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Autore: Il corsaro nero    07/09/2018    1 recensioni
Per amore si fanno le cose più strane: si affrontano pericoli, si uccide, si mente... anche un ispettore di polizia non ne è da meno... tuttavia, queste bugie possono portare a situazioni incredibili e paradossali...
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Bardack, Seripa, Toma
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 5: TUTTO E' BENE QUEL CHE FINISCE BENE...


Il camion continuava a viaggiare senza che il guidatore potesse minimamente sospettare la presenza di due clandestini.

Toma e Bardack non ne potevano più di quel viaggio da chiodi.

Non vedevano l'ora che quel dannato camion si fermasse una volta per tutte e li facesse uscire...

Finalmente, il loro desiderio venne esaudito.

Il camion si fermò e Bardack, toccando l'amico: “Meglio nascondersi e aspettare che aprano il camion, altrimenti sarà piuttosto imbarazzante spiegare cos'è successo... speriamo di essere ancora in città...”

Finalmente, il portone del camion si aprì leggermente e Bardack e Toma uscirono alla velocità della luce.

Guardandosi in giro, Toma disse: “Sembra un porto...” “Già... anzi, sembra il porto della nostra città. Ti ricordi? Ci abbiamo fatto un salto l'anno scorso quando abbiamo fatto quella retata...” “Ah sì, quando abbiamo scoperto quel giro di scommesse clandestine...” “Aspetta, sento delle voci...”

I due poliziotti, nascondendosi dietro a delle casse, videro gli stessi energumeni che c'erano alla fabbrica che portavano delle casse piene zeppe di armi.

Uno di loro, ridendo, disse: “Ma avete visto la faccia di quei piedipiatti federali? Credevano di prenderci con le mani nel sacco come dei polli!” “Quegli allocchi non potevano minimamente immaginare che sapevamo della loro retata e che avevamo nascosto qui al porto le armi!” rise un altro.

Bardack e Toma erano senza parole.

Gli uomini della fabbrica sapevano della retata?!

Hai sentito? Gli agenti federali avevano ragione! C'era davvero un traffico illegale di armi in quella fabbrica!” esclamò Bardack e Toma aggiunse: “Presto, andiamo ad avvertirli!”

I due fecero per allontanarsi e per poco non si scontrarono con l'agente Pepper.

Agente Pepper?!” esclamarono, increduli, i due e l'uomo, sorpreso, domandò: “Ma cosa ci fate voi due qui?!” “E' una lunga storia... presto, chiami gli altri agenti e gli dica di venire subito al porto! Quella fabbrica aveva davvero un traffico illegale di armi!” raccontò Toma mentre Bardack aggiungeva: “Sapevano della nostra retata e, pertanto, avevano semplicemente nascosto le armi al porto!” “Oh, non serve chiamare la polizia federale...” disse Pepper, tirando fuori una pistola e puntandola contro i due agenti.

Poi, li portò dove c'erano gli uomini che lavoravano e disse, divertito: “Ehi, ragazzi, guardate cos'ho trovato...” “Ma sono i piedipiatti che hanno fatto la retata alla fabbrica!” esclamò, sorpreso, uno dei bestioni.

Intuendo la situazione, Toma esclamò: “Ah-ha. Quindi siete complice di questi furfanti!”

Sentendo quelle parole, uno degli uomini, ridendo, disse: “Complice? Uh uh uh... ti sbagli di grosso, amico!” “Pepper è il nostro capo.” spiegò, divertito, un altro.

Pepper, con un sorriso di vittoria, ammise: “Proprio così. Mi occupo di questo traffico da anni. Ho potuto agire indisturbato per molto tempo grazie al fatto che ero un agente federale. Ma poi la polizia federale ha cominciato a sospettare della fabbrica...” “Quando avete saputo il giorno in cui era prevista la retata non avete dovuto far altro che chiamare i vostri complici e far sparire la roba...” terminò Bardack.

Pepper annuì e annunciò: “Proprio così... e ora non dovrò far altro che sbarazzarmi di testimoni scomodi con l'aiuto di una bella pallottola...” “Fossi in te, prima di fare previsioni, mi darei un'occhiata intorno.” commentò una voce alle sue spalle.

MANI IN ALTO! SIETE IN ARRESTO!” urlarono, in coro, un mare di agenti federali, capitanati dall'agente Salt e da Vegeta.

In poco tempo, Pepper e i suoi uomini si arresero e vennero arrestati.

Prima di andarsene, l'agente Salt strinse la mano a Toma e si congratulò: “Idea geniale quella d'infilarvi nel camion per localizzare il vero traffico! Siete stato davvero in gamba!” “G – grazie...” disse, imbarazzato, Toma.

Una volta che Salt se ne fu andato, Vegeta mise il braccio attorno alle spalle di Toma e sibilò, con un sorriso che annunciava guai all'orizzonte: “E adesso a noi due, commissario Toma.”

Vedendosi scoperto, Toma sospirò: “Sigh. Come l'avete scoperto?” “Ho incontrato Nio che mi ha raccontato della visita guidata... dopodiché non ho dovuto far altro che far cantare i vostri complici, che erano, ovviamente, i vostri compagni di squadra.” raccontò Vegeta.

Dopo un attimo di silenzio, Bardack domandò: “Ma come avete fatto a trovarci?” “Grazie ai vostri cellulari. Non vedendovi tornare, ho chiesto ai tecnici del laboratorio di localizzare i segnali dei vostri telefoni e ci hanno portati qui, dove io e gli altri agenti federali abbiamo ascoltato la confessione di Pepper.” spiegò il commissario.

Bardack e Toma rimasero in silenzio.

Come poteva punirli Vegeta?

Dopo qualche minuto d'angoscia, il commissario fece un sospiro e disse: “Dovrei punirvi... ma poiché avete risolto il caso, ci metterò una pietra sopra.” “Grazie, Vegeta.” lo ringraziarono i due agenti.

Tuttavia, Vegeta non aveva ancora finito con Toma: “Quanto a te, faresti meglio a raccontare alla tua ragazza la verità.” “Ci proverò, Vegeta...” sussurrò Toma, preoccupato.


Vegeta, perché quella ragazza ti ha chiamato agente?!” domandò, esterrefatta, Echalotte mentre, assieme al marito, si dirigeva verso casa.

Il commissario, mentre si allontanava dalla centrale e dalla giovane donna coi capelli neri, che sembrava aspettare con ansia qualcuno, disse: “E' una lunga storia, Echalotte. Adesso ti racconto...”

Nel frattempo, all'interno del commissariato si sentì l'urlo di Panbuukin: “CHE COSA?! LE HAI DETTO CHE TI HANNO PROMOSSO?!” “CAPO DELLA POLIZA?! MA COME TI E' SALTATO IN TESTA?!” aggiunse, adirata, la voce di Bardack.

In mezzo a quelle urla, si sentì la voce bassa e imbarazzata di Toma: “Mi dispiace, ragazzi, ma è più forte di me...”

   
 
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