Missione
«Possiamo
andare lì, mamma? Ti preeego!»
Vedi
Elena pensarci un po’, per poi scuotere la testa. Sorride
alla figlia. «Lo sai che non è possibile, Akemi.
Non sei abbastanza alta per le montagne russe».
La
tua amica protesta rumorosamente. «Ci dev’essere
qualcosa che possiamo fare!» urla.
Era
così entusiasta quanto ti ha proposto di andare al parco
divertimenti insieme a lei; la maggior parte delle giostre che vorrebbe
provare, però, le sono precluse. La vostra giornata speciale
rischia di trasformarsi in un’enorme delusione.
Non
puoi permetterlo. Ti guardi intorno, alla disperata ricerca di
un’idea.
Le
tocchi la spalla, lei si gira verso di te, ancora imbronciata.
«Sì?»
Senza
una parola, le indichi un punto alla vostra destra.
Segue
il tuo sguardo, capisce e si riaccende subito, la vedi illuminarsi; e
sei contento, Rei, in fondo non chiedi altro per esserlo. Ti basta il
suo sorriso, è l’unica luce di cui hai bisogno, da
quando l’hai conosciuta.
«Andiamo
lì!» esclama Akemi raggiante. Si volta verso sua
madre piena di speranza: «lì possiamo,
vero?» chiede, supplicandola con lo sguardo.
«La
ruota panoramica? Certo, dovrebbe andar bene» annuisce lei,
facendovi segno di incamminarvi. Vi segue a pochi passi di distanza,
spingendo il passeggino con la piccola Shiho.
Prima
di entrare, Elena chiede qualcosa al responsabile
dell’attrazione, che annuisce. Lo noti con la coda
dell’occhio e ti senti sollevato; temevi ci fosse qualche
problema all’ultimo.
Akemi,
invece, non si è accorta di nulla: non è
più in sé dalla gioia, già pregusta il
vostro giro.
La
capsula in cui entrate ti sembra enorme; Elena vi accede con il
passeggino, fermandosi dal lato opposto al vostro. Le porte si
chiudono, siete sigillati; lentamente, la giostra si avvia.
Vi
perdete entrambi a guardare il panorama, all’inizio. Poi,
gradualmente, la tua attenzione viene calamitata dalla tua amica.
Sorride felice, quando nota qualcosa di particolare si lascia sfuggire
un’esclamazione; senti caldo, ma non capisci
perché. Torni a rivolgerti verso l’esterno.
Stringi
i pugni; perché quel ricordo è tornato proprio ora?
Non
puoi permetterti di distrarti, lo sai benissimo. Devi concentrarti
sulla missione, solo questo conta. Solo
questo.
Respiri
profondamente, nascondendoti dietro l’angolo.
Per
un solo secondo, hai colto uno scorcio della sua espressione.
La
stessa che aveva quel giorno.
«Eh?
Tutto qui?»
La
fissi stupito. «Siamo solo a metà»
mormori, confuso.
Lei
si stringe nelle spalle, alza lo sguardo. «Volevo arrivare
moolto più in alto!» annuncia.
Temi
che si rattristi di nuovo, ma non è così: ti
rivolge un altro dei suoi bellissimi sorrisi.
«Non
fa niente; da grande volerò e andrò molto
più in alto di così, ne sono sicura!»
Dopo
un attimo di esitazione, scoppi a ridere.
«Volerai?» ripeti.
«Certo!
Ti porterò con me» dichiara. «Se te lo
meriterai» aggiunge, tirando fuori la lingua.
La
ruota inizia a scendere, tra pochi minuti sarete di nuovo a terra.
«Promettilo»
le dici. Promettimi che mi
porterai con te anche quando saremo grandi.
«Che
c’è, non ti fidi?» ribatte, prima di
porgerti il mignolo.
È
deciso.
Porti
una mano alla fronte. Ti verrebbe quasi da ridere.
Avevi
dimenticato quella promessa. Non che abbia importanza: proprio come
quella che le hai fatto tu, era destinata a venire infranta.
Volevi
proteggere Shiho, vero? Com’eri ingenuo.
Non
solo non avevi potuto evitare che la portassero via, no, non era stato
così semplice.
Pochi
giorni dopo aver preso quell’impegno impossibile da
mantenere, l’intera famiglia Miyano era sparita,
così, da un momento all’altro.
Senza
che nessuno ti avvertisse.
L’unica
spiegazione ti era venuta dal maestro, che un giovedì aveva
annunciato, come fosse la cosa più naturale del mondo, che
Akemi non sarebbe più venuta a lezione. La sua famiglia si
era dovuta trasferire per motivi personali.
Non
ci avevi potuto, voluto credere.
Eri corso alla clinica il prima possibile, ma l’avevi trovata
deserta. Sulla porta un cartello recitava “Chiuso”.
Precipitarti
in quella che avevi imparato a considerare come una seconda casa non
era stata un’impresa più fortunata.
Avevi
urlato, e pianto, per giornate, settimane intere, allora. Ma alla fine
avevi dovuto accettarlo.
Akemi
non c’era, non ci sarebbe stata più.
Faceva
male, vero? Non solo aver perso un’amica, non aver mantenuto
una promessa.
Una
così importante.
Non
avrei dovuto sottovalutare la cosa, ti sei ripetuto allo
sfinimento.
Adesso
lo sai, che non avresti potuto fare nulla comunque.
Adesso
sei un poliziotto, le persone come gli uomini che ti hanno sottratto
l’infanzia le combatti. Ti sei infiltrato in
un’organizzazione criminale, una delle peggiori. Ma non
pensavi si trattasse proprio
di quella.
Può
essere diversamente, tuttavia?
Ardisci
dare un altro, rapido sguardo oltre l’angolo che ti sottrae a
due paia d’occhi che mai avresti voluto vedere vicine.
Se
prima avevi sperato si trattasse di uno scherzo della mente,
un’allucinazione creata dalla mancanza di sonno, magari, ora
lo sai con certezza. In fondo alla strada c’è
Akemi, senza alcun dubbio.
Non
è più una bambina.
Come
te, è cresciuta; è una donna, ormai. Ti ha
dimenticato, forse; di certo, c’è qualcun altro
nella sua vita, l’uomo con cui sta ridendo.
E
non può essere una coincidenza, che il ragazzo di Akemi sia
uno di loro, uno
degli assassini su cui stai indagando. È anche lei nel giro,
quindi?
Non
sai che daresti per chiederglielo, per farti raccontare tutto quel che
è successo in quella fatidica giornata, in quelle misere
ventiquattro ore che sono bastate a stravolgerti la vita.
Non
puoi.
Non
puoi far saltare la tua copertura. Puoi solo guardarla in silenzio, da
lontano, mentre scherza con Rye.
E
allora lanci un ultimo sguardo, spii il suo sorriso per quella che
decidi essere l’ultima volta.
Poi
volti le spalle e ti allontani con cupa determinazione.
Non
puoi riavere la tua amica d’infanzia, è
semplicemente impossibile.
Puoi
prendere chi te l’ha tolta, e lo farai, qualunque sia il
costo che ti verrà richiesto.
Manterrò la mia promessa questa volta, Akemi.