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Autore: s u n    05/09/2018    1 recensioni
Di quella volta in cui Riven decise di tornare, dopo due anni, e si ritrovò faccia a faccia con il passato.
***
[Musa/Riven].
{Inserisco OOC per sicurezza}.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Helia, Musa, Riven, Specialisti, Winx
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Due anni. Ventiquattro mesi. Ecco il tempo che era passato da quando Riven aveva lasciato Alfea, lasciandosi alle spalle gli amici ed un’ex ragazza.
Era partito per ritrovarsi –per diventare un eroe per sé stesso e una persona migliore per coloro che lo circondavano e gli volevano bene.

***

Per raggiungere i suoi obbiettivi si era avventurato, sempre che si possa dire così, con tenacia in una manciata di località della Dimensione Magica.
Si era allontanato da Afea e si era diretto al suo pianeta natale, Solaria.
Per mettersi in pace con sé stesso doveva iniziare dal principio, da dove tutto era iniziato –con chi tutto era iniziato.
Non era mai andato d’accordo con il padre, che sia chiaro. In modo particolare però, la situazione era degenerata quando la madre se n’era andata.
Riven, durante gli anni della sua infanzia e i primi della sua adolescenza, non aveva mai avuto grande stima dell’uomo, l’aveva sempre ritenuto una persona debole –senza spina dorsale, spesso pensava.
Tuttavia, il principale movente del loro attrito era più che altro il carattere così turbolento con tratti di irrascibilità e all’apparenza forte del ragazzo, in evidente contrasto con quello dell’uomo così gentile, calmo con degli atteggiamenti fin troppo sensibili.
Con l’abbandono da parte della figura materna la situazione non poté far altro che peggiorare.
Il ragazzo era legato alla madre, e la perdita di quest’ultima aveva spezzato il cuore al giovane Riven e gettato in una forte tristezza il padre. Mentre il ragazzino costruiva un muro di protezione dagli altri, l’uomo faceva cadere a pezzi il suo.
Nonostante tutto, il padre non aveva mai smesso di volergli bene o di interessarsi di lui, ovviamente. Era comunque suo figlio, accidenti!
Lo specialista, dopo anni di distanza dall’uomo, aveva constatato che gli doveva delle scuse e magari –se la luna era buona- una pacca sulla spalla, al massimo.
Di sicuro non si sarebbe imaginato di finire la conversazione con il genitore con un: «Ti voglio bene anche io, papà».
L’uomo l’aveva accolto con molta sorpresa e calore, e rimase ancor più sorpreso quando il figlio per la prima volta gli diede una dimostrazione di affetto.

Dopo la visita al padre iniziò il suo vero e proprio viaggio.
Non aveva nessuna meta in particolare, voleva stare solo e imparare a conoscersi più attentamente e cercare di migliorarsi –si sentirsi meglio con sé stesso, magari.
Con il passare del tempo si accorse sempre di più quanto quella di intraprende un viaggio da solo, fosse stata un’ottima decisione.
Se durante gli anni a Fonterossa aveva sempre sentito una stretta nel petto, come se si trattasse di un grosso fardello al cuore, durante quel periodo sarebbe stato in grado di affermare –a chiunque- di non essersi mai sentito più contento.

Uno tra i posti dove si fermò fu Linphea, non con un motivo in particolare, ma perché non ci era mai stato –non ne aveva mai avuta l’occasione.
Aveva, però, realizzato che per lui era tempo ti percorrere nuovi passi; quindi, perché non andarci?
Ci era stato più o meno un anno dopo la sua partenza, e aveva trovato incantevole quel fazzoletto di terra ricco di piante rigogliose e fiori vivacemente colorati. Era convenuto che quel posto fosse una vera e propria oasi di tranquillità ed di estrema bellezza.
L’aveva portato a pensare sentitamente a Musa, a pensare come sarebbe stato essere sul Pianeta con la ragazza.
Sarebbero stati contenti e spensierati, molto probabilmente.
L’aveva ricordata spesso durante il suo viaggio, ed ogni volta che il concetto di lei lo raggiungeva sentiva che il suo cuore doleva. L’aveva amata davvero –e l’amava ancora, ed in parte la sua partenza era per lei e per il suo bene.
Ne avevano passate tante insieme: tra l’iniziale rifiuto del ragazzo verso di lei, poi un primo passo proprio da parte di Riven, i loro litigi continui e catastrofici, le loro prime volte insieme, la gelosia –fin troppa, quel Jason Queen e i periodi in cui si ignoravano... O meglio, quando lui troppo orgoglioso ingnorava Musa. Quanto se n’era pentito! Come aveva potuto trattarla in un modo così egoista, proprio con lei che gli era sempre stata vicino?
Aveva preso coscienza del suo comportamento fin troppo tardi, e l’unico modo per “rimediare” era quello di sparire dalla vita della ragazza. Almeno per un po’.

Il suo pellegrinaggio –al quale lui non aveva dato punto di arrivo, attenzione!- più procedeva, più gli dava la sensazione che avesse un animo sempre meno pesante.

Una mattina primaverile capì che era giunta la fine del suo trovarsi, ogni giorno, ad errare per la Dimensione Magica e sentì che aveva raggiunto l’obbiettivo di capire chi lui fosse –infine, convenne che si trattasse oramai di quasi due lunghi anni dalla sua partenza.
Il tempo gli parve fosse volato via.
Avvertì che per lui era tempo di ritornare a Magix –o per meglio dire ad Alfea e Fonterossa.

***

Come il giorno in cui se ne andò, due anni prima, quel dì di maggio attraversò l’arco all’entrata della Scuola per Fate di Alfea –sempre di quella caratteristica tonalità accesa di rosa, che un tempo avrebbe definito pressoché nauseabondo. Ma in quel momento quel colore vivace lo fece sorridere e pensare ai bei ricordi che rammentava.
Gli bastarono pochi passi all’interno del cortile per vedere, tutti quanti i suoi amici seduti sulle panchine di legno che circondavano il pozzo di pietra.
Prima che si accorgessero di lui riuscì a soffermarsi velocemente su ognuno di loro e notò come poco o niente fosse cambiato: Bloom avvinghiata a Sky, Stella sulle ginocchia di Brandon mentre rideva e l’abbracciava, Tecna e Timmy seduti uno di fianco all’altro senza parlare ma entrambi con in mano i loro palmari –chissà quando avrebbero imparato quei due, Flora guardava in adorazione Helia con in mano un origami a forma di cigno, Aisha che discuteva con Nex e... non vide Musa da nessuna parte. Ma come?
Fu Brandon il primo ad accorgersi di lui, e in una frazione di secondo spostò Stella dalle sue gambe –e non ne fu molto contenta- e si diresse verso Riven accompagnato da un enorme sorriso.
«Riven, sei proprio tu?», Brandon gli corse incontro allargando le braccia per stringerlo in un abbraccio, un gesto che il ragazzo dai capelli magenta accettò con un certo calore al cuore.
In fondo, dopo tutti gli anni a Fonterossa teneva ai suoi compagni Specialisti, che in quel momento lo notarono e gli vennero in contro tutti felici con le Winx –meno una- subito dietro.
Si allontanò un momento dal vecchio amico per salutare anche gli altri.
«Come stai?», era Sky questa volta a parlare e gli mise un braccio attorno alle spalle. Riven non sentiva più nessuna rivalità con lui.
«Spero tu sia tornato per restare», a parlare era Brandon.
Certo che era tornato per restare.
«Ma dove sei stato? Hai fatto con comodo, eh, Riven! Era ora che ti facessi rivedere!», non l’avrebbe mai ammesso, ma pure la voce squillante –e a volte fastidiosa- di Stella gli era mancata.
«Facciamolo respirare, gente!», esclamò una gioiosa Aisha.
«Siamo contenti che tu sia tornato, amico mio», a parlare fu il vecchio compagno di stanza di Riven, Helia.
«Esattamente», disse Flora dando ragione al suo ragazzo.
«Sono contento pure io, ragazzi», rispose di rimando Riven con ancora le braccia del principe e di Brandon attorno alle spalle.
«Devo dire che ci sei mancato», aggiunse Timmy con una piccola risata.
«Anche voi», rispose il ragazzo sorridendo.

Passarono il pomeriggio lì nel cortile della scuola, né gli Specialisti –né tanto meno le cinque ragazze- poterono fare a meno di tempestarlo di domande.
Il ragazzo raccontò a grandi linee dove era stato e cosa aveva fatto, in fin fine non è che fosse un viaggetto di piacere o una missione con mille avventure, era un viaggio alla scoperta di sé stessi –un girovagare tranquillo.
«Scommetto che a Saladin verrà un colpo al cuore dalla felicità quando ti vedrà», iniziò Brandon cambiando discorso, «hai intenzione di tornare a Fonterossa, vero?».
Tutti lo guardarono incuriositi.
Be’ quello è il piano, tornare alla vita di prima. Pensò Riven.
«Certo che sì, stessa vita di prima con alcune cose diverse», rispose semplicemente.
Pensando alla vita di che un tempo aveva, gli balenò nuovamente in testa un pensiero –o per meglio dire, un nome: Musa! Dove si era cacciata la Fata della Musica? Non sarà andata via da Alfea? La testa del ragazzo si riempì di domande riguardandi l’ex ragazza.
Si erano promessi di stare amici nonostante i suoi sentimenti per leinon fossero mai svaniti, e non gli sarebbe dispiaciuto affatto rivederla.
«Allora sarà meglio andare a parlare con Saladin. Ti devo avvertire, Riv, è da due anni che ho una camera tutta per me e ad essere onesto mi ci sono abituato. Dovresti ringraziare che io ti dia il permesso di rimetterci piede», disse Helia scherzosamente –l’amico dai capelli color magenta gli era mancato moltissimo, facendo ridere tutti compreso il diretto interessato.
Gli Specialisti concordarono con Helia e salutarono le ragazze per poi dirigersi verso le rispettive Wind Riders.
C’era un pensiero che assillava la mente –e il cuore- dello Specialista.
Così prima di andare con gli altri, si girò e rivolgendosi a Stella chiese:
«Stella, ma dove è Mus--?», la Fata del Sole e della Luna non lo lasciò finire e gli rispose –non prima di scambiarsi un’occhiata d’intesa con le altre:
«Music Café. Si sta preparando per il concerto di fine anno, sai Faragonda ci tiene», prese una pausa per sorridergli e poi continuò, «dovresti andare a salutarla, Rivenuccio. Penso che le farebbe molto piacere!». Lo disse accompagnando il suo suggerimento con un occhiolino.
«Dovrei lasciar che si eserciti, invece. Sai che odia essere interrotta», disse il ragazzo, un po’ incerto sul da farsi. Non voleva interromperla, ma allo stesso tempo voleva vederla. Sospirò e decise che per quella volta avrebbe atteso.
Stella di rimando alzò le spalle e lo salutò mentre lui si dirigeva dagli altri Specialisti.
Una volta che le Wind Riders divennero solo dei puntini lontani, Tecna rivolta alle amiche si lasciò sfuggire un: «E ora, come lo diciamo a Musa?», la Fata della Tecnologia era cosciente che nonostante la migliore amica cercasse di nasconderlo Riven era ancora presente nel suo cuore.
«Se non lo sai tu, Tecna», disse Flora facendo ridere le altre.
Tutte insieme si diressero verso la scuola, e cercarono di capire come avrebbero potuto comunicare la notizia del ritorno di Riven alla loro cara amica.

Musa si stava avviando verso l’appartamento, che condivideva lì ad Alfea con le altre Winx.
Era stata una giornata che avrebbe osato definire spossante: aveva passato l’intera giornata –dal mattino molto presto, fino al pomeriggio inoltrato- ad esercitarsi per il concerto che Faragonda le aveva chiesto di organizzare.
Non vedeva l’ora si buttarsi sul letto e stare con le sue amiche.
Tuttavia, appena chiuse la porta dell’abitazione, capì che c’era qualcosa che non quadrava: le cinque ragazze erano tutte in perfetto silenzio, riunite in salotto e come aveva messo piede nella casa avevano preso a guardarla.
Musa avrebbe azzardato a dire che la stessero fissando.
“Che problema c’è adesso? Non sarà mica morto qualcuno?”, pensò la ragazza.
Nessuna delle amiche aveva aperto bocca e la cosa iniziava a farla innervosire.
«Che avete da guardare, eh?», Musa si sentiva abbastanza a disagio ad avere tutti quegli occhi che la squadravano –in quel modo poi!
«Riven è tornato», fu Stella a parlare senza troppi giri di parole né tanti problemi.
Le altre quattro ragazze la guardarono contrariate e si fecero sfuggire un sonoro:«Stella!», accompagnato da sospiri di disappunto.
Musa credette di aver capito male; il suo cuore iniziò a battere decisamente più forte e per un attimo –molto lungo- ebbe l’impressione che la stanza avesse iniziato a girare.
«Stella, il discorso per cosa ce lo siamo preparate a fare?», disse Aisha, esasperata.
«Lo so, lo so. Ma con ‘ste cose bisogna arrivare al punto. Bisogna essere aggressive», a Stella pareva così ovvio.
«Riven è tornato?», chiese Musa con un filo di voce portandosi una mano al petto e cercando di calmare il respiro che inconsciamente le era diventato più pesante ed accellerato.
Le ragazze si avvicinarono alla fata preoccupate, e Flora le mise un braccio attorno alla vita così che potesse condurla al divano per farla sedere.
Una volta che Musa sembrò apparire più calma, fu proprio la Fata della Natura a rispondere alla domanda, lasciata in sospeso, dell’amica: «Sì, tesoro. Riven è tornato».

«Quindi mi toccherà condividere la stanza con te, di nuovo», disse Helia, ridendo, al ragazzo dai capelli color magenta.
Erano appena tornati dall’ufficio di Saladin, il quale aveva ri-accolto Riven a braccia aperte e con un sorriso; il saggio preside di Fonterossa aveva sempre avuto una certa simpatia per quel giovane.
«Ehi, non fare quella finta faccia dispiac--», Riven non terminò mai quella frase perché fu interrotto dal forte bussare alla porta.
«La notizia del tuo ritorno viaggia in fretta, amico», disse calmo –ma con una punta di ironia- Helia stendendosi sul proprio letto.
Per quanto l’amico potesse cambiare in due anni, sapeva perfettamente che con troppe persone attorno si sarebbe decisamente innervosito.
Riven aprì la porta e si ritrovò davanti qualcuno di decisamente inaspettato.
«Musa», era più bella di come se la ricordasse. Aveva sempre il solito viso dolce, incorniciato da dei lunghissimi capelli blu.
Quanto gli piaceva quando li portava così, sciolti e liberi.
Notò subito che i suoi occhi, allungati e del medesimo colore dei capelli, fossero rossi e gonfi. Ridotti così solo da un lungo pianto.
Era possibile che lui fosse in grado, solamente, di farla star male e di farla piangere?
«Sei tornato davvero, allora», lo disse con un filo di voce.
Come le era stata comunicata la notizia aveva iniziato a piangere, non sapeva nemmeno lei se fossero lacrime di gioia o lacrime di dolore. Magari erano entrambe: di gioia, perché l’unico ragazzo che avesse mai amato era tornato; di dolore, perché l’unico ragazzo che avesse mai amato era anche l’unico ad averla fatta stare male ad averla fatta sentire come se lei non valesse niente, in molte occasioni.
«Mi sei mancata», non poteva farle questo. Lui le aveva promesso che sarebbero rimasti amici, eppure gli amici non dovrebbero farti battere così forte il cuore.
Musa credette, per un istante, che il suo stesso cuore le avrebbe squarciato il petto da tanto batteva violentemente.
I loro occhi si incontrarono.
Helia fissò per qualche secondo la scena e poi si girò rivolto verso il muro, dando le spalle ai due ragazzi.
L’ultima cosa che vide prima di voltarsi fu l’immagine di Musa e Riven che si abbracciarono.
Sorrise.
 


Nota d’autrice:
Ehilà!
Ringrazio infinitamente e con tutto il cuore chiunque sia arrivato fino a qui.
Nell’ultimo periodo sto riscoprendo con piacere la mia infanzia, e le Winx ne hanno fatto decisamente parte.
L’allontanamento di Riven mi ha spezzato il cuore, ma allo stesso tempo mi sono immaginata più di una volta il suo ritorno. Questa storia è solamente una delle tante versioni che la mia mente ha creato, poi ce ne sono mooolte altre.
Sin da piccola ho sempre amato Musa/Riven, non so spiegarmi come mai... Li ho sempre trovati davvero innamorati ma allo stesso tempo troppo orgogliosi e testardi entrambi, per ammeterlo chiaramente.
Amandoli così tanto, perché non scrivere qualcosa su di loro?
Spero che la mia storiella sia piaciuta a qualcuno e nientee.
Alla prossima!
Non vedo l’ora di scrivere qualcos’altro su questa bellissima coppia.

S u n.
  
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