Seraphin passò la mano
sulle pagine del libro, sentendole
impolverate sotto i polpastrelli delle dita affusolate. La sua pelle si
sporcò
di nero.
“Mio padre non voleva
leggessi questo tomo, nonostante sia
tramandato da generazioni. Aveva paura mi potesse mettere delle strane
idee in
testa. Soprattutto mia madre e mia zia gli davano ragione in questo, ma
il
resto dei parenti non disapprovava” spiegò.
La madre
socchiuse le
labbra sottili, mostrando le gengive.
“Rischi
di non trovare
marito se continui a seguire delle balzane idee”
sibilò.
La zia
piegò la testa,
il suo viso cavallino era segnato da arcigne rughe
d’espressione.
“Se
anche ti andasse
bene, potremmo essere costretti a darti in sposa a qualche ottuso con
un
lascito inferiore a quello che ci aspettiamo”
borbottò.
Seraphin
chinò il capo.
“Tu sei sicuro di volermelo
lasciare leggere?” chiese
Seraphin. I suoi occhi scorgevano distrattamente i tratteggi in oro ai
bordi
delle pagine, le grandi lettere decorate da ghirigori che risaltavano
rispetto
alle altre perché in rosso, l’usurato segnalibro
di stoffa.
Il giovane uomo si
allontanò una ciocca di capelli castano
chiaro dal viso e le sorrise.
“Anzi, voglio che tu me lo
legga. Ora sei sposata e con un
partito che hanno scelto loro, quindi non possono più
impedirti nulla” le disse
con voce calda.
Seraphin si voltò a
guardarlo e gli sorrise, osservando la
rosa rossa infilata nella tasca della sua blusa blu. Lo guardo prendere
un’altra
sedia e accomodarsi accanto a lei, si sfiorarono la spalla ed entrambi
ebbero
un brivido.
“Sei così
premuroso, Victor” ammise la giovane. Si passò una
mano sulla gonna, appianando una piega, tenendo le ginocchia strette
tra loro, strofinandole
ogni tanto.
Le iridi azzurre di lui brillarono.
“Spero di non sembrarti
troppo invadente, quando mi offro di
proteggerti. Non è solo per il tuo aspetto da bambina,
semplicemente mi sento
legato a te…”. Iniziò a scusarsi.
Seraphin gli sorrise.
“Non scusarti sempre di
tutto quello che fai” lo incoraggiò,
guardandolo massaggiarsi il collo.
“S-scu… Oh
ecco… D-di nuovo…” balbettò
lui, mentre la punta
delle orecchie gli diveniva vermiglia.
“Volevo fartelo vedere
perché, mio adorato compositore
segreto, so quanto amate l’arte. Qui sono riportate delle
miniature stupende”
spiegò Seraphin.
Victor annuì, alcune
ciocche gli finirono davanti agli
occhi.
“Ogni volta che avete tali
premure verso di me, penso di
aver guadagnato un po’ di posto in più nel vostro
cuore” disse con tono
galante.
Seraphin gli sfiorò
delicatamente la mano con la propria,
arrossendo e il giovane avvertì la gola secca e la bocca
asciutta.
“Di cosa parla il vostro
antico tomo?” chiese lui.
Seraphin ne accarezzò una
pagina.
“Di dame e cavalieri.
Pensate siano idee troppo
fanciullesche?” chiese.
Victor le sfiorò i morbidi
capelli setosi.
“Al contrario”
sussurrò.
< Vorrei che la nostra futura
famiglia fosse una favola
> pensò.
“Sarà una delle
poche cose che porterò con me da questa
casa, quando saremo partiti” ammise lei.
Victor annuì.
< Ogni giorno sento che
l’amore sboccia sempre di più tra noi
> pensarono entrambi.