Anime & Manga > Daiku Maryu Gaiking
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Autore: BrizMariluna    01/09/2018    3 recensioni
Ci risiamo. Questa volta rivisito, di nuovo, l’episodio n°8, “Il Drago Spaziale impazzisce”. Sì, ancora lui, quello di Lisa, la spia zelana, che si innamora di Sakon, decide di sacrificarsi per la sua salvezza e quella della Terra, eccetera eccetera. Fin qui, niente di nuovo.
Ma di certo la presenza di Lisa sul Drago avrà i suoi effetti collaterali.
A volte, vedere il mondo con altri occhi, può cambiare la nostra vita. E non solo la nostra…
Ovviamente ho adattato alcuni dialoghi e situazioni a mio piacimento. E se qualche altro evento citato risultasse cronologicamente sfasato, rispetto alla serie… beh, dettagli!
Buona lettura!
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Alla mia amica Morghana, che ama Lisa e Sakon.
Happy Birthday, my friend!
 
(E a me stessa, che invece amo qualcun altro!)
 

 
 
 
Con-gli-occhi-di-Lisa


 
 Decisione estrema
 
La slitta hovercraft scivolava silenziosa sul cuscino d’aria, attraverso il lunghissimo corridoio che portava verso il fondo della coda del Drago Spaziale.
A bordo di essa, due persone lottavano contro il tempo per salvare la vita di una di loro: quella di Lisa, la ragazza zelana che, salita sul Drago, come spia e kamikaze dell’Orrore Nero,  tramite un espediente e con una bomba a tempo incastonata nel petto, avrebbe dovuto farlo saltare in aria insieme al Gaiking e a tutto l’equipaggio.
Ma la zelana si era ritrovata a fare i conti con qualcosa, e soprattutto qualcuno, che non avrebbe mai immaginato di incontrare nella sua vita: Sakon Gen, il giovane ingegnere capo del Drago Spaziale.
Sakon, credendola solo una ragazza in pericolo, l’aveva strenuamente difesa: prima, insieme a Sanshiro, dagli Uomini Uccello suoi complici, che fingevano di darle la caccia, e, in seguito, dai ripetuti e feroci attacchi verbali del Capitano Pete Richardson, che non aveva approvato la sua decisione di far salire a bordo un’estranea.
E, a onor del vero, bisognava dire, col senno di poi, che l’intransigente Capitano, nonostante i suoi brutti modi, aveva avuto ragione...
Quello che nessuno, Lisa più di ogni altro, si sarebbe mai aspettato, era che in così poco tempo il destino avrebbe potuto tessere trame tanto impreviste: si era innamorata di Sakon in un attimo, senza sapere in quale momento, come o perché; era accaduto e basta. 
Ciò le aveva spalancato gli occhi e il cuore a nuovi sentimenti, orizzonti e convinzioni, portandola a vedere ogni componente dell’equipaggio con uno sguardo nuovo e privo di filtri. 
Questi giovani coraggiosi guidati dal dottor Daimonji – un uomo più saggio e anziano, ma non per questo meno forte e determinato di loro – combattevano perché amavano il loro pianeta, mettendo ogni giorno a repentaglio la propria vita solo grazie alla loro volontà e abnegazione, senza sotterfugi, ricatti o subdoli sistemi di manipolazione mentale come il lavaggio del cervello, a cui Darius e i suoi generali sottoponevano i loro soldati. Né facevano leva sui sentimenti, o insani propositi di vendetta, come era stato fatto con lei, il cui desiderio di vendicare l’amato fratello era stato condotto dagli Zelani ai limiti dell’esasperazione, portandola a diventare lei stessa, con il suo proprio corpo, un’arma micidiale di distruzione.
No… Loro combattevano non per costrizione, ma per scelta; non per vendetta, ma per giustizia; non per distruggere ciò che odiavano, ma per proteggere ciò che amavano; e questo faceva tutta la differenza. 
Quella differenza che aveva portato il suo cuore ad accogliere in sé il sorriso sincero di Sakon e lo sguardo intenso dei suoi scuri occhi a mandorla; ad apprezzare il suo carattere forte, spesso mascherato da quel suo modo di fare pacato e gentile; e ad innamorarsi anche della sua modestia, che lo portava a non farsi mai un vanto della sua prodigiosa intelligenza che, con un Q.I. di 340, era sicuramente una grande risorsa nello svolgersi di quel conflitto, ma che forse, nella vita privata, gli aveva dato più grattacapi che altro.
In quei pochi giorni, a Lisa era bastato lo sfiorarsi leggero e casuale delle loro mani, l’incontrarsi dei loro occhi... ed ecco che sensazioni calde e sconosciute le avevano invaso il corpo, l’anima e la mente. 
Lisa aveva cercato di non soffermarsi su tutto ciò, ma non c'era riuscita.
E alla fine – mentre il Drago si dirigeva verso il deserto di Gobi per indagare sul misterioso ritrovamento di una nave scomparsa giorni prima – Midori, l’unica ragazza facente parte dell’equipaggio, l’aveva scoperta; forse perché, proprio a causa delle sue sopravvenute titubanze a procurare altri disagi e sabotaggi all’astronave terrestre, Lisa aveva abbassato la guardia ed era diventata meno prudente.
Era crollata, e aveva confessato tutto davanti all’intero equipaggio: di fronte a loro, e sotto allo sguardo accusatore di Pete, a quello incredulo di Sakon, a quello addolorato di Midori e a quelli impenetrabili e sconcertati del resto dell’equipaggio, aveva fatto atto di pentimento e palesato la sua intenzione di scendere immediatamente dal Drago per venire abbandonata nel deserto, in modo da non procurare danni a nessuno quando l’ordigno dentro di lei sarebbe esploso.
Intenzione che Pete avrebbe volentieri appoggiato, spalleggiato da Fan Lee che avrebbe risolto pure più velocemente, con un colpo di fulminatore.
Ma Sakon e il dottor Daimonji avevano obiettato: Lisa era parsa più che sincera, e il pentimento era un sentimento che lo scienziato non riusciva a sottovalutare. In fondo, la ragazza sarebbe potuta diventare una preziosa alleata. 
Ma il tempo era ormai agli sgoccioli, non ne rimaneva quasi più, mentre il timer collegato all’esplosivo nel petto di Lisa, correva inarrestabile.
Così Sakon si era offerto, in una disperata lotta contro il tempo, di provare a salvarla.
E ora… erano lì, su quel piccolo, ma veloce e attrezzatissimo mezzo, diretti verso il fondo del Drago Spaziale: il punto in cui, se la bomba fosse esplosa, avrebbe forse procurato meno danni. Sakon lavorava febbrilmente nella piccola incisione, praticata al di sotto della sua clavicola, cercando di disinnescare un ordigno che, nonostante le ridottissime dimensioni, sarebbe stato in grado di procurare morte e devastazione indicibili.
La ragazza non sentiva dolore, nonostante non ci fosse stato il tempo nemmeno per praticare un’anestesia locale; era consapevole solo del fatto che Sakon fosse lì, a rischiare la sua vita con lei, per lei. Se proprio doveva morire, non voleva portare con lei l’uomo di cui si era innamorata; men che meno il Drago Spaziale ed il suo equipaggio: l’unico baluardo capace di tenere testa e forse sconfiggere, un giorno, l’Armata dell’Orrore Nero.
Ora che aveva visto con i suoi occhi, ora che sapeva, ora che amava, Lisa capiva pienamente che la Terra meritasse un futuro di speranza e libertà. 
Lo meritava il dottor Daimonji, che aveva saputo individuare e sfruttare al meglio le peculiarità di ogni componente di quella variegata squadra.
Lo meritava Sanshiro, il pilota del Gaiking, che si era trovato invischiato in quella guerra suo malgrado, a causa di poteri che non aveva nemmeno saputo di possedere, ma non per questo si era tirato indietro.
Lo meritava Midori, che con la sua dolcezza, avvenenza e forza d’animo, aveva conquistato il cuore di tutti ma, era più che palese, aveva donato il suo solo a Sanshiro che, forse, non se n'era ancora accorto.
Lo meritavano Yamatake, Bunta e Hakiro, i due corpulenti piloti di Bazzora e Nessak e il bambinetto allegro che era un po’ la loro mascotte, e che spesso, in quei pochi giorni passati sul Drago, erano riusciti nonostante tutto a farla ridere, e a rendere più leggero, senza saperlo, il fardello di morte e disperazione che si portava sulle spalle.
Lo meritavano anche il capitano Richardson e Fan Lee.
Benché l'americano, pilota del Drago, non l’avesse, a ragione, mai accettata, Lisa aveva intuito in lui una sofferenza intima e profonda, dovuta sicuramente a qualcosa di tragico avvenuto nel suo passato e che lo aveva portato ad essere gelido e calcolatore. E, in fondo, capiva anche come la durezza e l’intransigenza dovessero far parte del suo lavoro e del suo ruolo.
E anche riguardo a Fan Lee, nonostante fosse stato più che pronto a giustiziarla sommariamente appena la sua copertura era saltata, Lisa aveva capito che a guidare i suoi gesti e le sue prese di posizione erano stati la lealtà al suo pianeta e la preoccupazione e l’affetto per i compagni di battaglia, piuttosto che uno sterile odio nei suoi confronti. 
E quanto a Sakon… lo meritava più di ogni altro, semplicemente per il fatto di essere lui!
Non avere la certezza dei suoi sentimenti per lei, non faceva alcuna differenza e, anche se stava rischiando la vita per salvarla, Lisa non gli avrebbe permesso di morire.
Ma il tempo correva inesorabile e neppure la mente agile e rapida del giovane, né le sue formidabili conoscenze scientifiche e tecnologiche, sembravano trovare un riscontro positivo. 
Quando la slitta hovercraft passò davanti a uno dei portelloni di uscita del Drago Spaziale, Lisa decise in un istante: si divincolò ferocemente dalle mani di Sakon, e raggiunse in un lampo la via di fuga. Spalancò il portellone, pronta a gettarsi all’esterno per esplodere il più possibile lontano dal Drago, decisa a non farsi fermare da nulla.
La voce di Sakon la raggiunse come una stilettata, tanto stentorea quanto disperata, e la paralizzò per un attimo: non tanto perché lui avesse urlato, quanto per le parole che le rivolse.
– Ti amo, Lisa! Non farlo!
Aveva pensato che non conoscere i sentimenti del giovane fosse irrilevante, ma
in quel lungo, intensissimo istante, capì invece che sapere era tutto!
Quelle parole, e la felicità che, nonostante la situazione, le instillarono nell’anima, la fecero esitare… ma ciò non poteva significare cambiare idea; sarebbe semplicemente morta col cuore più leggero. O forse più pesante, immaginando il dolore che lui avrebbe provato vedendola morire…
 
Lisa-originale-Toei
Paga della consapevolezza che il suo amore fosse ricambiato, e allo stesso tempo disperata al pensiero della sofferenza che il suo gesto avrebbe procurato a Sakon, il suo corpo si tese, pronto a lanciarsi nel vuoto. 
Uno strattone violento la tirò nuovamente all’interno dell’astronave.

 
Lisa-Sakon-salvataggio

Si ritrovò distesa a terra, con Sakon sopra di lei che la teneva immobilizzata. 
– Lasciami! Non permetterò che tu muoia! – gridò, cercando di divincolarsi. 
– Perfetto, ci capiamo! Stavo per dirti la stessa cosa! 
Furono le ultime parole che Lisa sentì: un fiotto di dolore, rapido, la investì.
Stelle luccicanti le vorticarono nella testa…
E il buio…
Il nulla…
 
 
 
Andrà tutto bene
 
Lisa ebbe la sensazione strabiliante di tornare a possedere una coscienza.
Allora forse era vero, quello che si diceva del fatto che ci fosse qualcosa dopo la morte…
Ad un tratto, una fitta di dolore le trafisse la spalla sinistra, seguita da un’altra che, al tentativo di aprire la bocca, le attraversò il lato, sempre a sinistra, del viso.
Ma com’era possibile? L’esplosione doveva aver dilaniato il suo corpo in migliaia di frammenti, ma lei non aveva provato nessun dolore atroce, come invece avrebbe dovuto essere: ricordava solo come una staffilata sul volto… Come poteva sentire male in parti precise del corpo, se un corpo non avrebbe più dovuto averlo? 
Altre sensazioni si fecero strada in lei: un lieve sibilo; un leggero palpito regolare; altri piccoli suoni intermittenti.
Il suo respiro…?
Il suo cuore…?
E... macchinari medici…!
Le palpebre le si sollevarono di scatto, e Lisa dovette prendere atto della realtà: era viva!
Perché? Com’era possibile?
La vista si schiarì un poco alla volta, rivelandole la risposta: Sakon.
Era lì accanto, addormentato sulla sedia, le braccia incrociate appoggiate sul bordo del letto e il volto seminascosto tra esse.
Lisa riuscì a muovere la mano destra, accarezzò lievemente i morbidi capelli corvini, scostandoglieli dal viso, e gli passò dolcemente il dorso delle dita sulla guancia. Lui non si mosse, continuando a dormire profondamente.
Da quanto tempo era lì?
Da quanto erano lì entrambi?
dove erano?
Lisa accantonò quei pensieri che al momento erano, tutto sommato, inutili.
Era viva!
E Sakon era lì con lei!
Queste erano le uniche cose che importassero, le uniche che riuscissero a colmare la sua mente confusa.
“Lui è qui… andrà tutto bene” fu l’ultimo pensiero, prima di affondare di nuovo nel sonno.
 
 
Sakon si risvegliò di colpo, la schiena e le spalle doloranti a causa della posizione in cui si era addormentato; si sollevò a sedere, massaggiandosi il collo indolenzito e scompigliandosi i capelli neri, ancora incredulo di essere riuscito nell’impresa di salvare Lisa. 
Sullo zigomo sinistro della ragazza, il punto in cui lui l’aveva colpita, si andava evidenziando un livido. Il vago rimorso per quel gesto violento, compiuto oltretutto su una donna – cosa che andava decisamente contro il suo modo di essere – svanì del tutto, osservandola: senza quel pugno, Lisa ora non ci sarebbe più stata.
Un’occhiata veloce alle macchine lo rese edotto del fatto che la ragazza stesse semplicemente dormendo, le funzioni vitali perfettamente nella norma. 
La medicazione sulla parte alta del torace, a sinistra, tra il seno e la spalla, proteggeva la ferita attraverso la quale all’ultimo secondo, praticamente per miracolo, l’ingegnere era riuscito ad identificare il microscopico contatto da bloccare per disinnescare l’ordigno esplosivo.
Resa innocua la bomba, una volta rientrati al Faro di Omaezaki era stato uno scherzo, per l’équipe medica, rimuoverla dal corpo di Lisa con il minimo dei danni: la ragazza sarebbe guarita nel giro di pochi giorni.
Era così bella, Lisa… L’immagine stessa del coraggio.
Pallida, sì… e sicuramente devastata, a livello emotivo, da quell’esperienza che, Sakon ne era certo, aveva cambiato profondamente il suo modo di essere. 
Ringraziò mentalmente, per la centesima volta, il dottor Daimonji, per aver creduto al ravvedimento della ragazza e avergli dato l’opportunità di provare a salvarla. La decisione del dottore aveva convinto persino Fan Lee della buona fede della ragazza, insieme a tutti gli altri… o quasi. 
Sakon accarezzò il volto di Lisa e le prese con delicatezza una mano, come se temesse di farle male o anche, solo, di disturbare il suo sonno: così minuta e delicata, sembrava quasi scomparire tra le sue, più grandi e forti.
“Ti proteggerò ad ogni costo, amore mio. Fidati di me” pensò Sakon, posandole un bacio sulle dita sottili, mentre un’infermiera – che aveva notato come non si fosse spostato dal fianco di Lisa da ore – entrava e lo esortava gentilmente, a bassa voce, a lasciare la stanza, per andare anche lui a concedersi qualche ora di sonno decente.
Sakon obbedì a malincuore, ma lo fece.
Ci sarebbe stato tempo per tutto.
 
 
 
Noi due contro il mondo
 
Quando, alcune ore più tardi, Sakon raggiunse nuovamente l’infermeria, si stupì di trovare Lisa alzata. Si fermò sulla soglia della stanza, silenzioso, a contemplarla: era di profilo, il braccio sinistro al collo, l’altro piegato ad abbracciarsi morbidamente il corpo all’altezza della vita. La ragazza guardava assorta attraverso una vetrata, verso l’esterno della struttura; i suoi occhi blu risaltavano nel volto pallido, i capelli bruni spiccavano contro l’azzurro chiaro della camiciola che le arrivava a metà coscia, lasciandole scoperte le lunghe gambe che, tornite e perfette, terminavano nelle caviglie sottili e nei piccoli piedi, stranamente nudi, sulle piastrelle fresche del pavimento.
Era una visione. 
Sakon non poté fare a meno di pensare al commento sprezzante di Pete, quando lui, qualche ora prima, ormai tranquillo sulle condizioni di Lisa, si era diretto nella sua stanza per concedersi una doccia e una dormita.
In corridoio aveva incrociato Richardson, che gli aveva rivolto la parola in modo brusco e pungente. 
– Non ti sei ancora stufato di fare da balia alla bella aliena? Guardati, sei uno straccio! Per non parlare degli altri, che sono tutti entusiasti del fatto che tu sia riuscito a salvarla! È una spia, maledizione! Come potete preoccuparvi per lei, e pensare che non cercherà di nuovo di sabotarci, se non ucciderci? 
Sakon stesso si era stupito della propria reazione: aveva afferrato il davanti dell’uniforme di Pete e lo aveva sbattuto contro la parete, dandogli prova della forza che possedeva e dell’aspetto più duro della sua personalità. 
– Tu non sai un accidente di cosa ha fatto! Né ti sei interessato di saperlo, a differenza degli altri! Fattelo raccontare dal dottor Daimonji, o da Midori, ai quali ho spiegato cosa stava per fare Lisa, pur di non provocarci più danni! Era pronta a morire, testone insensibile! E non solo per me
– Temo che tu stia ragionando con un organo che sta più in basso del cervello, Sakon – lo aveva apostrofato Pete, per niente intimorito e con un sorrisetto beffardo. 
Sakon lo aveva spinto più forte contro il muro, trattenendosi a fatica dal tirargli un pugno.
L’altro non era sembrato preoccuparsene, continuando a sfidarlo con lo sguardo, ma lui non c’era cascato; picchiarlo gli avrebbe dato una bella soddisfazione, doveva ammetterlo suo malgrado – con buona pace di chi lo considerava sempre calmo, pacato e accomodante – ma non sarebbe servito, e avrebbe solo creato problemi nelle dinamiche di bordo e a Daimonji che, decisamente, aveva altro cui pensare che sedare diatribe interne!
Così aveva dato prova a Pete che, quanto a sarcasmo, nemmeno lui era secondo a nessuno. 
– Spero che con la parola organo tu intendessi il cuore, capitano. Ma qualcosa mi dice che hai solo voluto essere volgare, perché tu, non possedendolo, un cuore, non puoi nemmeno sapere cosa significhi, ragionare con esso! Non ci sei solo tu, al mondo! Impara a vivere con gli altri, Pete, e a guardare le cose non soltanto con i tuoi occhi e il tuo punto di vista! Impara a comprendere, prima di giudicare e condannare, dall’alto del piedistallo da cui guardi tutti con la tua aria di superiorità! 
Lo aveva lasciato andare bruscamente, facendolo quasi sbattere contro il muro, senza curarsi più del suo sguardo accusatore e le ultime parole del Capitano lo avevano raggiunto mentre già si stava allontanando per il corridoio: 
– È una bella ragazza, te lo concedo, ma cosa ci guadagni, a baciare il nemico? Non capirò mai, Sakon!  
Non si era nemmeno voltato, mentre gli rispondeva chiudendo, lapidario, la questione: 
– No, Pete, hai ragione: non capirai mai! 
Sakon accantonò il ricordo del breve alterco col compagno di battaglia e oltrepassò la soglia della porta. Non aveva fatto rumore, ma Lisa girò il viso verso di lui, come se lo avesse sentito arrivare; un lieve sorriso le increspò le labbra, ma non si mosse, quasi imbarazzata, lasciando che fosse lui ad avvicinarsi. 
Avevano pensato entrambi di avere molte cose da dirsi, ma in quel momento non trovarono parole: i loro sguardi erano più che eloquenti.
 
Sakon-e-Lisa-salvata
Sakon le accarezzò lievemente la guancia sana e le baciò la fronte; Lisa chiuse gli occhi, posando la mano su quella di lui e premendosela di più contro il volto, poi si accostò e gli posò la fronte su una spalla, invitandolo ad abbracciarla.
Lui lo fece, un po’ titubante nel timore di farle male, ma il sospiro appagato di Lisa nell’abbandonarsi sul suo petto, gli diede conferma del fatto che il dolore fosse l’ultima cosa che la preoccupasse.
– Allora… è vero? – chiese lei ad un tratto. 
– Che cosa, Lisa? 
– Quello che mi hai gridato quando stavo per gettarmi dal Drago. Sakon, io ho bisogno di saperlo, perché… se lo hai detto solo per distogliermi da ciò che stavo facendo, solo per salvarmi la vita… allora sappi che è stato inutile, perché senza di te, io… non la voglio, una vita – concluse in un soffio, stupita lei stessa di come quelle parole le fossero uscite con facilità. 
– Io invece la voglio, Lisa: la voglio insieme a te. 
Non le diede il tempo di ribattere: ogni parola svanì, soffocata tra le loro labbra, in un bacio dapprima lieve ed incerto, come quasi tutti i primi baci del mondo… Ma quell’amore che era sbocciato tra loro all’improvviso, incurante di tempo, ruoli, provenienze, differenze di mentalità o cultura, contro ogni criterio o buon senso, prese ben presto il sopravvento, e le loro bocche affondarono, morbide e bollenti, l’una nell’altra. 
Sakon non sapeva granché del passato di Lisa, se non quel poco che aveva raccontato a tutti loro, ma era sicuro che l’amore – quel tipo di amore, per lo meno – fosse qualcosa che non aveva mai fatto parte della sua vita, fino a quel momento.
Lei stessa lo aveva chiaramente confermato, quando aveva confessato tutto, parlando del fratello perduto:
“Era l’unica cosa che amassi”. 
Infatti l’inesperienza in questioni amorose traspariva un po’ da come lei lo stava lasciando guidare quel bacio, e dal modo timido e vagamente ansioso con cui lo ricambiava, come se temesse di fare brutta figura. Questa cosa gli fece tenerezza, e allo stesso tempo gli infiammò il cuore e i sensi, mentre Lisa si lasciava andare felice tra le sue braccia, dimostrandogli quanto ricambiasse quella passione. 
 Le parole di Pete risuonarono per un attimo nella mente di Sakon:
“Cosa ci guadagni a baciare il nemico?”
“Non puoi nemmeno immaginarlo, cosa ci guadagno. Ti auguro di conoscere, un giorno, chi ti aiuterà a capirlo, asino che non sei altro!” pensò, staccando le labbra da quelle della ragazza e cancellando il fugace pensiero di Pete, sostituendolo con la meravigliosa immagine degli occhi blu di Lisa. 
– Mi dispiace, Sakon…
– Che cosa, ti dispiace? 
– Io… non so niente dell’amore… a… a parte la teoria, ecco. Tu sei il primo per cui provo qualcosa di così intenso e travolgente… 
Lui le posò un dito sulle labbra, e appoggiò la fronte alla sua. 
– Va bene così, Lisa, tranquilla. Ho qualche esperienza più di te, lo ammetto… ma non sono mai stato chissà quale conquistatore. E… beh, nemmeno io avevo mai provato per nessuna un sentimento così profondo e totale; è come se fosse la prima volta anche per me, in un certo senso. Impareremo insieme a gestire questa storia, le nostre differenze e le nostre affinità.  
Lisa gli sorrise, raggiante, ma ad un tratto un’ombra le attraversò il volto e spense il sorriso. 
– Come la metterai con Pete? Non si fiderà mai di me: non mi vuole qui! 
– Si fiderà, e ti accetterà, a costo di tirargli un pugno tra quei begli occhi azzurri che si ritrova e farglieli diventare neri! Ha già avuto la prova che non scherzo.
– Non ti facevo manesco – si stupì lei. 
Sakon le prese dolcemente il volto tra le mani, ma il tono della sua voce suonò più che deciso:
– Nessuno ti tocca, Lisa! Nemmeno i miei amici, nemmeno a parole! Non dopo quello che eri pronta a fare per noi… per me. 
Il suo sguardo passò da duro a dolente, mentre sfiorava il livido sulla guancia di Lisa. 
– E perdonami per questo, ti prego. Giuro che non accadrà mai più. 
– Shh, non pensarci. Non sarei qui, se tu non mi avessi colpita. E sono certissima che non lo farai mai più: col calcolo delle probabilità, non dovrebbe più succedere di ritrovarmi con una bomba addosso a fare la kamikaze, e che un pugno debba essere l’unico modo per salvarmi. 
Il tono scherzoso di quella frase si spense, per lasciare il posto a un’espressione angosciata. 
– Che follia… Come ho potuto prestarmi a un tale orrore, a una simile mostruosità… come ho potuto! 
Sakon interruppe quell’accorato mea culpa abbracciandola di nuovo, in quel suo modo rassicurante e protettivo, che la faceva sentire forte e difesa da ogni pericolo, cancellando per il momento quei pensieri che, lo sapeva, ogni tanto sarebbero tornati a rimorderle la coscienza. Ma sapeva anche di essere stata perdonata da quelli che, seguendo ogni logica, avrebbero dovuto essere i suoi nemici. 
Aveva perso tutto: la sua casa, i suoi genitori, suo fratello, e dopo… dopo era stata educata all’odio e alla vendetta.
Mai avrebbe creduto che proprio le persone che avrebbe dovuto combattere e distruggere, le avrebbero fatto vedere un altro lato della vita: quello dell’amicizia, della fratellanza, del perdono e dell’amore.
In così poco tempo, aveva capito che per loro avrebbe rinunciato anche alla vita, ed era stata pronta a farlo. 
Si era davvero ribaltato tutto, grazie all’uomo che ora la teneva al sicuro, nell’inespugnabile cerchio delle sue braccia. Il destino le aveva regalato un’altra opportunità: aveva una nuova casa, una nuova famiglia, la prospettiva di un nuovo tipo di esistenza.
E, cosa più importante di tutte, aveva Sakon. Insieme a lui avrebbe affrontato qualunque cosa, anche di mettersi contro Darius e i suoi generali, che erano nemici della Terra, ma anche del vero popolo zelano. 
Avrebbe anche lei combattuto per giustizia, per scelta, per amore: proprio come lui e i suoi compagni.
– Sakon, ti amo – disse semplicemente, scostandosi per guardarlo negli occhi.
– Anch’io, Lisa. Non dubitarne mai. 
– Bene, allora… mi baceresti di nuovo?
Lui sorrise e non poté esimersi dall’accontentarla, avvolgendola di nuovo tra le braccia, imprigionandole ancora le labbra tra le sue, appassionato e dolce. 
Che ci provassero, a dividerli, se ne avevano il coraggio! Pete, Darius e i suoi mostri, il mondo intero o il destino. Non ci sarebbero riusciti!
Sì, in qualche modo, sarebbe andato tutto bene.
 
 
 
Speranze e aforismi
 
Pete Richardson camminava lungo la spiaggia a testa bassa, le mani affondate nelle tasche, silenzioso e torvo.
Il vento gli spettinava i capelli biondo scuro e la giornata grigia sembrava promettere pioggia, forse temporale, proprio come il suo umore. 
Lisa era piombata sul Drago Spaziale, e nelle loro vite, da soltanto un mese ma, a detta di tutti, era stato sufficiente per portare una ventata d’aria pulita nella cupa routine guerresca e negli altrettanto cupi corridoi della grande astronave terrestre. 
Doveva ammettere che la presenza della ragazza aveva cambiato molte cose…
Lisa non aveva sicuramente più bisogno di dimostrare a nessuno da che parte stesse: il suo contributo durante le ultime battaglie era stato utilissimo, vista la sua profonda conoscenza della tecnologia e delle tattiche zelane che la ragazza non aveva esitato a condividere con i nuovi compagni.
Anche lui aveva dovuto prendere atto del fatto che Lisa, ormai, fosse una di loro a tutti gli effetti, e non solo perché era la compagna di Sakon. 
Come se non bastasse, quella mattina gli era arrivato sul cellulare un messaggino di Tracy Ballantyne, una sua ex-compagna di liceo, con la quale, saltuariamente, aveva qualche contatto.
Nessuno dei due accennava mai al fatto che lei fosse anche stata la sua prima fidanzatina, anche perché il modo con il quale erano rimasti in comunicazione era alquanto insolito: si sentivano solamente attraverso una chat, mai a voce, ed esclusivamente mandandosi frasi e aforismi trovati su Internet o letti da qualche parte.
Quelli di Tracy erano generalmente positivi, divertenti e filosofici, un po’ come lei; Pete aveva il sospetto, conoscendola, che alcuni se li inventasse, pure. 
Quelli di Pete invece erano sempre piuttosto cinici e pungenti: come lui, del resto.
Eppure, sulla frase che aveva ricevuto quel giorno, lui ci stava ancora rimuginando, tanto la trovava appropriata alla sua situazione: sembrava quasi che Tracy sapesse quello che era accaduto in quell’ultimo mese e, per la prima volta, non aveva trovato niente di sarcastico con cui risponderle. 
Confuso, sconsolato, forse anche un po’ irritato con sé stesso, si diresse verso l’albero che si ergeva sul fondo della spiaggia e si sedette per terra.
Chinò il capo e si passò le mani sulla nuca, scompigliandosi i capelli.
Da quando aveva cominciato, suo malgrado, a seguire il consiglio che Sakon gli aveva dato un mese prima – durante il loro materiale e colorito scambio di opinioni nel corridoio dell’infermeria – e a guardare davvero il mondo attraverso gli occhi di Lisa, Pete non si sentiva più lo stesso. 
Lisa era diventata la migliore amica di Midori – che, bisognava dirlo, ultimamente aveva cominciato ad accusare il fatto di essere l’unica donna in un equipaggio maschile – e l’amicizia con Lisa le aveva fatto tirare fuori il suo lato più tenero e femminile che, spesso, era stato soffocato dallo stress, dall’ansia e dai suoi doveri.
Ciò l’aveva aiutata anche nel suo rapporto con Sanshiro, facendole fare diversi passi avanti. Effettivamente i due, in quelle ultime settimane, si vedevano spesso insieme: ridevano, parlavano, a volte fitto fitto, come se chiunque fosse nelle vicinanze nemmeno esistesse. Era più che evidente che tra di loro stesse cominciando qualcosa che, latente, covava da chissà quanto tempo. Lui non se ne era mai accorto prima ma, per qualche strano motivo, la faccenda ora gli appariva chiara e semplice, come se Lisa stessa gliel’avesse spiegata come a un bambino di sei anni.
Si era reso conto di recente che aveva cominciato a guardare tutti i suoi compagni di equipaggio con occhi nuovi, perché ora…
…ora vedeva il coraggio e lo spirito di sacrificio di Yamatake e Bunta, e non solo il loro lato scherzoso. Quei due erano tutt’altro che superficiali: ci voleva una buona dose di forza d’animo per riuscire a ridere, e a far ridere gli altri, nonostante quello che stavano passando. 
Vedeva che l’atteggiamento silenzioso e taciturno di Fan Lee non era dovuto a durezza di cuore, quanto al dolore per la perdita del fratello: un dolore che, lo aveva capito, Lisa poteva comprendere profondamente, e viceversa.
E lui, stupido idiota, che aveva la fortuna di averlo ancora, un fratello, lo aveva invece allontanato da sé. 
Vedeva le sciocchezze di Hakiro per quel che erano in realtà: un modo per esorcizzare le sue paure di bambino. Guardandolo da un diverso punto di vista, si era costretto a ricordare che, poco più di una quindicina d’anni prima, non era stato molto diverso da lui, ma con una differenza sostanziale: lui non si era trovato coinvolto in una guerra galattica all’età di Hakiro. 
Vedeva, chiaro come il sole, l’affetto paterno che il dottor Daimonji provava per loro; per Midori in particolare, da lui adottata da bambina, ma ora anche per Lisa, e per ogni altro orfano con cui condivideva quella drammatica avventura… lui compreso.
E se non aveva più potuto essere orgoglioso del suo vero padre, che a causa dell’ubriachezza aveva causato il naufragio in cui lui e sua madre avevano perso la vita, sapeva di poterlo essere del saggio scienziato che li aveva, in un certo senso, adottati tutti. 
E vedeva, senza più filtri e deformazioni, la grandezza di quell’amore che aveva colto di sorpresa Lisa e Sakon, così, in un attimo, senza spiegazioni e senza perché… e aveva compreso una grande verità: l’amore non è qualcosa che si può scegliere.
È lui, che sceglie te
Sollevando lo sguardo da terra, scorse la coppia sulla riva del mare, ancora lontana; di sicuro non lo avevano visto. 
La risata di Lisa si levò squillante e spensierata, mentre cominciava a correre lungo la spiaggia e Sakon si lanciava al suo inseguimento, raggiungendola in un attimo e fermando la sua corsa, afferrandola in vita e sollevandola, facendola girare.
Le loro risate si spensero mentre lui la posava a terra, i loro corpi si fondevano in un abbraccio e le loro labbra si incontravano in un bacio.
Pete distolse lo sguardo sentendosi di troppo, anche se guardarli, in fondo, gli piaceva: lo spettacolo di quei due stracotti, innamorati persi, era qualcosa di meraviglioso. Nessuno si era mai sognato di commentare, ma si era accorto anche lui che le uniche notti che Lisa passava da sola erano quelle in cui Sakon era in turno notturno.
Doveva ammetterlo: la vista del loro sentimento, così evidente anche solo negli sguardi e nei sorrisi che si rivolgevano, nello sfiorarsi delle mani e dei corpi, nell’affiatata complicità che li univa anche nei momenti di battaglia, lo lasciava a volte sgomento, ma più spesso gli trasmetteva una sensazione piacevole; qualcosa a cui non riusciva a dare un nome, forse perché uno non era sufficiente.
Leggerezza… Solarità… Allegria… Serenità… Armonia…
In alcuni momenti gli era persino balenata nella mente una parola che credeva di non conoscere nemmeno più: felicità.
Allora era vero? Anche in periodi difficili come quello che la Terra stava vivendo, non era sbagliato ritagliarsi parentesi spensierate...? 
Tutto a un tratto, anche il malumore che lo aveva assalito sembrò dissolversi come nebbia al sole; quel sole che, proprio in quel momento, fece capolino tra le nuvole, inondando il mare, la sabbia e il prato alle sue spalle, di una luce dorata e calda e strappando riflessi rossi ai suoi capelli ribelli.
 
Pete-pensieroso-albero
E a quel punto, capì che Lisa non era stata l’unica ad avere un’altra opportunità: senza nemmeno saperlo, la ragazza ne aveva data una anche a lui. 
L’aforisma che la sua amica Tracy gli aveva spedito quella mattina, gli rimbombò nella mente per la milionesima volta, nell’arco di poche ore:

“Abbiamo due vite. La seconda, comincia nel momento in cui ci rendiamo conto di averne una sola”.
 
Probabilmente aveva ancora parecchia strada da fare, ma Pete sentì che la sua seconda vita stava, inesorabilmente, per cominciare: il più sarebbe stato fare i primi passi.
Si rese conto in quell’attimo di quali dovessero essere i primi tre, e sapeva che li avrebbe compiuti entro sera.
Primo: andare incontro a quella coppia felice, chieder loro perdono per le cose orrende che aveva detto ad entrambi, e far sapere a Lisa che era la benvenuta anche per lui.
Meglio tardi che mai, si disse. 
Secondo: contattare suo fratello Tom a Los Angeles e dirgli… tutto quello che non era riuscito a tirare fuori in quegli ultimi, maledetti anni, e soprattutto scusarsi per come si era comportato con lui mesi prima, quando il ragazzo era venuto ad Omaezaki a trovarlo.
Terzo: forse, dopo cena, con calma, avrebbe telefonato a Tracy Ballantyne. Tutto a un tratto… gli era venuta voglia di risentire la sua voce, per appurare se fosse ancora allegra, simpatica e argentina come la ricordava; e, insieme a quella curiosità, gli si era allargata nel cuore una nostalgia dirompente, cupa, devastante, di rivedere il suo sorriso semplice, i suoi occhi scuri eppure luminosi come stelle nella notte… gli unici che, lo sapeva, avrebbero riportato un po’ di luce nell’oscurità in cui, negli ultimi anni, si era infilato di sua stessa volontà.
Questa sensazione, insieme alla vista del tramonto, reso stupefacente dal cielo ancora screziato di nuvole, gli tolse letteralmente il fiato! 
Un vecchio aforisma con cui continuare il loro gioco, gli balenò nella mente… uno di quelli che lui aveva sempre giudicato sdolcinati e melensi… ma un attimo dopo aveva il cellulare in mano. Non era da lui, non capiva cosa gli stesse succedendo, ma il messaggio fu scritto e inviato a Tracy, prima che le sue mani potessero fermarsi.
 
“Il numero di respiri che fai nella vita è irrilevante. Ciò che veramente conta, sono i momenti che il respiro te lo tolgono!”
 
Si alzò bruscamente in piedi ricacciandosi il cellulare in tasca, non volendo più pensare a cosa avesse scritto e perché non gli venisse voglia di rimangiarselo, cancellandolo prima che Tracy lo leggesse.
L’idea di chiamarla dopo cena si fece ancora più forte e impellente… Lo avrebbe fatto, sì!
Guardò Lisa e Sakon, che lo avevano visto e si dirigevano verso di lui, tenendosi per mano: entrambi apparivano sereni e rilassati, quasi avessero percepito in lui quel desiderio di cambiamento.
A Pete sfuggì un sorriso, mentre muoveva qualche passo per andar loro incontro.
Il fatto che fosse stata possibile una cosa del genere, che due come loro, una zelana e un terrestre, avessero potuto innamorarsi, poteva significare una cosa sola: che per la Terra, per l’Umanità, per l’Universo intero… c’era ancora speranza. 
Probabilmente – ora lo sapeva, e se lo augurava – persino per lui.
 
 
 
FINE
 

 
 
 
Nota dell’Autrice per un’altra Autrice:
‘A Morghà! Credevi di essere capace solo tu di salvare Lisa?
Io l’ho solo fatta più semplice, e meno lunga! Ma spero che come regalino di compleanno ti sia piaciuto lo stesso. ;)
Mi scuso anche per l’invadente incursione di Pete all’ultimo paragrafo, ma me lo sono trovato tra i piedi e non sono proprio riuscita a mandarlo via! 
(E che sono, scema??? :D)
T.V.B. :*

 
Altra nota:
Tracy, la ex fidanzatina di Pete, è un personaggio inventato da me, che ho usato anche nella mia long, ma che, anche lì, non appare e viene solo citato.
I Ballantyne sono una famiglia protagonista di una saga del famoso scrittore Wilbur Smith.
La ringrazio, signor Smith, per avermi prestato questo cognome, anche se Lei non lo sa.

 
 
 
La storia non è scritta a scopo di lucro. 
I personaggi di Daiku Maryu Gaiking, non sono miei. 
Ringrazio sentitamente Go Nagai e soci e la Toei Animation per avermeli gentilmente prestati (anche se, come Wilbur Smith, non lo sanno…)
 
Avevo chiesto se mi lasciavano in affido il Capitano Richardson… ma hanno detto di no! Sob! Kativi!

 

Dimenticavo un'aggiunta: se qualcuno volesse sapere se Pete ha davvero contattato il fratello e Tracy... leggetevi "Con gli occhi di Lisa – parte II – A Love Christmas" dell'inesauribile Morghana! La quale mi ha anche regalato la tenerissima immagine di Sakon e Lisa che avete ammirato a metà storia! Per l'ennesima volta, grazie di tutto, amica mia!  :D ☆♡ 
 
  
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