08/09/2018
1 recensioniQuesto velo
di polvere
che passeggia nel tramonto.
Fossero parole…
Queste quattro note,
che risuonano
sotto il palato.
Fossero parole…
Potrei dire
l’amore
del melodioso silenzio
in una lama di luce,
sul placido profilo
di un lago sotterraneo.
Fossero parole,
quelle che ho nel cuore…
Da piccola
sognavo di volare.
Non tre metri sopra le nuvole:
appena a un passo dal suolo,
per saggiare la terra
in ogni singolo granello.
Ma anche l’uccello più vispo
prima o poi si posa,
stanco
del fremito delle ali.
E se a lungo riposa,
non rammenta più il cielo.
Corri, sparviero!
La terra è friabile.
Il cielo nero.
Prima che venga neve,
mettiti al sicuro.
E a furia di zampettare
fra la terra e il mare,
fra il monte e la valle,
in mezzo a tutte queste calle
che costellano la riva…
dimentica il sapore
dell’aria viva.
Da piccola,
non facevo che parlare.
Avevo un milione di cose da dire.
Mi ha ammutolito
il cielo.
Non sapevo
fosse così difficile
descrivere il cielo.
Non credevo,
qualcosa di inaccessibile
alla mia penna.
Sottili strati
di nebbia grigia,
all’ingresso della mia caverna.
E strato dopo strato
la magia si iberna.
La sempiterna estate
si tramuta
in una gentile primavera.
Non c’è più il caldo rovente,
la luce abbagliante,
l’inesauribile sete,
ma un placido abete
su cui fare il nido.
Sempreverde
è la mia pace.
La lotta tace.
E se rialza la testa,
la sua è breve festa.
Ma tramonta di colpo
il sole,
e il tempo
è altrove.
Fende la nebbia
il palpito
di un noto dove.
Tum. Tum.
L’atavico
richiamo dal torpore.
Ed ecco la grotta,
il lago.
Fremono l’ali.
E navigo.