Nova
Reed & Killian Nott
-
Sei assolutamente sicuro che sia strettamente necessario? –
Killian
sorrise al di sopra del bordo della tazza di caffè
bollente che stava sorseggiando. – Da quando in qua ti tiri
indietro davanti a
una festa? –
-
Da quando la festa l’organizza la madre del mio fidanzato.
Lo sai che a quella donna non piaccio. –
-
A mia madre non piace nessuna, perciò non
c’è nulla di
personale. –
-
Già, perché nessuna è
all’altezza del suo adorato figlio.
L’ultima volta che l’ho vista era palese che stesse
provando a uccidermi con lo
sguardo. –
Ridacchiò,
allungando una mano ad accarezzarle il braccio in
una lenta carezza rilassante.
-
Rilassati. Mia madre abbaia, ma non morde … e ho smesso di
tenere in conto il suo parere più o meno a cinque anni.
–
-
Quando ha provato a farti fidanzare con Clarisse Dumont? –
Annuì.
Durante
il primo incontro tra Nova e sua madre era stata fatta
una lunga disamina di tutti i nomi di ragazze che sua madre aveva
provato ad
appioppargli e Clarisse era stata una delle più citate.
Supponeva
che il fatto che fosse la figlia dell’ambasciatore
francese presso il Ministero inglese c’entrasse molto
nell’ottica di un
matrimonio vantaggioso che affollava la mente di sua madre.
-
Credi che se sapesse che mio padre è un Gaunt la sua
opinione su di me cambierebbe? Immagino che la bastarda di un Gaunt
conti più
di una Mezzosangue figlia di un mago chiunque – concluse
aspramente.
-
Nova … -
-
Lo so -, l’anticipò, - ma non posso fare a meno di
prenderla
sul personale. –
Killian
intrecciò le dita alle sue, fissandola dritta negli
occhi.
-
Dirò a mia madre che non possiamo andare perché
all’Accademia Auror non mi hanno concesso la licenza.
–
-
Non è necessario, è pur sempre la tua famiglia.
–
-
Se la cosa ti fa stare male è necessario eccome. E poi ho
avuto a che fare con loro per diciannove anni, una sera senza vederli
non
ucciderà nessuno. –
*
-
Quindi parti davvero? –
Elizabeth
annuì con un sorriso, mostrandogli la lettera per
l’istituto di Magiarcheologia che stringeva tra le mani.
-
Già, fratellone, sembra che tu non sia l’unico
cervellone in
famiglia. –
-
Non ho mai pensato il contrario, ma … sei sicura di
volertene andare in Egitto? –
-
Assolutamente. –
-
È parecchio lontano e le piramidi non sono certo il posto
più sicuro sulla faccia della terra. –
-
La cosa non mi spaventa. –
Picchiettò
le dita sul tavolo, meditabondo. – E Damon che ne
pensa? –
Elizabeth
ridacchiò. – Non avrei mai creduto di assistere al
giorno in cui ti saresti servito di lui per convincermi a fare
qualcosa. –
-
Diciamo che ormai ho accettato da tempo la vostra storia; lo
vedo come ti guarda e mi basta quello per sapere che sei in buone mani.
–
-
Già -, convenne, - E comunque Damon è
d’accordo. Lui partirà
per la scuola di musica e io per quella di magiarcheologia. Ci vedremo
ogni
volta che potremo e ci scriveremo tutti i giorni. Le cose
funzioneranno. –
-
Va bene, ma giurami che non scatenerai alcuna maledizione
egizia tipo Dieci Piaghe o roba simile. –
-
Farò del mio meglio. –
Freya
alzò una mano per attirare l’attenzione del
barista del
Paiolo Magico, che prontamente dirottò verso il tavolo la
loro ordinazione.
-
Il whiskey incendiario è il mio –
sentenziò Nova.
-
Qui va l’idromele – aggiunse la rossa.
-
Perciò l’acquaviola va qui – concluse il
barista, lasciando
il calice davanti a Kate.
Dopodichè
le lasciò finalmente sole e poterono ricominciare a
parlare dell’argomento del momento.
-
Quindi hai davvero intenzione di chiedere a Killian di
sposarti? –
Nova
annuì.
-
Assolutamente. –
Kate
aggrottò la fronte, perplessa. – Non è
un po’ strano che
sia la sposa a farlo? –
-
Credo che sia ora di rompere con le tradizioni. Insomma
l’importante è che ci si ami, poi chi lo chiede a
chi non conta. –
Freya
annuì convinta.
-
Giusto … perciò proporrei un brindisi: a Nova e
alla sua
missione matrimoniale! –
Quando
Killian fece ritorno all’appartamento che condividevano
ormai da sei mesi, Nova attese che si recasse in cucina e si godette
l’espressione sul suo viso.
Lo
vide osservare la tavola imbandita, la luce soffusa e le
candele a illuminare il tutto. Il suo piatto preferito, aragosta alla
catalana,
capeggiava al centro del tavolo accompagnato da mezza dozzina di
diversi
contorni e un fantastico dolce alla cannella riposava poco lontano.
-
Sono diventato la donna della coppia senza saperlo? –
Scosse
il capo davanti al tono divertito del fidanzato,
aiutandolo a togliersi il pesante cappotto e spingendolo ad accomodarsi
sulla
sedia.
-
Mangiamo prima che si freddi, poi avrai tutto il tempo di
fare battute sui ruoli invertiti. –
L’assecondò,
degustando l’aragosta con aria compiaciuta mentre
ne mandava giù un boccone dopo l’altro.
-
Hai visto le ragazze dopo il lavoro? –
-
Sì, dovevamo aggiornarci su un po’ di cose e
aspettare
venerdì sera era fuori questione. –
-
Qualcosa d’interessante? –
-
Molto. –
Killian
l’osservò con la fronte aggrottata.
-
Devo indovinare o prima o poi ti deciderai a dirmi di che si
tratta? –
-
Non ce la fai proprio ad aspettare la fine della cena? –
-
Preferirei saperlo subito … mi stai preoccupando un
po’. –
-
Va bene -, replicò alzandosi in piedi e avvicinandoglisi, -
te lo dirò subito. –
Nova
gli si fermò davanti, inginocchiandosi su una gamba ed
estraendo una scatolina dalla tasca posteriore dei pantaloni.
La
fece scattare tenendola aperta sul palmo della mano.
Un
anello in diamanti, che luccicavano sfavillanti sotto la
luce delle candele, fece capolino.
-
Killian Nott, vorresti farmi il grandissimo onore di
diventare mio marito? –
-
Assolutamente sì, ma ho una richiesta: l’anello lo
metti tu
– ironizzò, prendendola per mano e facendola
accomodare sulle sue gambe.
Nova
ridacchiò.
-
Ovviamente. Diciamo che l’ho preso perché tu
potessi darlo a
me. –
*
Caos
Nott
– 2011, Serpeverde
Kenna
Nott
– 2012, Grifondoro
Maya
Nott
– 2015, Tassorosso
Nova
osservò il figlio mentre correva da una parte
all’altra
del salone in compagnia della cuginetta e dei figli del resto dei loro
amici.
-
Sai, comincio a credere che quando Killian ha proposto il
suo nome abbia avuto una sorta di premonizione. –
Elizabeth
ridacchiò.
In
effetti Caos rendeva piena giustizia al suo nome di
battesimo.
Il
rumore di qualcosa che cadeva a terra da una considerevole
altezza e finiva in mille pezzi le raggiunse, facendo trasalire Nova
che ebbe
una sinistra quanto accurata sensazione su cosa fosse
l’oggetto danneggiato.
-
Cosa è stato? –
La
voce di Caos si levò alta nel silenzio generale,
leggermente titubante, come un’implicita ammissione di colpa.
-
Niente! –
-
Se quel “niente” è il vaso di ceramica
sul camino che si è
rotto potrai scordarti la cioccolata calda. –
Quelle
parole ebbero l’effetto di spingere il piccolo
scalmanato a fare capolino in cucina con un’espressione da
cucciolo bastonato
che avrebbe fatto intenerire chiunque avesse un carattere anche solo un
po’ più
debole del suo.
-
Il vaso si è rotto, mammina, ma non sono stato io.
–
-
E allora chi è stato? –
Sgranò
gli occhioni chiari e si strinse nelle spalle. – Non
saprei. –
-
Vediamo di risolvere questo mistero allora … Kenna, tesoro,
chi ha rotto il vaso della mamma? –
La
piccola stese le braccia in alto, esigendo a gran voce: -
Mama, braccio! –
-
Ti prenderò in braccio se mi dici chi è stato.
–
-
’Tato Cas. –
Il
fratello le rivolse un’occhiata indignata, puntandogli
contro il dito con fare accusatorio: - Spia! –
Per
tutta risposta Kenna stese nuovamente le braccine.
-
Braccio? –
-
Sì, tesoro, ti sei guadagnata lo stare in braccio per un
po’. –
Aprì
gli occhi lentamente, soffocando uno sbadiglio mentre
allungava una mano verso la metà del letto in cui avrebbe
dovuto trovarsi
Killian ma la trovò vuota e fredda.
Si
alzò in piedi, indossando la vestaglia, e vide che
all’interno del lettino non c’era nemmeno Maya.
Doveva
essersi svegliata e per evitare che il suo pianto
interrompesse il sonno Killian l’aveva portata al piano di
sotto.
Dopotutto
da quando aveva partorito per la terza volta aveva
cominciato ad accusare la stanchezza del gestire tre figli e si era
fatta
ripromettere da Killian che si sarebbero dati una calmata. Adorava
l’idea di
una famiglia numerosa, ma tre bambini scalmanati come i loro valevano
come
nove.
Scese
i gradini che conducevano al salotto e trovò Killian
addormentato sulla poltrona con Maya tra le braccia e una coperta a
coprire
entrambi.
La
piccola si era rannicchiata contro il petto del padre e
aveva afferrato il suo maglione con le manine tenendolo stretto a
sé come se
volesse essere certa che non sarebbe andato da nessuna parte.
Si
avvicinò, accarezzando la fronte di Killian e svegliandolo
delicatamente.
-
Manca poco all’inizio del tuo turno, ti faccio del
caffè? –
-
Tantissimo caffè,
ma questa volta assicurati che sia abbastanza in alto da non farlo
prendere a
Caos e Kenna. Non riuscirei a sopportare un’altra sera con
loro che saltano
come grilli in giro per casa. –
-
Pensa positivo, mancano solo un paio d’anni
all’inizio della
scuola. –
-
Faremo bene a ricordarci che sarà di vitale importanza
firmare tutti i permessi che permettono loro di passare le vacanze al
castello.
–
Nova
rise, scompigliandogli i capelli.
-
Sono sicura che quando verrà il momento non vedrai
l’ora di
vederli tornare a casa per le vacanze. –
-
Probabile -, ammise con un sorriso, - ma per nove mesi
saranno un problema della Preside. –
-
Non vedi l’ora di vederla alle prese con Caos e Kenna, vero?
–
Sorrise
come se stesse pregustando le centinaia di danni che
avrebbero fatto quei due scalmanati.
-
Ovviamente. –
*
Nova
risistemò i capelli di Caos, sorridendo quando lo vide
sbuffare e cercare di non farsi vedere dal resto dei suoi compagni di
Casa.
-
Mamma, per favore, è umiliante. I miei capelli stanno
benissimo così. –
-
Oh, mi scusi vostra grazia, non mi ero resa conto che avessi
una grande reputazione da mantenere. –
Caos
alzò gli occhi al cielo, roteandoli sotto il tono
derisorio della madre, e alzò una mano a salutare il resto
dei suoi amici che
si stava dirigendo verso l’Espresso.
-
Posso andare adesso? –
-
Solo un attimo -, intervenne Killian, - voglio essere sicuro
che tu abbia ripassato le regole. Cosa fai se qualche ragazzo si
avvicina
troppo a tua sorella? –
Kenna
fece per aprire bocca, ma il padre la tacitò con un
cenno.
-
Lo minaccio di morte e poi avviso te così puoi sottoporlo a
uno dei tuoi minacciosi interrogatori da Auror. –
-
Perfetto. –
La
secondogenita rivolse uno sguardo alla madre, supplicandola
silenziosamente di intervenire.
-
Non vi sembra di star esagerando? Kenna sa badare a se
stessa. –
-
Per niente. I maschi sanno essere tremendi. –
-
Ha undici anni, Kill. Dubito che qualsiasi ragazzino della
sua età si nasconda negli angoli bui del castello per
saltare addosso alle
ragazzine. –
-
Mai dire mai, di questi tempi i ragazzini sono sempre più
precoci. –
La
guardò con disappunto quando vide che Nova era scoppiata a
ridere e aveva le lacrime agli occhi.
-
Per favore, ragazzi, salite sul treno prima che vostro padre
venga scambiato per un Malocchio 2.0 –