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Autore: ToscaSam    05/09/2018    0 recensioni
Avete presente la sezione "compiti" di yahoo answers, dove marmocchi svogliati chiedono sena ritegno che gli si scrivano temi e gli si risolvano esercizi?
Ecco, questo qui aveva bisogno di una fiaba che rispondesse a questa consegna: " la strega della memoria ha lanciato un brutto incantesimo su di te, non sai più chi sei e nemmeno dove ti trovi, racconta la storia della tua nuova identità".
Ho inventato una storiella su due piedi e mi ci sono affezionata. Non volevo buttarla via per sempre, così la condivido con voi. Spero possa piacervi e, se sarò fortunata, commuovervi.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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la strega della memoria arrivò una notte, silenziosamente. 
Io stavo riposando con il mio gatto sulle ginocchia, accanto al caminetto. Il tepore era fantastico, mi sembrava di sognare. Il profumo del pino che ardeva e scoppiettava, mi faceva tornare in mente un inverno di tanti anni fa, quando io e Raimondo facevamo i taglialegna. 
Raimondo profumava di pino, sempre. Gli si impregnava ovunque, quell'odore: nelle unghie, nelle linee delle mani, nei capelli, nel respiro. 
Era bello, quando era giovane: capelli neri, occhi marroni e un naso dritto come uno stecco! Non c'era altro mestiere che si addicesse a lui quanto il taglialegna. 
Ah, il pino. Che odore magnifico. 
Ma la strega era lì, quella notte. 
Si era nascosta nell'ombra. Nemmeno il gatto l'aveva sentita entrare, nessuno avrebbe potuto fermarla. 
Stavo quasi per addormentarmi, quando all'odore del caminetto si aggiunse un suono: era lontano e poco chiaro, ma potevo scommettere che provenisse da una televisione accesa. Sicuramente di quella discola di Marina, la mia vicina di casa quindicenne che non stacca mai gli occhi da cellulari, computer e televisori. Sarebbe una ragazzina in gamba, Marina. Marina ... si chiamava così anche mia nonna. Mia nonna era bianca e grinzosa, ma le sue mani erano fortissime: ricordo che mi alzava per mettermi sulle sue ginocchia, tutta d'un peso; e a quattro anni non ero proprio magrolina, diciamo. Pagnotta mia, mi chiamava. Nonna Marina. Ricordo solo questo di lei: le sue braccia forzute che mi tiravano su, il suo sorriso nella faccia bianca e grinzosa. 
Ma la strega era lì, quella notte. 
Il gatto continuò a dormire e, forse, anche io mi addormentai. 
Ricordo solo che non avevo ricordi, quando mi svegliai. C'era la luce del giorno. Ero in un ospedale. Il gatto non c'era e nemmeno il caminetto. 
Era estate, credo, perché faceva molto caldo. 
C'era una ragazza, seduta su una poltrona accanto al mio letto. Mai vista. Ma che voleva? Perché ero in un letto? Perché era estate? 
"Buongiorno signora Bianchi! Come si sente oggi? Mi riconosce? Sono Marina"
  
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