvenimento lui me l’avrebbe fatta pagare. Quindi, vi prego di non dirgli che ve l’ho raccontato!” concluse Crilin in tono supplichevole. Iamko e Goku rimasero per un po’ di tempo ad osservare l’amico con una faccia quasi intontita, per poi scoppiare a ridere simultaneamente.   
“Dai, Crilin, sai che non faremmo mai una cosa del genere! Ci teniamo alla tua pellaccia!” disse Goku, dando al contempo una pacca sulla spalla al calvo terrestre per confortarlo.                                
“E poi non credo che Vegeta possa davvero farti qualcosa! Probabilmente ha detto così perché era arrabbiato: sai com’è fatto, l’orgoglio se lo mangia a colazione. Per giunta era già innervosito dal fatto che tu l’abbia svegliato nel cuore della notte, e probabilmente non ha nemmeno pensato veramente a ciò che ha detto. Rilassati, dai!” disse scherzosamente Iamko, supportando anche lui l’amico con un amichevole pacca. Crilin aveva la testa rivolta verso la terra, e la sua espressione, invece che essere rallegrata dal supporto dei suoi due amici, era frustrata e arrabbiata: quei due stavano rimarcando fin troppo quell’accaduto, e questo a Crilin non stava per niente bene. 
“INSOMMA, LA VOLETE PIANTERE VOI DUE! PIÙ NE PARLATE, PIÙ CI PENSO E PIÙ MI PREOCCUPO! CAMBIAMO ARGOMENTO, O POTERI DAVVERO IMBUFALIRMI!” esplose Crilin, guardando furioso i due compagni, i quali sobbalzarono per via dell’inaspettata reazione dell’amico.
“Scusaci!” dissero sottomissivi Iamko e Goku, pressoché inchinandosi davanti all’amico, che, sbuffando, sembrava però in procinto di calmarsi dopo quel profondo sfogo.
“Ok… sono calmo. Ma vedete di non commettere lo stesso errore. Piuttosto, non dovevi tenerci aggiornati sulla questione di Gohan, Goku? Avete parlato? Cosa ti ha detto?” domandò Crilin. Sia lui che Iamko dimenticarono in un baleno la faccenda di Vegeta e diedero tutte le loro attenzioni a Goku, il quale non sembrò molto felice di aver ricevuto quella domanda. Crilin rabbrividì leggermente: era da tempo che non vedeva Goku così imbronciato. 
“Amico, è successo qualcosa?” chiese premurosamente Crilin. Ma ciò che ottenne non fu una risposta altrettanto gentile.
“Affari che non vi riguardo. Non aggiungo altro” disse seccamente Goku, cercando di non vedere la faccia di quelli che, in quel momento, considerava due insopportabili ficcanaso. Perché loro non potevano capire quant’egli si sentisse sconfitto, tradito, offeso da ciò che era successo appena qualche notte prima.

*

Era in tarda serata, e Goku e Gohan si trovavano uno di fronte all’altro davanti a casa del primo. Le luci erano spente dentro l’abitazione, e Chichi e Goten erano da poco in un sonno profondo, ignari di quello che stava succedendo all’infuori dell’abitazione. Padre e figlio si guardavano con sprezzo, quasi come se fossero avversari. La tensione tra i due si era materializzata nell’aria, ed entrambi non sembravano per nulla di buon umore.
“Allora, da dove vogliamo iniziare, figliolo?” disse Goku, cercando di essere il più pacato possibile, anche se era evidente il gran nervosismo che lo pervadeva in quel momento.
“Io non vorrei affatto iniziare! Ti prego, papà, non voglio litigare non te, ma tu devi accettare la mia scelta!” mise subito in chiaro il primogenito di Goku, con l’intenzione di far terminare quell’ennesima discussione tra di loro prima che potesse effettivamente prendere forma. Purtroppo per lui, Goku non sembrava volere che il figlio la facesse franca con tanta facilità ancora una volta.
 “Gohan, ti prego, ascoltami! So che non ti piace combattere, e che se ti sei allenato in determinati momenti, lo hai fatto solo in caso di necessità, per proteggere chi più ti sta a cuore. Ed è quello che faccio anche io! E mi chiedo come tu faccia a non capire che se vogliamo difendere la terra abbiamo bisogno di te! Hai un potenziale praticamente illimitato, che il Sommo Kaiohshin è riuscito a sbloccare tempo addietro, mostrando di cosa eri veramente capace. Ma secondo me, tu puoi migliorare ancora di più, superare quello che è all’apparenza il tuo potenziale massimo, e diventare sempre più forte, ancora e ancora! Ma purtroppo, in questi cinque anni non ne hai proprio voluto sapere di allenarti, e ti sei rammollito a tal punto da aver perso la forza che ti ha sostenuto contro Majin Bu! Ma insieme, so che possiamo ritrovare questa forza, e superarla!” esclamò il Saiyan purosangue, mentre nel suo cervello era in corso una vera e propria battaglia di emozioni, in cui la tranquillità stava avendo sempre di più la peggio.
“Ma chi credi di prendere in giro!? Qui sulla terra bastate tu e Vegeta, perché noi in confronto a voi non siamo altro che insetti insignificanti! Se speri di convincermi con parole così ridicole, è meglio che tu sappia che ti sbagli! Io ho una famiglia, papà, voglio essere un marito presente, ed un eventuale futuro padre che accompagni il figlio nel suo cammino di crescita. Non come hai fatto tu!” urlò Gohan, mentre i suoi occhi si iniettavano di odio e rimorso. Rimorso vero quel padre che per diversi lassi di tempo era stato assente, che aveva sempre messo il combattimento in primo piano, trascurando la sua famiglia.; rimorso verso quel padre che, in quel momento, gli stava velatamente rivelando che lo considerava nient’altro che un fallito.
“Ma cosa stai dicendo!? Io sono sempre intervenuto quando ho potuto, e vi ho sempre tirato fuori dai guai! Dovresti essermi grato, e invece mi stai praticamente sputando in faccia, nonostante tutto quello che ho fatto per voi! Non avrei mai immaginato che tu potessi essere capace di un comportamento così scapestrato, Gohan!” gli rinfacciò Goku, mentre ogni cellula del suo corpo lo incitava a piazzare un pugno nella faccia di quell’ingrato di suo figlio.                     
“Ah, si? Parla quello che voleva a tutti i costi rimanere nell’aldilà per allenarsi! E inoltre tu hai sempre considerato la lotta come un divertimento, e quando affronti un avversario ti diverti. Non dovresti divertirti nemmeno un po’, se sai che in ballo c’è il destino della Terra! Mi dispiace papà, ma è la verità! Io qui ho finito. Arrivederci e a presto” disse Gohan, per poi voltarsi ed incamminarsi lontano dalla casa in cui era cresciuto, lontano da sua madre, da suo fratello; lontano da colui che aveva sempre considerato la lotta più importante dei suoi figli. Continuò la sua camminata fino a quando non sentì un rumore molto familiare dietro alle sue spalle. Si girò, e vide suo padre trasformato in Super Saiyan, i capelli dorati mossi dal vento. Non sembrava essere per nulla amichevole.
 “Se credi di essere meglio di me, cerca almeno di schivare questo!” delirò Goku, utilizzando il teletrasporto e stampando un gancio sulla guancia destra del figlio. Gohan cadde a terra, e lì Goku ebbe l’occasione di guardarlo meglio e di disperarsi per il suo aspetto: indossava abiti terrestri, ed era più mingherlino che mai. Non c’era traccia del potente guerriero che aveva affrontato senza il minimo timore un mostro del calibro di Majin Bu, riuscendo persino a surclassarlo per un breve periodo di tempo. Goku colpi nuovamente il figlio, questa volta schiacciando il petto di quest’ultimo con il piede destro, facendolo svenire. Lo prese poi in braccio, e tornò al suo stadio base. Sapeva che il figlio non avrebbe potuto sentirlo, ma ritenne comunque necessario sussurrargli una cosa nell’orecchio. Una confessione che difficilmente il Saiyan purosangue sarebbe riuscito a dimenticare.
 “Mi dispiace… sono… un pessimo padre. E ne sono consapevole. Hai detto delle cose giuste, ma io mi sono fatto guidare dal mio stupido orgoglio. So che non andremo mai d’accordo, ma voglio che tu sappia che ti vorrò sempre bene, figlio mio…” e dopo aver concluso la frase, Goku allontanò la sua faccia, fiera, ma intrisa di lacrime, dall’orecchio del figlio, e prese a volare, per riportare Gohan a casa sua.                                                                                             

*

La giornata sull’Isola del Genio trascorreva piacevolmente. Una volta che Goku si fu calmato, Crilin e Iamko fecero uscire dalla casa C-18, Marron e Muten, i quali si erano nascosti dentro di essa chiudendo ogni accesso ad essa, in modo da far abbassare la guardia a Goku, facendogli credere che fosse tutto calmo, nel tentativo di aiutare Iamko a Crlin ad avere successo nell’imboscata di allenamento contro il Saiyan. Goku non risparmiò i complimenti davanti a quell’astuto piano, che, sebbene con lui non avesse funzionato, sarebbe potuto essere molto utile contro diversi avversari poco attenti ad ogni singolo dettaglio di un ambiente. Gli allenamenti proseguirono, anche se più leggeri rispetto a prima. Goku si divertì molto durante l’allenamento, arrivando non solo a dimenticare di aver parlato in modo così rude a due dei suoi migliori amici, ma anche a sotterrare nei meandri della sua mente la sua lite con Gohan che aveva rimembrato poco prima. Erano quasi le tre del pomeriggio, e il Genio uscì dalla casa, si sistemò gli occhiali, si schiarì la gola, e parlò.
 “Ragazzi, è ora!” disse in modo serio. Goku, Crilin e Iamko intrupperò di botto il loro allenamento, ma mentre Crilin e Iamko sembravano a conoscenza del motivo per cui il Muten li aveva chiamati, Goku si ritrovò disorientato dalle improvvise parole del Genio, apparentemente senza significato in quel preciso momento.
“Perché quella faccia, ragazzo? Non sapevi che oggi è il compleanno di Bulma?” gli chiese il vecchietto. Goku sembrava ancora più smarrito.
“Davvero? E perché nessuno mi aveva avvisato?” disse il Saiyan, con l’aria di essere quasi stordito da quello che aveva appena scoperto. Crilin cadde a terra per l’imbarazzo, e Iamko si portò una mano alla faccia per lo stesso motivo
“Ma come? Ma se io e Iamko te l’abbiamo ricordato appena cinque giorni fa!” disse Crilin, dopo essersi rialzato dalla caduta.                                                                                                                                                                        
“Scusa, ma ero…” provò a dire Goku, venendo però fermato dall’amico terrestre, che avrebbe provato ancora più mortificazione nel sentir dire quelle parole da Goku, preferendo quindi anticiparlo e dirle al posto suo.
 “Eri troppo preso dagli allenamenti, non è così?” concluse quindi Crilin, tirando poi un sospiro.
“Esatto!” esclamò Goku.
 “Ahh! Sei sempre il solito!” commentò Iamko, togliendosi la mano dalla faccia.
 “Allora, andiamo, Crilin?” disse una fredda voce femminile proveniente dalla Kame House. C-18 uscì fuori dalla casa, con Marron in braccio. Come aveva già dimostrato precedentemente, non sembrava essere particolarmente entusiasta della presenza di Goku, tanto che lo degno di appena uno sguardo, per poi incamminarsi verso il marito, che la guardava imbarazzatissimo per via del modo in cui era cambiata mentre loro tre erano impegnati ad allenarsi. Goku notò che la donna indossava degli indumenti decisamente poco eleganti per andare ad un evento come quello: indossava dei jeans rossi ed un top a tubo blu, e i suoi capelli, a differenza delle altre volte, erano piuttosto arruffati. 
 “C-18, ma come diamine ti sei conciata!” esclamò Crilin, con le guance rossissime per l’imbarazzo. 
 “Suvvia, non fare lo schizzinoso! Tua moglie si veste in modo così attraente e tu non ne sei contento?” disse Iamko, sperando di rassicurare l’amico. Invece, ottenne soltanto una tagliente e inquietante occhiata dalla cyborg, che si rigirò subito verso Crilin, che cominciò a tremare: se C-18 si fosse innervosita, per Iamko non sarebbe andata a finire molto bene. 
“Dai, Crilin, anche se dobbiamo andare ad una festa non vuol dire che ci andremo per forza vestiti come dei signorini arroganti! Guarda me: ho ancora l’uniforme da combattimento, eppure vengo lo stesso con questa, senza perdere tempo a cambiarmi. Potresti farlo anche tu, infondo possiamo andare vestiti come ci pare e piace!” disse Goku, pur sapendo che nessuno, lui compreso, avrebbe bevuto a ciò che aveva appena detto: Bulma teneva sicuramente molto a quella festa, e avrebbe sicuramente preteso che tutti si vestissero alla perfezione per quell’evento. Nonostante ciò, sperò che la intromissione placasse l’imminente ira di C-18. Forse ci riuscì, ma non gli fu dato saperlo, visto che la cyborg non si voltò nemmeno per un istante, e rimase immobile davanti al marito che cominciava a tremare sempre di più.                                   
“Ahh, fate come vi pare! Comunque, sappiate che la festa si svolge in montagna. Aspettate qualche minuto e dovreste sentire l’aura di Vegeta. A quel punto Goku utilizzerà il teletrasporto, e vi porterà tutti lì. Io vado a prendere Paur, poi cercherò di venire da solo. Nel caso sia molto in ritardo potete aumentare le vostre auree, e io capirò dove cercarvi. Beh, ci si vede” disse Iamko, per poi alzarsi in volo e dirigersi verso la Città dell’Ovest, dove Puar lo stava aspettando.                                           

 *

Dopo qualche minuto, finalmente l’aura di Vegeta si fece sentire. Muten, Crilin, C-18 e Marron si aggrapparono a Goku, che con il teletrasporto lì portò tutti in un piccolo sentiero in salita circondato da alberi, alle pendici di una imponente montagna delimitata da una verdeggiante foresta. Ad “accoglierli” c’era il principe dei Saiyan, che volle subito far capire quanto la presenza di Goku lo infastidisse, senza preoccuparsi di quale reazione avrebbe avuto il suo eterno rivale a quelle dure parole. 
“Chiariamoci ora, Kaarot: niente battutine, e non chiedere a nessuno l’età di mia moglie! Se solo ci provi, giuro che non la farai franca” ringhiò Vegeta, come suo solito.                                                                                                                
“Dai, Vegeta, non ho nemmeno avuto il tempo di dire qualcosa che subito mi attacchi!? Certo che sei sempre il solito!” disse Goku, mentre tendeva una mano contro la faccia di Muten per evitare che egli si avvicinasse a C-18,  e provasse a fare una tipica azione delle sue e venisse, per poi venir bastonato a dovere. 
Dopo quelle parole, Vegeta accompagnò il gruppo lungo il percorso, fino a quando non si trovarono ad un bivio. Seguirono il principe, andando nel precorso a destra, e si trovarono in una radura piuttosto estesa, la cui quasi totalità della superficie era occupata da un gran edificio bianco molto simile alla sede della Capsule Corporation. Crilin, C-18, Marron e Muten varcarono l’azzurra porta che conduceva all’interno senza esitazioni. Goku, invece, rimase ad osservare la casa, titubante. Avrebbe incontrato Gohan, lo avrebbe rivisto in faccia. Ne era certo. Cosa avrebbe potuto dirgli? Che scusa avrebbe potuto inventarsi? Vegeta notò ad occhio il turbamento di Goku, che arrivò persino a toccarsi la fronte con la mano. 
 
“Che ti prende, Kaarot? Dai su, sbrigati, non ho tempo da perdere!” disse scortesemente Vegeta, avvicinandosi al rivale.                                                                                           
“Niente. È solo che mi chiedevo com’è possibile che un edificio così grande sia situato in un posto sperduto come questo!” disse velocemente Goku, gesticolando in maniera stupida. Vegeta capì subito che Goku non diceva la verità: per quanto potesse considerare Goku un completo idiota, sapeva bene che il suo rivale non era così schiocco da non riuscire a ricondurre quello che apparentemente sembrava un miracolo alle capsule dell’azienda della moglie.
“Ah, davvero? Ma non farmi ridere! E tu pensi che io creda ad una fesseria del genere? Sputa il rospo, andiamo!” gli urlò Vegeta, pur mantenendo un tono il più basso possibile.                                                                                              
“Chiamami Gohan. Digli che lo aspetto al bivio tra sentieri, e che devo parlarli di cose importanti” concluse frettolosamente Goku, per poi teletrasportarsi al bivio, lasciando il principe da solo. Molti dubbi insorsero nella mente di Vegeta, che, per una volta, decise di accontentare il tanto odiato rivale. In fondo, a lui non importava se Goku e Gohan avessero avuto una scaramuccia che proseguiva da ormai troppo tempo. Con lo sguardo indifferente, Vegeta, con passo lento, entrò nell’edificio.

*

L’edificio era decisamente spazioso, e molto adatto per una festa. Certo, le pareti bianche davano un non so che di malinconia, ma l’aria respirabile era decisamente movimentata e per nulla triste. C’erano molti tavoli rotondi sparsi per tutto l’edificio, ma il tavolo più importante era quello che si trovava al centro, di forma rettangolare, dove si sarebbe seduta la festeggiata. Vegeta scrutò attentamente le persone lì presenti: erano per la maggior parte amici del padre o della madre di Bulma, ma di Gohan non sembrava esserci traccia. Alzò lo sguardo in cielo, ignorando i commenti idioti e superficiali delle persone lì presenti. Camminò seguendo il suo istinto, fino a quando non fu bloccato da un uomo con addosso un giubbotto marrone e con un occhio sulla fronte. Era Tensing. Vegeta lo squadrò in fretta e furia, ignorando l’evidente vergogna sulla faccia del terrestre, per poi continuare il suo cammino. 
 “Ah, ma perché sei sempre in ritardo? Ti stavo cercando ovunque!” esclamò una voce alle sue spalle. Si voltò, e vide Bulma molto contrariata.
“Ah, come al solito sei in tuta da combattimento!” disse la donna, osservando il marito, che sembrava avere gli occhi da tutt’altra parte. Diede comunque uno sguardo generale al vestito della moglie, che gli parve ridicolo: aveva adosso una gonna verde lunga fino alle ginocchia, mentre la parte superiore del corpo era rivestita da un vestito blu scintillante. La donna si era inoltre pesantemente truccata, e questo Vegeta proprio non riusciva a deglutirlo.
“Tu fatti gli affari tuoi. Piuttosto, sai dov’è Gohan?” chiese bruscamente Vegeta, reprimendo il suo incontrollabile desiderio di dire alla moglie che se il suo vestiario era stato scelto per farla sembrare più giovane aveva miseramente fallito, facendola apparire come una qualunque donna terrestre. 
 “Con la tua solita barbarie, eh? Beh, nemmeno io so dov’è Gohan. Ma poi a te cosa dovrebbe interessare? Non vuoi passare un po’ di tempo con la tua adorata mogliettina?” gli pose Bulma innocentemente. Purtroppo per lei, quel modo di parlare infastidì molto il principe dei Saiyan, la cui pazienza aveva ormai raggiunto il limite.
“No, non ne ho voglia adesso!” disse rabbiosamente Vegeta, per poi allontanarsi dalla moglie senza ascoltare minimamente cosa ella gli stesse dicendo. Di per certo non erano parole comprensive quelle che uscirono dalla bocca della donna, sicuramente adirata per il torto subito da parte del marito.  
Vegeta tenne gli occhi e le orecchie ben aperti, per cercare di scovare anche solo un ciuffo di Gohan o di riuscire almeno a distinguerne la voce tra le miriadi presenti in quell’edificio. Ma per quanto ci provasse, il Saiyan mezzosangue sembrava introvabile in mezzo a quella moltitudine di gente. 
 
“Ciao, Vegeta. Stai cercando qualcuno?” gli chiese qualcuno in modo amichevole. Vegeta capì subito che si trattasse di Junior, e in batti baleno lo individuò: se ne stava appoggiato sul un muro, chiaramente annoiato, anche se la presenza di Vegeta sembrava averlo un po’ risollevato, a giudicare dal cambio di espressione avvenuto all’incontro tra i suoi occhi e quelli del principe. 
“Sto cercando Gohan. Sembra che lui e Kaarot abbiano avuto dei dissapori. Kaarot vuole rimediare, e mi ha chiesto di portargli Gohan. Se sai dove trovarlo, dimmelo subito. Altrimenti, taci” disse scorbuticamente Vegeta.      
 “Si, so dov’è Gohan. Adesso ti porto da lui, ma vedi di non essere troppo esplicito in merito alla questione: Goku mi ha raccontato quel che è successo, e Gohan ora come ora sarà furioso. Cerca di non farglielo ricordare direttamente, altrimenti il rapporto tra lui e Goku potrebbe deteriorarsi ulteriormente” gli raccomandò Junior, che sembrava essere al corrente di quanto fosse successo. 
“Va bene, va bene. Ma vediamo di sbrigarci: sto iniziando a perdere la pazienza” esclamò il principe, seguendo Junior a braccia conserte. Il chiacchierio generale non faceva altro che peggiorare la già alta rabbia di Vegeta, tanto che il principe avrebbe voluto urlare di averne abbastanza di quel fiume di parole che scorrevano nell’aria, e che desiderava il più puro silenzio. Quel giorno non avrebbe potuto allenarsi, non avrebbe potuto continuare il cammino che lo avrebbe portato al Super Saiyan di Terzo Livello, che ogni giorno sembrava sempre più vicino. E invece, era costretto a rimanere in quella stupido edificio, dovendo per l’altro fare un favore all’essere che lui più invidiava sulla faccia della Terra.  
“Gohan, Vegeta deve parlarti un momento” disse Junior, mentre una goccia di sudore gli rigava il viso. Era un momento delicato, e un solo errore nelle parole di Vegeta avrebbe potuto scatenare gravi conseguenze. Preferì quindi rimanere lì, per tenere sott’occhio il principe dei Saiyan e assicurarsi di rimettere a posto la situazione nel caso essa avesse potuto degenerare. 
“Perché? Cosa c’è che vuoi chiedermi” domandò Gohan.
“Kaarot vuole parlarti. Ti aspetta al bivio tra sentieri. Capito?” disse Vegeta, cercando di trattenersi nello sganciare insulti verso quello che secondo lui era il ridicolo smoking grigio chiaro da Gohan. Il primogenito di Son Goku fu basito da quelle parole: sapeva cosa voleva suo padre da lui, e non avrebbe più potuto temporeggiare. Aveva sempre cercato di farla franca e di scappare dalle conversazioni con il padre, dicendo poche ma taglienti parole, riuscendoci nella maggior parte dei casi. Adesso, però, era arrivato il momento di concludere quella faccenda, che si stava protraendo da fin troppo tempo. Non gli importava quale sarebbe stato l’esito finale. In fondo, lui voleva solo godersi quel periodo di pace, e tenersi lontano dagli scontri, e le parole del padre non sarebbero mai riuscite a fargli cambiare idea. Lasciò quindi Vegeta e Junior a loro stessi, e iniziò ad avanzare verso la porta della costruzione.                      
“Credi che quei due riusciranno a riappacificarsi?” chiese nervosamente Junior a Vegeta. 
 “Non lo so e non mi interessa minimamente. Sono due idioti, cavoli loro se non ci riescono. Io mi tiro fuori da questa faccenda, e anche tu dovresti fare lo stesso, Junior. Non saremmo mai dovuti venire qui! Dovevamo rimanere ad allenarci, per mantenere la promessa che ci siamo fatti quattro anni fa!” protestò Vegeta, arrivando quasi a gridare a squarcia gola il suo malcontento a tutti i presenti. Junior gli fece però cenno di trattenersi, sconsolato, mentre quelle parole avevano innescato in lui il ricordo della notte del giorno prima. E se glielo avesse confidato? Forse a Vegeta poteva dirglielo? No, non poteva. Vegeta era una delle persone più affidabili che conoscesse, e sapeva quanto in verità fosse una persona profonda, anche se non lo dava per niente a vedere; ma probabilmente, quello che aveva visto era stato frutto della sua mente, e non valeva la pena far perdere tempo a una persona solo per parlarle di un qualcosa così irreale.
“Quel patto… più ci penso, più credo sia irraggiungibile. Sono passati cinque anni, ma il giorno di cui tanto agognavo la venuta non è mai giunto. Ma è solo questione di tempo. È solo…” si interruppe bruscamente Junior ,per poi appoggiarsi nuovamente contro il muro, taciturno e pensieroso. Vegeta tenne la vista fissa sul namecciano per qualche secondo, per poi decidere di tornare dalla moglie, che lo stava sicuramente aspettando, per nulla contenta di ciò che aveva precedentemente fatto.                                                                                                                                                                                                           

*

Gohan non ci mise molto a raggiungere il padre, che lo attendeva al limitare del percorso a destra. L’atmosfera era palpabile, e la tensione tra i due raggiunse da subito i massimi livelli quando Goku, dopo aver notato il figlio arrivare, si sedette, dandogli le spalle, cercando di non guardarlo in faccia. Il cuore di Gohan martellava forte nel suo petto, e lo istigava a rivelare al padre immediatamente tutti i suoi pensieri, le sue paure, le sue ragioni. Perché per Gohan bisognare arrivare subito al nocciolo della questione, in modo da porre finalmente fine a quel fin troppo longevo diverbio. Ma la ragione spingeva Gohan a temporeggiare, a iniziare quel chiarimento come una semplice chiacchierata, per poi arrivare a mano a mano al dunque. Gohan, sorridendo e tentando di far trasparire il meno possibile la malinconia che lo attanagliava dall’interno, decise di avere la prima parola in quella discussione, e, dopo un attimo di titubanza, parlò.
“Ehi, papà! Sei venuto, alla fine! Là dentro è fantastico: ci sono proprio tutti! Ognuno si sta impegnando per non fare figuracce: pensa che Tensing, per non mostrare i suoi muscoli scoperti, si è messo in fretta e furia un giubbotto, e per quanto sia stato un atto di buon educazione, non posso non dire che è davvero spassosissimo vederlo in quelle vesti!” approcciò Gohan. Il padre rimase impassibile a quelle parole, come se non gliene importasse nulla. 
“Non è di questo che dobbiamo parlare, Gohan, e tu lo sai bene. Voglio che cominci a fare sul serio con gli allenamenti, figliolo” chiarì Goku, con una freddezza che per nulla si addiceva al carattere allegro del Saiyan. Gohan capì che non era riuscito a calmare le acque, e che ormai era inutile correre. Era giunto il momento di essere un vero uomo, e di dimostrare il suo coraggio. Doveva dirlo, chiaro e coinciso. Non avrebbe avuto rimorsi, perché sapeva che stava per dire una inconfutabile verità, e non se ne sarebbe importato di ciò che il padre gli avrebbe detto. Era un uomo adulto, poteva scegliere per sé. E non si sarebbe fatto influenzare da una persona che, secondo lui, non riusciva a capirlo.
“No, papà! Io non voglio allenarmi! Non ce n’è il bisogno! Tu e Vegeta siete fortissimi, insuperabili: se ci siete voi, perché ci dovremmo allenare? Non sarò mai forte quanto voi, ormai il mio corpo non è più abituato agli allenamenti. Sarei solo un inutile peso sulle vostre spalle, e inoltre… sono stanco di combattere! Voglio… vivere… in pace… VOGLIO VIVERE IN PACE CON LA MIA FAMIGLIA!” singhiozzò Gohan, e mentre le lacrime gli inzuppavano il suo bel vestito, suo padre si alzò, indicandogli con un dito un albero. Gohan si asciugò le lacrime, e segui il dito del padre, non capendo però il significato di quel gesto.
“Vedi quell’albero? È grosso e folto, ma esistono centinai di alberi più grossi e folti, che non vedono l’ora di essere scoperti” disse Goku, tornato inspiegabilmente calmo e fiducioso di sé. Riponeva molta speranza in quelle parole, fiducioso che il figlio ne cogliesse il significato allegorico. 
“E allora? Cosa centra questo con il discorso centrale?” chiese Gohan, amareggiato da quella che assomigliava ad una presa in giro, un discorso inventato sul momento da Goku solo per rendersi grosso e sminuire l’intelligenza del figlio con una specie di indovinello che non aveva il minimo senso. 
“Davvero? Mi deludi figliolo: come puoi non capire! Immagina che quell’albero rappresenti Majin Bu. Per alberi più grossi e folti intendo nemici ancora più forti di quelli che abbiamo affrontato, che non vedono l’ora di invadere il nostro amato pianeta e metterlo a ferro e fuoco. Vuoi davvero che questo accada? Desideri davvero che si ripeta ciò che è successo con Majin Bu?” articolò Goku, che formulò saggiamente delle domande retoriche, la cui risposta era ovvia, con lo scopo di mettere ulteriore pressione al figlio e farlo andare con le spalle al muro. 
 “No, certo che non lo voglio… è solo che” si interruppe bruscamente Gohan, quando il padre colpì la corteccia dell’albero con un debole pugno. Goku incominciò ad espandere la propria aura, mentre i suoi capelli mutavano colore e si rizzavano verso l’alto. In pochi istanti, Gohan si trovò davanti un Super Saiyan di Secondo Livello estremamente potente, quasi minaccioso, e il suo sguardo… quello sguardo. Gohan vide negli occhi del padre una determinazione incommensurabile, una determinazione che aveva sentito egli stesso nel suo corpo durante gli avvenimenti di Majin Bu. Una determinazione a salvare il proprio pianeta, i suoi abitanti, i suoi amici, la sua famiglia… cose che Gohan aveva provato, e non solo contro Majin Bu. Più volte si era eretto a difesa dei più deboli: su Namek, contro Cell, contro Babidi e Majin Bu; in tutte quella situazioni, aveva sempre dimostrato una forza fuori dal comune, e un immenso amore verso le persone a lui care, che gli permisero di rivaleggiare con esseri con una forza di molto superiore alla sua: Nappa, Vegeta, Freezer, il Dottor Gelo. Ma cosa rimaneva di quell’invincibile forza della natura, che niente e nessuno riusciva a frenare? E se il padre avesse ragione? Come se Goku gli avesse trasmesso con lo sguardo quella forte sensazione, Gohan si avvicinò e tastò il petto del padre, sentendo tutta la forza del Super Saiyan di Secondo Livello. I suoi occhi erano fissi sulla gialla aura del padre, e sembrava essere entrato in uno stato di trans. 
“Allora? Adesso capisci? Majin Bu era forte, certo. Ma niente esclude che possano esserci avversari forti come o più di lui. Ti rendi conto di quanto è grande l’universo? Potrebbero esserci ancora molti alieni malvagi e potenti, che un giorno potrebbero arrivare sulla terra. E cosa farai quel giorno? Resterai a casa, aspetterai finché io non metta a posto la situazione? Oppure scenderai sul campo come un vero combattente, e ci aiuterai a sconfiggere l’avversario?” concluse Goku, risvegliando il figlio con la sua ultima affermazione. Gohan iniziò a riflettere, pensando a quale risposta dare e quale sarebbe stata la più giusta. Ma Goku pretendeva risposta in quel preciso momento.                                                          
 “Allora? Dimmi, Gohan, dimmi! Non essere titubante, sii sicuro, deciso! Dimmi qual è la tua scelta!” ringhiò Goku, prendendo il figlio per il colletto e sollevandolo da terra. Gohan sentì una fortissima pressione su tutto il corpo: era come se la forza di Goku si trasmettesse sull’indumento, e che a sua volta l’indumento la trasmettesse a Gohan. Possibile che la potenza di Goku arrivasse a tanto? In quel frangente, Gohan capì che di strada ne aveva da fare, se voleva raggiungere il padre. Ma perché stava pensando alla sua forza, a confrontarla con quella di Goku, a riflettere su quanto tempo gli sarebbe servito per potersi scontrare totalmente alla pari con lui? Non gli importava più allenarsi, e allora a che pro stava scrivendo dei romanzi mentali nel suo cervello? Non bastava dire al padre un semplice “no”, dirgli che sarebbe rimasto a casa come un comune terrestre aspettando di essere soccorso?  Poi, realizzò che in lui si nascondeva qualcosa: era un fuocherello, piccolo, insignificante, per nulla ardente e riscaldante, pronto a spegnersi anche con una sola, piccola lacrima. Ma quel fuocherello poteva ancora bruciare, poteva tornare splendente come un tempo, sovrastare i suoi nemici, e schiacciarli con la sua forza. Sarebbe stato una fiamma attorno al cui radunarsi, per sentire il suo calore, che infondeva tanta sicurezza. 
“Ascoltami, Gohan. Videl è una persona comprensiva, e credo capirà sicuramente se tu gli dici di volerti allenare per difendere la Terra. Scusa se sono stato cattivo, è solo che…” si interruppe Goku, non riuscendo però a proseguire oltre. Probabilmente stava riuscendo a convincere il figlio, ma si sentì di averlo fatto nel modo sbagliato. Non aveva permesso a Gohan di esprimere una sua opinione, e lo aveva costretto a subire senza avere la possibilità di avere ragione, di farla finita con quella storia. Ma a Goku ciò andava bene, lui voleva rendere Gohan il grande guerriero di una volta. E poteva farcela, lo stava convincendo, poteva capirlo dal suo sguardo: Gohan stava ormai dalla sua parte. Ma Goku iniziò a pensare che il figlio avesse accettato a malincuore, e che forse quello ad avere torto era proprio lui, suo padre. Ma perché stava pensando a questo? Era riuscito finalmente a far ragionare il figlio, non doveva avere i sensi di colpi! Però… dentro di sé, sentiva di dover fare qualcosa. Sentiva di dover chiedere scusa al figlio, per aver cercato di convincerlo in ogni modo, mettendo in mezzo anche sua moglie. Le scuse che già aveva dato erano fallaci e ridicole. “Scusa se sono stato cattivo”, una frase ridicola, utilizzata principalmente da mocciosi per risolvere le loro inutili scaramucce infantili. Doveva chiedergli davvero scusa, doveva dirgli che gli dispiaceva con tutto il cuore. Magari avrebbe dovuto dirgli che se voleva, poteva anche non allenarsi. Fece per parlare, ma qualcosa lo fermò. 
 Erano due auree, entrambe piuttosto forti, distanti l’una dall’altra. Goku riconobbe subito una delle due: era chiaramente Iamko. Dei dubbi insorsero nella testa di Goku: perché l’amico aveva liberato totalmente la sua aura? Che bisogno c’era? Sulla terra non c’erano nemici, ma l’altra aura sembrava sconosciuta a Goku. Eppure, gli dava uno strano senso di Deja Vu, di già captato, di già visto. Chi poteva essere? Un nemico, o forse un servo di un nemico? Qualunque cosa fosse, poté capire dall’aura che la sua forza era molto simile a quella di Vegeta, che era a sua volta leggermente più debole rispetto a Goku. Liberarsi di lui non doveva essere un problema, ma questo non calmò molto Goku: col sennò di poi, quel nemico avrebbe potuto vantare di qualche trasformazione, che ne avrebbe aumentato la potenza, e reso un avversario difficile da abbattere. Per il momento, però, Goku si limitò ad osservare i movimenti compiuti dalle due auree, insieme a suo figlio Gohan. C’era un silenzio tombale, e niente sembrava capace di spezzarlo. Quando ecco che… 
 Un terremoto, un fortissimo terremoto scosse le fondamenta stessa della terra. Dalla montagna iniziarono a rotolare numerosi macigni, che cadevano come meteoriti sugli alberi, distruggendo il verdeggiante ambiente di quel posto la cui serenità era stata ormai sostituita dalla confusione più totale e dalla devastazione. Diversi massi rotolarono per la montagna, e molti di essi erano in avvicinamento verso Goku e Gohan.                                                   
 
“Papà, io vado a difendere l’edificio della festa! Tu occupati di distruggere i macigni, e cerca di non farti schiacciare!” gli raccomandò Gohan, per poi spiccare il volo e dirigersi a tutta velocità verso l’edificio bianco. Non avrebbe permesso a un semplice terremoto di portargli via ciò che gli era più caro. Aveva affrontato cose decisamente peggiori, e inoltre un po’ di riscaldamento non gli sarebbe guastato. Goku rimase all’erta, pronto a contrastare qualsiasi grande sasso che avrebbe provato spaccargli la testa con il suo peso.                                                                                                         

*

Intanto, nell’edificio stava accedendo il finimondo: urla, gente che chiedeva aiuto, pezzi di soffitto che cadevano. Junior e Vegeta si incontrarono nuovamente, visto che il secondo stava disperatamente cercando suo figlio, che non vedeva dall’inizio della festa. Junior poté vedere chiaramente il turbamento interiore che Vegeta provava a nascondere, anche se non gli era ben chiaro il motivo: era preoccupato per il figlio o per quello che stava succedendo? Forse anche lui aveva percepito quell’aura e stava pensando che ormai era finito il tempo della prosperità, e stava per iniziare una nuova battaglia che avrebbe scombussolato la Terra, e da cui sarebbero derivate le sorti del pianeta? Non poteva saperlo. Ciò che seppe fu che Vegeta non lo degno di uno sguardo, limitandosi a superarlo. Junior sorrise. 
“Purtroppo ho avuto ragione. Ieri pensavo che la pace fosse ormai agli sgocciolo, e che le battaglie per salvare la Terra stessero per ricominciare. Beh, quel momento è giunto. Non so se tu sia o no Nappa… ieri non sono riuscito a percepire alcun aura da quella visione. Beh, sempre ammesso che lo sia. Comunque, credo che tu sia diventato più forte: in fondo, sei riuscito a resistere ai miei colpi, cosa che non saresti riuscito a fare altrimenti. Ma non preoccuparti: questa volta non avrò alcuna esitazione. Ti spedirò nuovamente negli inferi, e questa volta ci rimarrai in eterno” concluse sottovoce Junior, sogghignando, per poi dirigersi verso l’uscita, mentre il suo mantello svolazzava per l’aria. Il momento era finalmente giunto. E forse, il giorno che tanto attendeva era alle porte, o era addirittura appena iniziato.

*

Intanto, molto lontano dal luogo della festa, infuriava il più totale caos nella Città dell’Ovest: gli edifici crollavano, il terreno si squarciava, e le persone morivano in centinaia. Alcuni avevano vissuto i loro ultimi istanti di vita tentando una disperata fuga, finita però in tragedia sotto cumuli di macerie; altri invece erano andati incontro alla morte, consapevoli del fatto che non sarebbero riusciti mai e poi mai a sopravvivere e che avrebbero comunque perso ogni bene a loro disposizione; altri ancora non avevano avuto nemmeno il tempo di capire ciò che stava succedendo che erano già stati avvolti nelle braccia della morte. La causa di tutta quella distruzione erano delle sfere di energiam che come comete cadevano dal cielo, colpendo e disintegrando tutto ciò che si parava davanti al loro cammino. Non avevano alcuna pietà, neanche davanti ad un povero bambino che aveva smarrito il suo orsetto e cercava di riprenderlo, inconsapevole del rischio che correva. Ma per fortuna, quella preziosa vita non fu spezzata senza ritegno da quella sfera, poiché un uomo si pose davanti al bambino come suo difensore, lanciando a sua volta una sfera di energia che annullò completamente quella diretta al fanciullo.
 “Stai bene, piccolo?” chiese l’uomo, e il bambino poté vederlo in faccia: aveva delle cicatrici sul volto e lunghi capelli neri, ed indossava una strana uniforme arancione che non aveva mai visto prima. Non sembrava cattivo, anche perché vicino a lui c’era un adorabile gattino volante di colore blu. 
 “Si, signore. È solo che adesso non so dove sono i miei genitori, ed ho molta paura!” disse il bambino. L’uomo provo ad accarezzargli la fronte, ma si fermò quando vide la faccia del bambino contorcersi in un espressione di terrore, prima di scappare a gambe elevate. L’uomo si girò, e vide davanti a sé un’altra sfera di energia, più grande della precedente, che si apprestava a colpirlo.                                                                                                                         
 
“Attento, Iamko!” raccomandò il gattino, ma Iamko aveva le idee chiare su cosa fare. Spiccò un enorme balzo, iniziò a levitare, per poi tempestare il colpo energetico con una miriade di piccole sfere di energia. All’inizio il colpo sembrò rallentare appena, ma Iamko non si diede per vinto, e continuò a mitragliare quella sfera, fino a quando la sfera non esplose, provocando l’innalzamento di una piccole nube di fumo, che si diradò abbastanza velocemente. Iamko si guardò subito attorno, e constatò che Puar stava bene, dato che si era allontanato dal punto di scontro tra Iamko e il colpo di energia. Il terrestre tornò con i piedi per terra, per poi alzare lo sguardo al cielo, stupendosi del fatto che nessun’altra “cometa” sembrava cadere dalla volta celeste. Inoltre, i crolli e gli urli si stavano a mano a mano placando. Sembrava tutto finito. Purtroppo, il terrestre non era totalmente riuscito nel suo intento: molti erano morti quel giorno, e lui era riuscito a salvare un numero molto ristretto di persone. Oltre a quel bambino, Iamko aveva svolazzato impavido per tutta la città fin dall’inizio della catastrofe, evitando i palazzi in crollo e soccorrendo decine di persone. Eppure, era consapevole del fatto che se qualcuno come Goku o Vegeta fosse stato lì  avrebbe sicuramente fatto un lavoro migliore di lui. Si era fatto prendere da qualcosa che non riusciva a spiegarsi, da un qualcosa di terribile. Le sfere di energia erano decisamente tantissime, ed era per lui impossibile riuscire a contrastarle tutte nello stesso momento. Inoltre, doveva anche salvare le persone dagli edifici in sfascio, e gestire tutte queste cose era veramente difficile, anche per un umano come lui. Ma per un Saiyan sarebbe stato diverso: a loro sarebbe bastato trasformarsi, diventando più veloci e forti. A quel punto, sarebbe stato uno scherzo riuscire a disintegrare tutte quelle sfere, e la Città dell’Ovest sarebbe rimasta quasi integra rispetto al pietoso stato in cui si trovava in quel momento. Nonostante fosse diventato ormai tutt’uno con i suoi pensieri, Iamko fu richiamato alla realtà da uno schiaffo di Puar, che gli disse di avere un brutto presentimento. Effettivamente, nei dintorini, c’era un’aura sconosciuta, un’aura grande quasi quanto quella di Vegeta, che sembrava dirigersi verso di lui. Iamko l’aveva già sentita precedentemente, quando era iniziato il bombardamento alla città, ma se ne era presto dimenticato, preso dal suo ruolo di protettore dei deboli; ma ora sembrava giunto il momento di scoprire a chi apparteneva quell’aura, che centrava sicuramente qualcosa con ciò che era appena successo. Iamko tenne lo sguardo fermo nella direzione dell’aura, quando ad un certo punto ebbe una visione di un muscoloso uomo in una bizzarra armatura, che sorrideva malignamente, mentre volando si dirigeva verso di lui. Puar levò un grido di terrore. Iamko lo osservò meglio, e lo riconobbe. Era lui. Era proprio lui. Non era una visione: era lui, in tutta la sua malvagità. L’uomo atterrò violentemente, provocando un piccolo terremoto che diede il colpo di grazia a molti edifici. Gli urli ripresero, anche se in numero minore: probabilmente le persone avevano ormai perso ogni forza, persino quella di gridare; o forse avevano capito che era inutile, che ormai la loro vita sarebbe finita presto. Ma tutti questi suoni risultarono impercettibili a Iamko a Puar, impietriti dal suo ritorno.   
“No… non è possibile… tu sei… tu sei morto! Come puoi essere ancora in vita, brutto bastardo!? Giuro che non te la farò passare liscia per quello che hai fatto a questa povera gente. Non la farai franca, sappilo!” proferì Iamko, digrignando i denti. Puar si aggrappò alla schiena dell’amico, come per cercare protezione ed aiuto. Nappa alzò un piede, per poi schiacciarlo a terra, provocando un'altra piccola scossa. Il suo obbiettivo era quello di spaventare, di mostrare la sua potenza a quel miserabile terrestre che voleva opporsi alla sua grandezza. Non sapeva che sarebbe finita come la volta precedente. Lo avrebbe fatto morire in un esplosione, per fargli ricordare la sua miserabile prima morte durante i suoi ultimi istanti di vita. In confronto a lui era una mosca, e le mosche sono fragili come un sottilissimo filo d’erba. Sarebbe stato un gioco da ragazzi, e probabilmente si sarebbe anche divertito un mondo nel farlo soffrire.                                                
 
“Beh, pivello, se non riesci nemmeno a sconfiggere uno schifoso Saibamen non vedo come tu possa competere con la mia rinnovata forza. Cerca di farmi divertire almeno un po’, altrimenti tutto ciò che vedrai qui intorno a te saranno detriti e cadaveri… sempre se non mi venga voglia di polverizzare ogni cosa, ovviamente!” lo provocò Nappa. Iamko fu molto colpito da una particolare del discorso: “la mia rinnovata forza”. Allora non era stata una sua impressione, non erano una serie di coincidenze: l’aura percepita prima apparteneva effettivamente a Nappa, il quale era diventato decine e decine di volte più potente, e se non fosse stato per il cervello avrebbe potuto facilmente rivaleggiare con Vegeta. Com’era possibile? Nappa non doveva essere al loro livello dopo tutti quegli anni di allenamenti, ma adesso la situazione di una volta si stava ripetendo. Iamko era forte, certo. Ma il suo livello era comunque inferiore a Nappa, che sicuramente non sarebbe stato gentile come Goku e lo avrebbe attaccato con tutte le sue forze. Non sarebbe stato uno scontro facile, e di questo ne era pienamente cosciente.                                              
 
“Cosa c’è, pidocchio? Hai forse paura di me? Guarda che sei giustificato: pensa che quel muso verde del tuo amico non è riuscito ad uccidermi nonostante fossi molto più debole di lui. Tu sei addirittura più debole di me, quindi non hai alcuna speranza di battermi! Sono sicuro che i tuoi colpi varranno come solletico sulla mia pelle!” disse Nappa, alludendo ad un certo “muso verde”. Iamko capì subito: si riferiva a Junior. Non era allora la prima volta che quel redivivo Nappa cercava di far del male a qualcuno, e probabilmente avrebbe continuato le sue stragi se nessuno lo avesse fermato. Iamko sapeva che Goku e Vegeta sarebbero riusciti a sconfiggerlo facilmente con le trasformazioni di cui disponevano, ma non voleva fare il vigliacco. Era un Guerriero Z, e come tale doveva difendere la Terra. La voglia di sterminio Nappa sarebbe presto scomparsa, insieme al Saiyan stesso.                                         
 
“Puar, allontanati subito da qui” gli ordinò Iamko, mentre il suo corpo iniziò a vibrare completamente da solo, forse per la paura, forse per la rabbia, forse per la volontà di vendicare tutto il sangue innocente sparso. 
 
“Cosa? Ti prego, Iamko! Non lasciarmi solo!” pregò Puar. Iamko lo guardò con la coda dell’occhio, e non sembrava contento di quella risposta.                                                                                
“Ho detto di andartene subito, Puar! Ascoltami se vuoi che vada tutto bene!” lo rimproverò Iamko, ma Puar non sembrava voler rimanere solo, tanto che, dopo che Iamko lo allontanò dalla sua schiena con la mano, il gattino ritornò da lui, abbracciandogli il braccio.
“Iamko, ti prego! Non farlo! Non voglio perderti di nuovo!” delirò Puar, in lacrime. Non voleva che il suo amico morisse nuovamente: era la persona più importante della sua vita, e il suo dolore sarebbe stato incommensurabile se fosse morto. Certo, era triste e voglioso di vendetta contro Nappa per l’orribile distruzione che aveva causato; ma era anche preoccupato per il suo amico, e non era sicuro che sarebbe riuscito a vincere quella battaglia, che dalle premesse sembrava sarebbe stata molto ardua. Puar aveva capito che Nappa non era quello di una volta, e che i suoi poteri erano notevolmente aumentati. Iamko non avrebbe avuto il bisogno di ricorrere al Ki nel caso in cui le sfere di energia precedentemente cadute sulla città fossero state scagliate dal vecchio Nappa, e quindi c’era sicuramente stato un notevole miglioramento. Ma il tentativo di Puar di dissuadere l’amico fu del tutto inutile. Iamko gli accarezzò il pelo, ma dal viso non sembrava mostrare consenso alle sue parole.
“Non succederà, tranquillo. Non morirò, anzi, vincerò! Tu adesso pensa soltanto a scappare, e vedrai che andrà tutto bene. E tu, sappi che non mi fai paura! Sarai anche un colosso, ma posso batterti quando e come mi pare! Giuro che non avrò pietà, come tu non l’hai avuta con questa città. Io difenderò la Terra!” sentenziò Iamko. Puar, anche se a malincuore, decise di ubbidire all’amico. Il gattino lasciò quindi il braccio di Iamko, volando il più velocemente possibile lontano dal campo di battaglia. Nappa emise una fastidiosissima risata, e Iamko cominciò a pensare a quale strategia attuare, anche se lo scontro ancora doveva iniziare. 
“Eroico. Eroico, e decisamente stupido! Sei un illuso, se pensi che mi farò battere da te! Preparati, pidocchio! Stai per assistere alla forza della razza Saiyan!” disse Nappa, per poi lanciare una potente e grossa sfera di energia dalla mano sinistra. Iamko reagì istantaneamente, avvicinando le mani e caricando una grande quantità di Ki. 
 
“Kamehameha!” urlò, per poi mettere le braccia davanti al petto, tenendo le mani distese. Una fortissima onda blu e bianca partì dalle sue mani e si scontrò l’attacco di Nappa, riuscendo ad avere ragione di esso, facendosi strada vero il nemico. Nappa non sembrava tuttavia sorpreso dalla tecnica, tanto che, all’avvicinarsi di essa, rimase statico, e non oppose resistenza, lasciando che la sua onda fosse sconfitta da quella del terrestre. 
“Cos’è, ti prendi forse gioco di me?” chiese Iamko, sicuro che la sua onda avrebbe centrato il bersaglio. Ma Nappa non era d’accordo, tanto che, quando l’onda era ormai in prossimità del suo corpo, egli decise di incominciare a fare sul serio, e toccò l’onda con entrambe le mani. Indietreggiò appena, riuscendo a tenere ferma l’onda con la sola forza delle mani senza aver alcun bisogno di sforzarsi particolarmente. Al contrario, Iamko stava dando tutto se stesso in quel colpo, che sembrava però incapace di torcere anche solo un capello al muscolo Saiyan, che nel frattempo ridacchiava sadicamente. 
“Povero terrestre, non sai ancora cosa ti aspetta!” disse il Saiyan, aumentando la forza nelle mani e premendo contro l’onda. Iamko lo guardò perplesso, dato che il Saiyan stava alzando un piede e sembrava intenzionato a compiere un passo.
 “Cosa diamine vuole fare?” pensò Iamko, e la riposta non tardò ad arrivare. Quando Nappa compì il passo, spinse indietro l’onda, accorciandola. Iamko rimase allibito, anche perché Nappa continuò da lì a camminare, riducendo sempre più la lunghezza dell’onda fino a ridurla ad un piccolissimo segmento che attraversava lo stretto spazio che ancora divideva lui e Iamko. A quel punto, a Nappa bastava anche una sola mano per tenere a bada l’onda, che, nonostante gli sforzi di Iamko, non riusciva a smuovere il Saiyan; con la mano libera, Nappa sferrò un pugno, che oltrepasso l’onda e colpì in pieno volto Iamko, che non poté nemmeno mostrare il proprio dolore per difendersi da Nappa. Il Saiyan lo stava infatti attaccando con una scarica di pugni velocissimi, che Iamko riusciva a malapena a schivare. Fu più volte sfiorato da questi pugni, e l’unica cosa che poteva fare era indietreggiare ed evitare gli attacchi, dato che non riusciva a trovare un’apertura per attaccare l’avversario. Nappa si stancò presto di assistere a quella scena, e la sua furia continuava a cresce ad ogni colpo che Iamko riusciva a scansare. Erano inoltre nei pressi di un edificio penzolante, e pensò che non sarebbe stata una cattiva idea sfruttare il suo avversario per farlo cadere definitivamente. Così, sferrò un improvvisa ginocchiata con la gamba destra, che Iamko non riuscì a schivare. Venne centrato in pieno, e fu scagliato contro l’edificio penzolante, che colpì duramente per via della violenza con cui era stato scagliato su esso da Nappa. L’edificio cascò a terra, e molti pezzi si staccarono durante la caduta. Alcuni di essi caderono proprio sopra il corpo di Iamko, seppellendo il terrestre prima che egli potesse fare una qualsiasi azione. Nappa osservò la scena, compiacendosi del lavoro svolto.                                                                         
 “Certo che quel pivello era proprio bravo a parlare, ma a fatti non era niente di che. Credo che il mio lavoro qui sia finito” esclamò soddisfatto il Saiyan. Purtroppo per lui, non era a conoscenza del fatto che il suo avversario non si sarebbe arreso tanto facilmente, e che si sarebbe presto rialzato, e avrebbe continuato a combattere anche a costo di perde la vita.
 E infatti, Iamko riuscì a liberarsi dai resti della costruzione caduta scagliandoli in aria, per poi avventarsi contro il suo avversario Saiyan. Colto di sorpresa, Nappa fu duramente colpito da una ginocchiata destra da parte di Iamko, che gli colpì il petto. Nappa, dopo un breve barcollamento, rispose con un calcio sinistro che avrebbe dovuto colpire le gambe dell’avversario facendogli perdere l’equilibrio. Sorprendentemente, però, Iamko seppe sfruttare l’attacco avversario a sua vantaggio, saltando sulla gamba dell’avversario poco prima che il piede potesse colpirlo. Nappa rimase sbalordito dal gesto dell’avversario, che, mantenendo l’equlibrio, lo colpì con una gomitata destra al viso. Nappa, furioso più che mai, provò a colpire Iamko con un gancio sinistro, ma mancò il bersaglio per la vista coperta dal gomito del terrestre, facendo finire il gancio poco sopra la testa dell’avversario. Iamko balzò alle spalle di Nappa, che a sua volta si girò e iniziò a sferrare una velocissima serie di attacchi, che Iamko riusciva però a schivare e parare, anche grazie alla vista non ancora ripresasi del Saiyan. Quando la vista gli si snebbiò, Nappa riuscì a sferrare colpi più precisi, che però sembravano sempre inutili contro il terrestre, che decise di contrattaccare. Iamko balzò all’indietro, compiendo una capriola e atterrando sulle mani, sorprendendo Nappa, che sempre più furioso scattò verso l’avversario. Il terrestre si diede una bella spinta con le mani, slanciandosi da terra e centrando lo stomaco avversario con entrambi i piedi. Nappa urlò, sia per la crescente ira che per il dolore, ma Iamko non volle dargli nemmeno un attimo di tregua, tanto che sfruttò la pancia del Saiyan come trampolino, premendoci su, per poi spiccare un balzo ed atterrare si piedi. Il Saiyan sentì il dolore propagarsi per tutto il suo corpo, ma la rabbia era più forte del dolore, tanto che riuscì comunque a muoversi verso il suo avversario, che con un chiaro sguardo provocatorio lo incitava ad avvicinarsi. Quando fu abbastanza vicino, Nappa sferrò un diretto, ma Iamko afferrò l’enorme mano avversario con entrambe le braccia, immobilizzando i movimenti di Nappa, per poi alzare da terra quel colosso sfruttando quella mano come appiglio. A quel punto sbatté Nappa a terra, per poi rialzarlo nuovamente, compiere un gran balzo e scaraventare di nuovo Nappa a terra con un’inaudita violenza, lasciando la presa sulla mano. Un enorme cratere si formò nel terreno, e Nappa rimase steso a terra, apparentemente incosciente. 
 “Fiuh, c’è mancato poco!” disse Iamko, con il respiro pesante. Rimase un po’ in levitazione per riposarsi, pronto a reagire ad un improvviso contrattacco di Nappa. Si sentiva fermamente soddisfatto di ciò che aveva fatto, anche se dentro di sé sentiva comunque una fitta al cuore: osservava quella che era stata la Città dell’Ovest, vedendo i pochi edifici rimasti crollare uno a uno per via delle fondamenta ormai deboli. Non sembrava nemmeno esserci più traccia di forme di vita intelligente in quella che ormai si poteva definire una landa desolata. Iamko sentì una grande responsabilità sulle proprie spalle, che non si limitava più ad un semplice desiderio di vendetta. Era la volontà di rimediare a quello che lui definiva un suo errore, un suo sbaglio. Quando era iniziato il bombardamento, avrebbe potuto subito dirigersi verso l’aura di Nappa ed iniziare a combatterlo. Certo, molti civili sarebbero comunque morti, ma Nappa non sembrava un avversario difficile da battere, quindi avrebbe potuto occuparsi facilmente di lui, salvando moltissime persone che non centravano assolutamente nulla in quella faccenda. Nappa avrebbe cessato il bombardamento per combatterlo, e Iamko avrebbe potuto lottare contro l’avversario in un combattimento aereo, in modo da provocare meno danni possibili alla città. E invece, ora, per colpa sua, tante persone non c’erano più. Possibile che non sapesse difendere il proprio pianeta? Possibile che i più capaci fossero sempre i Saiyan, quei guerrieri tanto forti ed imbattibili, capaci di superare qualsiasi situazione? Forse non doveva pensarci in quel momento. Forse doveva pensare che se avesse vendicato i cittadini uccidendo Nappa, avrebbe anche rimediato al suo errore, poiché avrebbe impedito che Nappa facesse altro male. O forse questo sarebbe servito solo per fargli avere la coscienza pulita, per fargli dimenticare il suo enorme sbaglio, che era ormai scritto e impossibile da cancellare. A rincuorarlo c’era il pensiero che quelle persone sarebbero potute tornare in vita con le Sfere del Drago, ma questo non risolveva affatto la sua incapacità di difendere la Terra. Lui era un abitante stesso di quel pianeta, non proveniva dallo spazio, ma era nato, cresciuto e persino morto sulla Terra. Lui poteva davvero salvaguardare il suo pianeta, e lo avrebbe dimostrato uccidendo quel mostro Saiyan di nome Nappa.  
“Ahh, maledetto insetto! Questa volta ti schiaccerò!” borbottò Nappa,  rialzandosi e interrompendo le riflessioni di Iamko. Il terrestre osservò l’avversario, e notò di averlo conciato piuttosto male: diversi lividi erano in bella mostra sulla faccia del Saiyan, che sembrava più arrabbiato che mai. Non era abituato ad un umiliazione del genere. Quando era in vita, fu sconfitto da un Saiyan, e ucciso sempre da un Saiyan; mai invece era stato messo realmente in difficoltà da un essere che non fosse della sua stessa razza, tranne quando si era scontrato con Junior il giorno prima. E adesso, invece, si stava facendo mettere in difficoltà da un individuo di una razza debole, che era oltretutto colui che morì nel modo più misero durante il loro primo incontro,  rispetto all’uomo con tre occhi e il suo amichetto dalla pelle bianca, che avevano almeno cercato di combatterlo, sacrificando le loro vite. Non glielo avrebbe permesso. Non sarebbe stato umiliato, non sarebbe stato deriso da un debole come quello lì. 
 “Adesso ti faccio vedere io! Preparati ad ammirare il mio Destructo Globe!” urlò Nappa, per poi voltarsi e correre all’impazzata, distruggendo le ultime costruzioni che si reggevano ancora in piedi. Paur stava osservando tutta la scena in disparte, in un piccolo cunicolo tra una maceria e l’altra. Era terribilmente preoccupato per l’amico, che, nonostante si fosse ripreso totalmente dall’offensiva contro Nappa, sembrava molto preoccupato per ciò che stava per accadere. Dopo un po’, Nappa placò la sua corsa, e Iamko poté vedere gli effetti da essa causati: l’enorme Saiyan aveva fatto cadere diversi palazzi, che si erano poi scontrati tra di loro durante le cadute, provocando ancora più distruzione e rendendo quel posto sempre più caotico. Ma ormai, nemmeno a Iamko importava più restringersi dal provocare danni all’area: se non c’era più segni di vita nei dintorni, non c’era motivo di trattenersi, anche perché ormai rimaneva davvero poco da distruggere, visto che anche la sede della Capsule Corp era stava distrutta dalle sfere del Saiyan. Inoltre, pensava che il suo amico fosse ormai lontano da quello che si era trasformato in un campo di battaglia, e quindi credeva di non correre il rischio di ucciderlo. D’altronde, Puar non conosceva i pensieri di Iamko in quel momento, quindi si sentiva totalmente al sicuro sotto quelle macerie.                                                                                                                          
“Ecco il Destructo Globe!” disse Nappa, per poi voltarsi nella direzione di Iamko e iniziare di nuovo a correre. Iamko fece per caricare una Kamehameha, ma si fermò stranito dal fatto che intorno a Nappa si stesse formando una sfera di energia arancione, che a mano a mano diventava sempre più nitida e meno trasparente. Quando la sfera fu completa, Nappa era totalmente scomparso alla vista di Iamko: al suo posto c’era una sfera di un arancione accesso, che, lasciando una scia del medesimo colore dietro di sé, si stava dirigendo al dì sotto di lui. Iamko capì subito l’intenzione dell’avversario, perciò segui attentamente i suoi movimenti, preparandosi a lanciare una Kamehameha se ce ne fosse voluto il bisogno. Quando si trovò esattamente sotto Iamko, dalla sfera uscì una malefica risata proveniente sicuramente dalla bocca di Nappa. Iamko cominciò subito a caricare una Kamehameha più rapidamente possibile, e si mise con le spalle rivolte al cielo, pronto a sferra l’onda di energia. La sfera iniziò a levitare, e si diresse verso Iamko con una velocità incredibile. Il terrestre scagliò allora la Kamehameha, che riuscì a tenere a bada la sfera, anche se Iamko sentiva in ogni momento di star avendo la peggio. Inoltre, non sarebbe certo potuto rimanere in quella situazione per tutto il tempo. Fu a quel punto che notò delle auree incredibilmente potenti, ma distanti: erano quelle di Goku trasformato in Super Saiyan di Terzo Livello e di Majin Bu. Vicino, c’erano anche le auree di Gohan, Crilin, Tensing, Riff, Junior e anche quella di Vegeta, oltre a diverse auree sconosciute. I Guerrieri Z erano al completo, e sembravano essere nel bel mezzo di una battaglia contro un gran numero di nemici, alcuni dei quali anche piuttosto forti. Ecco perché nessuno era ancora venuto in suo aiuto. Ma sentiva che se la sarebbe cavata, che sarebbe andato tutto bene, anche se era solo ad affrontare il  nemico. Sarebbe uscito vincitore da quello scontro, senza alcun altra cosa su cui contare se non la sua forza.                                                    

*

Durante l’attacco di Nappa alla città, tutti gli invitati alla festa di Bulma si erano radunati al bivio tra sentieri, dato che l’edificio in cui si stava svolgendo la festa era completamente stato distrutto dai macigni che caduti giù dalla montagna, che avevano inoltre devastato la foresta intorno attorno ad essa e la vegetazione della montagna stessa. Anche i due sentieri del bivio erano ora bloccati da un imponente macigno, caduto nell'esatto momento in cui tutti gli inviatati erano riusciti a raggiungere il bivio e a mettersi quindi in salvo. Goku e Gohan si erano completamenti dimenticati della loro diatriba, ed in quel momento entrambi stavano solo cercando di capire cosa fosse successo e cosa fare in quel preciso momento. Ma non era facile: la maggioranza dei presenti ancora sconvolta,  e persino i più audaci guerrieri erano stati molto colpiti dall’improvviso evento. Crilin e Riff erano rimasti a dir poco terrorizzati dalla presenza di un’aura del tutto sconosciuta e potente, che gli fece capire che i bei tempi erano finiti e che una nuova battaglia si prospettava all’orizzonte; Tensing ebbe più sangue freddo, e, mentre gettava alle sue spalle il giubbotto che aveva indossato alla festa, rifletté su ciò che era successo, preparandosi mentalmente a dover affrontare una nuova minaccia per ristabilire la quiete. Trovava inoltre strano e anche un po’ buffo il fatto che fosse bastata un’aura forte poco meno di Vegeta a destabilizzare quasi tutti i guerrieri, che avevano affrontato nemici ben peggiori di quello e che quindi non avrebbero dovuto avere alcun timore. Forse era la foga di quel momento, dato che sulla Terra non si vedevano facce nemiche da cinque anni. Era quindi abbastanza naturale turbarsi per aver percepito un’aura diversa da solito e quindi probabilmente nemica, anche se rimaneva il fatto che anch’egli non fosse totalmente sicuro del fatto che non corressero alcun pericolo: era probabile che quel nemico potesse essere una servitore o un alleato di un altro nemico, ancora più potente, che lo avesse mandato sulla Terra per testarne i guerrieri, per poi intervenire personalmente. Insomma, un ragionamento simile a quello compiuto da Goku prima del terremoto. Immerso nei suoi pensieri, Tensing non si accorse che Bulma stava parlando a tutto il gruppo, e servì un piccolo spintona da parte di Gohan per riportarlo alla situazione contemporanea.
 “Dovremmo dirigerci immediatamente da quell’individuo, altrimenti per la terra potrebbero esserci seri problemi!” esclamò Bulma, che, già abbastanza infuriata per via della festa rovinata, sperava di vedere nei volti dei guerrieri sguardi di intesa, e non le facce appese che invece si ritrovò davanti. Persino suo marito, il grande principe dei Saiyan, non sembrava per niente tranquillo, e questo la irritava molto: Vegeta metteva sempre il suo orgoglio in primo piano, ma al contempo amava la sua famiglia più di ogni altra cosa al mondo, anche se non lo dava a vedere. E avrebbe fatto di tutto pur di evitare che anche solo un membro del suo piccolo nucleo fosse in pericolo. Ma adesso, lui, come tutti gli altri guerrieri sembrava incapace di esprimersi. Doveva intervenire.  
 
“Allora? Che c’è, vi spaventate per una singola aura!? Avanti, da come l’avete descritta sarà un gioco da ragazzi liberarsi di questo nuovo e fantomatico avversario! Secondo me non necessiterete nemmeno del Super Saiyan! Avanti, cosa sono quelle facce? Dov’è finita la grinta che avete utilizzato per questi cinque anni? O forse siete soltanto capaci di allenarvi senza mostrare nessun vero risultato?” chiese energicamente la donna, mentre gli sguardi dei guerrieri la fissavano, alcuni annoiati, altri un po’ sorpresi da quel suo improvviso incoraggiamento.
“E se quell’avversario è dotato di qualche trasformazione o di qualche potenziamento? Andrà a finire come sempre: ci troveremo in difficoltà, e a quel punto dovremo contare sui più forti del gruppo, sperando che loro riescano a trovare un modo per sconfiggere quest’avversario. E in ogni caso, non credo sia venuto da solo. Credo che debba avere pur sempre degli alleati, no? Mi dispiace, ma il tuo discorso proprio non lo capisco!” disse Tensing, cercando di rimanere il più pacato e calmo possibile. Nonostante il rimproverò del terrestre con tre occhi, Bulma rimase impassibile, quasi come se le parole di Tensing non avessero alcun effetto su di lei. La donna provò a controbattere, ma si fermò quando vide l’espressione di Vegeta mutare improvvisamente in un viso arrabbiato. 
 “Leva subito le mani dalla mia Bulma, lurido!” urlò il principe. Solo allora Bulma si accorse che qualcosa o qualcuno gli stava toccando le spalle. Si girò. E lo vide.                                                           
Un mostro poco più alto di Goku, con una sottospecie di gobba e con degli artigli al posto delle dita. Dalla gobba gli partivano due lunghi spuntoni grigi ricurvi, che gli arrivavano fino ai piedi, anch’essi artigliati. Aveva degli occhi neri e una bocca con denti aguzzi, ma la caratteristica che più saltava all’occhio del suo aspetto era sicuramente il colore della “pelle”: sparpagliate un po’ per tutto il corpo, cercano delle strisce colorate di rosso, arancione, verde, giallo, violetto e blu: i colori dell’arcobaleno. Questo sua colorazione vivace e accesa andava in forte contrasto con la sua espressione, che sembrava trasudare malignità da tutti i pori. Bulma indietreggio spaventata, e Vegeta si parò davanti a lei, come per proteggerla. 
“Chi diavolo sei tu?” chiese Goku, mettendosi anche egli in posa di combattimento.
“Il vostro amico occhiuto ha ragione: lui non è solo! Io sono un suo superiore, e sono molto più potente di lui!” disse il mostro, rivelando per la prima volta la sua voce: una voce rauca, maligna, cupa. Gli amici dei genitori di Bulma iniziarono ad urlare a svignarsela, tanto che alla fine i Guerrieri Z rimase praticamente da soli. Chichi si avvicinò a Gohan, impaurita da quella nuova comparsa. Videl invece rimase a fissare il mostro arcobaleno, riuscendo a mantenere la calma e non andare nel panico, cosa che fecero anche i genitori di Bulma, lì presenti anch’essi. I Guerrieri Z si misero tutti in posa, pronti ad unire le forze contro quel nuovo nemico dal temibile aspetto, eccetto Trunks e Goten, che, con il loro classico sorriso stampato in volto, non sembravano per nulla intimoriti da quel mostro da loro considerato buffo. 
 “Avanti, vi fa davvero così paura? Ma l’avete visto per bene!? È così colorato che anche se volesse non riuscirebbe mai a sembrare minaccioso! Secondo me non è nemmeno così cattivo!” disse Trunks, in tono altezzoso e spensierato. 
 “Io sono d’accordo con lui! Mostro, mostraci se sa davvero fare qualcosa a parte risultare ridicolo!” esclamò Goten, mentre i due Saiyan mezzosangue tentavano di attirare l’attenzione del mostro con gesti provocatori, venendo però mal guardati dal resto del gruppo.
“Ah, si? Bene! Se proprio siete curiosi, adesso vi mostrerò ciò di cui sono capace!” disse il mostro arcobaleno, per poi iniziare ad urlare a squarcia gola. Un potente vento si alzò, mentre gli arti del mostro iniziavano ad ingrandirsi insieme a tutto il resto del corpo.
“Bravi, adesso lo avete provocato! La prossima volta imparate a stare zitti!” disse Tensing, rimproverando i due piccoli Saiyan per il loro comportamento immaturo e ingenuo. I due continuarono a sorridere, anche se con chiaro imbarazzo per la figuraccia appena compiuta. Nel frattempo, il corpo del mostro arcobaleno stava subendo una vera e propria mutazione: dallo stomaco erano spuntate quattro lunghe spine molli di colore verde, che, dopo essersi adagiate sul terreno, continuavano ad espandersi in larghezza; la “gobba” del mostro fu ricoperta da centinai di spuntoni neri molto corti, mentre nella bocca cominciò a comparire una strana sostanza nera. Il suo mostruoso aspetto riuscì finalmente a togliere i sorrisi dai volti di Trunks e Goten, che iniziarono a tremare dalla paura. Dopo pochi secondi, l’urlo placò, il che voleva dire che la trasformazione era giunta al termine: il mostro era diventato decisamente più grande e minaccioso, e dalla sua aura sembrava avere una forza pari ad un Super Saiyan di Terzo Livello. L’intero gruppo dei Guerreri Z rimase in silenzio, ammirando quello che poteva essere definito un vero e proprio abominio. 
“Vi presento Rainbokiller, il mostro colorato! Tremate di fronte alla mia forza!”.

ANGOLO AUTORE: Heilà! Prima di presentarmi, ci terrei a dirvi una cosa importante: GRAZIE! Grazie di cuore per essere arrivati fino in fondo a questo papiro! Ve ne sono realmente grato. Adesso, però, direi di passare ad alcune precisazioni sulla storia e su di me. Sono nuovo in questo fandom, ma ho sempre amato Dragon Ball, in ogni sua serie, a partire dallo Z (il primo che ho visto, almeno così mi pare!), fino ad arrivare al più recente Super, amando anche la prima storica serie, che ho finito di vedere abbastanza recentemente, e che ho adorato alla follia; ho apprezzato molto anche Dragon Ball GT, che, pur avendo diversi difetti, aveva anche molti pregi, come la Saga di Baby, i draghi malvagi e il Super Saiyan 4. E, dopo tutti questi anni passati a vedere Dragon Ball, ho deciso di scrivere una fan fiction su questo fantastico anime. Il capitolo parla di per sé di molte cose, ma vorrei un attimo parlare di alcune cose che potrebbero risultare non molto chiare… almeno per ora. In elenco:

1 Il “giorno utopico” e il “patto” di cui parlano Junior e Vegeta: durante il capitolo, Junior ha fatto più volte riferimento ad un particolare “giorno utopico”, mentre Vegeta ha parlato con Junior di un “patto” stretto tra loro due diversi anni prima. Per il momento, posso solo dirvi che il patto siglato tra Junior e Vegeta e il “giorno” di cui tanto parla Junior sono collegati in un qualche modo che scopriremo più avanti, così come verrà approfondita l’insolita confidenza tra Junior e Vegeta.

2 I nomi dei personaggi: Come avrete sicuramente notato, ho preferito mettere i nomi dei personaggi dell’edizione italiana, poiché ci sono maggiormente abituato, anche se alcuni nomi di alcune tecniche, come la Kamehameha, rimarranno invariati.

3 Importanza dei personaggi: In questa storia ogni personaggio avrà la sua importanza, compresi i terrestri, che riusciranno a risplendere… in dei modi che, per il momento, non posso rivelarvi. Sappiate solo che ho deciso di rendere i terrestri così forti, tanto da rivaleggiare quasi totalmente con i Saiyan in forma base.

4 Scaletta di forza: Di seguito, ecco una scaletta per comprendere meglio la forza dei personaggi senza usare i Livelli di Combattimento, che avrebbero causato troppa confusione. La scaletta è:                                                   
Goku:2 
Vegeta:1,9  
Goten:1,7 
Trunks:1,8    
Iamko e Crilin:1,65 (ho deciso di renderli totalmente pari per quanto riguarda la forza, anche se, come vedremo più avanti, Crilin si dimostrerà leggermente superiore a Iamko in diversi aspetti)    
Tensing:1,7  
Gohan:1,5 (Non si è allenato per cinque anni, è molto, molto arrugginito)  
Riff:1,2   
Junior: 7 (Visto che considerò Junior più forte dei Saiyan in forma base, ho deciso di attribuirgli questo valore)                                                           

5 Collocazione nel tempo: La storia prende posto cinque anni dopo la sconfitta di Majin Bu, ma a differenza di Super, qui Beerus non si è mai svegliato. Quindi si, questo è un mondo totalmente a parte rispetto a quello di Super… forse. Beh, anche per questo ci sarà bisogno di attendere.                                                                                              

E qui credo di aver finito. Che dire, spero che al storia vi sia piaciuta. Ho già pronto il prossimo capitolo, ma essendo molto lungo, mi ci vorrà un po’ per correggerlo. Ci vediamo alla prossima. Ciau!                     

   
 
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