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Autore: Subutai Khan    30/08/2018    2 recensioni
Una pausa. Una canzone. Un momento di reminiscenza.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Heaven Denies - Demons & Wizards.

Guardo Francis che dorme scomposto sul divano. Oggi, in un impeto di bontà, ho allentato un po’ il controllo che esercito su di lui e gli ho permesso di avere un giorno da essere umano.
Non mi capitava da tanto di far cadere la figura della vampira senza cuore in questo modo sfacciato. E non è neanche così male, devo dire la verità. Mi fa bene, una volta ogni rivoluzione del pianeta, lasciarmi andare a uno sprazzo di gentilezza.
Mi ricorda che una volta ero umana.
Dal portatile escono melodiose le note di Heaven Denies. Purtroppo il CD originale mi si è rovinato e devo ripiegare sul Tubo.
Come, scusa? Una figlia della notte non può apprezzare un po’ di sano heavy metal? Cos’è ‘sto razzismo occulto, si può sapere?
E poi, cavolo. Hansi aveva ancora i capelli lunghi quando lui e Schaffer hanno inciso quest’album. Vuoi mettere? Hansi Kürsch coi capelli lunghi? Se non fossi una non-morta, in questo istante una ben precisa parte di me sentirebbe un piacere che va oltre il mero headbanging. Purtroppo l’amica V si è un po’ rattrappita, in questi cinque secoli.

I've stained the land
millenniums I've prayed
now I know there's no release

Since paradise is lost
I hold a crown
I know your name
but I am just your
fallen angel of doom

I ricordi riemergono prepotenti. Colpa della canzone… e di Francis.
Correva l’anno 1548.
La sottoscritta, che alla nascita era stata battezzata col carinissimo nome Ada, viveva in un piccolo villaggio a poche miglia da Monaco di Baviera.
Contadina ignorante e illetterata, come da cliché. Ma vivevo felice nella mia condizione di serva della gleba, se non di nome sicuramente di fatto.
Poi, sempre per tenere vivo il cliché, un giorno ha reso nota la propria presenza un misterioso e affascinante viandante. All’apparenza di mezz’età, vestiva rigorosamente di nero e parlava in rima e facendo quelle che ho poi scoperto essere coltissime citazioni dai libri più in voga all’epoca.
Immaginatevi quanti secondi ci ha messo per far colpo su Ada.
Per farla breve? La contadina si è presa una cotta mostruosa per il bel straniero, è riuscita a portarselo a letto e dopo una notte di sesso forsennato...
Eh. Se sono qui, cinquecento anni dopo, a raccontarlo… potete immaginare com’è finita.
Il premio finale è stato un bel morso sul collo.
Ludwig, questo era il suo nome, mi ha vampirizzata. Per il suo trastullo personale e perché si annoiava, me l’ha detto lui stesso.
Ah, e prima di prendermi della bugiarda sull’apparato riproduttivo dei vampiri: chi esiste dall’alba dei tempi o giù di lì, come lui, è in grado di rendere alcune funzioni corporee attive come se fosse vivo. Da lì quella sequela di orgasmi paradisiaci che ha saputo regalarmi.
Mi ha brevemente edotta sulle basi. Le solite cose: no alla luce del sole, sì al sangue, attenzione all’argento e all’acqua santa che non sono mortali ma fanno comunque i loro danni.
Dopodiché è svanito. Dal villaggio e dalla mia non-vita.
E quindi nulla.
Mi sono ritrovata sola, trasformata e presto esiliata dal luogo in cui avevo vissuto sino a quel momento. Sapete, quando la mattina cominciano a trovare mucche e tori dissanguati per strada…
La paura generalizzata e le mie nuove abitudini sul dormire hanno fatto il resto.
Hansi esagera, non sono passati millenni. Vorrei poter dire di essere un antidiluviano, così si chiamano quelli come lui. Ma, al confronto, sono poco più di una neonata.
Anche la parte sull’angelo caduto è un po’ troppo romanzata. Chissà quanti fratelli e sorelle di vampirismo ho in giro per il mondo, allo stato attuale. Ludwig mi ha detto di essere uno con la miccia facile, ci voleva poco per portarlo a condividere la propria maledizione con altri sfortunati.
Ma il paradiso, per una come me, è off-limits. Su questo la canzone non sbaglia. Non fosse altro che mi tocca uccidere per sopravvivere, e manie suicide non ne ho. Non per ora.

Thus heaven denies
refused for all time
I am not guilty at all

Deadlands, wastelands
darkness will cover my mind
and oblivion shall reign

I made up my mind
and oblivion shall reign through the night

Deadlands, wastelands
darkness will cover my mind
and oblivion shall reign

Va bene. È una canzone dai toni esageratamente pomposi.
Non c’è oblio, non ci sono lande desolate e tutta quella roba lì. Il mio peregrinare ha solo seminato una lunga, lunga scia di cadaveri (animali e umani) e poco altro.
Poi ok, in altro ci azzecca abbastanza.
L’oscurità ha coperto la mia mente, da un certo punto di vista. Anche se vorrei spezzare una lancia a favore della categoria: non funziona come in Buffy. Chi diventa un vampiro non perde l’anima e il suo corpo non viene occupato da un malvagissimo demone.
Vi pare che avrei potuto fare ciò che ho detto sopra, parlando di Francis, se fosse questo il caso?
Si resta pressapoco uguali. Con solo tutte le differenze che Bram Stoker e centinaia di scrittori dopo di lui si sono premurati di specificare. Non la Meyer, che anzi se mi capita sottomano sarò ben contenta di fare a pezzi e gettare in qualche bidone della spazzatura.
I vampiri che brillano. Sacrilegio.
Ma la riga in cui mi rivedo tanto è quella in cui dice che non è colpevole.
Perché, maledizione, non lo sono. Ero solo una povera ragazza idiota e affascinata da qualcuno che era entrato nel suo mondo di grano e muli con la prepotenza di un uragano. Avrei voluto vedere voi al mio posto, se ora stareste raccontando una vita differente.

Still we are one
you and I realize
I did what you wanted me to

Hansi sottovaluta gli antidiluviani.
Lui sa tutto di me. Come ogni buon Papà Vampiro invece di Castoro, è perfettamente a conoscenza di cosa fa la sua progenie.
Invece io so a malapena che è ancora esistente. Il legame di sangue e anima che si è instaurato quella notte è ancora vivido e pulsante, e non si spezzerà finché uno dei due non diventerà un mucchietto di polvere. Più facilmente io, lui è potente abbastanza da poter decidere se e come morire. Di sicuro ha sul carnet una lunghissima sfilza di cacciatori di vampiri.
Da parte mia sono riuscita a ucciderne solo tre. Più d’uno mi ha spesso costretta a una ignominiosa fuga.
Ve l’ho detto, no? Una neonata.
Ho fatto quello che hai voluto, padre? Probabilmente no. Ma il motivo non è per me fonte di vergogna o imbarazzo. È così perché lui non voleva niente da me, non mi ha creata con uno specifico scopo.
È arrivato, ha morso, ha succhiato e se n’è andato. Senza secondi fini.
Quindi sono in pace con me stessa, da questo lato.
E se, per puro caso, non fosse così e lui ha riposto delle aspettative in me… beh, allora vedi di fotterti, bastardo.
Questo è quanto, più o meno.
Francis comincia a scuotersi e pian piano si sveglia.
Mi avvicino a lui, fischiettando: “Ehilà, mio giovane e prestante ghoul. Fatto un buon riposino?”.
“Ngrf… baciami il culo, vampira…”.
“Ehi! Ti pare questo il modo di rivolgerti alla tua padrona?”.
“La giornata… di libertà non… è ancora finita…”.
“Ops. Hai ragione. Allora fai pure, insultami se ti va”.

   
 
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