Serie TV > Merlin
Ricorda la storia  |      
Autore: elfin emrys    02/09/2018    3 recensioni
{Het!Merthur accennato, Fem!Arthur, 1x04}
Eleanor non era solita farsela con i servi.
Sinceramente, Eleanor non era solita farsela e basta.
Genere: Avventura, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Merlino, Nimueh, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Prima stagione
- Questa storia fa parte della serie 'Eleanor'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note iniziali: Salve a tutti :) Prima di procedere con la lettura, ci sono delle precisazioni da fare. La fanfiction è praticamente una versione della puntata 1x04 (Il Calice Avvelenato, appunto) visto dal punto di vista di una Fem!Arthur, che ho chiamato Eleanor, tanto perché per me tutte le principesse bionde si chiamano così XD Essendo una versione femminile, ho dato per scontato diverse cose, come il fatto che avesse meno esperienza in fatto di armi e avventure rispetto alla controparte maschile, che fosse molto meno forte fisicamente e, soprattutto, che non fosse così ovvio che sarebbe salita al trono lei rispetto a un eventuale marito. Abbiamo avuto diverse regine nella serie, come Gwen stessa, ma anche la Regina Annis o Morgana, tuttavia le prime due assumono un ruolo veramente centrale solo in seguito alla morte del marito e Morgana è sostanzialmente un’usurpatrice. Un’altra cosa che ho dato scontata è che, essendo una principessa e non più un principe, ci si aspettasse da lei una maggiore delicatezza e gentilezza… quindi, anche se i dialoghi sono molto simili a quelli della puntata originale, ci sono delle diversità che tengono conto di questo aspetto. Altra cosa importante che non credo sia ovvia: nella puntata Gaius e Uther dicono che probabilmente non hanno riconosciuto Nimueh a causa di un incantesimo che non la rendeva pienamente riconoscibile nei panni di una serva. È il principale motivo per cui Eleanor non la riconoscerà quando la vedrà come Nimueh vera e propria. Grazie mille per l’attenzione, vi lascio alla lettura <3
 
Il Calice Avvelenato
 
Eleanor non era solita farsela con i servi.
Sinceramente, Eleanor non era solita farsela e basta.
Per Eleanor era invece normale gareggiare con Morgana per chi avesse addosso più sguardi ai banchetti, allenarsi in segreto con Leon con la spada, ascoltare attentamente ogni singola riunione del consiglio, cercare di eccellere nel ricamo o qualunque altra attività le fosse proposta solo per il gusto di sapere di rendere felice suo padre, ringraziare ogni divinità del fatto che Uther ancora non avesse deciso di darla in moglie.
Quindi, sinceramente parlando, la principessa si chiedeva come fosse possibile che evidentemente l’intero castello tramasse alle sue spalle per farla cadere ai piedi dell’aiutante del cerusico. Non che tentare di ignorarne anche solo il nome nella sua testa avrebbe aiutato granché, ma Eleanor era piuttosto sicura che, se proprio avesse dovuto decidere di dare di matto e avere una relazione clandestina con un servo, ne avrebbe decisamente scelto uno più attraente e meno indisponente. Anzi, a dirla tutta sarebbe anche passata sulle orecchie improponibili se solo Merlin avesse avuto il buon gusto di tenere la sua linguaccia lunga fuori dai suoi affari. O almeno, questo era quello che si ripeteva ogni volta che lo vedeva apparire alla sua porta, come in quel momento.
Tentò un sorriso un po’ storto, continuando a sistemarsi i capelli dorati.
-Buongiorno, Merlin.
-Buongiorno, mia signora. Vi ho portato l’unguento che avevate chiesto a Gaius.
-Grazie, puoi poggiarlo lì.
Vide attraverso il riflesso dello specchio Merlin poggiare la bottiglietta sul tavolo, per poi guardarla mentre lei –assolutamente e totalmente indifferente, ben inteso- decideva quale spilla mettersi fra i capelli, decidendo alla fine per quella con la rosa.
-A me piace di più quella col drago.
-Come, prego?
-La spilla col drago. Mi piace di più, vi sta… vi sta molto meglio.
La ragazza arrossì, girandosi a guardarlo direttamente. Un bel “E quando te l’ho chiesto?” le sarebbe venuto spontaneo, ma sarebbe sembrata troppo scorbutica e troppo… nel panico, ecco. Doveva avere una reazione più neutrale alla cosa, ma, allo stesso tempo, decisa, che facesse intendere che non le importava veramente niente di quale spilla lui pensava le stesse meglio. Ci mise forse un secondo di troppo a rispondere con sarcasmo.
-Grazie, Merlin, la tua preziosissima opinione verrà presa in considerazione.
Il ragazzo accennò a un sorriso divertito e fece un lieve inchino con la testa.
-Lo spero. Buona giornata, mia signora.
Eleanor rimase a guardarlo uscire e chiudere la porta, poi si rigirò verso lo specchio e cambiò la spilla, osservandosi con aria critica. Forse avrebbe dovuto mettere davvero quella col drago…
La principessa batté un pugno sul legno, indispettita dai suoi stessi pensieri.
Doveva decisamente trovarsi un’altra servitrice, così da non dover più condividere Gwen con Morgana e non doversi far portare le cose da quel ragazzo.
 
Il suo piano era fallito miseramente quando, pochi giorni dopo l’entrata in scena della nuova serva, quest’ultima aveva deciso di beccarsi abilmente un febbrone da cavallo, lasciando la principessa nuovamente in balia dei capricci di Morgana (che evidentemente aveva bisogno di Gwen più dell’aria che respirava) e dell’inspiegabile forza che portava quel Merlin a gironzolarle sempre attorno.
Eleanor continuò a ricamare il fazzoletto. Il suo piano di darsi alla fuga per far pratica con la spada nella foresta era stato totalmente distrutto dall’annuncio dell’arrivo di Lord Bayard per un incontro di pace. Per quanto lei stessa avesse desiderato a lungo come minimo una tregua con il regno di Mercia, l’idea di dover lasciar perdere i suoi allenamenti segreti in nome di un aspetto sempre lindo, rispettabile e femminile le era, egoisticamente e non senza vergogna, odioso. La corte di Lord Bayard non era nemmeno arrivata e lei già desiderava se ne fosse andata. Strinse le labbra, pensando che avrebbe dovuto comportarsi al meglio.
Sbuffò sonoramente, guardando fuori dalla finestra. Vide un nuvolo di gente su dei cavalli riccamente vestita entrare nella città e saltò in piedi. Si guardò allo specchio, facendo una piroetta. Sì, andava bene. Semplice, ma idoneo. Si incamminò fuori dalla porta, sistemandosi i capelli.
 
Eleanor sorrise falsamente a Morgana, sfiorandole con il dorso della mano il lato del vestito.
-Blu e viola, mh? Non ti sei impegnata molto…
-Questo non è il vestito che hai usato la volta scorsa? Ah, no. Perdonami. È che sono tutti rossi e tutti uguali.
La bionda fece per rispondere, ma venne interrotta dallo sguardo ammonitore del padre, che le fece cenno di avvicinarsi al centro della stanza con lui. Morgana trattenne un sorriso divertito.
Lord Bayard, nel silenzio solenne, avanzò di un passo verso il tavolo delle trattative. Sorrise a Uther, facendo un cenno del capo, e si piegò a firmare il trattato. Eleanor scoprì di sentirsi sollevata, come se fino a quel momento avesse avuto paura che quella pace non venisse mai stipulata. Lasciò vagare lo sguardo per la sala. Sentì un lieve mormorio e sbirciò in direzione di Gwen. La vide sorridere a Merlin e dirgli qualcosa. La principessa seguì lo sguardo del ragazzo dall’altra parte della sala. Alzò un sopracciglio, vedendo una fanciulla di bell’aspetto. Passò il peso da una gamba all’altra, a disagio nel guardarla e nel notare l’espressione di Merlin. C’era… qualcosa fra di loro? Al pensiero percepì un piccolo pezzo del proprio orgoglio venire ferito e, contemporaneamente, sopra ogni cosa, un forte senso di curiosità. L’espressione di Gwen, del resto, non lasciava molti dubbi: era evidente che il ragazzo provava perlomeno attrazione verso la serva di Mercia. Si disse che avrebbe dovuto indagare al riguardo e riportò, con una lieve fatica, l’attenzione sulla cerimonia. Ora era suo padre a firmare il trattato. La sua mano era decisa, la bocca dritta. Era chiaro che quella pace aveva dato a entrambi i re una grande soddisfazione. I due si strinsero mano e braccia in segno di fratellanza e l’intera sala scoppiò in un fragoroso applauso.
Eleanor tenne alta la testa, mentre si sedeva accanto al padre. Le era stato anticipato che anche lei avrebbe avuto parte alla cerimonia (una parte che non consisteva solo nello stare ferma vicino a Uther) e la cosa l’aveva riempita di orgoglio: l’idea che qualcuno all’infuori di Camelot potesse prenderla in considerazione veramente come futura regina anche, magari e chissà, senza marito, la sentiva sentire fiera di se stessa.
Lord Bayard, rinnovato il silenzio, prese parola, facendo cenno a una donna poco lontano di avvicinarsi con un bauletto intarsiato.
-Popolo di Camelot, per innumerevoli anni noi siamo stati mortali nemici…
Eleanor osservava il re con una certa attenzione, pensando attentamente agli atteggiamenti e alle parole che quest’ultimo stava usando. Trovava quei banchetti, per quanto estremamente noiosi, molto “educativi”.
-…Come simbolo della nostra buona volontà e della nostra neonata amicizia, porgo in dono questi due calici cerimoniali. A voi, Uther, e a vostra figlia, Lady Eleanor.
La principessa cercò di trattenere un moto di fierezza. Era totalmente presa nell’ascoltare il nuovo alleato e nel tenere sottocchio le reazioni di suo padre. Il calice le fu posto di fronte e prontamente riempito, insieme a quello di Uther e di Morgana. Il pensiero di quando l’avrebbe dovuto bere le occupava il cervello. Non voleva fare una figuraccia e berlo troppo presto o dopo tutti gli altri. Ci voleva solo… il giusto tempismo.
-…E che le incomprensioni del nostro passato restino dove sono. Alla vostra salute, Uther! A Lady Eleanor!
La ragazza fece giusto in tempo a fermarsi vedendo che nessuno stava bevendo.
-A Lady Morgana.
Ah, già.
-Al popolo di Camelot!
Ci fu un secondo di silenzio ed Eleanor fece per portarsi il calice alle labbra.
-E ai caduti di entrambi le parti.
Si trattenne dallo storcere le labbra. Al diavolo il tempismo. Decise di rimanere immobile finché non avrebbe visto con la coda dell’occhio suo padre avvicinarsi il calice. Si era appena accostata il dono alle labbra, quando sentì una voce urlare da in fondo la sala.
-È avvelenato, non bevete!
…Cosa?
-…Cosa?
Uther per forse la prima volta in vita sua le aveva tolto le parole di bocca. Innanzitutto, cosa diamine stava facendo Merlin? Erano delle accuse oltraggiose, che gridavano a dir poco allo scandalo. Inoltre, quand’è che si era allontanato così? Non era in fondo alla sala con Gwen?
-Bayard nel calice della principessa ha messo del veleno.
Era follia, pura follia! Eleanor non riusciva neppure a parlare per quanto era… allibita. Osservò impotente Lord Bayard e i suoi cavalieri tirare fuori le spade.
-Ordinate ai vostri di deporre le spade. Siete in minoranza.
Sentì un moto di ammirazione verso suo padre, che, al contrario suo, era stato così pronto e cominciò a riflettere freneticamente a un modo per poter salvare la pelle a Merlin, che era evidentemente impazzito. Sperò vivamente che ci si potesse appellare alla malattia mentale o all’ubriachezza, perché sapeva che non ci sarebbe stato, in realtà, nessun modo di coprire la menzogna e l’ingiuria. Se era, effettivamente, falso. Lasciò scivolare lo sguardo sul calice.
-Su quali basi sollevi le tue accuse?
Si sentì sollevata dal sentire la voce ferma di Uther.
-È stato visto metterci qualcosa.
-Da chi?
-Non posso dirlo.
Eleanor reagì prima di poter pensare, raggiungendo Merlin dall’altra parte del tavolo, la coppa ancora stretta nella mano. Sussurrò il suo nome a denti stretti come un rimprovero e lo guardò dritto negli occhi. Merlin sostenne lo sguardo.
-Passami il calice.
Uther seguì la figlia, prendendole gentilmente il dono dalle mani. Lo porse al servo. Elanor fece un passo avanti.
-Morirà se è avvelenato!
-Sentiamo se dice la verità.
Lord Bayard intervenne.
-E se invece sopravvivesse?
La ragazza si stava torturando una mano per quanto la stava stringendo. Sapeva di non poter fare nulla.
-Vi porgerò le mie scuse e farete di lui quello che vorrete.
-Uther! È solo un ragazzo, vi prego, non sa cosa dice!
Eleanor poteva giurare di non aver mai voluto tanto bene a Gaius come in quel momento. Trattenne il respiro, sperando, invano, che suo padre lo ascoltasse.
-Dovevi istruirlo meglio.
-Padre!
Si girò a guardare Uther tornare al proprio posto, gettò uno sguardo a Morgana, che sembrava atterrita almeno quanto lei. Prese un respiro e parlò.
-Si tratta solo di un errore. Dammi…
La mano di Merlin fermò la sua mentre cercava di riprendersi la coppa. Al contatto si costrinse a non stringergliela. Era nervosa. Aveva paura perché qualunque cosa sarebbe successa, avrebbe dovuto guardare Merlin morire. Il servo continuava a fissare lo sguardo su Lord Bayard e lei ammirò il suo coraggio, la sfacciataggine, anche se solo per un momento.
Merlin fece cenno di brindisi verso Lord Bayard e iniziò a bere. La tensione era talmente alta che Eleanor credeva di poterne morire. Non doveva essere avvelenato, lei voleva che non lo fosse. Forse, se l’altro fosse sopravvissuto, avrebbe potuto fare qualcosa per lui, farlo scappare o non sapeva neanche lei cosa, ma qualcosa avrebbe fatto.
Sentì il cuore batterle sempre più forte nel petto mentre Merlin finiva di bere il calice, il corpetto che si faceva stretto, troppo stretto per i suoi respiri. Aspettò un secondo, due, e vide Merlin girarsi verso Lord Bayard. Stava… bene?
-Sto bene.
-È vostro.
Dio.
Si girò verso suo padre, sperando di poter riuscire a trovare le parole giuste per ottenere almeno un rinvio, qualsiasi cosa che le permettesse di prendere tempo. Stupido, stupido Merlin. Quando però sentì un verso, si rivolse verso il servo. Lo vide portarsi la mano alla gola. Sentiva una sorta di sordo intorpidimento al centro della testa mentre si chinava verso di lui, che era caduto a terra. Non sentiva neanche bene suo padre cosa stesse dicendo, né il rumore delle spade dei soldati verso Lord Bayard. Solo l’arrivo di Gaius le sembrò importante. Senza parlare, fece cenno a uno dei cavalieri di accompagnarla (lei era forte, ma non tanto da poter portare in braccio un uomo per tutto il castello) e afferrò il calice.
Guardò il corpo inerme del servo. Involontariamente, prese la mano di Gwen e la strinse. Stava… stava davvero accadendo? Merlin sarebbe morto per lei? Il pensiero le bloccò la gola e scoprì di non riuscire a dire una parola.
 
“Sembra divertente.”
Aveva davvero detto così?
“Non puoi fermarmi.”
Aveva seriamente detto anche quello?
Eleanor strinse le labbra e guardò il cielo, la cassa toracica fatta improvvisamente troppo piccola per i polmoni. Se c’era da concedere qualcosa a Merlin, era il fatto che certamente facesse in maniera che le cose cambiassero.
Quella forse non era la sua prima avventura, ma la prima mortale sì.
Quella forse non era la prima volta che rispondeva a qualcuno, ma a suo padre non era mai successo.
“E che genere di regina vorrebbe Camelot?”
Si ripeteva le parole di Morgana, che aveva sempre così maledettamente ragione, mentre cavalcava verso la foresta.
 
Ogni tanto canticchiava qualcosa fra sé e sé, ogni tanto stava in silenzio ad ascoltare i suoni della foresta. Il bosco di Balor non sembrava né più né meno pericoloso di quello nei pressi di Camelot e la cosa la rassicurava. Il viaggio era stato tranquillo, la strada limpida persino nel più folto della selva. Questo, invece, non la rassicurava per nulla. Aveva visto la figura di un mostro sul libro di Gaius e, man mano che i minuti passavano, ogni rumore era buono per stare all’erta. Cercava di evitare di fare movimenti troppo bruschi in maniera da non indispettire qualunque animale, a prescindere dalla sua natura.
Si fermò di fronte a una discesa. La foresta sembrava farsi più fitta là e c’era una strana nebbia a coprire gli alberi. Eleanor sentì un brivido lungo la colonna vertebrale e si morse il labbro. Mosse le dita della mano con la quale avrebbe dovuto, nel caso, prendere la spada e avanzò di qualche passo. Prese un profondo respiro prima di andare oltre.
Lontano, in fondo alla discesa, notò quello che pareva un ammasso roccioso. Sperò vivamente fosse l’ingresso alla grotta.
Improvvisamente, sentì dei singhiozzi. Si girò intorno, cercandone la fonte. Quando intravide della stoffa rossa in mezzo agli alberi, si avvicinò lentamente. Era una ragazza, come lei. La cosa la rassicurò.
Eleanor legò il cavallo a un albero e si avvicinò alla fanciulla, cercando di darsi un tono.
-Salve.
Quello che vide le fece stringere un pochino il cuore. La giovane sembrava ferita e spaventata. Eleanor si chinò vicino a lei, con l’intento di trasmetterle sicurezza. La guardò intensamente. Le ricordava qualcuno, ma quella sensazione sparì in breve e tornò a sembrarle estranea.
-Tutto bene?
La ragazza non le rispose, ma guardò oltre di lei, gridando. Eleanor si girò e sentì il sangue ghiacciarle dentro le vene. Una sorta di enorme lucertola le si stava avvicinando e ringhiava aggressivamente nella loro direzione.
Io non ho paura io non ho paura io non ho paura…
-Resta qui.
Il mostro non sembrava particolarmente veloce ed Eleanor tenne questo appunto nella mente. Si avvicinò con cautela, l’idea di avere una spada al fianco la fece sentire più al sicuro. La sfilò dal fodero, stringendola nelle mani. Quando la creatura si avvicinò, provò a colpirla, senza successo. Ritentò un paio di volte, riuscendo a farle fare dei passi indietro. Quando però riuscì a farle un graffio, la bestia avanzò, ringhiando. Eleanor tentò di ferirla nuovamente, ma l’animale non sembrava minimamente intimorito. Improvvisamente lo vide caricarla ed Eleanor visse come rallentato il tempo della rincorsa della creatura e del suo salto. Si abbassò con tutto il corpo, cercando di mantenere l’arma in modo da poter ferire la bestia da sotto. Sentì la lama ferirne la carne e si sentì sicura e orgogliosa. Quando la principessa si rialzò, guardò velocemente la distanza che la separava dalla creatura, troppo poca per fuggire, troppa per riuscire a colpirla nuovamente. Di tirare l’arma non se ne parlava: non era abbastanza sicura di prendere la bestia per separarsi dalla sua unica possibilità di difesa. È poco veloce, si disse. Forse ce la posso fare perché è poco veloce. Con grande sforzo, si lanciò in avanti proprio mentre la creatura sembrava stesse per risaltare per aggredirla. Puntò la spada come in un affondo, sentendola penetrare nel mostro quasi fino all’elsa, proprio al centro del petto. Eleanor non riuscì a trattenere un singulto di fatica e soddisfazione.
Vide la creatura accasciarsi e si sentì sollevata. Si sedette a terra, percependo tutta la pesantezza dell’armatura. Quando sarebbe tornata a Camelot, avrebbe dovuto farsene fare una adatta a una donna, più leggera e che non le desse fastidio al petto magari.
Girò lo sguardo verso la ragazza sconosciuta e quasi si sorprese a constatare che era ancora lì. Si dispiacque di vederla atterrita e la riprese con la voce.
-Non… non andare, non voglio farti del male.
La giovane sembrò convincersi di quell’affermazione, anche se col corpo era ancora pronta a fuggire, e si fermò.
-È stato il mostro a farti quelle ferite?
-Sì. Mi ha graffiato ma sono riuscita a fuggire, anche se solo per pura fortuna.
-Come mai sei in questo bosco?
-Potrei chiedere lo stesso di voi.
Eleanor sorrise e si guardò dietro. C’era l’ingresso alla grotta e, secondo la mappa che aveva seguito, doveva essere proprio quello che cercava. Fece cenno nella direzione della caverna.
-Ho un compito da assolvere.
Si alzò. Era ben consapevole di non avere il tempo per riposare. Gaius aveva detto quattro giorni e quattro giorni erano pochi. Pensò al viso di Merlin, sofferente per il veleno. Troppo pochi.
Si avvicinò al cavallo per legarlo più vicino all’ingresso della caverna.
-Compito?
La ragazza la seguiva con lo sguardo. Eleanor non sapeva se sentirsi orgogliosa perché forse (e solo forse) la stava ammirando o inquietata. La sconosciuta aveva ora un’espressione diversa, quasi divertita. La principessa alzò un sopracciglio, perplessa.
-Sto cercando una cosa che si può trovare solo qui.
-E cos’è?
Troppe domande. Eleanor non si fidava mai di chi mostrava troppa curiosità. Soprattutto se era un estraneo e si trovava in un posto dove era per lo meno difficile trovarsi.
Cercò di evitare lo sguardo della sconosciuta.
-Io conosco questo posto. Potrei aiutarvi a trovare cosa state cercando più velocemente.
La principessa si bloccò. La prospettiva di accelerare le ricerche era allettante. Poteva sentire come il suono della sabbia di una clessidra dentro la propria testa, come se potesse percepire il tempo che passava per Merlin.
-È un tipo di fiore che cresce all’interno della grotta, è molto raro.
-Il fiore della morte? Io so dov’è. Ve lo mostro.
Eleanor si fermò dal seguirla per qualche secondo. Non era sicura di voler andare dietro a una persona che non conosceva, una persona che, sinceramente, le stava mettendo anche i brividi. Quella ragazza aveva uno strano sorriso, un po’ curvo, e, ripensandoci, Eleanor non era nemmeno tanto certa che un graffio come quello che aveva lei poteva essere stato dato dalla creatura che aveva sconfitto.
Ma la sabbia scorreva.
Ma la grotta incuteva timore.
E lei voleva tornare a Camelot, vittoriosa, il prima possibile.
La principessa prese una torcia che si era preparata dal bagaglio e ne diede un’altra alla fanciulla. Le accesero e si addentrarono nella caverna.
 
La grotta era alta, umida e buia. Eleanor non era mai stata tanto a fondo dentro la terra. Ogni tanto si fermava a osservare stupita le grandi pareti di roccia e i piccoli laghi interni. Più tempo passava, più la principessa pensava di essere stata imprudente a seguire l’estranea. Andava troppo a passo svelto, troppo certa, non importava quanti antri e quanti bivi incontrassero. Era singolare… e lei era sempre più perplessa al riguardo. Teneva una mano sempre sulla spada.
-Eccoli lì.
Eleanor seguì il dito della straniera e illuminò la zona indicata. Cresciuti sulla parete della grotta, gialli e delicati, c’erano dei fiori. Sembravano fiori qualsiasi, una pianta che sarebbe potuta crescere tranquillamente in un campo, ma la principessa li riconobbe come quelli visti nel libro di Gaius.
Si guardò intorno, cercando un modo di arrivarci sicuro, che non comportasse il tremendo rischio di cadere di sotto, ma non lo trovò. La sconosciuta, sempre dietro di lei, la seguiva con lo sguardo.
-Grazie per avermi portata fin qui. Ora allontanati dal bordo. Usciremo presto.
Eleanor si avvicinò lentamente alla punta rocciosa, tastando con un piede il terreno prima di avanzare. Sentì un rivolo di sudore imperlarle la fronte all’idea di cadere. Non poteva accadere nulla di storto ora che era così vicino… no?
Sentì uno scricchiolio, ma non se ne curò molto, continuando ad avanzare. Udì anche qualcos’altro. Cos’era? Delle correnti di vento oppure…
-Ic can stanas tobrytan!
-Cosa stai facendo?
-Hiersumie me!
Eleanor guardò il terreno su cui stava. Crepitava, cedeva. Lasciò andare la torcia e guardò i fiori. Doveva prenderli, doveva.
Si lanciò contro il muro della caverna, giusto in tempo prima che il pezzo di roccia su cui stava cadesse nel fondo del dirupo.
L’armatura pesava. Pesava terribilmente. Eleanor sentiva le lacrime arrivarle agli occhi e tentò di respirare meglio che poteva. Aggrappata a quella pietra, si sentiva come schiacciare verso il basso. Cercò di girare la testa verso la strega più che poteva. Voleva guardarla in viso, rivedere apertamente quell’espressione di menzogna che aveva intravisto fin dal principio. Lei continuava a osservarla, sorridendo.
-Oh! Ci sono delle visite.
Eleanor strinse le labbra quando sentì una sorta di sibilo rimbombare nella grotta. Le mani le dolevano terribilmente, ma sapeva di non poter lasciare andare. Non era venuta fin là per lasciar morire Merlin.
Cercò di allontanarsi dall’origine del sibilo e singhiozzò interiormente vedendo che era un ragno enorme. Avrebbe preferito persino un drago a quell’essere disgustoso. Vide la creatura calarsi lungo la caverna, avvicinarsi a lei sempre di più. Nella disperazione, puntando anche i piedi contro la parete, Eleanor lasciò andare una mano, per afferrare la spada. Mai come allora le era sembrata così greve e mai come allora le era sembrata così necessaria. Attese il momento giusto per colpire e sentì una scarica di sollievo al cervello quando vide la creatura precipitare.
-Molto bene… Ma non sarà l’ultimo.
Eleanor riuscì a poggiare la spada sul minuscolo spiazzo cui si era attaccata e si aggrappò ancora anche con l’altra mano. Doveva solo salire sopra quello slargo nella parete, doveva farcela. Non sarebbe durata ancora a lungo. Ignorò i commenti della sconosciuta, maledicendola dentro di sé.
-Lascerò che siano i suoi amici a finirti, Eleanor Pendragon. Non è tuo destino morire per mia mano.
La principessa la sentì uscire e trattenne il respiro mentre l’antro cadeva nel buio. Con tutta la forza che riusciva a metterci, urlò un “Chi sei?” che rimbombò per tutta la spelonca.
Cercò di respirare profondamente per trovare il coraggio di sforzarsi e arrampicarsi sullo slargo. Sapeva che era la sua unica possibilità di salvezza, eppure l’idea che potesse fallire e, nel ritorno dello slancio che si era data, precipitare, la bloccava. Ogni secondo che passava, era fuoco dentro i suoi muscoli imploranti e dentro la sua testa, totalmente in fiamme per la rabbia e la fatica. Quando vide una luce celeste illuminare l’oscurità, percepì distintamente la sua ira fluire direttamente nelle proprie labbra.
-Che stai aspettando, allora?! Finiscimi!
Ma la luce non sembrava ostile. Piena di disappunto, di paura, di furore e della speranza che quel chiarore non le fosse nemico, si diede la forza di salire sullo slargo. Ci riuscì a tirò un sospiro di sollievo. Delle gocce di sudore e qualche lacrima caddero sulla roccia.
Passò un singolo momento a riprendere il respiro, prima di rimettere la spada nel fodero. Si sistemò le ciocche di capelli sudate dietro le orecchie. Era rassicurata dal fatto che si fossero mantenuti più o meno come li aveva messi, con tutto quell’insieme di trecce e spille che aveva composto per fare in modo che non le impedissero la vista. Si tolse i pezzi più pesanti dell’armatura, ben sapendo che non sarebbe riuscita ad avanzare altrimenti. Fissò la sfera luminosa che le illuminava la strada. Con lo sguardo, cercò ancora i fiori e avvertì un profondo senso di gioia inondarle il ventre.
Un verso acuto e per nulla rassicurante la riscosse. Le orecchie le fischiavano e le labbra le tremavano. I fiori, sebbene a qualche metro di distanza, ora sembravano così tanto vicini. Bastava solo arrampicarsi un po’ più in alto e li avrebbe presi e sarebbe tornata a casa e Merlin sarebbe stato salvo.
Tentò di cacciare dalla propria testa il pensiero dei ragni che salivano per attaccarla e iniziò ad arrampicarsi sulla roccia. Il dolore alle membra era quasi sparito del tutto, soffocato dalla sensazione di una vittoria imminente. Il respiro roco le incendiava la gola, le labbra secche sembravano spaccarsi mentre, con un ultimo sforzo che le sembrò immane, riuscì a prendere uno dei fiori. Lo mise dentro la sacca che si era portata e guardò in basso. Non sarebbe più riuscita a tornare da dove era venuta. La luce, che ora le pareva amichevole, sembrava mostrarle un’altra strada. Eleanor, approfittando del momento di stabilità, si tolse i guanti, mettendoseli dentro la cintura. Guardò in alto, verso la sfera luminosa. Le sorrise, anche se non sapeva bene perché.
Ricominciò a scalare.
La salita le sembrò infinita. Sebbene la paura e la fretta le avessero all’inizio fatto avere l’impressione di essere più agile e leggera, ora Eleanor si sentiva pesante, esausta e intorpidita. Ogni sforzo per salire era tremendo. La sfera continuava a mostrarle la strada e la sua presenza la rendeva fiduciosa, tuttavia non riusciva nemmeno ad ammirarne la bellezza tanto era il terrore di finire lì il proprio viaggio.
Quando vide la luce della luna mischiarsi col chiarore della sfera, quasi perse l’equilibrio per la gioia. Salì con rinnovata energia, pregando che i ragni non avessero il coraggio di uscire fuori dalla grotta. Quando si accasciò sull’erba, le sembrò di morire. Riuscì a malapena a tirare fuori la spada, per prepararsi in caso quei mostri volessero seguirla, ma, vedendo che non usciva nulla dalla grotta, quasi strisciò lontano dall’apertura.
Si guardò intorno.
La sfera era scomparsa.
 
Non aveva mai cavalcato così velocemente, con una tale fretta e una tale angoscia nell’animo. Sapeva che una volta arrivata avrebbe dovuto subire l’ira di suo padre, eppure poteva avvertire una sorta di calore al centro del petto. Era la soddisfazione di essere sopravvissuta, il pensiero che, come lei, anche Merlin sarebbe stato salvo.
Camelot le sembrò più bella che mai quando la vide apparire di fronte a sé.
 
-Mi hai disobbedito.
-Certo che l’ho fatto, la vita di una persona era a rischio.
Eleanor era seduta nelle celle. Tutto il corpo le faceva male in una maniera indicibile e aveva sonno, tanto sonno. Le avevano tolto l’armatura e la spada ed era rimasta coi pantaloni e la casacca rossa, che lasciava intravedere le bende che si era messa al petto per restringere il seno.
-Non avrei mai lasciato morire Merlin per una mia inadempienza.
Uther sembrava esterrefatto e furioso.
-Perché ci tieni così tanto? Quel ragazzo è solo un servitore.
Era una sua impressione o suo padre aveva calcato molto bene quelle ultime parole? Eleanor si alzò, trattenendo un gemito.
-Sapeva che pericolo correva, sapeva che sarebbe successo bevendo dal calice, eppure l’ha fatto lo stesso. Lui mi ha salvato la vita.
Non era mai stata così arrabbiata con suo padre, mai aveva avuto il coraggio di stare di fronte a lui in quella maniera. Le faceva quasi ridere che la cosa che lo stava facendo incaponire non era neanche che avesse scoperto che si era dilettata in attività maschili o che aveva rubato un’armatura e una spada dall’armeria o che era letteralmente fuggita nella notte. In realtà, non era neanche sicura Uther si stesse incattivendo in quel modo perché aveva rischiato la sua vita. Anche quando avevano discusso la prima volta ed Eleanor gli aveva richiesto di mandare dei cavalieri, chiunque a prendere il fiore della morte, il punto focale di suo padre non era stato il rischio, bensì il ceto di Merlin.
-E c’è di più.
Decise di cambiare discorso, sentendo il sangue ribollire.
-Una donna sulla montagna era a conoscenza del fatto che ero lì per il fiore. Non è stato Bayard a tentare di avvelenarmi.
-Certo che è stato lui.
Eleanor strinse le labbra, scuotendo lievemente il capo. Quanto era cocciuto quell’uomo. Gli gettò un’occhiata eloquente e prese il fiore dal sacchetto, porgendoglielo.
-Gaius sa cosa farci. Puniscimi come ti pare, sinceramente non mi interessa. Ma assicurati di farglielo avere.
Lo sguardo di Uther era duro, la sua fronte corrucciata. Eleanor lo guardò con gli occhi brillanti, una mano che ancora teneva la sua. Fallo almeno per tua figlia, diceva.
-Ti supplico…
Lasciò scivolare le dita sulle sue, allontanandosi. Stare in piedi così a lungo era ancora fonte di spasmi costanti a tutti i suoi muscoli.
Urlò e si mise una mano alla pancia per una fitta quando vide Uther schiacciare il fiore nella mano. Sentì gli occhi inumidirsi.
-Ricorda che c’è un modo giusto e un modo sbagliato di fare le cose. Uscirai fra una settimana.
Il re uscì dalla cella, facendo cadere il fiore.
-Troveremo un altro aiutante per Gaius.
Eleanor sentì qualunque organo rivoltarsi nel corpo e premere per uscire, come per vomitare tutto il furore che aveva sentito a quelle parole, lo sdegno, la delusione… il dolore.
Si lasciò praticamente cadere a terra, allungando il braccio oltre le sbarre per riprendersi la pianta. Se solo fosse stata più alta! Si girò, vedendo la coperta che le avevano dato per stendersi a terra e la prese, dopodiché la gettò oltre le sbarre, sopra il fiore, nel tentativo di avvicinarselo. Doveva farlo avere a Merlin, in un modo o nell’altro.
 
Si era lamentata per non sapeva quanto, aveva urlato che aveva assoluta necessità di abiti nuovi, di una serva che le portasse da mangiare, dello stesso cerusico per curare i muscoli impazziti, ma nulla sembrava smuovere le guardie che erano state messe di fronte alla prigione. Quando finalmente sentì dei passi, pregò che fosse qualcuno di cui si sarebbe potuta fidare. Vedere Gwen con un vassoio fu come notare una luce nel buio.
-Grazie Gwen, puoi poggiarlo laggiù.
La ragazza sembrò stranita dalla richiesta, ma obbedì. La principessa si alzò, trattenendo un gemito fra i denti e si avvicinò, tentando di non zoppicare troppo, al piatto.
-Aspetta un momento.
Eleanor si girò verso Gwen con aria indispettita.
-Cosa ti hanno dato dalle cucine? È disgustoso.
Si allontanò dal piatto, facendosi ricadere a terra e sospirando di sollievo.
-Credo che il suo sapore sia inadatto per chiunque.
Gwen la fissò per un momento, prima di andare a riprendersi il cibo. La vide sorridere, notando il fiore nascosto fra il pane. Il cuore di Eleanor smise di battere all’impazzata. Seppe che la ragazza sarebbe corsa più veloce che poteva per portare il fiore a Gaius.
 
La corte di Lord Bayard si stava allontanando sempre di più.
-D’accordo, pavoneggiati pure. Come hai fatto?
Eleanor guardò Morgana. Avrebbe tanto voluto dirle che aveva fatto tutto da sola e, in fondo, non credeva che la cosa fosse tanto lontana dalla verità, ma la realtà era un’altra
-Non lo so. Qualcuno ha voluto aiutarmi.
Lasciò cadere la voce per un momento, rendendosi conto di quanto fosse assurdo quello che stava dicendo.
-Qualcuno che sapeva che ero nei guai… mi ha mandato una luce per farmi da guida.
Morgana inclinò il viso, incuriosita e sospettosa. Eleanor non se la sentì di prenderla in giro per la sua diffidenza: neanche lei sarebbe stata certa di poter credere a una storia del genere.
-Chi?
-Non lo so.
La principessa sfiorò con le dita le proprie unghie, rovinate irrimediabilmente dall’avventura che aveva vissuto. Si lasciò quasi sfuggire un sorriso, pensando a Merlin, che in quel momento stava da Gaius e stava bene.
-Ma chiunque sia stato, sono qui grazie a lui.
-Sono felice per questo.
Sembrava sincera. Eleanor si chiese fin dove la loro rivalità fosse vera. A volte, credeva si dimenticassero che, in realtà, si volevano bene, come se fossero state sorelle.
-Saresti stata un ottimo cavaliere.
Eleanor le sorrise apertamente e Morgana si allontanò, ricambiandola. La principessa si accarezzò i capelli dorati e pensò a come li sentisse quasi estranei a se stessa. Erano troppo lunghi per lei, ormai.
-Eleanor.
La ragazza si girò verso il padre, il suo corpo si tese come una corda. Aveva passato ore a discutere con Uther di quello che era successo e l’unica cosa che le era rimasta era la sensazione di non aver capito tutta la questione fino in fondo.
-La donna che hai visto nella foresta… che cosa ti ha detto?
Si rilassò alla domanda.
-Non molto. Era troppo impegnata a uccidermi, suppongo.
Un brivido le fece venire la pelle d’oca.
-Una cosa è strana.
-Che vuoi dire?
-Mi trovavo alla sua mercé, poteva uccidermi, ma ha scelto di non farlo. Ha detto che non era mio destino morire per mano sua.
Uther le passò una mano intorno al braccio.
-Avrai avuto paura.
Eleanor alzò il capo e mentì a metà.
-Per un momento sì.
Lo guardò negli occhi, con una sorta di rimprovero.
-Chi pratica la magia conosce solo il male. Disprezza e cerca di distruggere il bene ovunque lo trovi. È il motivo per cui ti voleva morta. Lei è… malvagia.
Eleanor incrociò le braccia, corrucciando le sopracciglia.
-Sembra come se la conoscessi.
-Infatti…
Uther sospirò con aria stanca.
-Conoscere il cuore di uno stregone è come conoscerli tutti.
La principessa lo guardò intensamente. La tensione e il rancore che ancora aveva nei suoi confronti scivolò via.
-Padre…
-Hai fatto la cosa giusta, anche se mi hai disubbidito.
Uther le sorrise con dolcezza.
-Ho pensato attentamente alla tua recente richiesta di ricevere un addestramento. Domani avrai la possibilità di mostrarmi di cosa sei capace.
La ragazza sentì il viso illuminarsi in un sorriso.
-Sono fiero di te, Eleanor. Non dimenticarlo.
La principessa lo vide allontanarsi. Le labbra le tremarono, sentendo il cuore mancare un battito. Rise, osservando Lord Bayard e la sua corte ormai lontani.
 
-Sei ancora vivo, dunque.
Eleanor si aggiustò la gonna, sedendosi di fronte a Merlin.
-Oh… sì, a quanto pare.
Non riusciva a smettere di sorridere. Non poteva fare a meno di guardarlo sotto una luce nuova, esattamente come stava succedendo con tutto quello che la circondava. Molte cose avevano assunto contorni più bui e stretti, meno piacevoli, e molte altre, invece, le aveva scoperte possibili e vicine. Era quasi intimorente sapere che Merlin non apparteneva a nessuna delle due categorie.
Merlin sembrava solamente più bello.
Eleanor arrossì al pensiero, distogliendo lo sguardo.
-Ho saputo che devo ringraziare voi per questo.
La principessa alzò gli occhi al cielo.
-Non è stato niente, credimi.
Merlin le sorrise teneramente. Probabilmente sapeva bene che avevano dovuto portarle unguenti su unguenti, creme, medicine, bende e quant’altro per rimetterla in sesto. Eleanor sperò che, tuttavia, non lo sapesse troppo bene.
-Sono venuta per sapere come stavi.
Merlin continuava a guardarla e lei si sentiva bollire.
-Vedo che potrai tornare a lavoro domani.
Il pensiero di vederlo entrare dalla porta delle sue stanze non era più così fastidioso.
-Sì sì, certo, in forma smagliante.
-Bene.
La principessa si alzò, salutando Gaius.
-Ah, Eleanor?
Si girò.
-Grazie.
Aprì le labbra senza che ne uscisse nulla, non sapendo bene cosa dire.
-Anche a te.
Forse la sua voce era uscita un po’ troppo dolce per essere rivolta a Merlin, addirittura con un calore diverso, ma non se ne curò troppo.
-Riposa adesso.
Uscì dalla stanza e scoprì che fino a quel momento aveva avuto le spalle contratte. Si sciolsero, come sentì sciogliersi i dolori alle gambe. Ne era valsa la pena. L’avrebbe rifatto anche mille volte. 
Sempre.
 
 
Note di Elfin:
Ed eccoci giunti alle note finali :) L’idea di una ff con Fem!Arthur mi è sempre piaciuta molto, quindi ho pensato di farne una io. In realtà all’inizio pensavo di distaccarla molto dalla serie originale, ma alla fine mi sono resa conto che tutti i pezzi che avevano scritto sembravano “distanti” l’uno dall’altro. Perciò ho pensato di prendere spunto da alcune puntate della serie originali e “rivisitarli”. Essendo della prima stagione, qua è ancora molto simile, ma ho scritto qualche altra storia per alcune puntate delle serie dopo e… devo dire che più ci si avvicina all’ultima stagione, più quello che ho scritto si è discostato dall’originale.
Diciamo che questo è stato un po’ un esperimento. Mi piacerebbe molto sapere cosa ne pensate, soprattutto dei rapporti di Eleanor con Uther, Morgana e Gwen.
Non ho ancora finito le storie dopo e, per ora, non so se le finirò mai, dipenderà dall’ispirazione e dal tempo che mi verrà lasciato dall'università, quindi ho pensato di pubblicarle tutte come one-shot separate e, caso mai, metterle in un’unica serie.
Grazie ancora a tutti per aver letto, spero di non avervi annoiati <3
Kiss
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Merlin / Vai alla pagina dell'autore: elfin emrys