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Autore: Eneri_Mess    01/09/2018    2 recensioni
« Tu hai già beneficiato della tua parte in questo accordo matrimoniale. Io ti ho salvato la vita, perché Allura ti avrebbe ucciso la prima notte di nozze, e questo ti pone doppiamente in debito con me, se consideriamo anche la volta che da piccoli mi hai quasi fatto annegare »
« Stai seriamente rivangando una storia di quando avevamo forse dieci anni? »
« Tu ne avevi dieci, io appena sei! Non mi hai mai chiesto scusa! »
« Hai imparato a nuotare quella volta, mi pare. Dovresti essere tu a dirmi grazie »
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Lotor, McClain Lance
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Nota: storia ripescata da quelle scritte tra febbraio e marzo per il Cow-t (seconda settimana, M2, prompt: Nobiltà). 

Premessa necessaria: riferimenti all’omegaverse e al mpreg.
Lance è metà altean e metà umano (omega), Keith è metà galra e metà umano (omega), Shiro è umano (alpha) ma “implementato” galra, Lotor è metà galra metà altean (con nessun genere secondario). Insomma, un sacco di metà.

Lancelot onesided, Shklance implied!


Well you done done me and you bet I felt it
I tried to be chill but you're so hot I melted
I fell right through the cracks
And now I'm trying to get back
Before the cool done run out
I'll be giving it my best-est
And nothing's going to stop me but divine intervention
I reckon it's again my turn,
To win some or learn some

[I’m Yours - Jason Mraz]




 

Gli echi della guerra erano ancora vivi, nonostante i tentativi di una tregua duratura e desiderata. Focolai che come fantasmi apparivano e scomparivano, senza dare tregua e mai abbandonando la mente e il corpo di chi da più di dieci anni ne era rimasto coinvolto. La pace era una parola siglata in un accordo voluto da entrambe le parti per poter riprendere fiato dalle disastrose perdite subite negli anni di belligeranza, ma sebbene ai mondi e ai popoli fu dato in pasto un matrimonio di convenienza di cui chiacchierare e tessere le lodi dell’attuale serenità, le ferite delle battaglie continuarono a sanguinare e a far passare in sordina gli intrighi della nobiltà che si professava loro salvatrice. Così, quando l’erede dell’Impero Galra e del Regno di Altea venne alla luce coi capelli scuri nessuno fece domande.


La stanza era inondata dalla luce del sole, con l’aria tiepida e piacevole portata dal venticello in un soffio delicato che carezzava le tende delle finestre spalancate. Sul grande letto, all’ombra dei tendaggi del baldacchino, Lance se ne stava con la schiena sprofondato in una montagna di morbidi cuscini, godendosi un riposo necessario, l’attenzione rapita dalla creatura che aveva tra le braccia.

Se Lance aveva un motivo per essere felice e non lasciarsi schiacciare dagli eventi, questo era lo stesso che stava giocando con le sue dita, curiosando piccole porzioni di mondo con i suoi grandi occhi privi ancora di un colore che lo aiutassero a capire di chi fosse. Non che avrebbe fatto qualche differenza nel suo cuore, anzi, in vista del prossimo incidente non programmato avrebbe saputo a chi dare la precedenza per pareggiare i conti.

« Il naso potrebbe essere quello di Keith » e nel dirlo, passò il polpastrello dell’indice sulla curva ancora poco pronunciata del setto nasale e il bambino agitò i pugnetti con un vagito che, anche senza coerenza, era il suono più bello ascoltato da Lance negli ultimi giorni. Il principe alteano ridacchiò sulla stessa nota, inclinando la testa di lato per avere un’altra prospettiva, improvvisandosi critico d’arte con una mano sotto il mento. « Però questo taglio degli occhi mi ricorda di più quello di Shiro. Che ne pensi? Ho ragione? Aaah, sei un piccolo, meraviglioso rebus. Però sai, queste labbra le riconosco e sono le mie. Hai fatto un ottimo affare a scegliere la forma della mia bocca, amore mio. Sono labbra magiche! Un bacio e farai cadere ai tuoi piedi chiunque vorrai »

« Teoria interessante »

Lance si irrigidì, stringendosi istintivamente il figlio al petto e guardando, attraverso i veli sottili del baldacchino, la figura avvicinatasi senza che se ne accorgesse. Per gioco o per reale intenzione di apparire innocuo, Lotor levò le mani, prive di guanti, umane, senza artigli minacciosi da cui stare alla larga.

Il principe alteano non temeva di essere attaccato, non dopo i recenti sviluppi, ma la testa continuava a dirgli di diffidare. L’unico Lotor che credeva di conoscere era stato un amico d’infanzia, non una serpe voltafaccia, giocatasi la sua fiducia e la sua ammirazione ormai molto tempo prima. In cuor suo Lance non riusciva davvero a detestarlo, e questo lo faceva dubitare costantemente di ogni scelta perpetrata, se portata avanti per ragione e per l’ombra di un affetto che non voleva andarsene.

Tuttavia, stringere al petto l’espressione massima dell’innocenza, spostava l’ago della bilancia e animava il principe alteano della necessità di rimanere guardingo, sempre. L’equilibrio del potere, della politica in cui era invischiato, era la tela di un ragno, sottile e insidiosa, ma anche fragile.

« Non sono in vena di chiacchierare » disse, abbassando la testa verso le ditina che lo cercavano, ma rimanendo a fissare il mezzo galra appoggiarsi a una delle colonne del letto.

« Ho notato. Il Cerimoniere è venuto a lamentarsi del tuo continuo posticipare la data del battesimo. Vuoi irritare chi tanto aspetta di conoscere il “Figlio della Pace”? »

Lance si lasciò sfuggire una faccia disgustata per il soprannome tanto sciocco e di cattivo auspicio, ma finendo con un’alzata di spalle.

« Offri da bere a questa nobiltà impaziente. Un banchetto e avranno altro di cui spettegolare. E aspetteranno quanto necessario » brontolò, risistemandosi contro i cuscini, sentendosi improvvisamente scomodo. Se avesse avuto le forze per alzarsi e andarsene, si sarebbe imbarcato sul primo cargo merci diretto verso i Sistemi Esterni, nell’unico posto che poteva chiamare casa.

Lotor non rispose subito e quando Lance alzò lo sguardo verso di lui, notò come stesse scrutando il fagotto tra le sue braccia. Era indecifrabile, non ostile, ma pur sempre un’occhiata che mise a disagio Lance.  

« Perché sei venuto qui? »

« Posso entrare e uscire da qui quando ne ho voglia, è anche la mia stanza, ricordi? » e il rimarcare poco velatamente il loro matrimonio fu solo l’ennesima beffa.

Lotor tornò a fissarlo negli occhi, anche attraverso la stoffa trasparente che li divideva. Fossero stati dei muri, il principe alteano sarebbe stato più contento, così non avrebbe dovuto ascoltarlo. « Sono venuto per farti ragionare, con le buone. Puoi prendermi per un ambasciatore diligente. Non ho intenzione di vedere i burocrati che reggono questa parentesi di armistizio indispettirsi perché sei il solito capriccioso. Fissa una data per il battesimo, e intendo un giorno da qui a tre settimane massimo, o lo farò io »

Lance si mosse di scatto in avanti, come se la minaccia fosse stata uno schiaffo in faccia a cui avrebbe volentieri risposto con un morso. Il neonato si agitò con gorgoglii striduli.

« Non è tuo »

« Lo so. Lo sapresti, se fosse mio »

La frecciatina fece arrossire Lance, che tuttavia non si abbassò alla critica, ma replicò con un ghignetto provocatorio. Le scelte sulla sua vita le aveva compiute da diverso tempo e non provava alcuna vergognava per non essersi fermato a un solo amante e a condividere letto e cuore con due persone.

« Tu hai già beneficiato della tua parte in questo accordo matrimoniale. Io ti ho salvato la vita, perché Allura ti avrebbe ucciso la prima notte di nozze, e questo ti pone doppiamente in debito con me, se consideriamo anche la volta che da piccoli mi hai quasi fatto annegare »

« Stai seriamente rivangando una storia di quando avevamo forse dieci anni? »

« Tu ne avevi dieci, io appena sei! Non mi hai mai chiesto scusa! »

« Hai imparato a nuotare quella volta, mi pare. Dovresti essere tu a dirmi grazie »

« Comunque » gli parlò sopra Lance, chiudendo gli occhi con uno sbuffo. « La vera vittima di tutta questa politica sono io. Io che, magnanimamente, ho deciso di sposarti per permetterci di montare una stupida messinscena di pace e avvantaggiarci, insieme, sul nemico che ha tentanto di manovrarci e portarci all’autodistruzione. Non mi pare di aver avanzato richieste particolari finora »

« Intendi, esclusa tutta l’intera farsa di far passare la tua dolce attesa per opera mia? Così che nessuno intuisca che l’innocente principino di Altea non è poi così innocente, ma si fa invece scopare dal Campione dei ribelli e dal suo leccapiedi? »

« A volte ho la sensazione che tu sia solo geloso »

Lance aveva pensato a voce alta, se ne rese conto troppo tardi, ma un vagito del figlio attirò la sua attenzione, evitando che continuasse con la sua ripicca, ormai esternata, e non cogliesse l’irrigidimento nel volto dell’ex amico d’infanzia.

Dal canto suo, Lotor sfruttò quella distrazione per calmarsi prima di perdere definitivamente i fili della discussione, e anche la ragione.

« Hai intenzione di aspettare il momento in cui Shiro e Keith riusciranno a introfularsi qui a vedere “per primi” - accompagnò le parole con l’effettivo gesto delle virgolette - il bel bambino che hanno combinato? » non riuscì a infondere tutto l’effettivo scherno voluto; la rabbia sobillava sottopelle, facendogli più venire voglia di spaccare qualcosa, o la faccia di qualcuno.

« Precisamente »

Lance era l’unica persona in grado di spingerlo così al limite da farlo sbuffare.

« Che lo vedano prima o dopo il battesimo non cambierà nulla » avrebbe voluto aggiungere che in ogni caso il padre ufficiale, quello che tutti avrebbero etichettato tale per legge, anche se il bambino non gli fosse mai assomigliato, sarebbe stato lui.

Ma le parole non raggiunsero un ordine convincente nella sua mente e Lotor si trovò a pensare che in fondo non avrebbe voluto sentire nominare ancora Shiro e Keith; o il fatto che quei tre condividessero un legame tanto primitivo quanto profondo, uno scherzo genetico del secondo genere dovuto alle loro metà umane.

Lance, a differenza degli altri due, aveva avuto una vita agiata, accettato dalla casata reale alteana nonostante fosse figlio di una relazione illegittima; avrebbe potuto continuare ad avere ogni briciola di quel mondo dorato e pieno di pantomime, dove il suo sorrisetto viziato si era sempre rivelato una chiave utile per raggiungere la vetta.

Tra tutti loro, e Lotor dovette comprendere anche sé, Lance era riuscito nell’impresa di farsi amare da entrambe le sue metà genetiche, conciliando due mondi, alteano e terrestre, a differenza sua, o di Shiro e Keith, tutti considerati soltanto l’ennesima onta di cui disfarsi o pedine sacrificabili di cui servirsi come compromesso.

Ora, anche se per finzione, con quel matrimonio Lance aveva tra le mani la possibilità di insinuarsi e giostrare le fila dell’ottusa nobiltà galriana, ma continuava a fare di testa propria. Come ogni volta.

« … non mi stai più ascoltando? Vieni qui a impormi le tue decisioni e poi mi ignori? »

Lotor alzò lo sguardo su di lui, sorvolando sul fatto di essersi smarrito nei propri pensieri.

« Tre settimane, non un giorno di più Lance »

« Cosa? Aspetta! Ti ho detto che non puoi decidere questa cos- »

Arrivato alla porta, e combattendo contro il desiderio di restare, il principe dei Galra lo interruppe un’ultima volta.

« Avverti Shiro e Keith che le regole qui sono cambiate. Quando decideranno di farti visita, non verranno fatti passare facilmente come al solito. Ho bisogno di testare le nuove difese del palazzo e loro due mi sembrano le cavie ideali »

 

Che fosse fuori o dentro le mura del palazzo, la guerra e la scalata alla supremazia, in varie forme, continuava a sussistere.




Nefelibata ~ 
   
 
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