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Autore: shilyss    01/09/2018    44 recensioni
La vendetta di Thanos si è abbattuta con forza su Loki, il dio dell'inganno, ridotto ormai a nient'altro che un'ombra del Regno dei Morti. La sua assenza ha lasciato un vuoto difficile da colmare, forse impossibile. Di fronte a una perdita così straziante, Thor e Sigyn non possono fare altro che cercare di sopravvivere e dimenticare, forse.
Ma ormai ti ho perso, sei polvere nel vento, disperato amore mio. Sei un’ombra scura che ci guarda severa e implacabile con le mani incrociate dietro la schiena mentre ci consoliamo a vicenda. Sei il fantasma che si rifiuta di abitare i miei sogni, il rimpianto che mi spezza le vene, il dolore in fondo al mio cuore, la metà dell’anima che mi è stata strappata.
[Post Thor: Ragnarok] [Post: Avengers: Infinity War]
[ ♦ Storia quarta classificata parimerito con veronica85 "Wish"/OUAT al Kiss Flash Contest indetto da Freeshane sul forum di Efp ♦ ]
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Sigyn, Thor
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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Sapevano di vino le tue labbra

 

 

Pazza idea di far l'amore con lui 
pensando di stare ancora insieme a te! 
Folle, folle, folle idea di averti qui 
mentre chiudo gli occhi e sono tua. 

Pazza idea, io che sorrido a lui 
sognando di stare a piangere con te. 
Folle, folle, folle idea sentirti mio 
se io chiudo gli occhi vedo te. 

(Patty Pravo)

 

 

Ti ho perso, amore mio. È successo quando l’ambizione ti ha mangiato il cuore e le tue mani si sono sporcate di sangue innocente. È avvenuto il giorno in cui hai tradito Asgard permettendo che gli Jotnar entrassero per un sentiero nascosto noto a te solo, e poi l’istante in cui sei stato inghiottito dagli universi sconosciuti e senza nome che si agitano sotto il Bifrost. Anche quando sei tornato in catene, imprigionato e furioso come una bestia, anche allora ti ho perso. Mille volte ci siamo allontanati, amore mio, ma ho sempre saputo che ci sarebbero stati un luogo e un tempo dove ti avrei ritrovato. Me lo avevano promesso le Norne.

 

Eppure ti ho perso, amore mio. La tua voce, così roca e suadente, sta svanendo dalla mia testa, è un suono perduto che ogni giorno faccio sempre più fatica a recuperare. Quando Thor mi ha detto come il Titano ti abbia spezzato il collo, sono morta con te, amore mio. Mi sono strappata i capelli, sono caduta a terra, ho pianto tutte le mie lacrime. Tuo fratello mi ha stretta tra le braccia. Ha sussurrato che hai raggiunto il Valhalla come un eroe e mi ha ripetuto le tue parole cariche di orgoglio. Per un momento, ho ricordato il giorno in cui mi hai portata ad Asgard. Com’è stato il nostro amore? Nelle notti fredde e dolceamare in cui ci cercavamo e ci amavamo, invocavi il mio nome. So di essere stata il tuo rimpianto, Loki: quello sotterrato sotto molte altre ambizioni, la prima sconfitta del re che non sei mai stato.

 

Oggi tuo fratello mi ha guardata perché il vuoto che ci fa sanguinare il cuore è lo stesso e porta il tuo nome, e il tempo non è in grado di lenire la nostra ferita. Io ho riso, amore mio, e per scherzo ho ruotato la gonna di seta chiara. Forse la colpa è stata di questa notte d’estate calda e troppo perfetta, o forse dell’odore di fiori notturni e di pelle che è intorno a noi, ma mi ha detto che sono bella. Io e Thor siamo qui, nonostante tutto vivi, e tu sei morto, sei una fredda ombra che si è portata dietro tutti i suoi sbagli, pensieri, desideri. E il nostro cuore. Certe cose avvengono e basta, forse. Assieme ad altre ragazze, ho accennato una danza e lui mi ha raggiunta e stretta a sé. E io, che avevo dimenticato cosa significasse essere abbracciata da un uomo, non ho protestato, stringendomi contro il petto dell’unico che non avrei dovuto amare, né guardare, né toccare.

 

Ma ormai ti ho perso, sei polvere nel vento, disperato amore mio. Sei un’ombra scura che ci guarda severa e implacabile con le mani incrociate dietro la schiena mentre ci consoliamo a vicenda. Sei il fantasma che si rifiuta di abitare i miei sogni, il rimpianto che mi spezza le vene, il dolore in fondo al mio cuore, la metà dell’anima che mi è stata strappata. Thor mi ha baciata, Loki. Le mie labbra sapevano di sale, come le sue. Nel buio della notte, ci siamo cercati con l’incertezza e la confusione di due ragazzini. Gli ho accarezzato i capelli corti e biondi, ho chiuso gli occhi. Ma ero con te.

 

Eri tu a baciarmi, Loki, e io ero tua, e il nostro ultimo bacio è stato meraviglioso come ognuno di quelli che ci siamo scambiati ad Asgard. Eri venuto a cercarmi ed eri feroce e bello. Abito scuro, portamento fiero, occhi di bosco, sorriso beffardo e obliquo. Ti guardavo ubriaca di gelosia, orgogliosa e innamorata, senza mai abbassare lo sguardo di fronte alle tue occhiate insolenti. Torna da me, Loki, e stringimi ancora come hai fatto ogni volta, l’ultima volta, la prima volta.

 

Ricordo che oltre alla luna piena c’era la musica, quella sera lontana. Cetre incalzanti che si rincorrevano in un ritmo serrato, come il fuoco che guizzava nervoso al centro della radura. Mi guardavi reggendo un corno di idromele, con un ghigno sulle labbra. Vidi un pugnale scintillare tra le tue dita di mago, alzai il mento fiera, e allora tagliasti le corde che bloccavano i miei polsi, sfiorandomi le mani.

“Hai la pelle morbida e delicata, sei bella. Troppo, per diventare una schiava.”

“Perché non ti prendi ciò che vuoi senza incantarmi con le tue lusinghe, Loki di Asgard?”

“Oh, lo farò.” Sguardo brillante e tagliente che mi attraversò come fa la lama quando incontra la carne. “Ti porterò via da questo accampamento di predoni e verrai con me, ad Asgard.”

“Perché?”

Un altro sorriso di lupo. “Per fare un dispetto a questi bifolchi,” fu la tua riposta, e ricordo che ti mettesti a ridere buttando la testa all’indietro. Non ci baciammo subito, mentre gli altri cantavano e si ubriacavano. Avvenne più tardi, tra gli alberi, quand’eravamo già fuggiti. Sapevano di vino le tue labbra sottili e beffarde. Sfiorarono le mie mentre mi appiattivi contro il buio della notte e mi prendevi il viso tra le mani. La musica forsennata e allegra, ma già ridotta a un’eco lontana, ci inghiottì e avvolse. Al primo bacio risposi incerta; chiusi gli occhi e le tue labbra sopra le mie furono dolci e arroganti. Un assaggio leggero che sapeva di idromele e di desiderio, di fuga e di notte. Sentii come ti trattenesti; trucco perfido messo in atto per farmi tremare e anelare un altro bacio e poi altri cento, mille ancora. Volevi che ti implorassi e supplicassi, che sentissi già nostalgia di te, e allora le tue labbra beffarde si posarono sulle guance e sul collo e la punta del tuo naso sfiorò la mia. Ti strinsi a me per proteggermi da ogni cosa – dai predoni e dalla mia casa bruciata, ormai cenere nel cielo, dal cuore che aveva preso a battermi nel petto con troppa forza.

 

Eri bello in una maniera feroce, Loki, e le tue labbra sapevano di vino. Le nostre bocche nervose e disperate si sfiorarono di nuovo accarezzandosi con sempre maggiore impazienza, per staccarsi giusto il tempo necessario per riprendere fiato e cercarsi con ancora più foga. Protetti dal buio, sotto un cielo trapunto di stelle fredde e luccicanti, i nostri corpi si unirono fino ad aderire perfettamente al ritmo incalzante dei nostri baci ansiosi e appassionati. Furono l’urgenza, la necessità e il bisogno improvviso che avevo di assaggiarti, averti e appartenerti, che mi sconvolsero. Trasportata fuori dal tempo dalle tue labbra ironiche e sottili, non m’importò del tuo nome né di ciò che si diceva di te. Ero libera, salva, tra le tue braccia per scelta, dio degli inganni. Mi avevi portata via dai miei rapitori non per far trionfare la giustizia di Odino, ma per puro divertimento, per piacere, per prenderti gioco di loro. Per i miei occhi, per te.

 

Loki di Asgard, un principe infido e saccente che mi aveva guardata con un’attenzione sfacciata e odorava di pelle, resina, cuoio e acciaio: questo eri. Anche la mia bocca sapeva di vino mentre mi abbandonavo a te in quel bacio squisitamente lungo che era, allo stesso tempo, una danza ora dolce ora urgente. Una mano mi strinse con forza la vita quasi sollevandomi, un’altra si perse tra le mie ciocche chiare, le nostre lingue si sfiorarono con lenta audacia. Capii allora che avrei pianto con te e per te fino all’ultimo istante, respiro, sospiro, battito del mio cuore, intrappolata com’ero nella più incantevole delle maledizioni sugellata dalle nostre labbra. Ti consegnai la mia anima quella notte, mentre mi aggrappavo alle tue spalle forti graffiandoti la pelle. L’ambizione e la sete di potere che già illuminavano il tuo sguardo forse ti avrebbero portato via da me troppo presto, ma non m’importò quella notte né le seguenti. Per un altro dei tuoi baci avrei dimenticato ogni cosa, perché le mie labbra avrebbero ricordato le tue per sempre e per sempre avrebbero desiderato di nuovo incontrarle, mio unico amore a eterna vista.

 

Eppure ti ho perso, amore mio, e mentre tento di sopravviverti, di andare avanti tra le braccia di un altro, penso a te, vorrei te. Thor mi bacia esitando e io ricordo quando eri tu, a sfiorarmi le labbra. Il vuoto nel mio cuore non potrà più riempirsi né la mia anima riuscire a scaldarsi. Sono stretta a lui e cerco te, Loki, ma tu non ci sei più, ultimo amore mio, e allora non mi resta che inseguirti, raggiungerti nel mondo delle ombre che abiti ormai da troppo tempo, perché sapevano di vino le tue labbra, e io non posso dimenticarlo.

 

Hel non sarà né oscura né fredda.

 

 

 

 

Note autore: Ho scritto questa shot ascoltando due canzoni: la struggente Ultimo amore di Vinicio Capossela, che vi invito ad ascoltare, e la famosissima Pazza idea cantata da Patty Pravo. Dice un detto che “chi muore tace e chi vive si dà pace.” Non è quello che accade in questa shot alla dea della fedeltà, incapace di dimenticare il suo unico amore. Perdonatemi, lettori, per questo finale tragico: cerco sempre di salvare Loki, di regalargli una via d’uscita, ma stavolta non sono riuscita e l’idea di ispirare una shot a Ultimo amore e a Pazza idea mi ruotava da un bel po’ in testa, ma non avevo il coraggio di scriverne. Il bacio che Sigyn rievoca – rivive – è il momento centrale e struggente di questo testo. Chi di voi conosce già i miei scritti avrà notato come la shot abbia uno stile differente rispetto alle altre: spero che potrà gradire questa scelta. Nel testo sono presenti delle citazioni delle due canzoni che mi hanno ispirata, a De André a Catullo e a Nabokov. Ci tenevo a postare questa shot proprio oggi perché una notte di tanti anni fa c’era la luna piena.

Hel, ovviamente, è il Regno dei Morti norreno di cui è signora Hela e da cui deriva il termine hell.

Parole: 1486

 

Shilyss

   
 
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