Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: _MartyK_    03/09/2018    3 recensioni
Jisoo è una fan accanita dei BTS fin dal loro debutto: la sua vita è interamente incentrata sugli Idol, in particolare su Jeon Jungkook. Li segue ovunque, si sorbisce lunghe file per i fansign, urla ai concerti e viaggia oltre i confini coreani pur di stare sempre a contatto con loro.
Il suo scopo? Farsi notare dal suo beniamino e rubargli il cuore.
Jungkook è oppresso dalla sua vita frenetica e stressante. Cinico, apatico e con buone dosi di egocentrismo e sarcasmo, riesce comunque ad apparire perfetto sotto i riflettori e a nascondere il suo vero carattere. Non sa, però, che la sua sasaeng preferita è disposta a tutto pur di scoprire ogni lato della sua personalità, persino... intrufolarsi nella sua stanza del dormitorio.
Dal capitolo 1:
[...]
Il misterioso ragazzo voltò il capo in direzione del rumore e si coprì subito portandosi la maglietta verso il petto, manco fosse una donna nuda colta in flagrante. Sussultò con un salto all'indietro.
- E tu chi sei?!- urlò assatanato. Dalla voce acuta e leggermente graffiata, Jisoo capì di aver fatto centro. Era la stanza del tenero Kookie.
- Per ora il mio nome non è importante, ti basta sapere che sono la tua futura jagiya-
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Jung Hoseok/ J-Hope, Kim Seokjin/ Jin, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, Nonsense, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Jungkook non era un tipo semplice da gestire e di questo ne erano al corrente tutti i collaboratori, i segretari e - in generale - i piccoli aiutanti del 'dietro le quinte', il cosiddetto retroscena dei BTS.
All'inizio la timidezza e l'essere perennemente imbarazzato rappresentavano una scusa, ora invece Jeon aveva fatto di loro il suo tratto distintivo, il suo marchio.
Di certo doveva essere davvero talentuoso se la BigHit lo aveva sostenuto nonostante il suo caratteraccio, altrimenti si sarebbe trovato spedito a calci in culo in mezzo alle gelide acque del mare di Busan.

Ma Jeon non era solo introverso e taciturno: un'esplosione di egocentrismo, false moine, pesantezza più unica che rara e orgoglio nei riguardi del suo sacrosanto cognome contornava la personalità forte del giovane.
A volte, però, cadeva in basso anche lui, a dimostrazione del fatto che non avesse poi tutta la sicurezza e temperanza che gli altri gli attribuivano.

Jisoo lo conosceva bene, forse più dei suoi stessi compagni di disavventure - avrebbe osato aggiungere - e, anzi, stava imparando a conoscerlo poco a poco, senza forzar troppo la mano. E se era vero che sapeva a memoria tutti i lati del suo ego più profondo e continuava ad amarlo nonostante ciò, allora era solo una sciocca schizzata con evidenti tendenze masochiste.
Davvero non riusciva a capacitarsi del sentimento che Park Jisoo provasse nei suoi confronti, arrivò addirittura a pensare che quasi quasi avrebbe chiesto aiuto alle A.R.M.Y attraverso uno di quei millenari contatti idolo-fan dal computer, magari una videochat con ragazze che ne sapevano sicuramente più di lui avrebbe fatto bene alla sua autostima.
Inesistente, per inciso.

Poi però si dette dello stupido, non poteva rivelare ai quattro venti di star vivendo una crisi esistenziale a causa di una relazione semi impossibile, rischiosa e portatrice di scandali.

La verità era che aveva paura. Non di Jisoo, ma di se stesso.
Non scherzava quando diceva alla sua dolce metà di non riuscire a guardarsi allo specchio per più di cinque secondi, odiava il suo riflesso.
Lo odiava davvero, perchè era l'emblema del mostro che ha tutto e niente allo stesso tempo: stracolmo di soldi, povero di quelle emozioni giovanili che alla sua età avrebbe dovuto provare almeno un milione di volte; pieno di ragazzine adulanti sparse per il mondo, faticava a mandare avanti un rapporto con una sola di quelle ragazze, quando tra l'altro fece tutto lei per rubargli il cuore.
Era così che Jeon Jungkook si sentiva: povero, marcio, eterno debitore dell'unico essere femminile che si era azzardato a bussare alle porte ghiacciate della fortezza del suo cuore anche solo per chiedergli un 'come stai?'.

Un po' si vergognava di non aver ancora detto alla sua riccioluta compagna di stanza di ricambiare appieno i suoi sentimenti.
La speranza è l'ultima a morire e non è mai troppo tardi, certo, ma non è che sia il massimo della vita aver fatto trascorrere quasi tre settimane dalla confessione di Jisoo.

Aggiungiamo pure che, appunto, aveva un orgoglio smisuratamente grande e che non voleva abbassarsi a certi livelli nemmeno per sogno e vedrete che poltiglia collosa che ne esce fuori!





Tanto per semplificare la situazione, Bang aveva aperto le danze per quanto riguarda il tour internazionale targato Bangtan e ciò significava solo una cosa: niente perdite di tempo.
Il maknae si limitava a chiacchierare come al solito con i suoi sei malefici amici mentre lo staff svolgeva il suo dovere così come il copione recitava. Ormai lui e Jisoo non avevano più il tempo di guardarsi in faccia neanche in camera da letto, dal momento che, essendo continuamente in viaggio da un paese all'altro, cambiava le stanze d'hotel come se fossero calzini.

L'ultima lunga chiacchierata che ricordava risaliva a San Valentino, prima del bordello che combinò per fuggire dalla festa pallosa di Hyuna.

- Jeon, pare che ti stiano venendo di nuovo gli attacchi spastici... non è che mi nascondi qualcosa?- lo aveva punzecchiato la castana, coricandosi meglio sul letto costellato di petali di rosa e decidendo di prendere l'argomento più impegnativo che potesse scegliere in un giorno gioioso come quello.
Jungkook sbuffò e l'affiancò, volgendo lo sguardo al soffitto.

- Non ti piace come ho rovinato il letto? L'ho fatto solo per te- frignò con tono strafottente, a tratti sarcastico.
Jisoo era testarda, se si metteva in testa una cosa era sicuro che avrebbe fatto di tutto per realizzarla.

- Jungkook, sto parlando seriamente. E' da parecchio che hai attacchi d'ansia, stress e cose del genere. Voglio che tu mi dica la verità: stai assumendo di nuovo gli antidepressivi?- formulò la fatidica domanda fissandolo intensamente negli occhi, Jeon non riusciva a reggere quel suo fottuto sguardo penetrante.

- Non sono antidepressivi, sono sonniferi- precisò lui, come a giustificarsi. Jisoo rise ironica.

- Ma tu guarda! Lo sai che me ne sono accorta del fatto che prendevi due tipi diversi di farmaci, vero? Che mischiavi i tranquillanti con gli antidepressivi...- esitò, in attesa che l'altro proferisse risposta.
Risposta che però non arrivò, in quanto Jeon aveva abbassato lo sguardo e allungato il broncio fino ai piedi del letto.

- Non sempre riesco a dormire, li prendo solo in casi di estrema necessità- borbottò a braccia conserte.

Jisoo si morse il labbro inferiore ed espirò dal naso, ringraziando il Signore di tutto l'autocontrollo che le stava donando per evitare di sclerare di fronte a quelle assurde fesserie che Jeon andava dicendo.
La mano salì all'altezza dell'avambraccio del ragazzo e glielo accarezzò con delicatezza, prendendosi il tempo per viziarlo e coccolarlo come meglio si meritava. Poi scivolò ancora verso l'alto fino a raggiungere la schiena, incitandolo a farsi più vicino a lei.

Jungkook obbedì e le circondò i fianchi in un abbraccio appena accennato, a metà tra la stretta ricca di sentimento e lo scioglimento definitivo del contatto.

- Quante volte ti ho detto di dirmi se stai davvero bene?- mormorò tranquilla lei, incurante del fatto che la faccenda fosse grave e alquanto inverosimile.

- Ma io sto bene- replicò lui.

- Avanti Jungkook, non possiamo far finta di nulla: cos'è che ti tormenta al punto da assottigliarti pure l'esistenza?-

E il caro Jeon ebbe voglia di ficcarsi una mano nel petto, prendere il cuore e buttarlo fuori dalla finestra, così da non provare mai più tutto ciò che riguarda la sfera delle emozioni.

- Sono io che dovrei chiederti se stai bene e se ti conviene fare una vita del genere accanto a uno come me, sì insomma, lasciami fare l'uomo- protestò con voce piccola e puerile, a Jisoo scappò una lieve risata.

- Non fare l'eroe con me, non ti si addice. Lo sappiamo che ho più fegato io di te-

- Yah, così mi ferisci. Cos'è, è in atto la rivolta dei sessi?- scherzò lui.

- Non cambiare discorso signorino, e dimmi perchè hai ricominciato a prendere quella roba-

Jungkook era affascinato dalla capacità della sua compagna di interrompere un argomento, prenderne uno più leggero e infine ritornare su quello precedente quando meno se lo si aspetta.
Insomma, se mai si fossero sposati in un ipotetico futuro, di sicuro lei sarebbe stata la classica mogliettina tuttofare con il mattarello in mano e il grembiule rosa Jin, pronta a colpire nel caso chiunque si fosse azzardato ad obiettare.
Ma poi, perchè diamine si ritrovava a pensare alla vita matrimoniale quando a stento aveva compiuto diciannove anni?!
Ah, Jisoo gli aveva fottuto il cervello sul serio. I ragazzi avevano ragione.

- Non si tratta di un solo motivo, è una storia che si prolunga da prima che ti conoscessi, lo sai- cominciò a parlare.
La castana scrollò le spalle, indifferente.

- E tu raccontamela, le mie orecchie sono a tua completa disposizione-

- E' tardi ed è ora di andare a nanna- provò a giustificarsi lui.
Si guadagnò un'immediata pokerface.

- Tanto non dormi- lo prese in giro lei.

Jeon non si arrabbiò per quella battuta indecente, al contrario, tirò un sorriso da ebete.
Con cautela le raccontò dei tempi della scuola, dei professori neutrali di fronte al disagio generale degli alunni, della sua lieve forma di fobia sociale, del fatto che non avesse mai avuto un amico fin quando non conobbe Jimin e Namjoon durante gli anni di training, delle litigate fino a notte fonda coi genitori perchè non erano d'accordo con ciò che voleva fare da grande, della prima volta che osò prendere da solo il treno da Busan a Seoul in cerca di fortuna e di quanto fosse felice non appena gli comunicarono di essere stato ingaggiato come trainee alla BigHit.

E durante il racconto Jisoo potè schiattare dalle risate, versare qualche lacrima di commozione, assumere faccine disperate a caso e imbronciarsi. Jungkook ne aveva passate tante, non era solo una coincidenza il fatto che avesse un paio di occhioni pensierosi e sull'orlo di una crisi di pianto isterico ogni volta.

- Sento come se così facendo avessi rimandato i miei vecchi problemi ad una data da destinarsi- confessò con le braccia dietro la nuca.
Jisoo si mise su un fianco e l'osservò, passando una mano sulla sua fronte e scostandogli la frangia.

- E' normale, lo capisco-

- Capisci troppe cose, Jisoo- disse, poi si voltò a ricambiare l'occhiata e abbozzò un sorriso amaro.

- Sei intelligente, molto intelligente- aggiunse serio.

- Non me lo dici poi così spesso- rise lei.

- E' perchè credo che gli altri ti assillino già abbastanza con questo tipo di complimenti. Non voglio che tu diventa narcisista-

- Oh tranquillo, non sono come un certo qualcuno qui nei paraggi- roteò gli occhi al cielo e sospirò con fare melodrammatico.
Jeon scosse la testa e si rifugiò nell'abbraccio della compagna, stringendola forte a sè e strofinando la fronte sul suo maglione. Adorava imitare i micetti, sapeva che a lei faceva tenerezza.

Ella dal suo canto prese a lasciargli una serie di bacini sulla tempia, accompagnati dalla dose giornaliera di carezze e coccole varie che non aveva potuto regalargli durante il resto della giornata.

- Mi chiedo come fai a sopportarmi- fece il castano con voce ovattata.

- E io ti rispondo che non ne ho la più pallida idea-

E, in parte, era vero. Una persona sana di mente sarebbe impazzita nel sorbirsi l'interminabile sermone di Jungkook.






































* * *


















































 Tornando al discorso precedente, dato che era trascorso più di un mese da quando i piccioncini fecero una chiacchierata faccia a faccia e non labbra contro labbra, Jisoo pensò bene di organizzare qualcosa, qualsiasi cosa pur di attirare l'attenzione del malcapitato Jeon.

Non accettava il fatto che la sua dichiarazione fosse rimasta priva di risposta, gettata senza pietà nei cunicoli della memoria a breve termine dell'Idol (la memoria che, tra l'altro, dominava quell'impertinente. Ergo il dimenticatoio) e di conseguenza decise di approfittare dello stage dei BTS per sganciare la bomba e farla finita una volta per tutte.
D'altronde non aveva senso negare ancora per molto, nè lo aveva tenere nascosto un segreto che stava consumandoli pian piano.








Sostava dietro le quinte del palco assieme alle colleghe e ad alcune birbantelle fortunate con al collo i pass per il backstage, il meet&greet eccetera eccetera quando un'idea malsana e decisamente pazzoide si fece strada nel suo encefalo malandato e autodistruttore: presentarsi sul palco senza preavviso e fare una dichiarazione coi fiocchi.

Il problema era che le guardie non le avrebbero permesso di intrufolarsi nemmeno in qualità di collaboratrice, per cui colse un momento di distrazione di una delle candidate all'incontro coi ragazzi per sfilarle il pass dal collo e svignarsela a tutta birra.

- Yah, quello è mio!-

Beh, era Park Jisoo, il karma ruota sempre e comunque al contrario.
Voltò il capo in direzione della ragazza - ora una furia bestiale -, sbiancò e se la dette a gambe levate.
Venne rincorsa per tutto il perimetro della sala dietro al palco, la gente cercò in tutti i modi di fermarle ma fu tutto inutile.
I polpacci di Jisoo imploravano pietà, la grassottella al seguito era una selvaggia di prima categoria nonostante la fottuta conformazione fisica.

Fin quando un megafono non annunciò che era giunto il momento dell'agognato incontro con i ragazzi e le fans cominciarono ad essere affiancate dai vari bodyguards che facevano loro ramanzine e raccomandazioni a proposito delle richieste e del comportamento da tenere.
Jisoo si fiondò in mezzo a quelle e riuscì a cavarsela, neanche uno di loro la conosceva e quindi non avrebbe potuto sospettare.
In più la povera disgraziata venne trattenuta da Ye Eun, Min Hye e le altre, ora divenute sue alleate e paladine dell'amore.

Si beccò un paio di occhiolini e degli 'in bocca al lupo' sussurrati, poi si aprì il sipario e le luci stroboscopiche invasero la sua vista. I due omoni la lasciarono in balia di se stessa, cercò di confondersi nella piccola massa come meglio potè, poi il suo turno fu inevitabile.

Il sorriso costruito di Jungkook svanì non appena i suoi occhi incontrarono quelli di Jisoo, più nervosa che mai. Deglutì e impugnò il microfono, tenendolo stretto al petto.

- Jeon Jungkook, ho delle cose da dirti- pessimo esordio, si disse.
E in effetti il castano si concesse anche il lusso di denigrarla davanti al pubblico in fibrillazione.

- Mi pare ovvio, dato che sei qui- rispose prontamente, scatenando le risate generali.
Jisoo non si scompose e continuò.

- Non scherzare Jeon, potrei davvero prenderti per i fondelli per tutte le cose che so su di te- mossa azzardata, ma soddisfacente.
La platea cessò di fare baccano, tutta intenta ad ascoltare ciò che aveva da dire quella creatura peperina accanto al maknae.

- T-tu...-

- Jeon, abbiamo passato insieme momenti belli e momenti brutti- provò ad enunciare, il giovane la bloccò.

- Così come con tutte voi A.R.M.Y ho passato vari momenti- si affrettò a precisare, rivolgendosi al pubblico femminile.
Jisoo gli inviò un'occhiataccia.

- Stavo cercando di dire che non sono una di quelle che si basa su quanti peli hai nel naso o se hai una faccia da culo sotto il fondotinta- borbottò, si elevò un boato di sorpresa.
Jeon era sempre più incredulo.

- So chi si cela sotto quella maschera da bravo ragazzo accondiscendente e ho tutte le ragioni per affermarlo. A volte penso che è così bello conoscere a fondo una persona come te che mi vien voglia di urlarlo al mondo intero, a chiunque- confessò la ragazza, il giovane si ritrovò a sgranare gli occhi sbigottito.

- Voi fans mi conoscete già, sono la stessa persona che vi si mostra davanti alle telecamere- rimediò lui.
Jisoo gli lanciò uno sguardo senza speranze.

- Jeon, smettila di rivolgerti alla gente. Parla con me, dì quello che devi dirmi- lo incoraggiò, Jungkook si sentiva sempre più in trappola.
Il respiro si fece immediatamente irregolare e il battito accelerò notevolmente.

- C-cosa dovrei dirti, scusa?-

- Mi ami, Jungkook?- Jisoo premette il pulsante rosso e partì il conto alla rovescia, la bomba era programmata per esplodere e non lasciare segni di vita.

Per la prima volta il pubblico stette in disarmante silenzio, in attesa che Jeon Jungkook, maknae dei Bangtan Boys amato a livello internazionale, rispondesse a quella sfacciata di una ragazzina che osava pure definirsi A.R.M.Y.
Jimin, Taehyung, Yoongi, Hoseok e l'intero gruppetto stava in disparte ad ascoltare il battibecco da invisibili osservatori.

- Certo che ti amo. Ti amo come amo tutte voi, ragazze. Capito A.R.M.Y? Vi amo con tutto il cuore!- ciononostante il castano riuscì ad evitare futuri scandali con un bel sorriso tirato da star da quattro soldi e le mani congiunte a forma di cuoricino zuccherino, gli altri fecero la propria parte avvicinandosi alla coppia e mandando baci volanti al pubblico.

A Jisoo tremolò il labbro inferiore, gli occhi le si inumidirono e pizzicarono leggermente.
Domandò un 'davvero?' in labiale, Jeon le rivolse un'occhiata fugace, poi riportò subito lo sguardo sulla platea. Alzò un braccio in segno di saluto e s'inchinò assieme agli hyung, intanto altre ragazze la sorpassarono dopo aver atteso impazienti il loro turno.

Lacrime calde e copiose inondarono come un fiume in piena le guance accaldate della castana, incurante del fatto che stesse praticamente piangendo di fronte ad un Jungkook menefreghista e a una marea di adolescenti con disfunzioni ormonali tali da scansarla con spintoni e gomitate pur di respirare la stessa aria dei loro beniamini a pochi centimetri di distanza dai loro corpi.
La sicurezza fu costretta a trascinarla di peso nel backstage, rimandando la sua mente a rimembrare aneddoti di qualche annetto prima, quando minacciò Jungkook:

- Ti farò innamorare di me, Jeon!- le ultime parole famose, prima che venisse gettata assieme alle altre stalker che avevano tentato di stritolare i membri con la scusa dell'inarrestabile voglia di abbracciarli.


 Ecco, era riuscita nel suo intento ma al contrario. Lei si era innamorata di quello che credeva fosse il vero Jeon Jungkook, lui l'aveva soltanto assecondata fino ad allora.

Perchè Jisoo era solo un'A.R.M.Y e non poteva fare nulla per cambiarlo.






















































* * *















































 Se l'umore di Jungkook non era dei migliori all'incontro sul palco, di certo non cambiò una volta che i Bangtan poterono rilassare i muscoli sugli accoglienti materassi dei letti delle loro stanze d'albergo.
O meglio, cambiò, ma in peggio.

Era incazzato da morire con quella pazza, spericolata e facciatosta di Park Jisoo. Non credeva avrebbe potuto fare una cosa simile, non riusciva ancora a metabolizzare l'accaduto.
Se solo non avesse mantenuto il contatto diretto con le fans e non le avesse rese partecipi del battibecco, di sicuro ne sarebbe uscito uno scandalo grande quanto il patrimonio di papa signor Bang.

Ma i suoi occhioni color pece non emanavano solo rabbia, erano contornati da sfumature diverse: delusione, amarezza, sorpresa, paura e soprattutto consapevolezza. Perchè sì, giunse ad un punto in cui capì di essersi rovinato la vita e di dover convivere con quell'eterno malessere post-carriera programmata a tavolino.

Era lui l'artefice del suo destino, se aveva mandato tutto a rotoli era solo a causa sua. I suoi genitori avevano ragione, avrebbe dovuto aprirsi un negozio di tatuaggi oppure un ristorante di carne d'anatra, una qualsiasi cosa che c'entrasse con la normalità.
Aveva scelto di essere il bel burattino nelle mani di Bang Si Hyuk e adesso doveva pagarne le conseguenze.

Amava Jisoo, l'amava con tutto se stesso; l'amava che non esistevano parole per descrivere quanto diamine rimanesse imbambolato a fissarla ogniqualvolta apriva bocca per parlare e non importava cosa dicesse, poteva essere un argomento pescato dai giornaletti scientifici americani o la prima cavolata trash dopo aver letto del gossip, lui ne rimaneva comunque affascinato.
E l'amava sempre, in ogni istante della sua vita burrascosa; l'amava quando il sole era alto in cielo, quando pioveva, quando nevicava e persino quando le previsioni minacciavano l'arrivo della fine del mondo - in un certo senso.

L'amava, è inutile ripetersi quando tutto è racchiuso in un solo termine.

Non poteva dimostrarglielo, cioè, non davanti al pubblico e nemmeno davanti alle ammiratrici perchè aveva un'importante priorità, cause di forza maggiore a cui dar retta. Ed era proprio quello il problema: due mondi troppo diversi, troppo opposti per incontrarsi.
Se avesse avuto una relazione con un personaggio del suo stesso mondo, sicuramente non sarebbe durata più di due settimane: la pressione televisiva, la storia romanzata degli scandali, i giornalisti alle calcagna e compagnia bella non avrebbero mai permesso una gloriosa storia d'amore.

Per non parlare dei sentimenti pilotati tra i capi delle agenzie, nel k-pop non era amore, era business. Si pensava solamente ad unire le case discografiche per ingrandire il patrimonio. Al contempo, una relazione normale avrebbe giovato al suo stato mentale, ma nessuno lo avrebbe sostenuto.
Piuttosto gli rifilavano in mano la croce e gli aprivano le strade verso il Patibolo.




Il suo corpo si mosse in automatico non appena Jisoo varcò la soglia della porta della stanza in cui era rinchiuso temporaneamente.

- Che ti è saltato in mente eh?! E' questo ciò che vuoi? Rovinarmi la vita? Era questo il tuo scopo fin dall'inizio, non è forse così?!- l'aggredì ancorando le mani alle spalle della ragazza e scuotendola malamente.
Sapeva che Jisoo non era la tipa che riusciva a mentire a lungo, anzi, a stento mandava avanti una farsa per cinque minuti.

Ella d'altra parte stette a testa bassa. Non che si vergognasse, sia chiaro, ma si sentiva piuttosto debole nel piangere di fronte ad un essere meschino come Jeon.

- Non sei cambiato affatto, Jungkook. Pensi solo alla tua carriera e al pensiero altrui- mormorò con voce rotta dal pianto, poi si fece coraggio e alzò lo sguardo, puntandolo negli occhi strabuzzati del compagno.

- E' il mio lavoro, vivo in base a ciò che dice la gente- affermò lui, quando in realtà avrebbe voluto prendersi a schiaffi.
Era consapevole di star ferendo Jisoo e avrebbe continuato per la sua strada fino a che lei non si fosse arresa.

Per il suo bene.

Jisoo scrollò le spalle e allontanò bruscamente le mani del ragazzo, cercando di aumentare le distanze e poggiandosi contro la superficie fredda della porta.

- Diamine no! Questa non è vita, è un Inferno. E io non ci voglio stare con uno che la pensa in questo modo!- sbottò, le lacrime non cessavano di rigarle le guance così come il cuore non cessava di battere come se avesse corso fino allo sfinimento.
Jungkook invece era inespressivo, apatico.

- Nessuno ti costringe a stare con me- biascicò a fatica, la castana aggrottò le sopracciglia.

- Sono io che mi costringo a stare con te! Perchè sono stata talmente scema e imprudente da innamorarmi di te, del vero te. O meglio, di quello che credevo fosse il vero Jungkook-

- Non posso farci niente-

Jisoo dovette davvero appellare tutti i sani principi con cui sua madre l'aveva cresciuta per evitare di lanciarglisi addosso e riempirlo di pugni in faccia.
Si avvicinò pericolosamente al ragazzo e incominciò a spingerlo tenendo la mano premuta sul suo petto.

- Ma poi dico, almeno prenditi le tue responsabilità. Mi hai levato tutto!- esclamò.

- Mi hai levato la libertà di uscire all'aria aperta senza il timore di essere perseguitata dai paparazzi- prese ad elencare.

- Sei stato il mio migliore amico, il mio primo bacio e la mia prima volta, per me sei il primo in ogni cosa- aggiunse.

- E poi non eri tu che dicevi di avere in mente progetti per il nostro futuro? Non eri tu che dicevi di goderti la normalità con me?-

Jeon iniziava a sentirsi in colpa.

- Io...-

- Oh no, Jungkook. Stavolta parlo io. Ho sbagliato, sei stato l'errore più grande della mia vita. Ti ho trattato sempre come se fossi un dio, il concetto di inarrivabile perfezione. E te l'ho dimostrato durante tutto quest'arco di tempo in cui sono stata a contatto con te. Forse un po' è colpa mia, ti ho illuso, ti ho fatto credere di essere davvero ciò che credevo che fossi. E diavolo, se ci penso ho ragione! Volevo che mi abbracciassi e ti limitavi a rispondere che per qualsiasi cosa basta chiedere- spiegò, si prese una breve pausa e poi ricominciò.

- Ti rendi conto? Basta chiedere! Chiedere cosa? Amore? Affetto? Jeon, non siamo ad un fan-meeting dove le ragazze ti chiedono e tu fai quello che ti dicono, siamo nella realtà!-

Il castano tirò un lungo sospiro e fece una smorfia con la bocca, pronto a ribattere.

- Realtà, realtà... certo. Non so cos'è la realtà, vuoi capirlo sì o no?! Vivo blindato in una capsula fatta di sentimenti falsi, ipocrisia e pettegolezzi. Non so cos'è la realtà, non so come ci si comporta con le persone perchè le uniche con cui parlo sono i miei hyung, Bang e voi fans-

- Allora lo ammetti, non hai fatto altro che accontentarmi. Come se fossi la stupidina di turno in cerca dell'autografo, del CD e della foto. Jungkook, non sono una tua fan. Mettitelo in testa-

Le ultime due frasi furono un duro colpo per il cuore del giovane mocciosetto, il quale si trovava diviso fra il mondo terreno e l'aldilà.

- Non so cosa sia la vita reale e mai lo saprò, Jisoo- farfugliò a bassa voce, fissando gli occhi sui suoi stessi piedi e trovando improvvisamente interessanti le scarpe a punta con cui si era esibito qualche ora prima.
Jisoo annuì alle sue parole e si morse le labbra, decisa sul da farsi.

- Benissimo, non è mio compito stare appresso ad un Idol, lo hai detto no?- bofonchiò e lo scansò giusto per spalancare le ante dell'armadio, poggiare la sua valigia sul letto e sistemare i vestiti, i cosmetici e tutto ciò che di suo circolava in camera.

Jungkook lasciò cadere le braccia molli lungo i fianchi e strinse le mani in pugni, rimanendo impalato al suo posto.

- Che stai facendo?- osò chiederle. Nessuna risposta.

Provò ad affiancare la ragazza, senza alcun risultato. Jisoo trascinò il trolley sul pavimento e nel mentre si allacciò in vita il giubbotto, troppo accaldata per indossarlo nonostante i pochi gradi sopra lo zero tipici delle notti seouliane.

- Yah, Jisoo!- il maknae le sfiorò la schiena, sperando che si fermasse. E in effetti si voltò, per poco tempo però.

- Addio Jungkook, stammi bene- disse e sparì dietro la porta.

Jeon fissò il vuoto a bocca aperta, non aveva abbastanza fegato per rincorrerla. Dannato orgoglio di merda.




Jimin, Taehyung e Hoseok provarono a farla ragionare lungo il tragitto, poi vennero trattenuti da Yoongi e Namjoon; Jin era in camera a meditare - eomma era malvagia, altro che bufale!

- Addio ragazzi- mormorò e si dematerializzò oltre le scale dell'hotel.
Due secondi in più e di Park Jisoo non vi fu più traccia.



Oltrepassò la porta d'ingresso dell'albergo e nascose il viso nella sciarpa, era pur sempre una gelida serata di inizio primavera. Raggiunse la fermata dei pullman e nel frattempo si disse che scrivere le avrebbe fatto bene, dopotutto non aggiornava le note da parecchio:

Nota numero 20:
Complimenti Jeon Jungkook, davvero tanti complimenti!
Il sovracitato marmocchio è riuscito a fregarmi.
Curioso, irascibile, insolente, impertinente, enigmatico, egocentrico, cinico, sarcastico, ipocrita, strafottente, menefreghista come pochi... il migliore illusionista di tutti i tempi, insomma.
Addio Jeon Jungkook, maknae dei BTS; cantante, rapper e ballerino professionista; cintura nera di taekwondo, lanciatore di baseball, eccellente agonista; straordinario nella lotta coreana, una capra in matematica e lingue straniere; meraviglioso nel tiro con l'arco, una schifezza in campo culinario.
Addio perchè sei solo questo e nient'altro
.


***
Annyeoooong!! Okay, mi faccio viva dopo... quanto è passato? Un mese? Un mese e mezzo? Bene, ho toccato il fondo, mi sento uno schifo lol. Comincio col dire che sì, avete aspettato fino a qui eeeeee ho rovinato la KookieSoo D: NON TRUCIDATEMI/LINCIATEMI VIVA/METTETEMI ALLA GOGNA/SEZIONATEMI COME FOSSI UNA RANA/FATE QUALSIASI COSA C'ENTRI CON UCCISIONI E OMICIDI PLEASE. Posso spiegare, giuuuuro :')
First of all, spero che vi abbia fatto commuovere Jisoo, insomma, mettetevi nei suoi panni... in pratica è una "novellina", una ragazza un po' fuori dal mondo e abbastanza ingenua, che crede nel vero amore, che sogna troppo e che ha letteralmente inglobato il nostro caro e stronzetto signor Jeon in una bolla di sapone, credendolo chissà quale dio sceso in terra. E' naturale che il non sentirsi dire le due famose paroline magiche dopo mesi d'amore trascorsi l'abbiano fatta andare nel pallone eeee yep. E' esplosa. Come una bomba ad orologeria. Non sarà facile fermarla ;D
Lei credeva davvero in lui, ci credeva al suo "noi", alla sua idea di futuo insieme eccetera... insomma, è in un certo senso alle prese con la sua prima delusione d'amore (?)... chiamiamola così.
E per farla breve sì, si sono lasciati *piange fiumi di lacrime, incapace di fermarsi*
MA NON E' FINITA QUI, C'E' ANCORA UN ALTRO CAPITOLO!  JK: e un capitolo può ribaltare di moooolto la situazione *sorriso malvagio. Me condivide con il feto la stronzaggine*

Ora. Non ho pubblicato prima - anche se avrei voluto - cuz ho avuto parecchi problemi con la wifi, il computer non si connetteva, andava lento e blablablaaa ... sono stata inattiva per un bel po', ma oooora sono tornata alla carica >.<   spero vi sia piaciuto, spero abbiate trovato una Jisoo più matura e meno kawaii/bimba felishe (lol) e come sempre ringrazio infinitamente tutte le gentilissime persone che sostengono il suddetto sclero :') chi lo segue e chi semplicemente si limita a leggere ^^
GRAZIE, GRAZIE A TUTTIIIIII *implode*
Bene ora scappo, lascio le smancerie al prossimo capitolo ;)  bacioni e buona serataaaa ;*  _MartyK_ <3
   
 
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