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Autore: Reginafenice    05/09/2018    3 recensioni
Il termine che dà il nome a questa storia indica ciò che serve come sostegno per una nuova impresa, una sorta di conforto o spinta morale utile a non lasciarsi scoraggiare dalle impervietà di un cammino appena intrapreso. Si tratta infatti di una fanfiction che vede come protagonisti i personaggi di Poldark, con i loro complessi viaggi interiori verso la scoperta della vera felicità, ma inseriti in un contesto moderno. Lo sfondo delle vicende rimane tuttavia la splendida Cornovaglia, dove vecchi e nuovi amori si ritroveranno e si scopriranno indispensabili per capirsi meglio, anche a costo di grandi sacrifici e scelte dolorose.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Ross Poldark
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La celebrazione funebre commosse tutti gli uomini e le donne giunti nella piccola cappella privata a sud di Londra per dare l'ultimo saluto a un uomo dal valore umano tanto grande quanto quello imprenditoriale che lo aveva contraddistinto durante tutta la sua vita. Una dote, questa, che lo aveva portato a coltivare delle amicizie profonde con la maggior parte dei suoi colleghi e con chi, senza doppi fini, lo aveva accompagnato nei lunghi mesi della malattia restituendo l'amore ricevuto nell'unico modo possibile: standogli accanto fino alla fine.

Ray Penvennen aveva ceduto il suo posto come Presidente del Consiglio di amministrazione del Royal Cornwall Hospitals NHS Trust appena due settimane prima di morire, come se pensasse di avere ancora una possibilità di sopravvivere alla sua malattia, se non altro per continuare a dirigere con passione quel lavoro che aveva portato i suoi ospedali ad un grado di eccellenza senza precedenti in tutta la Cornovaglia.

Sulla soglia della porta, la bellissima Caroline lasciò che una lacrima le scendesse lungo la guancia davanti al triste spettacolo della bara di suo zio, pregando che tutto finisse al più presto e asciugandosi rapidamente gli occhi bagnati con il dorso della mano, grata del tempismo con cui la pioggia aveva deciso di cadere così fitta da impedire a chiunque di notare quella sua piccola debolezza.

L'unico punto di riferimento, il suo protettore, colui che le aveva insegnato ogni cosa l'aveva abbandonata lasciandola completamente disorientata. Ma Caroline Penvennen non aveva paura, o meglio questo era ciò che continuava a ripetersi con il desiderio di riuscire a crederci davvero sin da quando aveva osservato la sua elegante silhouette nera riflessa nello specchio della sua camera, appena prima di iniziare il corteo. Allora aveva realizzato che il passato aveva ormai esaurito il suo tempo e che quella che sembrava profilarsi come una nuova fase della sua vita si era da poco aperta con la terribile scoperta della sua solitudine futura.

"Signorina Penvennen, temo di doverle rubare qualche minuto." Harris Pascoe teneva tra le mani le ultime volontà testamentarie del suo cliente deceduto. Da vero gentiluomo offrì il suo ombrello a Caroline, consegnando alla giovane ereditiera anche la lettera che aveva con sé, prima che questa potesse fare la stessa fine del suo cappotto sotto il peso spietato della pioggia di novembre.

"La ringrazio Harris, le farò avere mie notizie non appena riuscirò a leggerla."

Caroline si congedò dall'anziano notaio e si allontanò dalla folla in tutta fretta, ma all'improvviso una mano le si posò gentilmente sulla spalla e fu costretta a interrompere il suo cammino.

"Mi dispiace molto per tuo zio..."

Bastarono queste parole a riportarla indietro di un anno, suscitando in lei delle emozioni alle quali non osò dare un nome. Se solo la nostalgia non fosse stata un sentimento così difficile da tollerare, forse avrebbe avuto il coraggio di mantenere lo stesso contegno con cui in passato si era separata da quella voce, invece di rimanere impietrita con il terrore di voltarsi e affrontare chi le stava parlando.

"Sono ancora così insopportabile, Caroline? Tanto da non riuscire nemmeno a sostenere il mio sguardo?"

"Niente affatto, ma ammetto di essere sorpresa di vederti qui." Si girò verso di lui con uno sforzo immane, ben celato dalla maschera di freddezza che le ricopriva il viso.

Il dottor Enyes rimase in silenzio, cercando di penetrare quegli occhi d'acciaio mentre il cuore gli batteva nel petto in maniera del tutto insolita. Anche lui si era imposto di mantenere un certo controllo, di non lasciare che la sensazione di rivedere il suo bel volto dopo tanto tempo potesse incidere sul suo umore e scombussolare la tranquillità che aveva raggiunto con tanta fatica nella sua quotidianità.

"Perché ti stupisce? Del resto il signor Penvennen è stato un mio paziente, malgrado il nostro rapporto si sia deteriorato irrecuperabilmente negli ultimi tempi."

"Certo, che sciocca sono stata a non ricordarmi della tua lealtà verso i tuoi pazienti! Scusami, sono sempre stata io quella cinica e senza sentimenti, ma questo non significa che anche gli altri debbano essere come me." Gli tese una mano con l’intenzione di salutarlo, ma Dwight non assecondò i suoi tentativi di fuga e riprese la conversazione, "Ho saputo che hai completato il tuo percorso universitario brillantemente, d'altronde come non aspettarselo da una come te. Cosa hai in programma, adesso che non devi più temere di perdere ciò che ti è di più caro?"

Caroline gli rivolse uno sguardo tagliente, "Al dire il vero, desidero andarmene al più presto via da qui."

"Perdonami, non era mia intenzione offenderti." Dwight arretrò di qualche passo, avendo percepito lo stato di frustrazione in cui si trovava Caroline. Ben presto, infatti, la giovane fece altrettanto ed entrambi capirono che era giunto il momento di salutarsi definitivamente.

Nel frattempo, sul volo Cambridge-Truro, il neo strutturato dottor Ross Poldark attendeva l’atterraggio sulla sua terra natale dopo aver trascorso le ore di viaggio a rimuginare su quanti cambiamenti lo avrebbero accolto al suo arrivo. Cinque anni erano passati in un lampo per lui, distratto dall’esperienza adrenalinica che aveva vissuto grazie all’addestramento come medico d’urgenza nelle zone di guerra dell’Iran, ma lo stesso non poteva dirsi per chi lo aveva aspettato a casa con la paura di poter ricevere in qualsiasi momento la notizia della sua morte. Certo, non avrebbe mai preteso che Elizabeth acconsentisse a mantenere una relazione del genere, sebbene lui le avesse promesso di tornare da lei ogni qualvolta avrebbe potuto, e aveva ottenuto conferma dell’intolleranza a questa vita da parte della sua fidanzata proprio il giorno della consegna del diploma, al termine del corso di specializzazione che lo aveva condotto prima in America a studiare ad Harvard e poi direttamente sul campo di battaglia in Medio Oriente, lontano da lei.

Un semplice messaggio era bastato a licenziarlo dalla sua vita e chissà cosa ne era stato di tutti quegli anni in cui gli aveva professato il suo amore con una veemenza tale da fugare ogni dubbio riguardo al contrario. Da quel giorno, Ross non aveva più avuto notizie di Elizabeth ma il suo cuore si ostinava ancora a domandarsi se davvero non si potesse fare più nulla per rimediare, magari attraverso un confronto diretto adesso che la distanza non sarebbe stata più un problema. E così stava tornando in Inghilterra, nella sua amata Cornovaglia, e ad aspettarlo in aeroporto suo cugino Francis lo avrebbe scortato fino a Trenwith, nell’attesa di decidere a quale ospedale inviare il suo curriculum e di conseguenza stabilirsi in una casa tutta per sé. Tuttavia, appena sceso dall’aereo, Ross ricevette una notifica da parte di Francis in cui si scusava per il ritardo con cui lo avrebbe potuto raggiungere se avesse deciso di aspettarlo. Ross, troppo stanco per trascorrere altre ore in aeroporto, declinò la sua offerta optando per affittare una macchina presso un’agenzia lì vicino e si mise in moto con un grande senso di aspettativa: forse l’idea di rivedere Elizabeth lo eccitava più di quanto gli costasse ammettere.

Arrivata finalmente nella suite dell’albergo in cui alloggiava, Caroline si tolse i tacchi e li scaraventò sul pavimento della stanza. Poi si buttò a peso morto sul soffice letto di piume d’oca e si abbandonò ad un breve sonno ristoratore, sperando di recuperare le forze per sostenere il resto della giornata. Era psicologicamente esausta, ma non così tanto da rimandare la lettura del testamento di suo zio. Infatti, quando fu di nuovo sveglia, non avendo alcuna voglia di occupare la mente con qualsiasi cosa avesse a che fare con l’incontro avvenuto al cimitero, estrasse un foglio di carta dalla busta leggermente umida che le aveva affidato Pascoe e iniziò a leggere:

‘Mia carissima nipote,

di tutte le cose che ci siamo detti prima che la morte ci separasse, silenziando per sempre la mia bocca e privandoci senza alcuna pietà della reciproca compagnia, soltanto di una cosa non ho avuto il coraggio di informarti. Quando ti ho impedito di continuare a vedere il dottor Enyes, ti ho privato di una delle gioie più grandi di questo mondo, per quello che i tuoi ideali romantici avranno facilmente potuto credere. Ma la verità è che l’ho fatto soltanto per garantirti un futuro stabile e pieno di soddisfazioni economiche. Quel caro ragazzo non ha le stesse ambizioni che io nutro per te, perciò temevo sarebbe riuscito a convincerti a seguirlo in un paese desolato del mondo per progredire nella sua carriera di medico, privandoti delle possibilità di un tuo avanzamento come manager all’interno dei miei ospedali. Ti prego di vedere la scelta di ricattarti attraverso la revoca del pagamento dei tuoi studi come l’unica arma che avevo per assicurati un bene più grande di quello che tu in quel momento potevi immaginare.

A te lascio la direzione del Consiglio, sperando che il tuo ritorno in Cornovaglia non rievochi i vecchi dissapori che ci sono stati tra di noi e non ti impedisca di adempiere al tuo dovere come mi aspetto da una mente geniale come la tua. Tuttavia, ti lascio anche la responsabilità di vivere senza il mio aiuto nel caso in cui scegliessi di fare altrimenti.

Perdonami se puoi,

il tuo orgoglioso zio Ray’

L’ultima cosa che avrebbe desiderato al mondo si trovava scritta tra quelle righe. Ritornare in Cornovaglia, vivere a due passi da lui e continuare a considerarlo poco più di un conoscente, mentre tutti i suoi sogni di andare a lavorare in America sfumavano di fronte alla scelta che suo zio le aveva offerto: accettare il ruolo di Presidente o rinunciare alla sua eredità e ripartire da zero, affidandosi esclusivamente al talento di cui disponeva. No, senza l’appoggio economico di suo zio non sarebbe mai arrivata fin dove avrebbe voluto.

Caroline gettò la lettera nel camino acceso, vergognandosi della sua codardia.

   
 
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