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Autore: marwari_    08/09/2018    1 recensioni
|Rating Giallo per tematiche conflittuali. Sequel di "Beyond the Pale".|
Prue decide di prendere sotto la propria ala la giovane Paige, con la quale condivide un legame che nemmeno lei è in grado di spiegare.
Ben presto però, si accorgono di stare vivendo qualcosa molto più grande di loro e che, forse, non saranno in grado di affrontare.
{POV: Paige/Prue}
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Paige Matthews, Prue Halliwell
Note: Missing Moments, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Charmed: Legacy'
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NdR: All'interno del capitolo sono presenti degli Easter Eggs.

Saga: Charmed: Legacy (Vol. II)
Titolo: The Forbidden Spell
Set: 1992 (pre-serie)
Capitolo: 7. L'incantesimo Proibito
POV: Vari

 

 

Capitolo 7 – L’Incantesimo Proibito

Il dito di Phoebe scorse lungo il proprio nome, accanto a quello delle sue sorelle, tracciato con inchiostro nero sulla pergamena dalla mano elegante della mamma. Le loro tre diramazioni partivano dal suo nome, Patricia, che a sua volta era direttamente collegato al nome del nonno Jack e di nonna Penelope e così via, in una lunga stirpe di “P” e di cognomi diversi, fino a quello di “Warren”.

La ragazza corrugò la fronte, passando il polpastrello sui primi nomi che avevano generato la loro lunga dinastia: Charlotte Warren, la figlia Melinda e la nipote Prudence.

«L’ho trovato.» Annunciò trionfante, sventolando la pergamena ingiallita per farla vedere alla sorella.

«Stai attenta!» La avvertì Piper, china sul Libro delle Ombre, che sfogliava con attenzione quasi maniacale per paura di rovinarlo in qualsiasi modo.

«Guarda, siamo le ultime e qui c’è il nome di Melinda.» Phoebe si lasciò cadere sul divano della soffitta, facendo notare tutti i nomi che potevano avvalorare la tesi di Prue. Secondo quella mappa, Melinda Warren era veramente una loro antenata. Se era tutto vero, loro tre erano dirette discendenti di una strega di Salem. «E non dire che potrebbe essere un’omonima, perchè a questo punto è impossibile.»

«Io ho trovato una pagina su di lei.» Confessò Piper quasi rassegnata all’evidenza, sollevando uno dei segnalibri di stoffa che si era premurata di inserire tra le pagine che avevano stuzzicato il suo interesse. «A quanto pare è stata la prima della stirpe di streghe e bruciata al rogo durante i processi di Salem. Ha scritto lei quel diario che ha Prue e ha iniziato il Libro delle Ombre. Da quel che ho capito, ogni strega della famiglia ha contribuito a farlo crescere, come una specie di eredità.»

«Credi che la nonna ci abbia scritto qualcosa?» Phoebe allungò il collo incuriosita, sopprimendo a stento la curiosità di volerlo sfogliare lei stessa e vedere quanti mostri le sue antenate avevano catalogato lì dentro. «E la mamma?»

«Non lo so, ma ho trovato questa.» Sospirò Piper, sollevando un altro segnalibro di stoffa rossa. C’era una foto di Patty, di profilo e sorridente, tra le pagine.

«Il demone Krychek?» Phoebe assottigliò ed indurì lo sguardo.

«O il demone dell’acqua.» Aggiunse Piper con un profondo sospiro.

«Pensi che-?»

Phoebe e Piper si lanciarono un’occhiata terrorizzata quando sentirono l’auto della nonna salire sul vialetto. Il motore era ormai datato ed era impossibile confonderlo per qualsiasi altro; era stata la macchina di Patty – che aveva scelto in uno di quei saloni per auto usate ad un prezzo stracciato – e Penny, soprattutto dopo la morte della figlia, non aveva mai voluto sostituirla con un’altra auto.

«Indagheremo.» Esclamò Piper con voce allarmata, chiudendo con un veloce gesto il librone. «Rimetti tutto come hai trovato, svelta!» Intimò mentre si affrettava a rinchiudere il cimelio di famiglia nel baule e chiuderlo a chiave.

Non appena anche Phoebe ebbe rimesso tutto al suo posto, le due si chiusero la porta della soffitta alle spalle, per poi correre nel piccolo corridoio e precipitarsi giù per le scale. La porta d'ingresso si aprì in quell'esatto istante con un lento cigolio.

«Ragazze, non correte in quel modo.» Le sgridò blandamente Penny «Aiutatemi con queste buste.»

Le due sorelle si stamparono un innocente sorriso sulle labbra e raggiunsero la nonna, prendendo due buste a testa dalle sue braccia. Probabilmente avevano un'aria colpevole e Piper era di sicuro quella che riusciva a nasconderlo peggio, non essendo abituata né a mentire, né a fare cose di nascosto, soprattutto alle spalle della nonna.

«Quanta roba hai comprato?» Domandò Phoebe con voce acuta, cercando di cambiare discorso prima che quel silenzio tombale e il sorriso tirato della sorella le tradisse.

«Ho invitato Paige a pranzo, domani.» Annunciò Penny con un'espressione incoraggiante. Piper e Phoebe si scambiarono un'occhiata frettolosa, domandandosi a vicenda se fosse da interpretare come una notizia positiva o negativa.

«Quindi non viene oggi?» Chiese Piper, precedendo le altre due donne in cucina.

«Ho chiamato sua madre e non poteva.» Ansimò Penny, poggiando la busta più pesante sul tavolo «Dov'è Prue?»

«Era andata a prendere Paige fuori da scuola.» Mormorò Phoebe. «Credo sia andata a piedi, perciò ci mette tanto.»

«Di che ci volevi parlare, comunque?» Chiese Piper con finta tranquillità, mettendo a posto i numerosi alimenti tra scaffali e frigorifero.

«Ve ne parlerò domani.» Tagliò corto la nonna.

Dovevano entrambe ammettere che Penny si stava dimostrando molto calma a riguardo, il che prometteva bene… o era solamente brava a nascondere qualcosa. Dopotutto, chi è abituato a tenere nascosta la magia alle proprie nipoti per anni ed anni, deve essere bravo a tenere qualunque tipo di segreto.

«Nonna, a che ti serve la radice di cicuta?» Piper arricciò il naso, portandosi lo scontrino davanti agli occhi. Stava per buttarlo nel cestino con quello del supermercato quando aveva notato un indirizzo di Chinatown su un pezzetto di carta molto più piccolo. “Emporio di Mòshù” diceva ed era riportato un solo acquisto: cicuta, appunto. «Non è una pianta velenosa?»

«Infatti. Ma non l'ho acquistata io.» Rispose Penny con naturalezza «Dev'essere lo scontrino di qualcun altro.» Le parole della nonna erano talmente pacate e sicure che chiunque le avrebbe creduto. Come spiegazione poteva anche essere passabile, eppure dopo tutto quello di cui erano a conoscenza ora, non riuscivano a fidarsi completamente. «Come lo sai?» Domandò poi, voltandosi verso la nipote.

«L'ho letto da qualche parte.» Mormorò, appena elusiva. I palmi cominciarono a sudarle. Piper sostenne a stento lo sguardo inquisitorio della nonna: quando socchiudeva le palpebre in quel modo e portava un pugno sul fianco, non era mai un buon segno, perchè voleva dire che qualcuna di loro era nei guai. La nonna pareva saper fiutare i loro inganni da miglia di distanza.

La ragazza tirò un sospiro di sollievo quando sentì il telefono di casa trillare dall'androne.

Penny non staccò lo sguardo dalla nipote mentre si incamminava fuori dalla cucina, sparendo pochi istanti dopo dietro la porta color crema; il rumore ritmico dei suoi tacchi si allontanò sempre di più.

«L'hai letto nel Libro, non è vero?» Domandò Phoebe con un lieve sospiro, come se la nonna avesse ancora potuto udirle.

«Sì.» Annuì sicura Piper, mostrando alla sorella lo scontrino che, sicuramente, avrebbe conservato; lo avrebbe fatto vedere a Prue e confrontato con le pagine di quel suo diario. Se si ricordava bene e quel taccuino era la copia del Libro delle Ombre, sicuramente avrebbero avuto le prove che la nonna stava cospirando contro di loro per tenerle all'oscuro del loro destino. «Era uno degli ingredienti principali di un incantesimo.»

«Quale incantesimo?» Domandò curiosa la sorella più piccola, segretamente invidiando Piper. Non riusciva proprio a capire come potesse riuscire a memorizzare qualsiasi nozione dopo una sola lettura, quando a lei ci volevano dei secoli. E poi si chiedeva ancora perché Piper prendesse sempre i voti più alti!

«Qualcosa per togliere i poteri o rubarli, non ricordo bene.» Borbottò la ragazza.

«La nonna vuole rubarci i poteri?» Phoebe spalancò gli occhi incredula.

«Non credo proprio, ma dobbiamo esserne certe. Appena torna Prue controlleremo nel diario e-» Piper intimò a Phoebe di fare silenzio con un rapido gesto: la nonna stava tornando e, stranamente, stava correndo.

Le sorelle non ebbero nemmeno il tempo di chiedere spiegazioni prima che la porta si spalancasse, rivelando il viso di Penny, la sua espressione preoccupata e le mani tremanti.

«Hanno chiamato dal Memorial.» Ansimò «Prue ha avuto un incidente.»

⁓✧⁓

Prue svoltò l’ennesimo corridoio, facendo una smorfia quando, intenta a leggere le indicazioni sui cartelli bluastri, non si rammentò di fare attenzione alla sua caviglia offesa.

Zoppicò ancora per diversi metri e sorrise quando i colori vivaci del corridoio l’accolsero nella nuova ala dell’ospedale. Domandò di Paige Matthews a numerose infermiere, che le diedero le informazioni solamente perché erano state coinvolte nello stesso scontro, non essendo lei una sua parente.

Entrò di soppiatto della stanza singola, sorridendo quando notò le figure cartoonizzate di animali che adornavano le pareti; poteva solo immaginare le critiche che avrebbe mosso la ragazza una volta sveglia.

Già, Paige. I suoi occhi si depositarono sulla sua figura addormentata nel letto di ospedale, il suo torace che si alzava ed abbassava lentamente e il lento e costante bip delle macchine a cui era attaccata. Non sembrava essere messa troppo male, a parte i tubicini nel naso che la aiutavano a respirare e l’indice della mano destra collegato al macchinario per controllare i suoi segni vitali, eppure la vedeva tanto piccola.

Anche se le sue potevano solamente essere fantasie, era come vedere una delle sue sorelle, lì davanti ai suoi occhi, il che la faceva sentire estremamente impotente.

Sospirò adagio, avvicinandosi al letto e sedendosi sulla sponda con estrema cautela. Nonostante avesse provocato un lievissimo movimento, fu sufficiente perché le palpebre di Paige si sollevassero velocemente e più volte, come un battito d’ali.

«Buongiorno.» Sussurrò con tono canzonatorio, sorridendo quando il viso di Paige si contorse in una smorfia.

«Dove diavolo sono?» Mormorò Paige con voce schifata. Non vedeva perfettamente, eppure poteva distinguere i colori sgargianti che la circondavano.

«Reparto di traumatologia infantile.» Esclamò Prue con voce allegra, visibilmente sollevata di sentire l’amica come sempre, nonostante tutto. «I vantaggi di non essere maggiorenne.»

«Davvero fantastico.» Borbottò rassegnata.

«Come ti senti?» Domandò l’altra con un mezzo sorriso.

«Uno straccio.» Sospirò Paige. Poi, indicò i piedi del letto con un cenno del capo, senza preoccuparsi del collare che le impediva troppi movimenti. «Avanti, dottoressa Halliwell, mi dica.» Fece una pausa e socchiuse gli occhi, schiarendosi la voce per preparare la sua miglior voce da attrice «Sono forte, può dirmi tutto.»

«D’accordo.» Prue scosse la testa divertita e si piegò appena per prendere la cartellina attaccata al letto della ragazza, ignorando con non poca difficoltà il dolore al fianco, conseguenza della sua lunga e violenta rotolata sull’asfalto «Costole incrinate, molte contusioni,» cominciò ad elencare «e un trauma cranico. Non sono un’esperta ma ti terranno qui per un po’. Senza contare che ti hanno dato una decina di punti al sopracciglio, come a me, e la tua bellissima pelle di porcellana si tingerà di vari colori nei prossimi giorni.»

«Wow.» Ridacchiò Paige, bloccandosi quando la sua risata si tramutò in lievi colpi di tosse. «Perchè tu non sei messa così male?» Le domandò, unendo le sopracciglia una smorfia melodrammatica.

«Non è colpa mia se sei l’unica ridotta così.» Scherzò Prue, rendendosi subito conto di aver ribattuto senza pensare, perché sicuramente si sarebbe creato uno spiacevole equivoco, anzi, un equivoco atroce.

«Meno male.» Sorrise Paige «Almeno state tutti bene.» A quelle parole, Prue si morse dolorosamente l’interno della guancia «Anche se non lo trovo giusto.» Continuò, scherzando nuovamente.

«Sarei ridotta molto peggio di te, se non mi avessi salvato la vita.» Disse Prue con voce seria. Le sarebbe stata eternamente grata, per quello; e come poteva fare altrimenti? «Quel camion ha distrutto completamente la fiancata.» Mormorò. Non era nemmeno lontanamente un indizio, lo sapeva, ma era un modo per prepararsi il terreno. Eppure, quale poteva essere il momento giusto o il modo giusto? Esisteva?

«Io? Io ti ho salvato la vita?» Domandò allarmata Paige, spalancando gli occhi.

«Non te lo ricordi?» Chiese la più grande, corrugando appena la fronte quando la ragazza scosse piano la testa «Mi hai abbracciata e poi, non so come, ci hai portato fuori dalla macchina, come una specie di teletrasporto.»

«Davvero?» La faccia di Paige era il ritratto dello stupore. In qualsiasi altro momento, la mora non avrebbe pensato ad altro che a farle una foto.

«Sai che Melinda aveva parlato dei nostri poteri, ma mai del tuo. Potrebbe essere questo, non credi?»

«Sarebbe fantastico.» Annuì lentamente la ragazza, impressionata di se stessa se quella teoria si fosse rivelata quella giusta. «Anche se credo sia molto più probabile che ci abbia spostato tu fuori dall'auto grazie al tuo potere di telecinesi.»

«Non credo.» L'altra scosse la testa. «Sei stata tu a fare qualcosa... e mi hai salvato la vita.» Ripetè, facendo colorare le guance di Paige.

La ragazza, tuttavia, dovette rimandare la contentezza, quando sentirono un lieve bussare alla porta ed un’infermiera fare capolino da essa.
«Come andiamo, Paige?» Chiese con voce melensa.

«Bene.» Rispose la ragazza sbrigativa. Era sveglia da pochi istanti e già odiava quel posto.

«Torno tra poco con gli antidolorifici.» Assicurò, prima di voltarsi con un ampio sorriso verso Prue «Halliwell?» Aspettò che la ragazza annuisse, prima di continuare «Tua nonna è arrivata.»

«E quando potrò andarmene pure io?» Domandò Paige con voce seccata.

«Tra un paio di giorni, cara.» Entrambe notarono che l’irritante sorriso dell’infermiera si era tramutato in un sorriso molto più tirato e malinconico. Se era come pensava Prue, quella donna era una frana nel nascondere le brutte notizie.

«Cosa succede?» Domandò infatti Paige, lo sguardo inquisitore.

«Faccio io.» Si affrettò a dire Prue «Arrivo tra dieci minuti.» Sorrise velocemente, ringraziando il cielo quando l’infermiera sparì dietro la porta, com’era venuta. Forse il suo approccio andava bene con i bambini, ma Paige non era più una bambina e meritava qualcosa di meglio mentre riceveva una notizia devastante come quella.

«Prue?» La incalzò, sollevando un sopracciglio.

«Paige,» Sospirò, cercando di farsi coraggio e avvicinandosi ancora di più alla ragazza sul letto «vorrei che ci fosse un altro modo per dirtelo, anzi, vorrei non dovertelo dire per niente, ma.. se non ci avessi tirati fuori da quell’auto, saremmo morte.» I suoi occhi si fissarono in quelli marroni della ragazza, sempre più umidi ad ogni secondo che passava. Ora poteva vedere Phoebe o Piper, diversi anni prima, quando la nonna le aveva informate della scomparsa della mamma. Non soppresse l’impeto di stringerla e consolarla, trovando un po’ di conforto lei stessa quando Paige si accomodò tra le sue braccia. Aveva capito, doveva solamente trovare il coraggio di dirlo e renderlo un po’ più reale. Avrebbe tanto voluto proteggerla, ma non avrebbe potuto, non da quello. Poggiò le labbra sulla fronte di Paige prima di sussurrare quelle terribili parole «Paige, i tuoi non ce l’hanno fatta.»

⁓✧⁓

Penny Halliwell era in ginocchio davanti al tavolino basso della soffitta, gli occhi chini sul Libro delle Ombre e le mani sospese appena sopra il calderone fumante. Aveva letto e riletto quella formula centinaia di volte, anche se la conosceva già a memoria, indecisa se portare a termine il suo piano o elaborarne uno diverso. Eppure, come poteva aspettare ancora? Doveva agire, in fretta.

Il silenzio della notte la faceva sentire più tranquilla, in qualche modo, come se si fosse trovata in un mondo a parte, dove poteva agire come le suggeriva l’istinto, senza che la coscienza le provocasse alcun rimorso. Prese un respiro profondo e si bucò l’indice con uno spillo, lasciando che una goccia di sangue cadesse all’interno del recipiente di rame. Con estrema agilità e padronanza, afferrò un barattolo chiuso, estraendo il suo contenuto senza nemmeno leggerne l’etichetta.

Un istante prima di aggiungere il successivo ingrediente, qualcosa di inaspettato la fece sobbalzare.

«Mamma, cosa stai facendo?»

«Patty?» La donna più anziana si voltò incredula, gli occhi puntati su di un luccichio delicato, che si stava facendo sempre più intenso di secondo in secondo. Le piccole luci cominciarono a vorticare, veloci, fino a comporre la figura trasparente di una donna dai lunghi capelli castani, appena mossi verso le estremità. Indossava una blusa di un tessuto morbido e leggero che si muoveva come fosse stato scosso dal vento. Nonostante apparisse come una visione angelica, il suo sguardo era severo.

«Sangue di strega, radice di mandragola e,» Patty sospirò, sollevando gli occhi al cielo «immagino che quella sia cicuta.» Incrociò le braccia e corrugò la fronte, pestando appena il piede per terra. Non provocò alcun rumore, accentuando la frustrazione della donna «Mamma, cosa stai facendo?» Ripetè, questa volta con un tono che non avrebbe accettato nient’altro che l’esatta risposta.

«Patty?» Mormorò ancora Penny, gli occhi lucidi per la commozione «Come hai fatto? Non ti è ancora permesso venire qua, è troppo presto! Se le ragazze-»

«Infatti loro non sanno che sono qui.» Tagliò corto la donna, agitando le mani con un lungo sospiro «Dovevo venire: la situazione ti sta sfuggendo di mano.»

Punta sull’orgoglio di nonna e strega, ben sapendo a cosa la figlia si stesse riferendo, la donna più anziana bofonchiò qualcosa di incomprensibile.

«È tutto sotto controllo.» Assicurò poi Penny, distogliendo lo sguardo dalla figlia e continuando ad aggiungere ingredienti al paiolo, mostrandosi infastidita dalla sua interruzione.

«Mamma, questa non è la soluzione e tu lo sai.» Esclamò Patty con voce decisa. «Mi hai sempre detto tu che tutto accade per un motivo.» Mormorò con voce più calma, avvicinandosi lentamente. «Loro si sono trovare in questo momento. Vuol dire che sono pronte.»

«No che non lo sono.» Ribattè prontamente la donna. «Sono ancora delle bambine, perciò avevamo deciso di spezzare l’incantesimo di vincolo dei poteri quando sarebbero state grandi abbastanza.»

«Ma loro sono pronte ora.» Fece notare Patty. «Hanno solo bisogno di una guida.»

«No, Patty.» Esclamò l’altra con tono severo, battendo la mano sulla pagina aperta del Libro. «Non hai mai sentito il detto “la curiosità uccise il gatto”? Sono quasi morte, tutte e quattro, solo perché sono scese in cantina e si sono messe a giocare con il quadrante. Se scoprono di essere effettivamente streghe, saranno esposte, saranno in pericolo.»

«Solamente se non ci sarà nessuno a guidarle.» Ribattè Patty con voce tranquilla.

«Non è definitivo,» Proseguì imperterrita Penny, incapace di accettare quella terribile realtà; forse erano pronte loro, ma di sicuro non era pronta lei a vedere quattro ragazze affrontare pericoli fatali ogni giorno «ho già imbottigliato i loro poteri, li devo solo vincolare a me e restituirli quando saranno più grandi.»

«Hanno già letto la prima pagina del Libro, mamma. Hanno già chiamato la magia ed essa sta giungendo a loro, come è giusto che sia.»

«Non tutto è perduto. Se questa formula avrà successo, sarà stato solo un sogno, per loro.» Proseguì Penny, aggiungendo gli ultimi ingredienti.

«Paige avrà ancora i suoi poteri.» Disse la donna con calma, nonostante quella frase giunse alle orecchie di Penny come una stilettata. «Non puoi rubarle i poteri, perché fanno parte di lei, di quello che è… e vale anche per le ragazze.»

«Allora non c’è via d’uscita, è questo che stai dicendo?» La donna si voltò con lentezza verso la figlia e questa volta i suoi occhi non erano solo lucidi, ma lacrimavano. «Sono destinata a vederle morire, come ho visto morire te?»

«Mamma...» Patty sospirò. «È il loro destino, glielo devi dire. Soprattutto a Prue e a Paige.»

«Loro hanno già capito tutto.» Penny agitò la mano con un’espressione infastidita.

«Non hanno capito niente, invece.» La donna rimbeccò. «Non sanno nulla, ma sentono di avere un legame, se ti ostini a non voler rivelare niente del nostro mondo o… del nostro segreto, si avvicineranno nel modo sbagliato.»

«Patricia Halliwell, cosa stai insinuando?» Penny si alzò lentamente dalla sua postazione, poggiando entrambi i pugni sui fianchi. Da piccola, sua figlia si intimoriva sempre, ma quella volta Patty sostenne il suo sguardo. «Ho cresciuto le ragazze molto meglio di così.»

«Oh avanti, mamma, non fare la melodrammatica. Eri una hippie.» Esclamò Patty con voce canzonatoria, ma pur sempre quella di una che sapeva di aver ragione.

«E va bene.» Mormorò Penny, mal celando la sua piccola sconfitta.

«Ho vegliato su Paige dal giorno in cui è nata e sulle altre mie tre figlie da quando sono morta. Le conosco molto meglio di te, mamma. Sono pronte. E ne hanno bisogno.» Disse Patty con un lieve sorriso. Sperava di poter trasmettere il suo orgoglio di madre e di strega alla nonna delle prescelte. «Glielo devi dire. Sono loro quattro.» Aggiunse, con un’espressione allusiva. «Hanno il potere della Triscele con loro.»

Come se quella frase, apparentemente semplice, avesse rinchiuso un significato nascosto, il viso di Penny si illuminò.
«Loro quattro sono le prescelte?» Domandò incredula. «Sono le mitiche streghe?»

Patty annuì lentamente, lasciando che sua madre assorbisse appieno quella notizia.

«Ma non è questo il punto, mamma.» Mormorò la donna d’un tratto. «Ora più che mai, Paige ha bisogno di una famiglia, della sua famiglia. È rimasta sola e la magia è l’unica cosa che la lega a qualcuno.»

Penny rimase in silenzio, cercando con tutta se stessa di mettere da parte le proprie paure. Proteggere le ragazze significava anche non farle soffrire, dopotutto.

«Dobbiamo dir loro di Paige.» Mormorò a bassa voce, senza guardare la figlia negli occhi. Non era forse quello il vero spirito della magia? Di essere streghe e di avere sorelle, di sangue o di magia? Essere lontane ma sempre unite, potersi sentire libere, senza essere mai sole. Le ragazze avevano bisogno di Paige tanto quanto lei aveva bisogno di loro.

«È stata lontana da casa troppo a lungo, è tempo che torni dalla sua famiglia.» Aggiunse Patty con un sorriso.

Penny annuì, una rassegnazione pacifica in volto che, lentamente, si stava tramutando in serenità: se il destino aveva deciso in quel modo, allora, doveva essere la cosa giusta. Forse era la prima ad aver avuto bisogno di una guida per agire in modo corretto.

Si avvicinò con calma alla figlia, incerta se avrebbe potuto abbracciarla o se, tristemente, le sue braccia le fossero tornate al petto, ritrovandosi a stringere nient’altro che aria. Patty la osservava con aria dispiaciuta, parendo farsi le stesse domande. 
Allungarono una mano entrambe e sospirarono quando le loro dita si sfiorarono, ma quelle in carne ed ossa di Penny passarono attraverso quelle incorporee di Patty.

Nessuna delle due, persa l’una nello sguardo dell’altra, si accorse della porta della soffitta lasciata aperta che, cautamente, si stava socchiudendo.

«Mamma…?» Balbettò Prue, con una voce appena udibile.
I suoi occhi blu erano spalancati, le labbra socchiuse e il suo passo, ancora zoppicante, incerto e cauto. Fissava quello spirito domandandosi se stesse sognando o se veramente, la magia, fosse in grado di fare anche quello.
E poi c’era la nonna, tranquilla e commossa, come se fosse avvezza a quel genere di cose; poteva significare solo una cosa: sua nonna era una strega, oramai ogni dubbio era dissipato, e lo erano anche loro.

Attaccate alle sue braccia, Piper e Phoebe osservavano la scena impietrite, senza nemmeno sbattere le ciglia.

Patty provò un senso di orgoglio ancora più grande verso la figlia maggiore, per il modo in cui le sue sorelle si affidavano a lei e si rifugiavano dietro la sua schiena in cerca di protezione. Oltre alla nonna, Prue aveva preso il suo posto e non poteva esserne più felice.

«Non dovete avere paura.» Patty mormorò, allungando le mani davanti a sé come per farle avvicinare.

«Non abbaiamo paura.» Rispose Prue con voce sicura, muovendo un passo verso quella visione.
Non vedeva sua madre da quattordici anni. Era un miracolo, soprattutto perché Patty era morta, non se ne era semplicement andata come suo padre.

«Da quanto siete qui?» Domandò Penny con un mezzo sorriso. Avrebbe voluto lasciare loro qualche polvere magica per farle addormentare o dimenticare, ma come poteva togliere loro una gioia simile? Ora che si era convinta a rivelare tutto, avrebbe preferito farlo in un altro modo, eppure, forse Patty aveva ragione: tutto accade per un motivo.

«Abbastanza.» Mormorò Prue velocemente. Voleva chiedere se il loro segreto riguardava Paige, avere le conferme che quella sua assurda teoria fosse la verità, voleva chiedere del motivo per cui sua madre si trovava lì e perché non era venuta prima, in visita da loro. Perchè non sapevano di essere streghe e il motivo per cui erano all’oscuro di non essere semplici ragazze di San Francisco, ma creature speciali.

«Ormai è inutile girarci attorno.» Sospirò Penny, scrollando appena le spalle «Voi siete streghe, ragazze. Come lo era vostra madre prima di voi, come lo sono io e come lo erano tutte le vostre antenate.» Spiegò «Siamo una stirpe di streghe buone e il vostro compito sarà quello di sconfiggere il male.»

«Perchè volevi toglierci i poteri, allora?» Mormorò Piper, gli occhi ostinatamente rivolti verso la nonna, piuttosto che verso Patty. Non voleva guardarla, non ancora. Aveva fissato a lungo l’entità incorporea che era adesso, ma come se fosse stato un fantasma qualsiasi, non come sua madre.

«Da quanto tempo bazzicate quassù in soffitta a mia insaputa?» Domandò Penny con aria leggermente canzonatoria.

«Mamma, non è la risposta alla loro domanda.» La riprese Patty.

Penny prese un lungo respiro, tornando subito seria.
«È una vita pericolosa, non voglio che vi accada niente di male.» Disse la donna con un lieve sorriso. «Ora mi sono resa conto che non mi posso opporre al vostro destino. La magia può fare tante, magnifiche cose.» Fece una breve paura, guardando con la coda dell’occhio la figlia.

«Lo so che è un boccone amaro da mandare giù, ma potrete fare tante cose buone.» Patty mormorò, muovendosi verso di loro con un passo leggerissimo. Nessuna delle tre si allontanò.

«È stata Paige a dare il via a tutto, non è vero?» Domandò Prue con voce piatta.

«Sì,» annuì Penny «avevamo intenzione di dirvelo più in là, quando foste state grandi abbastanza, ma il destino ha deciso diversamente. Quando vi siete riunite, avete risvegliato un antico potere che risiede in voi dalla nascita.»

«Insieme, siete più forti, perché siete unite dal potere della Triscele.» Aggiunse Patty.

«Perchè Paige?» Chiese Piper con voce timorosa. Aveva intuito per metà, ma aveva la sensazione che la risposta sarebbe stata destabilizzante tanto quanto quella di essere veramente delle streghe. Forse non voleva nemmeno saperlo.

«Vi diremo tutto.» Assicurò Penny.

«E potremo vederti di nuovo? Verrai a trovarci?» Domandò speranzosa Phoebe. Lei era quella che aveva goduto meno della presenza della madre quando era in vita e se la magia poteva restituirle qualche momento ora, ne sarebbe stata più che contenta.

«Siamo streghe, care, possiamo fare tutto.» Sorrise la nonna.

Non sapeva, però, se poteva permettersi di fare loro una promessa: Patty aveva infranto delle regole per giungere da loro e molto probabilmente quel gesto non sarebbe rimasto impunito. Vero era che avrebbero potuto concedere qualcosa in più, alla madre delle prescelte. Era tutto affidato al destino, ancora una volta.

Piper era la più restia ad accettare la cosa. Anche se incredibilmente bella, sembrava anche una situazione estremamente innaturale: parlare con i morti, sconfiggere i cattivi, salvare persone, eppure.. eppure poteva di nuovo parlare con la mamma, poteva dare un po’ di conforto a quella ragazza rimasta sola a causa di un banale incidente stradale. Forse temeva più che altro il pericolo che avrebbe comportato il diventare strega a tutti gli effetti, ma quello che era successo a Paige le ricordò che la morte era sempre dietro l’angolo; era meglio provare a fare un po’ di bene, nella vita.

Si avvicinò per ultima alle sue sorelle, strette nell’abbraccio di Penny. Si intrufolò tra Prue e Phoebe, socchiudendo appena gli occhi.

Anche se era uno spirito, le parve di sentire la carezza della madre sul viso.

«Non dovete mai temere la magia, ma solo pensare alle persone che potete salvare con il vostro dono.» Sussurrò Patty, facendole sorridere serenamente.

«Come fai a sapere che saremo in grado di farlo?» Mormorò Prue con aria appena sperduta.

«Perchè siete delle Halliwell.» Rispose Penny con orgoglio «Dopo la vostra prima missione, dopo che avrete salvato il vostro primo innocente, saprete di stare facendo la cosa giusta.»

«E come facciamo a sapere chi sarà il nostro primo innocente?» Domandò Prue, aggrottando appena le sopracciglia.

«Paige.» Sorrise Patty. «È lei che dovete salvare.»

«Paige?» Domandarono le tre ragazze in coro, tutte con toni differenti: Phoebe sorpresa, Piper appena contrariata e Prue estremamente speranzosa. Lei aveva visto quella ragazza crollare, trovarsi da sola da un momento all'altro, proprio quando la sua vita sembrava aver imboccato la strada giusta. Se aveva la possibilità di salvarla, ora che era così vulnerabile e influenzabili dalle sue cattive compagnie, allora avrebbe fatto di tutto.

«Riportatela a casa.» Mormorò Patty con un filo di voce.

⁓✧⁓

Phoebe odiava gli addii. Odiava anche le giornata uggiose e cupe, ma quando le due cose si mischiavano, si sarebbe chiusa in camera sua in attesa che tutto fosse passato.

Però non poteva, non in quel momento, quando si trovava schierata accanto a Piper, all’estremità di quel mesto corteo, in cui le Halliwell si erano allineate sul marciapiede per osservare la Lexus bianca che veniva riempita di scatoloni e valige di Paige.

I suoi zii da parte di padre, Dave e Julie, erano venuti a recuperarla in quanto unici parenti legali della ragazza e loro non potevano fare nulla per impedirlo.

Patty aveva chiesto loro di riportarla a casa e approfittando del fatto che la ragazza fosse ancora relegata in ospedale, avevano aspettato qualche giorno per non sovraccaricare Paige di troppe informazioni. Dovevano pure per fare in modo che elaborasse, per quanto possibile, quel lutto improvviso che aveva subito: ricevere la notizia della morte dei propri genitori era già difficile di per sé, senza venire a conoscenza di avere una nonna, delle sorelle e una madre che un giorno avrebbe potuto conoscere, forse, in forma di spirito. Dovevano anche aggiungere che la sua discendenza era composta da streghe buone con poteri e che la sua vita sarebbe stata dedicata a salvare vite e sconfiggere mostri e altre creature demoniache. Avevano atteso pochi giorni, durante i quali avevano studiato e deciso il modo giusto in cui dirglielo, se mai fosse esistito.

Avevano atteso il giusto, secondo loro, ma era troppo tardi.

La mattina stessa in cui avrebbero dovuto dimettere Paige, il telefono aveva squillato e nel rispondere, Penny, aveva appreso che la ragazza, la sua quarta nipote, quella perduta, non sarebbe tornata a casa dall’ospedale. Lei non si sarebbe potuta offrire come tutrice della ragazza, come aveva deciso di fare, poiché i suoi parenti più prossimi erano venuti a recuperarla per portarla nella sua nuova casa a Long Island, sulla costa orientale.

Phoebe sospirò pesantemente, cercando di fare più rumore possibile per essere notata, ma ciò non avvenne. Tutti sembravano troppo immersi nei propri pensieri: sua sorella Piper, accanto a lei, si stava mangiando il labbro, segno che si sentiva a disagio e che ogni possibilità di allontanarsi da quella situazione le era stata preclusa; sapeva benissimo che la sorella di mezzo non aveva mai visto di buon occhi Paige, eppure come spesso accadeva, si era affezionata a quella ragazza.. anche se non lo avrebbe mai ammesso. D’altro canto, Prue stava assistendo a quella scena senza nascondere il suo disappunto: fissava gli zii di Paige come fossero i peggiori demoni in circolazione e pur sapendo che la colpa non era di certo loro, era palese il suo odio verso quelle persone che la stavano privando di quella ragazza.
E poi c’era la nonna, che aveva aperto le labbra innumerevoli volte, senza che nessuna parola venisse effettivamente pronunciata. Lei era una donna potente e di norma otteneva sempre quello che voleva, ma in quel caso, come poteva mettersi contro la legge? Come poteva mettersi tra una ragazza rimasta orfana e gli unici parenti che le erano rimasti? Come poteva, infine, scombussolarle la vita più di quanto non lo fosse già?

Paige era entrata nelle loro vite come un fulmine a ciel sereno ed ora il futuro di tutte loro era legato indissolubilmente. Chi avrebbe potuto mai dire che una ragazza scapestrata, così simile a lei, venuta da chissà dove, all’improvviso, avrebbe potuto ribaltare il loro mondo?

Anzi, era il caso di iniziare a chiamarla sorella.

Phoebe prese un profondo respiro. Incredibile come quell’idea l’avesse colpita solo in quell’istante.

Forse tutto quello che era capitato loro in quegli anni, forse avvenimenti successi molto prima delle loro nascite, le avesse portate là, in quell'esatto istante, riunite tutte e quattro… solo per essere separate di nuovo di lì a poco.

Ci poteva, anzi, doveva, essere qualcosa che poteva impedirlo. Non era forse il loro futuro, quello di stare sempre unite, combattere il male fianco a fianco e salvare vite umane, come aveva detto la mamma?

Phoebe si voltò speranzosa verso la nonna, cercando di capire se avesse in mente qualcosa, qualsiasi cosa, che potesse convincere gli zii di Paige a lasciarla lì con loro. O forse era solo un suo capriccio? Si stava comportando da egoista? Solo perché ora aveva qualcuno di ribelle e dissoluta con cui parlare? Solo perché ora aveva una sorella così simile a lei, che la faceva sentire parte di quella famiglia?

«Phoebe?»

La ragazza sollevò lo sguardo, rendendosi conto di aver fissato il vuoto, immersa nei suoi pensieri deliranti, per qualche minuto.

Paige la stava fissando con un sorriso stanco che le curvava le labbra.

I segni di quell’incidente erano ben visibili sul suo volto e sulle sue braccia, per non parlare della sua camminata incerta, eppure, Phoebe poteva quasi percepire il vuoto che aveva dentro: essendo ancora all’oscuro di tutto, si doveva sentire particolarmente sola ed abbandonata da tutti. Avrebbe voluto urlarle la verità, in quell’istante, per cercare di alleggerire il suo fardello e farla di nuovo felice.. ma no, non poteva.

«Scusa.» Balbettò in fretta.

«Allora, posso lasciarteli?» Phoebe abbassò lo sguardo sull’oggetto che Paige le stava porgendo e i suoi occhi si illuminarono. Se quello non era amore fraterno! Eppure Prue e Piper non le regalavano mai indumenti di loro iniziativa.

«I tuoi Dr. Martens borchiati con la punta in ferro?» Mormorò la ragazza, gli occhi già lucidi. Anche se non era l’occasione più adatta, fu contenta di aver provocato quel risolino che fuoriuscì dalle labbra di Paige.

«Sapevo che ti sarebbero piaciuti.» Disse la ragazza, non mollando la presa prima che Phoebe non le avesse accettate. «Questo è il libro di ricette di mia mamma.» Aggiunse poi, sfilando un quaderno dal suo zainetto rattoppato, porgendolo a Piper. Lei rimase in silenzio, ma non riuscì a trattenere le lacrime. «Tu invece devi prenderti cura di Kitty.»

«Kitty?» Prue la guardò stranita prima di realizzare che la gabbietta che le stava porgendo, custodiva la gattina a cui avevano affidato la chiave del taccuino di Melinda.

«Sì, l'ho chiamata così per Catherine Bennet, ma risponde solo se la chiami semplicemente Kit.» Spiegò velocemente la ragazza, voltandosi verso Piper quando la sorella maggiore prese a fissarla con aria interrogativa.

«Orgoglio e pregiudizio, Prue.» Biascicò Piper con voce seccata, tirando su con il naso «Era il libro preferito della mamma.»

«Certo.» Si lasciò sfuggire Prue, sperando che quel sorriso nostalgico passasse inosservato. Incredibile come Paige possedesse un piccolo pezzetto di tutte loro senza nemmeno saperlo.
 

«Come farai con la scuola?» Chiese Penny quando venne il suo turno di fare i saluti. Si era rivolta direttamente agli zii di Paige, cercando di trovare un qualsiasi appiglio per esaudire i desideri di sua figlia. Mai e poi mai avrebbe pensato che fosse così difficile celare i sui sentimenti, soprattutto quel senso di impotenza davanti ad una nipote che rischia di allontanarsi per sempre, ignara del suo futuro e della sua famiglia.
Sembrava così vicina, Paige, eppure era così lontana...

«La iscriveremo ad una scuola vicino a casa non appena possibile, certo sarebbe stato meglio lasciarla terminare l’anno scolastico qui, ma Dave non può lasciare il suo lavoro.» Spiegò Julie con un sospiro. «Ora è meglio partire: ci vorranno due giorni di macchina per arrivare a casa.»

Era quasi incredibile come sette persone fossero state catapultate in una realtà diversa da un giorno all’altro. Tutti stavano dando il meglio di sé e di sicuro Dave e Julie stavano facendo tutto quello che era in loro potere per assicurare il meglio a Paige.. ma lei, lei lo stava veramente facendo? Stava dando il tutto per tutto?

«Perchè non la lasciate a casa nostra fino alla fine dell’anno?»

Fu come se Penny Halliwell avesse sganciato una bomba: nessuno respirava e gli occhi di tutti viaggiavano silenziosi da un volto ad un altro.

«Lei è molto gentile, ma-» Intervenne Dave, subito sovrastato dalla voce di Penny che, autoritaria e squillante, anche se il tono era il più naturale possibile, riuscì tranquillamente a riportare l’attenzione su di sé.

«La ragazza ha appena subito un lutto oneroso, un lutto che purtroppo conosciamo bene anche noi.. vogliamo davvero lasciare che perda anche le sue amicizie, sballottarla per 48 ore in una macchina e farla trasferire letteralmente dall’altra parte del paese per farla quasi sicuramente ripetere l’anno scolastico? È un trauma non indifferente.» Penny sembrava pensare da sola a voce alta, eppure sapeva benissimo di stare toccando tutti i punti che dovevano essere toccati. E se lo stava facendo anche solo per far stare meglio le sue nipoti, tutte e quattro, allora non aveva niente da rimproverarsi. In fondo, Dave e Julie Matthews potevano ancora essere i tutori legali di Paige continuando a vivere in un altro stato. Ci doveva pur essere un modo per sistemare la cosa anche legalmente, senza considerare che erano loro, biologicamente, la sua famiglia. Doveva pur contare qualcosa. «Abbiamo una casa grande, Prue lavora vicino alla scuola di Paige e lì ha tutti i suoi amici, i suoi insegnanti. E poi ci siamo noi: le ragazze hanno legato molto in queste settimane.» Sottolineò «Insomma, qui c’è la sua vita, non possiamo toglierle anche questo.»

Dave e Julie si guardarono a lungo.

Le sorelle Halliwell speravano con tutto il cuore che decidessero di lasciare la nipote con loro e in tal modo, ricostituire il loro magico quartetto.

Era strano rendersi conto di come erano sempre state incomplete, fino a quel momento, senza Paige.

⁓✧⁓

Avevano discusso a lungo, litigato persino, per chi avrebbe dovuto condividere la propria stanza con Paige, almeno fino alla fine dell’anno scolastico.

Anche Piper, con grande sorpresa della ragazza, si era battuta come una belva per ospitarla nel suo letto e condividere parte del suo armadio che, essendo l’unica ad avercelo in una stanzetta adiacente alla propria camera, era il più adatto ad essere condiviso.

Paige assisteva a quel tafferuglio dalla cima delle scale con la valigia ancora in mano e lo zaino di scuola che le penzolava da una spalla. Era quasi commossa da tutto quello e si stava chiedendo se era quello che le ragazze provavano ogni giorno, ad avere sorelle. Per quanto ne sapeva lei, avere fratelli non era mai un vantaggio: si partiva dalle differenze caratteriali per terminare con inutili litigate, oggetti rubati, vestiti scambiati, scherzi infiniti.. eppure non poteva desiderare altro, lei che si era sentita sola per tanti anni.

Quando aveva trovato Prue e si erano messe a giocare a fare le streghe, più di tutto le era piaciuto il fatto di avere trovato sorelle, anche se non di sangue, ma di magia, come aveva detto lei. Anche se avevano vissuto una serie di coincidenze straordinarie ed erano state vittime di allucinazioni di massa, era comunque contenta di avere le Halliwell nella sua vita. Soprattutto in quel momento.

Forse la ragazza sognatrice e fantasiosa che credeva nella magia era stata di nuovo sostituita dalla cinica Paige che i suoi tanto odiavano, ma per ora non le importava, finché stava con loro e con Penny. La facevano sentire più in famiglia loro di quanto i suoi parenti non lo avessero mai fatto in quindici anni di vita.

«Dal momento che non riuscite a mettervi d’accordo, deciderò io per voi.» La nonna sospirò pesantemente, la mano destra premuta sulla fronte e un’aria seccata che le segnava il volto. «Per stanotte dormirai nella stanza di Prue,» le due sorelle più piccole si lamentarono con teatrali mugolii di dissenso, mentre la più grande le osservava con aria divertita e soddisfatta «da domani libereremo lo stanzino accanto alla camera e nei prossimi giorni vedrò di chiamare un carpentiere per abbattere il muro di mezzo, così tutti avranno la loro privacy.»

«Cosa?» Balbettò Paige con gli occhi sgranati «Non c’è bisogno che-»

«Non essere ridicola, quella stanzetta non è vivibile così com’è.» Tagliò corto Penny.

Paige rimase senza parole: non solo l’avevano accolta in casa senza la minima esitazione, non solo avevano convinto i suoi zii a farla rimanere almeno fino alla fine dell’anno scolastico, non solo si erano offerte di provvedere a lei in tutto e per tutto, ma erano anche disposte a modificare la struttura della casa solo per farla stare comoda e a suo agio.

«Sai, il solo pensiero di dividere la stanza con una di loro due senza nemmeno una porta a separare gli spazi, mi fa venire voglia di fuggire di casa.» Scherzò Prue, ottenendo delle pronte linguacce da parte di Phoebe e Piper «Ma dividerla con te mi rende felice. Sarà una bella avventura.»

«Rende felice anche me.» Sorrise Paige timidamente.

«E poi, siamo realistici:» Esclamò Penny d’un tratto «Phoebe e Paige sono troppo simili e mi avrebbero trasformato quella stanza nel regno del gotico, senza parlare delle fughe notturne e delle ore piccole, tutte le sere.»

«Su questo, potevate metterci la mano sul fuoco.» Mugugnò Phoebe con il broncio, le sue idee e progetti che svanivano nel nulla.

«E Piper è troppo diversa.» Proseguì Penny «Paige che vuole ascoltare i suoi CD e che prova le sue nuove mosse moshing mentre Piper cerca di studiare per-»

«Sai cos’è il moshpit?» Domandò Paige completamente stupefatta.

«Sono stata giovane prima di voi, ragazze.»

Paige fu sollevata di non essere l’unica a sfoggiare un’espressione inebetita, in quel momento.

~ ⁓✧⁓ ~

Era notte fonda quando Paige e Prue sentirono bussare alla porta.

D'istinto, si bloccarono entrambe con il cuore in gola, già immaginando che la nonna avesse marciato verso la loro stanza sul piede di guerra, nel sentirle ridere e chiacchierare, nonostante l'ora tarda. Avrebbero voluto entrambe conoscere un incantesimo che le rendesse invisibili, ma per il momento si accontentarono di far finta di non esistere.

Pochi istanti più tardi, il musetto di Kit fece capolino da una piccola fessura della porta, che era stata socchiusa. La gattina miagolò e sgusciò sotto al letto.

«Date una festa notturna e non mi invitate?» Disse con voce lamentosa Phoebe.

Le due scorsero solo la mano di Piper che, lesta, colpiva la nuca della sorella.

«Fa' silenzio, per la miseria!» La sgridò, spingendola dentro e seguendola prontamente, per poi richiudersi la porta alle spalle. «Muovetevi voi due, pantofole e vestaglie.» Le spronò con voce decisa. «Abbiamo una sorpresa per Paige.»

La ragazza più piccola sentì una scarica di energia attraversarle le vene e, senza fare troppe domande, si chinò dall'altra parte del letto per recuperare le sue babbucce.

«No.» Prue esclamò, scendendo dal letto a piè pari e puntando il dito contro le facce furbe e al contempo soddisfatte delle sorelle. «So cosa avete in mente.»

«Bene, allora aiutaci.» Ribattè Phoebe.

«La nonna ha detto che era proibito farlo.» Mugugnò Prue indispettita.

«Se non vuoi aiutarci, allora resta qui.» Ribattè Piper, allungando la mano verso Paige «Dai, muoviamoci.»

La più piccola guardò a lungo le due contendenti, poi afferrò la mano di Piper.

«Perfetto, incominciamo già da subito con l'insubordinazione.» Sospirò teatralmente Prue, infilandosi a sua volta le pantofole. «E va bene.» Si arrese, strappando di mano la torcia a Phoebe.

Durante il breve tragitto verso la soffitta, Paige non potè fare a meno di chiedersi come mai si stessero dirigendo proprio lì.

Si mise in disparte mentre le tre sorelle correvano indaffarate di qua e di là per la stanza semibuia, consultando il Libro delle Ombre senza toglierlo dal suo leggio, recuperando candele, fiammiferi, mugugnando parole senza senso come in preda ad un'euforia che lei non riusciva a comprendere.

«E se la mettiamo nei guai?» Mormorò Prue con in mano una candela. Avevano formato una sorta di cerchio con quattro candele e quella di Prue doveva essere la quinta, ma era esitante a poggiarla sul pavimento.

«Non la metteremo nei guai, se non vogliono che venga a trovarci, semplicemente non la faranno apparire.» Spiegò Piper.

«Di che state parlando?» Domandò esitante Paige.

«Dobbiamo dire l'incantesimo prima o dopo aver acceso le candele?» Chiese Phoebe con aria perplessa, completamente ignorando la più piccola nella stanza.

«Durante?» Provò Piper facendo spallucce.

«E se non funzionasse?» Mugugnò Prue poggiando la candela. Ora sembrava aver paura di rimanere delusa.

«Ce lo devono.» Concluse Piper risoluta. «Lo devono a lei.» Sorrise, rivolgendo lo sguardo verso Paige.

Phoebe prese la mano della ragazza e, con sguardo incoraggiante, la fece avvicinare a loro. Paige notò che si erano scambiate uno sguardo complice prima di prendere un lungo respiro e, mentre Piper accendeva un fiammifero, le orecchie di tutte loro si colmarono di quella litania.

«Ascolta le parole della mia invocazione, spirito dell'altra dimensione. Vieni a me in comunione, attraversala grande divisione.»

Scintille di luci cominciarono a fluttuare quasi subito attorno a loro e Paige non poté fare altro che sopprimere un gemito sorpreso e spaventato al tempo stesso.

Fino ad allora non aveva mai visto la magia sapendo di cosa si trattasse. Era tutto vero, dunque? Loro, l'incontro, i poteri, le visioni, i demoni? Era veramente una strega e lo erano anche le Halliwell?

Ancora intontita da quella cascata di pensieri che l'aveva investita, non si rese subito conto che quelle luci avevano preso una forma, una figura di donna, alta e bella, con i capelli morbidi e bruni che venivano scossi da un vento leggero, così come i suoi abiti. Il suo corpo, però, era impalpabile.

Paige sapeva di conoscere quella donna dal viso gentile che aveva preso a sorriderle. Non riusciva quasi a capire cosa fosse, poi, la realizzazione la colpì: gli occhi scuri di Phoebe, il viso squadrato di Prue, il sorriso di Piper. Quella donna aveva un po' di tutte loro… e anche di lei: sembrava di guardarsi allo specchio se si soffermava sulla sua fronte alta, la vertigine a lato della testa, nello stesso identico punto.

«Non devi avere paura, Paige.» La donna disse. La sua voce arrivava melodiosa eppure forte alle sue orecchie, come accompagnata da un'eco distante.

Lei non aveva paura, ne era più sorpresa e il suo cervello atrofizzato: come se avesse capito tutto e non volesse crederci, come se avesse finalmente trovato il suo posto, ma senza aver compreso tutto fino in fondo.

Avrebbe voluto rispondere, ma le parole le morirono in gola.
Riuscì solo a comandare al suo corpo di respirare mentre, con la coda dell'occhio, notò che le tre sorelle si stavano abbracciando con aria commossa. E la stavano fissando.

«Non ti preoccupare, non succederà nulla.» La rassicurò Prue con aria incoraggiante.

«Tutto accade per un motivo,» disse lo spirito rivolgendosi a tutte e quattro «la magia è una cosa meravigliosa, vi guiderà sempre. Fidatevi di essa.»

«È stata la magia?» Balbettò Paige. Non sapeva esattamente come continuare quella frase, non sapeva se fosse stato opportuno chiedere a quello spirito il perché si trovasse in quel luogo, se fosse stato ucciso per colpa della magia o se fosse stato semplicemente trasformato in spirito dalla stessa. Certo era che le tre sorelle sembravano essere la sua copia sputata… la madre che Prue aveva detto di aver perduto.

«A volte la magia ti toglie una famiglia,» Disse lo spirito malinconicamente «altre invece, te la restituisce.» Sorrise. Anche se non faceva parte di quella famiglia nello specifico, faceva parte della loro famiglia di streghe, legata attraverso la magia e, per ora, era abbastanza, per lei.

Paige osservò attonita mentre la donna mosse un passo verso di lei, avvicinandosi a quel cerchio di candele sempre di più, sempre di più, finché uno dei suoi piedi non lo attraversò.

Ci fu un sussulto generale mentre lo spirito camminava oltre quel mero confine, acquisendo un corpo materiale in tutto e per tutto. I suoi capelli e il suo vestito azzurro smisero di muoversi, come se l'alito di vento che li aveva toccati fino a quel momento avesse smesso di soffiare. Ora poteva vedere meglio il colore dei suoi capelli, quello dei suoi occhi, delle sue labbra scure, simili a quelle di Penny, la lieve abbronzatura della sua pelle.

Paige non si mosse quando la donna la avvolse in un caldo abbraccio che, adagio, ricambiò con mani tremanti. Da oltre la spalla calda della donna, poteva vedere le tre sorelle piangere silenziosamente con dei sorrisi stampati sulle labbra.

«Bentornata a casa.» Sussurrò la donna.

Paige socchiuse le labbra per dire qualcosa, ma non ci riuscì.
Sentiva però che quella donna aveva ragione: stretta in quell'abbraccio, guardando le tre sorelle che le sorridevano, si sentiva veramente a casa.

 

FINE SECONDA STAGIONE

 

 


Note:
- I demoni Krychek sono demoni di basso livello, vivono in clan e servono un capo degli Inferi. Sono facilmente identificabili per via dei loro tatuaggi sul collo.
- Il Demone dell'Acqua è un demone potente che sfrutta l'acqua per uccidere le sue vittime, che affoga; il Libro lo descrive come scaltro e misterioso. Esso è il responsabile della morte di Patty e, anni più tardi, anche l'uccisore di Sam. 

- Emporio "Mòshù", in cinese, letteralmente "magia".

- L'incantesimo di privazione dei poteri (To Separate a Witch from her Powers) fa la comparsa più volte durante il telefilm. Perchè questo incantesimo abbia effetto, è prima  necessario preparare una pozione.
Differisce da quello di vincolo dei poteri (To Bind) che non richiede nessuna pozione da assumere.

- Il “loro” a cui si fa riferimento nel terzo paragrafo sono gli Anziani.

- Le camere di Piper e Prue sono già “scambiate”; la disposizione segue, dunque, quella della stagione tre (episodi successivi al matrimonio tra Piper e Leo) e seguenti.

- Non si è mai spiegato da dove provenga il nome “Kit” (traducibile anche semplicemente con “gatto”), qui ho semplicemente trovato occasione per legarla un po' di più alle Halliwell, ipotizzando che sia il libro preferito di Patty che quello di Paige sia "Orgoglio e Pregiudizio".

- Il “danza” moshpit. Una particolare stile di “danza” dove ci si spintona a vicenda, tipicamente accompagnata da musica aggressiva.

- L'incantesimo pronunciato per evocare lo spirito di Patty è quello della versione ridotta italiana. Tradotto (e modificato) dalla versione originale "To Summon the Dead".



Easter Egg(s):

- "Essere lontane ma sempre unite, potersi sentire libere, senza essere mai sole." è ispirata al rito del battesimo magico (Wiccaning, in originale) che recita "Apart but never separate, free but never alone." durante la benendizione del bambino. Nel libro delle ombre, il rituale si trova sotto la voce "To Call the Halliwell Matriarchs".

- La frase “Voi siete streghe, ragazze.”  è ispirata alla ormai iconica "Tu sei un mago, Harry.", dal film "Harry Potter e la pietra filosofale", 2001.

- La frase "Siamo streghe, care, possiamo fare tutto." è presa in prestito dall'episodio S01E17, pronunciata dalla stessa Penny.

- Le scarpe “Dr Martens” borchiate sono quelle che regala Paige a Phoebe nell'episodio S05E15, insieme alla canotta di catene e alle manette. Dallo script originale Chain mail top from my club days. Steel toed boots from my mosh pit days. Handcuffs, from last Friday.”
 

NdA
Eccoci giunti, nuovamente, ai ringraziamenti. A voi, cari lettori silenziosi, che senza sapere contibuite a mantenere in vita questo fandom; a Son of Jericho, fedele ed appassionato lettore che mi accompagna in questa avventura, con occhio attento e diligente, fin dal principio. Spero che lo scambio di idee rimanga divertente, costruttivo e prospero come lo è adesso; e infine alla mia gf, senza la quale non sarei qui. Grazie per l'ispirazione ed il sostegno che mi regali ogni giorno.

Con la consapevolezza che questo non sia un addio, farewell.
A presto! Tornerò prima che qualcuno possa dire... "Charmed".

syriana94

   
 
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