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Autore: la_pazza_di_fantasy    30/08/2018    0 recensioni
La città di Luxor e quella di Ombrax sono sempre state rivali e da molti secoli condividono una specie di pace.. ma cosa accadrebbe se nella città di Luxor si insediassero persone poco propense alla pace? E cosa farebbe Ombrax?
Nove ragazzi, 5 di Luxor e 4 di Ombrax non sanno ancora che toccherà a loro risolvere la situazione e riportare la vera pace.
----prima storia che pubblico, vorrei molto volentieri che chi leggesse questa storia lasciasse anche un commento così che io possa migliorare-----
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dire che i due ragazzi erano stanchi era un eufemismo. Erano entrambi nella stanza di Elias, il ragazzo seduto scomposto su una poltrona mentre Ginny era stesa supina sul letto.
-giuro che se mi fanno ballare come una pazza il giorno della festa mi tolgo i tacchi e ballo scalza- disse la ragazza poggiando un braccio sugli occhi chiusi.
-sei la futura regina e fidanzata del principe, non puoi fare certe cose- disse il ragazzo ridendo all’affermazione della ragazza.
-Caroline ti prenderebbe in antipatia- mentre i due ridevano sentirono bussare alla porta ed Elias diede il permesso di entrare. La porta si aprì e nella stanza entrò un uomo con al seguito due ragazzi, uno biondo e uno rosso. L’uomo dai capelli castani si inchinò seguito a ruota dai due ragazzi. Elias notò la treccia che avevano gli uomini e dopo i loro completi verdi e marroni e le maschere. Erano loro, erano gli EDA che dovevano proteggerli.
-vostra altezza questi due ragazzi alle mie spalle saranno le vostre guardie del corpo. Sarete in buone mani non temete- l’uomo doveva essere Erik il capo degli EDA. Si inchinò di nuovo e poi uscì dalla stanza lasciando i quattro ragazzi da soli.
 
 
Quando Frederick aveva saputo da Erik che lui e Gustav sarebbero diventati le guardie del corpo di Elias e la sua ragazza  non sapeva se essere felice o incavolato nero. Aveva una voglia matta di vedere Elias e di stargli accanto, soprattutto dopo la morte di Elizabeth, ma allo stesso tempo non voleva incontrare la ragazza che lo aveva allontanato dal ragazzo. Gustav si era messo a sbuffare non appena l’uomo se ne era andato.
-non ci credo! Non abbiamo nemmeno finito i corsi che già ci danno un incarico e tu ti sei da poco rimesso- disse il biondo per poi fare un sorrisetto in direzione del rosso -però tu hai tanta fortuna caro mio- Frederick lo guardò male e Gustav non disse più niente.
 
Frederick non era pronto a rivedere Elias, non era per niente pronto, infatti bastò un solo sguardo, appena entrato in quella camera, per fargli venire le lacrime agli occhi. Benedisse la maschera che portava al volto e il fatto che si era appena inchinato. Non sarebbe riuscito a guardarlo in faccia. Gustav gli diede una gomitata, ma Frederick non aveva voglia di rispondergli. Erik uscì dalla stanza dopo aver etto delle parole, che Fred non aveva ascoltato, e lasciò da soli i quattro ragazzi. E ora? Fred di sicuro non si sarebbe mosso per primo, ne avrebbe parlato. Si conosceva molto bene e sapeva che la sua voce l’avrebbe tradito. Per fortuna Gustav prese in mano la situazione
-bene io e il mio collega vi scorteremo in qualunque luogo voi desideriate andare e ci troverete sempre davanti la porta della vostra stanza..- Elias non lo fece finire -non ho bisogno di protezione. E non c’è bisogno che voi siate sempre presenti. So cavarmela anche da solo-
-..Purtroppo vostra altezza, noi EDA abbiamo ricevuto ordini ben precisi ai quali non possiamo disubbidire. Andremo anche contro la vostra volontà per proteggervi- continuò a parlare il biondo fissando il suo sguardo in quello del principe. Nel frattempo il rosso iniziò a far vagare lo sguardo per la stanza. Era come se la ricordava, solo un po’ più disordinata. Involontariamente il suo sguardo andò sul letto soffice del principe sul quale si era seduta la fidanzata di Elias. Fred per poco non si strozzò con la sua stessa saliva. La futura moglie del suo ex-ragazzo, quella che glielo aveva portato via, non era altri che la sua sorellina. L’unica sorella che aveva e l’unica persona della sua famiglia alla quale voleva bene. E, proprio quella persona, gli aveva rovinato la vita. Distolse velocemente lo sguardo portandolo su Gustav che stava ancora discutendo con Elias.
-El lascia stare, fagli fare il loro lavoro senza storie- disse poi la rossa facendo zittire il principe. E Fred si arrabbiò ancora di più. In quasi un mese di convivenza sua sorella era riuscita a domare il carattere ribelle di Elias, Fred si sentiva molto demoralizzato visto che lui aveva impiegato un anno intero per riuscirci e, alle volte, Elias non lo ascoltava nemmeno.
-e va bene fate come volete, ma se date fastidio lo dirò chiaro e tondo- Gustav annuì felice di non dover continuare a discutere e poi fece un inchino seguito a ruota da Fred.
-per qualunque cosa ci troverete fuori dalla porta- disse Gustav uscendo dalla stanza insieme a Fred.
-tutto bene Fred?- chiese Gustav al rosso una volta chiusa la porta della stanza.
-si, sono solo arrabbiato e non ho voglia di vedere le facce di quei due per un bel po’- rispose il rosso con voce tremante.
-facciamo così: io seguo la principessa e tu fai la guardia al principe così non ti vengono in mente manie omicide-
-non posso assicurarti che non mi vengano anche con lui- Gustav rise di gusto per poi bloccarsi non appena una cameriera imboccò il lungo corridoio. La donna quando passò davanti la porta li guardò perplessa, poi scrollando le spalle passò oltre.
-giuro che se succede di nuovo scoppio a ridere come un pazzo- disse il rosso riferendosi alla donna che era appena passata.
-dobbiamo essere seri e professionali, dobbiamo fare buona impressione- rispose Gustav trattenendo a stento una risata.
 
 
-perché mi hai bloccato prima?- chiese Elias alla ragazza una volta che le due guardie se ne furono andate.
-perché è inutile fare storie. E poi mi sembrano due ragazzi in gamba e di cui ci possiamo fidare- Elias guardò la ragazza, ma non disse più niente. Si risedette sulla poltrona e chiuse gli occhi stanco. Ginny sorrise in direzione del ragazzo e, alzandosi dal letto, si sedette sulla poltrona al suo fianco.
-che hai? Veder quei due ti ha sconvolto- disse poi la ragazza iniziando a giocare con una ciocca dei suoi capelli.
-non lo so, ma uno di quei due ragazzi mi sembra di averlo visto da qualche altra parte, ma non mi ricordo dove- disse il ragazzo massaggiandosi le tempie stanco.
-ti faccio portare qualcosa di caldo? Oppure posso anche uscire così ti riposi un po’- disse la ragazza alzandosi dalla poltrona.
-no, rimani. Volevo parlarti anche di un’altra cosa- Ginny lo guardò confusa ma non obbiettò e si risedette sulla poltrona.
-ti ricordi che appena arrivata ti chiesi di reggermi il gioco delle lettere e del fatto che ci conoscevamo già?- Ginny annuì guardando negli occhi il ragazzo -l’ho fatto perché prima di sapere del matrimonio combinato ero fidanzato e.. ho deciso di non dirgli del matrimonio combinato e quindi ho inventato la storia delle lettere. Mi sono fatto odiare a morte, ma non volevo che corresse dei rischi solo per vedermi quando ero ufficialmente fidanzato- Elias disse tutto guardando la ragazza negli occhi. Era l’unica persona, oltre ad Elizabeth, a sapere la verità.
-eri fidanzato con un ragazzo- quella di Ginny non era una domanda, ma un’affermazione. Ed Elias divenne bianco in volto. Come aveva fatto a capirlo? Aveva cercato in tutti i modi di essere il più vago possibile. Ginny notando la sua faccia sconvolta gli sorrise.
-Se fosse stata una ragazza avresti protestato dicendo che eri già fidanzato. Con un ragazzo non potevi farlo. Comunque sei uno stupido. Lo ami ancora, perché non gli hai detto la verità? Hai finito per ferire entrambi. E poi io vi avrei coperti-
-lo so che ho ferito entrambi, ma non ti conoscevo, non sapevo come avresti reagito, volevo proteggerlo- gli occhi di Elias si riempirono di lacrime -non so dove sia, non so nemmeno se è ancora vivo o se è morto nell’attacco-
 Ginny gli mise una mano sul braccio per consolarlo -potevi comunque fare una prova. Ti sei fasciato la testa prima di romperla e questo è il risultato. Se vuoi posso darti una mano a cercarlo così gli spieghiamo tutto per bene- Elias scosse la testa.
-no, sarebbe troppo pericoloso. Credo che Caroline sospetti già qualcosa su di me, è meglio non condurla da Sam- Ginny annui.
-sono felice che ti sia sfogato con me. Ricordati per qualunque cosa puoi sempre contare su di me. Torno nella mia camera. Abbiamo entrambi bisogno di riposare- Ginny diede un bacio sulla guancia del ragazzo e si incamminò verso la porta, ma la presa del principe rimase salda sul suo braccio. La ragazza lesse una richiesta muta sulla faccia del ragazzo e annuì facendo rilassare i muscoli facciali del principe. Poi, libera dalla presa ferrea del ragazzo, uscì dalla stanza. Come avevano detto i due EDA erano fuori dalla porta a controllare che tutto fosse tranquillo. Appena la videro uscire si girarono nella sua direzione come se si aspettassero qualcosa da lei.
-vado nella mia camera- disse la ragazza ai due che subito si scambiarono un’occhiata e Gustav seguì la ragazza non appena lei si mise a camminare, mentre Fred rimase in guardia davanti alla porta del principe. Il rosso era tentato di entrare dentro e fare una scenata al ragazzo, ma si trattenne. Se Elias non lo voleva fra i piedi, non sarebbe servito a niente, anzi, avrebbe complicato ancora di più le cose. Si impose di rimanere calmo e di non dare di matto, ma era difficile quando a pochi passi da lui si trovava la persona che aveva sempre amato.
 
Gustav seguiva la principessa in silenzio. Era preoccupato per aver lasciato da solo Fred, non voleva facesse qualcosa di pericoloso e avventato, ma si doveva fidare di lui. La ragazza si voltò verso di lui e lo affiancò.
-ci è vietato sapere i vostri nomi?- chiese al ragazzo più curiosa che arrabbiata, anche se alle orecchie di Gustav sembrava più un rimprovero.
-purtroppo non ci è permesso rivelare le nostre identità, quindi anche i nostri nomi devono rimanere segreti- rispose lui con un mezzo sorriso.
-peccato, quindi dovremmo chiamarvi ehi tu quando abbiamo bisogno di voi?- chiese lei rallentando un po’ il passo.
-non necessariamente, potete anche dire biondo o rosso. Noi non ci offendiamo- disse il biondo con una mezza risata che non sfuggì alla ragazza.
-il rosso è molto taciturno. Non ha proprio parlato-
-è solo timido e si apre poco con le persone che non conosce, quindi è normale-
-voi invece siete un chiacchierone-
-devo pur compensare il silenzio del mio collega- i due si fermarono e Ginny aprì la porta della sua camera. Prima di infilarsi dentro fece un segno di saluto al ragazzo biondo e poi si chiuse la porta alle spalle con un bellissimo sorriso sulle labbra. Non sapeva il perché, ma quel ragazzo le piaceva molto.
   
 
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