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Autore: rocchi68    05/09/2018    2 recensioni
Era solo una stupida partita.
Si erano riuniti come durante i bei tempi andati, convinti che ci fosse ancora qualcosa a coinvolgerli e a legarli insieme, ma non era più così da un bel pezzo.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Scott
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Era solo una stupida partita.
Rimasti in sei, lui aveva accettato di mescolarsi a quella scemenza, non rendendosi conto che lo spirito di competizione fluiva e sarebbe sempre fluito tra le sue vene.
Non voleva perdere e avrebbe scalato qualsiasi carta avesse in mano pur di rimandare l’inevitabile.
Gli erano rimaste, a essere sinceri, ben poche possibilità.
Gli altri, bene o male, erano crollati ed erano sulla strada del ritorno a casa.
Si erano riuniti come durante i bei tempi andati, convinti che ci fosse ancora qualcosa a coinvolgerli e a legarli insieme, ma scontrandosi con un muro che si era eretto una volta superate le classiche domande di routine, condite da pettegolezzi o da smancerie di poco conto.
Cosa gliene fregava a lui se quello con la tuta rossa, che a dirla tutta aveva incrociato solo tre volte in vita sua, era andato a vivere a Montreal? Cosa ne sapeva lui di ricette culinarie e di quelle tre pettegole che, nonostante tutto, si erano ritrovate a condurre un programma senza manco sapere come si cucinava uno stupido uovo strapazzato?
A lui importava solo di quel locale, della birra fresca e unica irlandese e della sua ragazza, cosa che aveva quasi dimenticato nel vederla assorbita dalle chiacchiere insulse delle altre ochette che erano uscite con i suoi vecchi compagni.
Fortunatamente quello strazio durava sempre meno e verso mezzanotte il vecchio ardore cameratesco si spegneva e lo convinceva a ritornare sui suoi passi.
E sapeva che gli toccava anche un passaggio in auto alla sua fidanzata.
Non poteva affermare con sincerità di essere sempre stato un cavaliere all’altezza, ma quel muso lungo poco si addiceva a una che aveva sempre fatto del suo sorriso l’arma in più per farsi amare. Questo era stato il motivo principe per cui aveva chiuso con il suo passato e non aveva mai rimpianto una scelta quasi drastica.
Era passato da un’ex con gravi crisi isteriche e che cercava con i suoi avvocati di limitare il mondo per avere dei vantaggi personali alla sua ragazza attuale che, invece, era assai dolce, comprensiva e non aveva simili idee malsane per la testa.
Saliti in auto, Scott aveva messo in moto e, dopo aver dato la precedenza ad alcuni veicoli che erano partiti con il semaforo verde, si era immesso nella strada principale.
Seduta al suo fianco, la giovane aveva allacciato la cintura e si era voltata alla sua destra, ignorando completamente gli atteggiamenti del rosso e lasciando intendere che c’era stato un qualcosa di suo scarso gradimento.
Anche questa volta era passata direttamente dalla gioia all’incazzatura senza mezze misure e senza nessun intralcio.
Probabilmente, e Scott era pronto a scommetterci tutte le sue cattive abitudini, lei era arrabbiata per quella sua stupida mania che, dopo tanti anni di fidanzamento e con tante ore di discussione alle spalle, proprio non riusciva a cancellare.
 
“Sei stanca?” Esordì lui, facendola sbuffare e sperando di sfogarla con quella semplice domanda.
 
“No.”
 
“Ti sei divertita questa sera con Zoey e gli altri?”
 
“Forse.”
 
“Ho sbagliato in qualcosa?” Chiese, osservandola fugacemente e rendendosi conto che aveva qualcosa di cui fare ammenda.
 
“Ti sei sempre vantato di riuscire a capirmi senza problemi, ora ne hai l’occasione.” L’esortò, convinta che mai sarebbe riuscito a trovare la risposta a quel dilemma amletico.
 
“Ho capito: sei arrabbiata.” Mormorò, superando un ciclista che, nonostante la pista ciclabile alla sua destra, preferiva transitare sulla carreggiata, andando incontro ad alcuni improperi dei vari automobilisti, costretti spesso a rallentare per via di quella seccatura su due ruote.
 
“Non sono arrabbiata.” Replicò nervosa, negando con decisione e facendo ondeggiare i suoi lunghi capelli.
 
“Posso sapere in cosa ho sbagliato?”
 
“Dovresti averlo capito da solo.” Ringhiò infastidita.
 
“Hai le tue cose per caso?” S’informò preoccupato, sperando che lei confermasse i suoi dubbi.
 
“Eh?”
 
“Di solito mi sbraiti contro e sei di pessimo umore solo quando hai le tue cose.”
 
“Avrò anche le mie cose, ma questa volta c’è dell’altro.” Continuò, sembrando un cane feroce prossimo a schiumare dalla rabbia.
 
“Dawn…”
 
“E poi mi chiedi se ho le mie cose solo perché hai bisogno di un po’ d’intimità che non ti concederò né questa sera, né nelle seguenti.” Lo minacciò, mentre sussultava sorpreso e cercava di non invadere la corsia opposta.
 
“Che palle!”
 
“E se continui così, potresti andare in bianco per oltre un mese.” Continuò minacciosa, facendolo sospirare.
 
“Che cosa dovrei fare questa volta?” Chiese stanco, ricordandosi bene cosa aveva dovuto passare per farsi perdonare dalla ragazza.
 
Una volta le aveva dovuto comprare un mazzo di 50 rose rosse per un suo ritardo di cinque minuti al cinema, mentre un’altra volta le aveva comprato una scatola contenente un qualcosa come 100 cioccolatini per la festa degli Innamorati.
E come dimenticare il suo compleanno? Solo perché non le aveva fatto gli auguri allo scoccare della mezzanotte, aveva dovuto sborsare ben 200 dollari per un vestito da sera che le aveva visto indossare solo una volta.
Ecco…forse quella era stata l’unica parentesi in cui era riuscito a vendicarsi. Abbinato a quel vestito blu elettrico che aveva comprato in una delle migliori boutique ed esibito solo durante una cena con le famiglie riunite, le aveva comprato di nascosto della biancheria intima da infarto che la sera successiva, grazie a un’infinità di moine, era riuscito a scorgere nel cuore della notte.
 
“Non lo so.”
 
“Delle scuse accorate possono bastare?” Domandò il rosso, staccando una mano dal volante, per accarezzarle il ginocchio.
 
“Perché non ti rendi conto che stavo per vincere?”
 
“Hmm?”
 
“Non avevo ancora vinto e avevo la possibilità di sapere cosa mi ero sempre persa.” Brontolò, abbassando la testa e passando dalla furia con cui l’aveva assalito a un profondo senso di dispiacere e di amarezza.
 
“Ma…”
 
“Mancava poco e stavo per vincere.” Ripeté nuovamente.
 
“Ed io ho rovinato i tuoi bei piani.” Mormorò, cercando di rimanere serio e di non mettersi, com’era lecito aspettarsi da chi conosceva tutti i contorni della vicenda, a ridere come un disgraziato.
 
“Ero l’unica a non aver ancora vinto e tu hai fatto in modo che questo mio desiderio diventasse una chimera.” Lo rimproverò, disegnando alcuni cerchi sul vetro appannato che sarebbero rimasti evidenti per tutta la vita di quella disgraziata carriola.
 
“In amore e in guerra tutto è lecito.”
 
“Potevi passare per una volta.”
 
“Ero troppo preso e ho scalato l’unica possibilità per protrarre il gioco.” Si difese, cercando d’intenerirla con alcune carezze sul ginocchio che, però, sembravano non sortire il minimo effetto.
 
“Vuoi forse dirmi che quel gioco era una guerra contro di me e che non era più semplice trovare un’altra strategia? Vorrà dire che questa sera dormirai sul divano.”
 
“Ma…”
 
“In amore e in guerra, così come dici di solito, tutto è lecito.” Replicò imperturbabile.
 
“Dawn…”
 
“Avevo solo quel maledetto 7 verde in mano e tu sganci quella maledetta carta.” Ringhiò nervosa, coprendo con la mano sinistra quella che Scott aveva piazzato sulla sua gamba.
 
“Non credevo fossi così competitiva.”
 
“Solo perché amo la natura, ciò non significa che la legge del più forte mi sia sconosciuta.” Spiegò con lieve nervosismo.
 
“Ma…”
 
“Avrei capito se fosse stata l’unica carta che potevi usare, ma non era così.”
 
“Scusarsi per una cosa simile mi sembra leggermente ridicolo.” Continuò imperterrito, non credendo di doversi farsi perdonare.
 
“Però non ti sei fatto troppi problemi a far vincere Courtney.”
 
“Eh?” Chiese, essendosi distratto a causa di una manovra spericolata del veicolo che aveva davanti e che aveva rischiato un bel frontale.
 
“L’hai fatta vincere perché lei era la tua ex, giusto?”
 
“Se affermassi che sei gelosa, non ci sarebbero problemi.”
 
“Io non sono gelosa.”
 
“È questo ciò che direbbe uno che è geloso, ma che è, al contempo, troppo orgoglioso per ammetterlo candidamente.” Nicchiò divertito.
 
“Ti ripeto che non sono gelosa.”
 
“Mi stai dicendo, quindi, che accetteresti passivamente la più grande stronzata che potrei fare a questo mondo?”
 
“Io…”
 
“La gelosia quando è troppa può rovinare un rapporto, quando è troppo poca può suscitare il dubbio del disinteresse.”
 
“E va bene.” Soffiò tollerante.
 
“Una volta potevo dirti che era superfluo per me provare gelosia, ma quando Beverly si avvicinava e tentava di riconquistarti, mi sentivo pervaso dalla rabbia e tutte le volte dovevo frenarmi se non volevo spaccargli la faccia.”
 
“Non hai risposto alla mia domanda.” Gli fece presente, facendolo annuire.
 
“È vero che ho fatto vincere Courtney, ma vedi, lei sa essere molto convincente quando vuole e non mi piace quando Duncan finisce all’ospedale con qualche costola incrinata o quando si mette qualche stupida benda da pirata.”
 
“Ho capito.” Soffiò, sbuffando rassegnata.
 
“Comunque in minima parte hai ragione: sei la mia ragazza, dovrei stare dalla tua parte e forse non dovevo usare il +4 e cambiare colore.” Ammise, vincendo sul dannato orgoglio che gli aveva impedito di lasciarsi andare nel notare il suo volto imbronciato.
 
“L’hai capito finalmente.”
 
“Nella partita successiva, però, quando ho capito il grave errore che avevo commesso, ti ho lasciato vincere.” Borbottò, guardandola fugacemente.
 
“Questo è vero.”
 
“Possibile che io debba sempre rovinare ogni serata che passiamo insieme?” Si chiese retoricamente, consapevole d’averle negato il suo iniziale momento di gloria.
 
“Non l’hai rovinato e quando rientreremo a casa, ti regalerò il mio tempo.” Mormorò divertita, donandogli un sorriso sincero e privo di ogni sentimento negativo che lo spinse ad arrossire violentemente e che lo portò ad accelerare bruscamente per rientrare il prima possibile.
 
Per colpa di una carta blu, stava per perdere la sua bella bionda che non l’avrebbe fatto sentire al verde, ma che gli avrebbe permesso di toglierle quella maglietta rossa che indossava.
La prossima volta che avrebbe avuto intenzione di giocare a carte in presenza anche della sua ragazza, se possibile l’avrebbe lasciata vincere, consapevole che il premio sarebbe stato sicuramente all’altezza.






Angolo autore:

Chi di noi non conosce il buon vecchio UNO!
L'ultima volta che ci ho giocato risale a qualche settimana fa e si rischia davvero di compromettere tante amicizie.

Ryuk: Gente che fa pescare, che blocca turni e che si allea con persone odiose solo per non farti vincere...che meraviglia!

E ho pensato bene di riproporre tutto questo con i personaggi che mi stanno maggiormente a cuore di A Tutto Reality.

Ryuk: I miei personaggi preferiti.

Confermo.
Io sono più per Owen, ma purtroppo lui non ci azzecca niente in questo fandom.
Non l'ho nemmeno mai usato nelle mie serie.

Ryuk: Sperando che non ci siano errori, vi auguriamo un buon fine settimana.

Alla prossima!
   
 
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