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Autore: sunsetae    03/09/2018    0 recensioni
Quando l'amore supera ogni confine, ogni posto (reale o immaginario che sia) e non si può fare a meno di tornare dal proprio amato.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Sto per tornare dopo due anni e non riesco a pentirmene del tutto, avevo bisogno di cambiare aria e di trovare un posto per ricominciare, ma durante questi anni il senso di colpa non mi ha mai abbandonato. Abbandonato come, invece, ho fatto io. Ho abbandonato tutti qui, pensando che fosse la scelta migliore, ma mi sbagliavo. Il mio pensiero ritornava sempre alla città che mi ha cresciuto e ha fatto sue tutte le mie prime esperienze. Sono fermo alla coda per il check-in aspettando che apra, non ho molto con me, sono riuscito a stento a riempire una valigia, non mi andava di portare cose riferenti alla mia nuova – ormai vecchia – vita. Mi guardo intorno cercando di memorizzare ogni singolo dettaglio a partire da ora, sono quasi solamente circondato da gente di tutte l’età che aspettano con ansia il proprio volo. Mi capita spesso di pensare alla vita delle altre persone, su cosa li aspetti quando tornano a casa, se abbiano qualcuno pronto a preparargli da mangiare, se stiano soffrendo per un amore sfuggito o per il lavoro perso. C’è così tanta gente al mondo e ci sono così tante storie da raccontare o che vorremmo sapere che, alcune volte, non riesco neanche a crederci. Chissà cosa si prova ad essere fieri di se stessi, ad avere il lavoro dei propri sogni o qualcuno al proprio fianco sempre pronto ad aiutarti e difenderti. Io credevo di saperlo ma, adesso, è tutto un grande punto interrogativo. Magari ci fosse qualcuno ad aspettarmi, magari ci fosse lui. Mentre questi pensieri prendono il sopravvento mi ritrovo sull’aereo, a cercare il posto e sperare che nessuno se lo sia preso per colpa di una distrazione. E, finalmente, l’aereo decolla, perdendosi tra le nuvole di una giornata quasi giunta al termine e, così, decido di abbandonare la testa sul sedile e sperare di addormentarmi il più velocemente possibile, lasciando tutto al destino. Un vocio inizia a farsi sentire, dapprima lontano ma ora sempre più forte, apro gli occhi cercando di mettere a fuoco tutto ciò che mi circonda quando, finalmente, realizzo. Una signora mi tocca il braccio per richiamare la mia attenzione e mi chiede gentilmente di lasciarla passare e lentamente, mi alzo, lasciando il mio posto. Recupero la valigia e mi dirigo verso la porta d’uscita, sentendo il mio cuore aumentare di velocità; respiro a fondo l’aria fresca di quella notte adornata dalla luce della luna e penso. La mia città. Dei brividi iniziano a scorrere lungo le mie braccia scoperte e decido di muovermi verso il grande edificio che mi si pone davanti, cammino lentamente senza ancora crederci del tutto, è passato così tanto tempo ma certe cose sono rimaste sempre le stesse. Mi dirigo verso l’uscita, passando dal settore degli arrivi, notando due ragazze corrersi incontro con le lacrime agli occhi; cerco di non pensare alla grande possibilità di non avere nessuno che mi riservi un abbraccio del genere e sorrido verso di loro, notando l’affetto che esce dai loro semplici gesti. Continuo a guardarmi in giro, con una piccola speranza che ancora non vuole spegnersi, fino ad arrivare all’area dei taxi; ne prenoto uno e, dopo avergli detto la via di casa, mi lascio sprofondare sul sedile. Sono passati due anni e casa non sembra più casa, ma un semplice ricordo lontano, a cui mi sono tenuto aggrappato cercando di non cadere. Lascio le scarpe all’ingresso accompagnate dalla valigia e mi appoggio alla porta socchiudendo gli occhi. Alcuni ricordi iniziano a farsi spazio nella mia mente, accompagnati dal suono di alcune risate, le nostre risate. Apro gli occhi di scatto, staccandomi dal mio appiglio momentaneo con un colpo secco, rischiando di cadere. Mi guardo intorno cercando di riprendere il controllo e non farmi sopraffare dalle emozioni. Dovrei cambiare appartamento, penso, senza neanche il coraggio di toccare un solo mobile con la paura di cancellare ciò che è rimasto di noi, della nostra storia. Non ho il coraggio di fare nulla, tutto mi ricorda qualcosa e non ho voglia. Ho paura. Paura di non riuscirci di nuovo, paura di perdermi per sempre. Non sono mai stato una persona sola, ho sempre sperato in qualcuno e, adesso, mi ritrovo solo, con me stesso, le mie paure e tutte le avventure che ho vissuto. Mi faccio coraggio e muovendo lentamente i piedi, per evitare di far rumore, mi dirigo verso quella che era la mia, la nostra, camera da letto. Apro la porta, sentendola scricchiolare e accendo la luce prima di notare una sagoma sul mio letto. Rimango immobile, tra lo spaventato e il sorpreso, quando lo riconosco. Appoggio una mano sul muro, col tentativo di reggermi in piedi. Non riesco a crederci. Mi avvicino e sposto delicatamente le coperte dal suo viso, fino a quando, non apre gli occhi e una piccola luce brilla in quest’ultimi quando mi riconosce. Si alza dal letto deciso e mi si piazza davanti, allunga una mano verso di me, toccandomi dapprima la fronte e poi iniziando a scendere lungo il mio viso, il mio collo, sul mio braccio, fino ad arrivare alla mia mano; la prende e, con un tocco delicato, la stringe a sé. Rimaniamo fermi, increduli, con il battito del nostro cuore a farci da sottofondo. Mi avvicino e, senza pensarci due volte, appoggio le mie labbra sulle sue, in un gesto soffice ma che mi fa venire i brividi; è sempre la prima volta, soprattutto dopo questi anni, non mi sembra vero e quasi ci soffro. Le sue mani lasciano le mie per andarsi ad appoggiare sul mio viso, facendomi avvicinare a lui e continuiamo il bacio fino a rimanere senza fiato. La passione inizia a farsi sentire e la stanza a diventare sempre più calda e stretta. Ci distendiamo sul letto, senza smettere di guardarci e toccarci, finendo nudi di vestiti ma ricoperti del nostro amore. Amore mai finito dentro di me e con una voglia irrefrenabile di far uscire. Apro gli occhi, realizzo e mi avvicino alla finestra, aprendola e appoggiando la fronte sul vetro plastificato. Decido di guardare fuori, il panorama di quel settimo piano che mi ha sempre affascinato. Quante notti passate qui, distesi nel nostro letto a guardare il cielo dalla finestra, mano nella mano, con la speranza di una vita migliore. A me dispiace di non essere stato tutto ciò di cui avevi bisogno, ma non doveva finire così, eri tu quello più forte tra i due e allora perché non se più qui? Nel nostro piccolo mondo bastavamo solo noi due, o almeno era questo quello a cui credevo. Sospiro, una, due, tre volte. Faccio l’ultimo ma primo passo verso un nuovo mondo, ero tornato per questo, finire da dove avevo iniziato e l’ho sempre saputo. Non siamo mai stati destinati a stare lontani per molto tempo e questa ne è la dimostrazione. Mi sei mancato e forse, adesso, smetterai di farlo. Deciso, mi muovo, chiudo gli occhi e mi lascio andare; questa vita non ha mai fatto per me e adesso ne ho la conferma. Mi sento libero, rilassato e vuoto mentre il mio corpo cade; sorrido istintivamente mentre sento la pace entrare dentro di me, fino a quando, un rumore fa fischiare le mie orecchie e spegnere il mio cervello.
   
 
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