Serie TV > Poldark
Segui la storia  |       
Autore: lady lina 77    31/08/2018    3 recensioni
Una nuova fanfiction, una AU (che sarà molto lunga), che parte dal tradimento di Ross della S2. Cosa sarebbe successo se Elizabeth si fosse accorta prima di sposare George, della gravidanza del piccolo Valentine? Cosa sarebbe successo se avesse obbligato Ross a prendersi le sue responsabilità?
Una storia dove Ross dovrà dolorosamente fare i conti con le conseguenze dei propri errori e con la necessità di dover prendere decisioni difficili e dolorose che porteranno una Demelza (già incinta di Clowance) e il piccolo Jeremy lontano...
Una storia che, partendo dalla S2, abbraccerà persone e luoghi presenti nelle S3 e 4, pur in contesti e in modalità differenti.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Elizabeth Chynoweth, Nuovo personaggio, Ross Poldark, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Aveva prelevato a forza Dwight dal tavolo dove le cameriere avevano appena apparecchiato per il pranzo suo e della sua neo-sposina, senza spiegargli granché.

Con foga, con Jeremy in braccio, gli aveva solo farfugliato che Demelza stava male e aveva dei dolori al ventre che lo facevano temere per il bambino in arrivo e Dwight non aveva voluto sapere altro. Aveva dato un bacio frettoloso sulle labbra ad una preoccupata Caroline, si era fatto sellare un cavallo e poi si era diretto con lui a Nampara.

Galopparono come pazzi costeggiando le costiere che accarezzavano un mare insolitamente calmo e trasparente.

Ross credeva che Jeremy si sarebbe spaventato ad andare a cavallo a quel modo ma il bimbo aveva emesso gridolini felici e divertiti e anzi, una volta giunti alla stalla di Nampara, aveva protestato vivacemente quando lo aveva messo a terra.

Dwight era entrato in casa di corsa e Ross non aveva fatto in tempo a dirgli nulla sulle circostanze che avevano portato a quel disastro e ora si chiedeva come avrebbe reagito il suo amico, se fosse stata Demelza a parlargliene. Non che volesse nascondere a Dwight qualcosa ma si vergognava di se stesso talmente tanto che non avrebbe potuto sopportare di vedere biasimo e muto rimprovero sul viso del suo migliore amico...

Eppure sapeva che, se non l'avesse fatto Demelza, avrebbe dovuto farlo lui. Dwight era un amico, era il medico curante della sua famiglia ed era un ragazzo buono, saggio ed assennato e forse nelle sue parole avrebbe potuto trovare conforto e una soluzione a tutto il disastro che aveva combinato.

"Papà".

Ross abbassò lo sguardo su Jeremy che gli trotterellava intorno mentre al piano superiore Dwight, aiutato da Prudie, si prendeva cura di Demelza. Si sedette sul divanetto del salotto e prese il suo bambino in braccio, facendolo sedere sulle sue ginocchia. "Dimmi" – gli intimò in tono gentile, rendendosi conto che erano rarissime le volte in cui si era soffermato ad ascoltare e a prestare attenzione a suo figli.

Jeremy gli mostrò un piccolo cavallino di legno che teneva stretto nella manina e che aveva preso dal cestone di giocattoli accanto al camino. "Ndiamo?".

Ross gli sorrise, trovando in suo figlio e nel suo volto tranquillo una sorta di pace dell'animo. "Vuoi andare ancora sul cavallo?".

"Sì".

Lui indicò il giocattolo. "Su quello che hai in mano? Forse è troppo piccolino per salirci, no?".

Jeremy rise a quelle parole. "Noooo quetto! Papà, queio grandiscimo!" - esclamò indicando la finestra che dava sull'aia e sulla stalla.

Finse di stare al gioco, lo sistemò meglio sulle sue ginocchia e lo fece saltellare sopra esse. "Così? Vuoi andare così?".

Jeremy rise ancora. "Sìììì". Poi si voltò verso di lui, prendendogli una mano con la sua manina e stringendogliela. "Ndiamo?".

Si chinò su di lui baciandolo sulla fronte, chiedendosi cosa avrebbe fatto del suo ruolo di padre e maledicendosi per tutto quello che stavano passando Demelza e il piccolo in arrivo a causa sua. "Presto Jeremy, presto ci andremo".

"E mamma?".

Ross sorrise tristemente. "Anche mamma, quando starà meglio e sarà nato il tuo fratellino. O la tua sorellina. Mamma sa andare a cavallo meglio di me, sai?".

Jeremy ci pensò su. "E io?".

Gli strizzò l'occhio, poi osservò la manina di suo figlio ancora appoggiata contro la sua. "Quando la tua mano sarà grossa almeno la metà della mia, ti insegnerò come si va a cavallo. Te lo prometto".

"Siiiii". Eccitato, il piccolo lanciò in aria il cavallino di legno che teneva nell'altra manina e il giocattolo cadde in terra, rotolando fin sotto alla credenza.

Ross sospirò, divertito nonostante tutto. Suo figlio con la sua vivacità ed innocenza, stava riuscendo ad isolarlo dal male che lo circondava e a fargli godere di uno sprazzo di buon umore che sicuramente non meritava. "Jeremy, sei un disastro. Ora te lo prendo".

Mise in terra il bambino e fece per chinarsi quando i passi di Dwight, dietro di lui, lo fecero rialzare di scatto. Il medico, seguito da Prudie, scese le scale e poi, con un timido sorriso, gli fece segno di seguirlo fuori casa per parlargli.

Ross annuì, carezzando la testolina di Jeremy. "Il cavallino lo recupereremo dopo. Ora va da Prudie e gioca con lei".

"Sì" – rispose Jeremy, ubbidiente, correndo con quella sua andatura ancora goffa verso la domestica.

Ross gli diede un'ultima occhiata e poi seguì Dwight nell'aia. Il sole era ormai alto nel cielo limpidissimo e terso e l'ora di pranzo doveva essere passata da un pò. "Mi spiace, non volevo disturbare te e Caroline ma era un'emergenza".

Dwight sorrise, appoggiandosi alla staccionata. "Sono un medico Ross e quando ho deciso di diventarlo, avevo messo in conto cose come questa. I medici esistono proprio per risolvere le emergenze".

Ross lo studiò in viso. Dwight sembrava tranquillo e amichevole come sempre e Demelza non doveva avergli detto nulla. O forse non ne aveva avuto la possibilità... "Come sta mia moglie?" - domandò, corroso dall'ansia.

Dwight sospirò. "Demelza si stanca sempre troppo, non sta mai ferma e questo di per se non è un problema ma durante una gravidanza dovrebbe cercare di riguardarsi di più. Le ho dato un sedativo, ora sta dormendo e le contrazioni paiono cessate. Deve stare a letto per un pò di giorni, magari una settimana, servita, riverita e tranquilla. Mi è parsa molto agitata e scossa e non va bene nel suo stato".

"Tenere Demelza a letto sarà dura..." - rispose Ross, vago.

"Sì, decisamente!". Dwight si accigliò. "L'ho trovata stranamente agitata e allo stesso tempo giù di morale. E' strano, non è da lei. E' successo qualcosa?".

Ross abbassò il capo. "E' successo qualcosa...".

Dwight distolse lo sguardo, imbarazzato. "Scusa, non voglio entrare nelle vostre faccende private ma vorrei consigliarti di non agitarla. Ha bisogno di tranquillità e tu sei l'unico che può dargliela. La gravidanza va bene, non ha bisogno di particolari cure a parte pace e riposo, però ci vuole cautela, Ross".

Gli occhi di Ross divennero lucidi e finse che era per il sole. Pace... Come poteva dare pace a Demelza? Come poteva lui, che aveva distrutto ogni cosa e le aveva fatto male più di qualsiasi altra persona sulla faccia della terra? Come poteva ora, come? "Dwight, sei mio amico?".

"Sì, che domande fai?" - rispose il medico, ridendo.

"Lo saresti anche se io avessi fatto qualcosa di orribile?".

E a quella domanda, Dwight smise di ridere e tornò ad essere preoccupato. "Ross, che succede?".

"Ho combinato un disastro e non so come uscirne. Aiutami...".

Dwight lo vide accasciarsi a terra e in un attimo fu al suo fianco, in ginocchio. "Ross, che succede? Stai male?".

Alzò lo sguardo su di lui, chiedendosi se avrebbe capito. Ma come poteva farlo Dwight, se nemmeno lui capiva se stesso e il perché delle sue azioni. "Elizabeth è incinta" – sussurrò, nello stesso scarno modo in cui aveva comunicato quella notizia a Demelza.

Dwight spalancò gli occhi. "Elizabeth? La moglie di tuo cugino Francis?".

"Sì".

"Ma Ross, Francis è morto da otto mesi ormai e lei non mi è mai parsa...".

Ross lo bloccò, anche se immaginava che non ce ne fosse bisogno. Dwight avrebbe fatto due conti e avrebbe capito entro pochi istanti che... "Non è di Francis, ovviamente".

Dwight deglutì. "E di chi, allora?".

"Mio".

"Tuo?". Dwight indietreggiò, inorridito. Poi guardò di sfuggita Nampara, rendendosi conto da solo del perché Demelza stesse tanto male. "Ross, stai scherzando? Dimmi che è uno stupido scherzo!".

Ross scosse la testa. C'era stupore nella voce di Dwight, costernazione. E delusione e rabbia... "Vorrei tanto fosse uno scherzo ma invece...".

"Come hai potuto?".

La voce di Dwight era acuta, fredda. Mai lo aveva sentito usare quel tono e si trovò costretto ad abbassare il capo. "Non so come abbia potuto farlo, è successo e basta. Da quando è morto Francis e anche prima...". Alzò lo sguardo, come cercando comprensione. Che non ebbe... "Era il mio primo amore Dwight ed è rimasta lì, nel limbo. Non l'ho mai davvero dimenticata e lei stava per sposare George e io...".

Dwight lo prese per il bavero, attirandolo a se. "E tu sei un uomo sposato, una persona rispettabile e soprattutto un padre! Da quanto va avanti la tresca fra te ed Elizabeth?".

Ross spalancò gli occhi, inorridito. "Tresca? Dwight, è successo solo una volta".

"Coi fatti... Ma col pensiero, mi pare di capire, eri sempre lì".

Ancora, fu costretto ad abbassare il capo. "Già" – dovette ammettere amaramente.

Gli occhi di Dwight divennero rossi di rabbia. "Con una moglie come Demelza, che ti ama, che ti ha supportato in ogni cosa che hai fatto, anche la più idiota, tu...". Indicò la casa e nel suo sguardo c'era solo rimprovero. "La dentro, in un letto, tua moglie lotta per salvare la vita a tuo figlio! TUO FIGLIO! Che cresceva dentro di lei, mentre lei si occupava del bambino che già avete, DA SOLA, perché tu giocavi all'innamorato con Elizabeth! Non ti vergogni, Ross? Da tutti avrei potuto aspettarmi qualcosa di tanto meschino eccetto che da te...".

Ross si morse il labbro. Certo che si vergognava, avrebbe voluto sotterrarsi da solo sotto terra per quanto aveva fatto e per la sua incapacità ad uscirne. Non sopportava di essere stato squallido quanto e più di George, più scorretto degli uomini che aveva odiato e che avevano condannato Jim, più meschino di Francis quando aveva tradito Elizabeth. Era un uomo sposato con una donna meravigliosa che aveva dato a lungo per scontata, era un uomo che aveva tradito tutti i suoi principi e la sua famiglia per il suo orgoglio e per una manciata di momenti di piacere e follia, era un uomo che non era stato capace di apprezzare appieno, fino in fondo, la persona che il destino aveva scelto come sua compagna di vita. "Che posso dirti, Dwight? Vorrei solo si potesse tornare indietro...".

Il suo amico scosse la testa. "Non si torna indietro Ross e tu avresti avuto mille buone occasioni per farlo prima dell'irreparabile, se lo avessi voluto, nei mesi intercorsi dalla morte di Francis". Abbassò lo sguardo, affranto. "Ora capisco perché Demelza, prima, ha detto...".

"Detto cosa?".

Dwight scosse la testa. "Che sarebbe stato meglio perdere il bambino. Non riuscivo a capire perché una donna come lei, una madre tanto amorevole, dicesse qualcosa del genere. Ora lo comprendo e non posso biasimarla".

A quelle parole, Ross si sentì morire. L'aveva portata a questo? Era davvero tanto disperata da non vedere via d'uscita né per lei né per il loro bambino? Le parole di Demelza assumevano il significato di una condanna definitiva per il loro rapporto e il loro matrimonio. Aveva perso la fede, aveva perso ogni speranza che le cose si potessero sistemare e si era arresa... "Santo cielo" – mormorò.

Dwight sospirò. "L'ho tranquillizzata ed è stato solo un attimo di smarrimento più che comprensibile. E' al quinto mese di gravidanza e perdere il bambino ora, sarebbe devastante per lei. Non deve succedere e noi dovremo evitare che accada! Ora riposa e so che ama il suo bambino e che lotterà per lui. Anche da sola".

"Non dovrà farlo da sola" – ribatté Ross, piccato.

"Davvero? E tu cosa farai allora? Ed Elizabeth?".

Ross prese un profondo respiro e poi con coraggio raccontò a Dwight quanto si erano detti lui e la donna a Trenwith, poche ore prima.

La proposta fatta da Elizabeth parve non stupire Dwight che forse, come Demelza, aveva imparato a comprendere la donna meglio di quanto avesse mai fatto lui. "E tu lo farai, giusto? Distruggerai il matrimonio con Demelza e correrai da lei. E' questo che fai da tanto, giusto Ross? E' questo che si aspetta Demelza, è questo che l'ha fatta stare male. Lei lo sa, lei è consapevole che per te Elizabeth viene prima della tua famiglia e che accetterai la sua idea folle. Demelza lo sa, anche se ancora tu non sei consapevole di averlo già deciso".

Punto sul vivo, Ross divenne rosso di rabbia. Le parole di Dwight lo irritavano perché in esse c'era tanta verità e quella verità lo faceva sentire un verme. Era vero, era stato così per tanto, aveva messo Elizabet al primo posto a lungo, dopo la morte di Francis, sacrificando tempo, denaro e affetto per la sua famiglia, in suo favore. Ma ora quella specie di limbo che lo aveva tenuto prigioniero di un antico sogno giovanile, si era rotto e vedeva Elizabeth per ciò che era sempre stata: un amore di ragazzo, un amore idealizzato... Eppure il danno era fatto e ora toccava a lui rimediare e prendersi le sue responsabilità, in qualche modo. "Dwight, io ho mancato di rispetto ad Elizabeth e l'ho messa in una posizione terribile. Devo fare qualcosa, né ho il dovere! E non cederò alle sue richieste perché è una cosa che voglio fare, per un capriccio o per altro, se dovessi... se dovessi...".

"Sposarla?" - lo interruppe Dwight.

Lui annuì. "Se dovessi sposarla, sarà perché devo. Ma la mia famiglia, quella che io considero la mia VERA famiglia, è questa. E non sarà un cavillo legale a cambiare le cose".

Dwight lo guardò con severità. "Un cavillo legale che priverà Demelza e i tuoi figli del nome di famiglia, di ogni diritto e che li costringerà ad affrontare da soli la vita".

"Io ci sarò sempre, per loro!".

Dwight ridacchiò, sarcastico. "Non ci sei mai stato mentre vivevi quì, dubito che ci sarai se diventerai il marito di Elizabeth". Passeggiò avanti e indietro, nervosamente. "Caroline aveva ragione, sul tuo conto".

"Che vuoi dire?".

"Lei mi disse che tu sei quel tipo d'uomo che ha una moglie che tutti vorrebbero ma che lui non sa apprezzare perché guarda altrove. Le dissi che si sbagliava, allora... E invece...".

Ross abbassò lo sguardo, nuovamente schiacciato dal senso di colpa. Era un marito davvero pessimo, anche gli altri se n'erano accorti. Se n'erano accorti tutti tranne lui, fino a quel giorno. "Non voglio fare del male a Demelza. Vorrei evitarle tutto questo, vorrei che fosse solo un incubo".

Dwight lo guardò, pieno di biasimo. "Penserò io, come medico, a Demelza. Tu limitati a... beh, a non fare altri danni. Elizabeth vorrà una tua risposta a breve e purtroppo Demelza dovrà affrontare le conseguenze dei tuoi gesti e delle tue decisioni. Non so come tu possa fare ma vedi di agire pensando al bene di tua moglie e dei tuoi figli, vedi di non farla agitare e cerca di tergiversare finché puoi. Demelza deve stare tranquilla il più possibile anche se, credo, sappia già cosa deciderai".

Ross annuì. "Tu ci starai accanto?".

"Starò accanto a Demelza, sempre. Come medico e, assieme a Caroline, come amico. E quando il bambino sarà nato me ne andrò. Mia moglie vorrebbe una nuova vita in posti più agiati come Bath o Londra e sai, dopo quello che ci siamo appena detti, credo che vorrò cambiare aria e che andrò via assieme a lei. Mi spiace per i disperati di queste terre ma non credo di riuscire a rimanere quì e a guardarti ancora in volto, dopo che avrai fatto ciò che farai. Il rispetto, l'amicizia... Per quel che mi riguarda li hai persi entrambi, ai miei occhi. Ma per Demelza, solo per lei, resterò quì fino a fine anno... Poi andrò via e spero di non vederti più".

"Dwight!" - cercò di argomentare, sgomento da quello che aveva appena sentito. Non poteva perdere anche il suo migliore amico...

"Stammi lontano!" - rispose il medico. "Non voglio più avere niente a che fare con te! E ora torna dentro e vedi di fare il marito e il padre, fintanto che resterai quì".

E così dicendo, salì in sella al suo cavallo e sparì al galoppo nella brughiera, lasciando Ross in pasto alla sua disperazione e ai suoi sensi di colpa che, anche se ancora non lo poteva sapere, lo avrebbero tormentato a lungo.




  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Poldark / Vai alla pagina dell'autore: lady lina 77