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Autore: elvira15    08/09/2018    0 recensioni
"Certe volte mi chiedo cosa ci faccio qui. Com'é possibile che Dio avendo scoperto di aver fatto un errore del genere, abbia lasciato scorrere e non mi abbia ancora chiamata a sé? In fondo è questo che aspetto da anni. Aspetto solo che mi scoprano un cancro, una malattia terminale. Così da poter abbandonare il mondo in pace e ritornare in quell'angolo di serenità. Certe volte mi sento ipocrita. Spingo gli altri verso la vita, cerco di farla sembrare una cosa bella, quando sono la prima che non l'avrebbe mai voluta"
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono stanca. Stanca di non sentirmi mai abbastanza e del mondo che mi rende debole. Sono stanca di vivere nell'ansia. Fin da piccola ho sempre avuto tanti sogni, progetti e speranze; ma adesso mi rendo conto che più mi espongo al mondo, più metto a nudo me stessa con le persone, più perdo quelle speranze. Forse non sono la persona giusta. Forse Dio ha fatto un casino con le anime, e io non sarei mai dovuta nascere. Sarei dovuta rimanere lì, eterea e intoccabile. Lontana dai dolori che non riesco a sopportare, dalle delusioni per cui sono una calamita e dalle persone che mi fanno del male. Sarei soltanto voluta stare in un angolino di cielo, con un libro, un caffé e il più completo silenzio. Magari anche con una copertina calda, ma niente più. In questo modo sarei potuta rimanere lontana da tutti, e conservare quella speranza che ora mi abbandona. La speranza di poter essere, un giorno, una persona sicura di sé, di non dover soffrire ogni giorno e di non dover crescere così in fretta. Ma in fondo, so che quella speranza sarebbe stata eterna. Perché non avrei mai avuto il coraggio di scendere in questo mondo e mettermi alla prova. Insomma, perché farlo? A quale scopo soffrire, piangere, litigare? Molti dicono che si tratti di esperienza. Soffrire ora per stare bene poi. Ma io non ci credo. O per lo meno, anche se ci credessi, non ci riuscirei. So bene di non poter resistere al dolore abbastanza da poter stare bene un giorno. Io sono qui. Un'anima sbagliata tra tante giuste. Un errore tra tanti programmi. Un disastro tra tante salvezze. Certe volte mi chiedo cosa ci faccio qui. Com'é possibile che Dio avendo scoperto di aver fatto un errore del genere, abbia lasciato scorrere e non mi abbia ancora chiamata a sé? In fondo è questo che aspetto da anni. Aspetto solo che mi scoprano un cancro, una malattia terminale. Così da poter abbandonare il mondo in pace e ritornare in quell'angolo di serenità. Certe volte mi sento ipocrita. Spingo gli altri verso la vita, cerco di farla sembrare una cosa bella, quando sono la prima che non l'avrebbe mai voluta. Altre volte arrivo pure a sentirmi in colpa. Chissá quante altre anime avrebbero desiderato essere al posto mio. Quante anime più forti, che sarebbero riuscite a sopportare tutto questo. Io ho tolto loro il posto, ho tolto loro la possibilitá di mettersi in gioco. E per cosa? Perché proprio io?. Certi giorni penso ai miei progetti futuri: un marito,un lavoro, dei bambini.. Perché la gente si trova appagata solo mettendo dei marmocchi al mondo? Penso che vengano spinti dalla paura di rimanere da soli, ma soprattutto da quella di essere dimenticati. Pensano che mettendo al mondo un bambino, un giorno saranno ricordati e avranno dato il loro contributo al mondo. Pensano di conservarsi ancora un posto in prima fila. Ma non è così. Non importa quanto diventiamo importanti in questa vita, i soldi che facciamo o quanti figli abbiamo. La cosa più importante è la qualità del tempo che passiamo. Si dovrebbe vivere la vita per quella che è: una via di passaggio. Una cosa che non abbiamo chiesto, che magari se fosse dipeso da noi avremmo rifiutato, ma che adesso c'è e deve essere subita.
  
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