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Autore: La_Sakura    05/09/2018    11 recensioni
Genzo Wakabayashi non è solo il portiere più acclamato e titolato del momento: è anche l’erede dell’impero della Wakabayashi Corp., una delle multinazionali più importanti sul mercato.
Non se n’è mai preoccupato troppo: con suo padre fisso al comando, e i fratelli già ampiamente attivi in varie filiali, non ha mai dovuto prendere le redini, riuscendo così a posticipare costantemente il suo completo inserimento in azienda. Forte della collaborazione della Personal Assistant di suo padre, ha continuato a concentrarsi sulla sua carriera di portiere paratutto del FC Bayern München, riuscendo pienamente a raggiungere gli obiettivi che si era prefissato.
O, per lo meno, così è stato fino ad ora.
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Serie "Im Sturm des Lebens"
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Karl Heinz Schneider, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Im Sturm des Lebens'
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ET - Capitolo 1

Where in the world

Can my lover be?

Where in this wonderful world

Is there someone for me?

 

Julia si tirò dietro la blindata dell’appartamento e, dopo aver chiuso con quattro mandate, si diresse velocemente verso le scale, scendendole in fretta. Il ticchettio delle scarpe col tacco risuonava lungo i corridoi.

I vicini non ne saranno entusiasti… pensò storcendo leggermente le labbra. D’altronde non poteva fare altrimenti, quel giorno si sarebbe svolto il CdA dell’azienda per cui lavorava e aveva bisogno di essere “in ordine”.

Quando finalmente uscì di casa e si diresse verso la macchina estraendo le chiavi dalla lussuosa Louis Vuitton, per poco non le venne uno scompenso: appoggiato alla sua fiammante Fiat 500 rossa c’era qualcuno. Qualcuno che le sorrise.

«Buongiorno!»

«Buongiorno…» rispose lei, schermandosi lo sguardo con gli occhiali da sole.

«Ho bisogno di un passaggio…»

«E ti sei preso la briga di venir fin qui a piedi per scroccare un passaggio fino al lavoro?»

«A dir la verità ero da queste parti… a piedi… e beh, mi sei subito venuta in mente tu…»

«Sali in macchina Genzo, e smettila di dire stupidaggini. Non ho tempo da perdere.»

«Sei sempre così gentile?»

«Solo quando rischio di fare tardi al CdA dell’azienda per cui lavoro, e tu dovresti essere preoccupato tanto quanto me, se non di più! Spero che tu non abbia intenzione di presentarti vestito così!»

Mentre Julia si immetteva nel traffico, Genzo si controllò gli abiti: in effetti indossava ancora i jeans della sera precedente e la polo era tutta stropicciata.

«Farò una doccia nel bagno che mi sono fatto costruire in ufficio. – disse sornione – Ordine del giorno?»

La ragazza sbuffò e gli indicò la borsetta appoggiata sul sedile posteriore:

«È tutto lì dentro, se vuoi darci un’occhiata. Faresti meglio anche a farti la barba, sembri un senzatetto…»

«Mi piace così, mi dà un’aria più vissuta.» fu il commento del nipponico mentre si controllava il volto nello specchietto del parasole.

Julia sospirò, mentre varcava il cancello automatico salutando il custode. Gli edifici della Wakabayashi Corp. Deutschlands si stagliarono davanti a loro: la sede tedesca della ditta era a 3 piani, composta prevalentemente da enormi vetrate specchiate e oscurate.

L’ingresso ai garage, direttamente sotto la struttura, era introdotto da un’altra sbarra automatica regolata con le targhe delle automobili che avevano il permesso di entrare, e dava su una rampa semicircolare. Julia la percorse a velocità ridotta, fino al posto a lei riservato, accanto a quello del Direttore Generale.

«Ancora non ho capito perché tu parcheggi qui mentre io parcheggio più lontano…» mormorò Genzo, chiudendo la portiera dell’auto.

«Perché io lavoro tutti i giorni, tu vieni saltuariamente, e sei anche uno sportivo, quindi puoi permetterti di fare due passi!»

«Sì, ma inizio ad avere una certa età… »

Julia non riuscì a trattenere un sorriso divertito mentre si dirigeva verso l’ascensore, sempre seguita dal ragazzo.

«Ti senti vecchio?»

«Quest’anno sono trenta.»

Le porte dell’ascensore si aprirono, e Julia e Genzo si diressero verso la reception.

«Buongiorno, Judith;  Herr Wakabayashi è già arrivato?»

«Buongiorno, Fräulein Wagner; La aspetta nel suo ufficio per un briefing. Buongiorno anche a Lei.» aggiunse poi, rivolta a Genzo.

Il ragazzo la salutò con un cenno, e continuò a seguire Julia: entrarono insieme dopo che dall’interno sentirono il perentorio «Avanti!» di Wakabayashi Senior.

«Ah, ben arrivati, vi stavo aspettando! Julia, è tutto pronto?»

«Assolutamente, Herr Wakabayashi. Ecco il dossier che mi ha richiesto.»

Estrasse dalla borsa un plico di fogli a caratteri minuscoli, che il padre di Genzo scrutò velocemente.

«Ottimo lavoro. Direi che siamo pronti. O quasi…» aggiunse poi, notando l’abbigliamento del figlio.

«Oh, non far caso a me, papà, sarò splendente per il tuo CdA.»

«Il nostro CdA.» lo corresse il padre.

«Vado a prepararmi mentre voi definite gli ultimi dettagli. A dopo. – si alzò e si diresse verso la porta – Ah, e grazie del passaggio, Julia.»

Wakabayashi senior osservò la ragazza, sua assistente personale da circa otto anni, e non poté fare a meno di sorridere divertito.

«Quindi Genzo era a piedi e tutto stropicciato perché…»

«Perché ha passato la notte da qualche parte vicino a casa mia, probabilmente da qualche sua groupie.» mise subito in chiaro la ragazza, senza alzare lo sguardo dai documenti. Il padre di Genzo sospirò, cercando di non farsi notare, e si sedette di fronte a lei, concentrandosi sui documenti della riunione.

 

Genzo entrò che era già tutto cominciato, ma almeno ora aveva un aspetto più decente e curato. Suo padre stava illustrando, grazie a un grafico, l’andamento degli ultimi sei mesi delle vendite e degli acquisti della Wakabayashi Corp. Deutschlands. L’assistente, accanto a lui, monitorava costantemente le reazioni dei presenti, senza ovviamente farsi notare, ma Genzo sapeva bene che il padre voleva essere tenuto al corrente di ogni movimento facciale dei suoi azionisti per annotare eventuali malumori.

«In conclusione, possiamo dichiararci soddisfatti, perché nonostante la crisi che ha investito il mondo occidentale, siamo ancora sulla cosiddetta “cresta dell’onda”, grazie a qualche piccolo accorgimento riguardante spese e sprechi vari.»

«Sì… – intervenne Herr Hagner, picchiettando l’indice sul tavolo in maniera svogliata – ma vogliamo parlare di quello che sta succedendo alla Nihon no Wakabayashi Corp.? Mi sembra che questo punto non sia presente all’ordine del giorno…»

Wakabayashi cercò di trattenere la stizza e inspirò profondamente, tentando di formulare la risposta migliore.

«Vede, Herr Hagner… – cominciò, andando a sedersi sulla poltrona presidenziale – il fatto che la situazione della Nihon no Wakabayashi Corp. non sia sull’ordine del giorno è dovuto al fatto che, se non se ne fosse accorto, ci troviamo in Germania… – alcuni dei soci ridacchiarono – Discuterò della situazione della filiale giapponese durante il mio prossimo viaggio; se è così interessato può venire con me.»

Herr Hagner socchiuse gli occhi con aria di sfida e continuò col suo discorso.

«Il fatto che la sede principale di tutta questa azienda sia in difficoltà non è di buon auspicio.»

«Le holding dislocate nei vari paesi sono sì attaccate alla sede madre, ma sono comunque autonome. Non dovrebbe essere preoccupato per la nostra sorte…»

«Divento molto preoccupato, Herr Wakabayashi, quando si tratta di un investimento. E nella sua azienda ho investito parecchio tempo e denaro!»

«Se posso permettermi, Herr Hagner – Julia si alzò e iniziò a distribuire dossier ai presenti – vorrei appunto illustrare l’andamento azionario dell’ultimo periodo della sede nipponica, onde allontanare qualsivoglia dubbio possa insorgere sulla solidità aziendale.»

Herr Hagner fu visibilmente contrariato nel notare che l’assistente personale di Herr Wakabayashi aveva ragione, ma fu ancora più contrariato dall’intervento del giovane Wakabayashi che ne seguì.

«Va da sé, che chi non è contento dell’andamento aziendale, può sempre uscire dal CdA. Lei non ha fiducia nel futuro, Herr Hagner?»

L’uomo digrignò i denti, ingoiò il rospo e appoggiò il dossier sul tavolo, fissando i presenti con aria fintamente soddisfatta.

«Ho piena fiducia nella Wakabayashi Corp. Deutschlands, altrimenti non sarei qui.»

«Bene, se non ci sono altri punti da discutere, io direi che possiamo andare a pranzo.»

 

«Ottimo lavoro, Julia. Rimango ogni giorno più stupito dal tuo operato.»

«Ho solo fatto il mio dovere.»

«Hai fatto molto di più, come sempre del resto. Mio padre fa proprio bene a fidarsi così tanto di te.»

«Mi auguro che la stima che Herr Wakabayashi nutre nei miei confronti non sia malriposta.»

Genzo si voltò verso di lei e la fissò serio.

«Julia, non scherziamo: mio padre teme come la peste il giorno in cui ti stancherai e deciderai di cambiare azienda, e lo sai. Hai dimostrato in più di un’occasione di valere molto, sia a livello professionale che umano e noi tutti qui siamo felici di averti con noi.»

L’assistente rimase colpita da quelle parole e fissò il ragazzo con aria perplessa: Genzo aveva sempre dimostrato di apprezzare il suo lavoro, ma non si era mai lanciato in osservazioni così aperte e dirette, non era da lui. Arrossì leggermente, premendo il pulsante del piano della mensa. Appena arrivata, si diresse a prendere il vassoio senza guardarsi intorno, e scrutò annoiata l’offerta di cibo esposta sul bancone. Alla fine optò per una porzione di lasagne alle verdure e una coca light. Dopo aver pagato con il tesserino aziendale, si diresse verso il tavolo dove era solita pranzare con Martha.

La ragazza la raggiunse poco dopo, avvolta nel suo classico completo gessato da receptionist della Wakacorp.

«Oggi niente dieta?» ridacchiò Julia, notando il pasto dell’amica – schnitzel e patatine fritte.

«Ho un assoluto bisogno di cibo-spazzatura! Stamattina è stato un inferno!»

«Per via del CdA?»

«Non solo: devo organizzare la festa di carnevale, e non ho la più pallida idea di cosa fare!»

«Grande, Frau Wakabayashi l’ha assegnata a te?»

«Sì, ma ti assicuro che non so se gioire o disperarmi…»

«Vedrai che troverai qualcosa, e organizzerai una festa sensazionale.»

«Mmh, vedremo… Senti, gira voce che stamattina ti sia presentata in azienda con lui.»

«Me lo sono trovato sotto casa, avrà passato la notte da una delle sue donnacce e gli serviva un passaggio.»

«”Donnacce”?»

«Definirle “puttane” sarebbe troppo esagerato, queste sono persone che sperano di incastrarlo per farsi mantenere a vita. Spero per lui che sia abbastanza intelligente da usare ogni tipo di precauzione.»

«Uh, parli del diavolo...»

La presenza di Genzo in azienda non passava inosservata: alto (nonostante le origini asiatiche), fisico atletico, sguardo tenebroso e perennemente serio, quasi imbronciato. Normalmente si presentava in tuta e scarpe da ginnastica, quel giorno invece il pantalone elegante nero e la camicia grigio chiaro lo rendevano ancor più affascinante. Si diresse senza esitazioni verso il tavolo dove Julia e Martha stavano pranzando, e noncurante del fatto che probabilmente aveva interrotto una conversazione privata, puntò le mani sul tavolo e fissò l’assistente dritto in volto.

«Mio padre ci vuole nel suo ufficio.»

Herr Wakabayashi necessitava del loro intervento per qualche questione urgente, a quanto pareva, ma lei non si lasciò intimorire: non era niente che non avrebbe potuto aspettare la fine del suo sacrosanto pranzo.

«D’accordo, finisco qui e…»

«Non hai capito – la interruppe subito il calciatore – Ora! Immediatamente! Subito!»

Senza scomporsi, Julia lo fissò alzando un sopracciglio, quindi tornò a concentrarsi sul suo piatto e continuò a mangiare, fino a che non terminò le lasagne, sotto lo sguardo irritato di Genzo e divertito di Martha.

«Ora possiamo andare. – disse poi, pulendosi la bocca con l’angolo del tovagliolo –Martha, ci pensi tu al vassoio, per favore?»

«Vai pure, ci vediamo stasera. Ti aspetto, ok?»

Julia le fece l’occhiolino e seguì Genzo verso l’ufficio del padre. Il ticchettio dei tacchi risuonava nei corridoi momentaneamente vuoti per via della pausa pranzo. Genzo precedeva di qualche passo la giovane, ma la fece entrare per prima nell’ufficio.

«Ah, ragazzi, molto bene. Accomodatevi. Julia, hai pranzato vero?»

«Sì, Herr Wakabayashi, non si preoccupi.» rispose sedendosi sulla poltrona indicatale dal titolare e accavallando le gambe. Nel farlo, lanciò un’occhiata divertita a Genzo come a voler dire “Te l’avevo detto”. Il ragazzo finse di non cogliere e prese posto accanto a lei, osservando il padre avvicinarsi al mobiletto degli alcolici.

«Ragazzi, sono fiero di voi. Genzo, la tua presenza nei CdA sta facendo capire che direzione abbiamo intenzione di prendere, e tu, Julia, beh…» si avvicinò e porse loro un bicchiere contenente un liquido ambrato.

«Non sono un’estimatrice di brandy, Herr Wakabayashi.» Julia annusò il contenuto del bicchiere storcendo lievemente il naso.

«Oh, solo per un brindisi, cara. Vorrei brindare a noi. A noi e a voi. Finalmente siete usciti allo scoperto.»

Julia dovette fare appello a tutto il proprio autocontrollo per non sputare il brandy che stava cercando di sorseggiare finemente. Herr Wakabayashi continuò imperterrito, parve non notare nemmeno la défaillance della ragazza.

«Con voi due al comando, posso lasciarvi il timone dell’azienda e…»

«Frena! – lo interruppe Genzo, che aveva bevuto il suo brandy tutto d’un fiato – Non ho nessuna intenzione di smettere col calcio. Ho ancora qualche anno da sfruttare.»

«So bene quanto conti per te questo… sport – non poté celare il disprezzo nel pronunciare quella parola – ma io ormai non sono più in grado di seguire le varie filiali. Il jet lag non lo digerisco più tanto bene.»

«Herr Wakabayashi – anche Julia aveva seccato il liquore tutto d’un fiato, più per darsi coraggio che per altro – credo che Lei abbia frainteso la situazione di stamattina…»

«Dettagli. – liquidò l’intervento della segretaria con un gesto della mano – Ad ogni modo, l’appunto di Herr Hagner non era totalmente sbagliato, dovremo organizzare un sopralluogo in Giappone, ma ne parleremo più avanti. Ora potete andare.»

Appena furono fuori dall’ufficio, Julia diede uno scappellotto a Genzo.

«Ahi!»

«Te lo meriti! Non hai nemmeno smentito le parole di tuo padre!»

«Beh, che c’è di male! Se credere che io e te abbiamo una relazione lo rende felice, perché dovrei smentire!»

«Perché non è la verità!»

«Andiamo, che fastidio ti dà! E poi che ne sai che un giorno non ci fidanziamo veramente?»

Julia sollevò un sopracciglio e osservò il ragazzo: fece per dire qualcosa, ma preferì trattenersi. Gli voltò le spalle e si diresse verso il proprio ufficio, sospirando.

§§§

 

 


 

 

Bentrovata, gente!! Sono così emozionata per la pubblicazione di questa fanfiction. Perché? Ma ve lo spiego subito!!

Succede che un giorno cambi vita. Basta ritmi sfrenati, basta ore e ore di macchina per raggiungere l’ufficio. E ti ritrovi con molto, molto, MOLTO tempo libero XD

E quindi che fai, non riprendi in mano una storia che è dal 2012 che ti ronza in testa? No, diciamo la verità: è stata scritta quasi tutta nel 2013, circa… poi la Real Life ha preso il sopravvento ed è finita in un cassetto, nella classica sottocartella di una cartella di una cartella in una cartella del PC XD

Ci sono due persone nello specifico, a parte tutti voi che mi state dando fiducia, che devo ringraziare dal profondo del cuore, e sono OnlyHope e Melanto. La prima perché ripetutamente, negli anni, mi ha lanciato segnali per farmi capire che dovevo riprendere in mano E.T.; la seconda, beh, quante persone conoscete che betano una storia, dandoti consigli importanti, e a distanza di anni la ri-betano nuovamente? XD

Che altro devo dirvi? Ah, sì!

Le canzoni da cui prende spunto il titolo sono due:

la principale è “E.T.” di Katy Perry, più precisamente la versione con Kanye West (infatti è proprio in quel video che si sente l’incipit che ho messo all’inizio). Per tutta la durata della storia, questa canzone mi ha martellato in testa, e vi assicuro che le citazioni che trovate in giro (volontarie e non) NON sono casuali per niente. Praticamente è la canzone che mi ha dato la storia! In quel periodo ero particolarmente intrippata con questa cantante, e adesso che sono andata a un suo concerto (2 giugno 2018, Unipol Arena di Bologna… uno spettacolo!!) non potevo di certi esimermi dal finire questa long-fic.

La seconda è una canzone tedesca che ho beccato girovagando per il web (non vi sto a raccontare i voli pindarici che mi hanno portato a trovarla LOL), e mi sono subito innamorata del testo (la trovate qui se volete ascoltarla.) Lo so cosa state pensando: la musica tedesca non è nelle vostre corde. E soprattutto: la musica tedesca vi ricorda immediatamente i Rammstein *ride* va bene, non ne farò una tragedia… capisco di essere un caso patologico LOL.

Beh, questo è quanto, per ora. Spero che possiate amare questa storia come l’ho amata io… ah, un appunto: per favore… leggete i nomi alla tedesca XD si chiama Julia, si pronuncia “iulia”, la J si legge come una “i” in tedesco.

Grazie per il vostro tempo

Enjoy

Sakura chan

 

   
 
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