Comunque, vorrei precisare che per me è difficilissimo vederli come amanti perchè, come più volte detto, sono *troppo* amici. Ma se proprio li devo vedere, ecco che allora il miele gronda copiosamente.
- astenersi diabetici-
Ken + Koji
Se mi porti via anche lui io, io… Mentalmente mostravo i pugni, minaccioso - contro chi, poi? Dio, il Destino… chissà-, mentre correvo per i corridoi puzzolenti di dolore e medicinali.
Mi fermai a qualche metro della porta per riprendere fiato, mica potevo entrare così trafelato. Lo guardai per un attimo prima che lui si accorgesse che c’ero: sembrava tranquillo e molto interessato alla rivista che aveva in mano. Ma soprattutto stava davvero bene come mi avevano detto – ma dovevo vederlo, cavolo, dovevo vederlo, mio padre, lui, non mi avevano permesso di vederlo – un calore si diffuse nel mio petto e non erano solo i polmoni in fiamme per la corsa.
Oddio bene, sì, aveva una gamba ingessata e una fasciatura alla spalla che sporgeva da sotto la giacca del pigiama, oltre a qualche ammaccatura ma era vivo. Lo sapevo ma volevo vederlo e vorrei… “Capitano!” mi salutò, scorgendomi. Era sorpreso e felice di vedermi, glielo si leggeva negli occhi.
“Wakashimazu” risposi, senza che la voce tradisse niente del tumulto che mi si agitava dentro, solo un po’ di fiatone.
“Ma… hai corso?”
“Sì, ho appena finito di fare le consegne…” mentii.
“Perché non ti siedi – ”
“… e ora vado a lavorare alla bancarella… mi raccomando rcerca di guarire in tempo per il campionato”.
Uscii di fretta ma mi fermai ancora in quel corridoio fuori dalla porta, col respiro affannato e il cuore che batteva tanto forte da sfondare il petto.
Risento quella sensazione ancora oggi, ogni volta che lo
stringo fra le braccia.
La sento adesso, mentre lo vedo muoversi distrattamente fra il bagno e
la camera, nudo, sinuoso e insolente come sempre.
“Tu la decenza non sai dove sta di casa, Wakashimazu. E
vestiti una buona volta” lo rimprovero.
Si
avvicina al letto su cui sono disteso e si china, si appoggia con le
mani sul materasso e mi guarda negli occhi. “Scusa”
sorride malizioso,
“non credevo ti desse fastidio”.
In effetti non è fastidio e se rimani ancora in
quella posizione io…
Appoggia
sul letto anche le ginocchia e gattona verso di me, sempre con
quell’espressione furbetta sul viso. Là sotto
qualcuno si sta già
muovendo. E le dita di Ken vanno subito a verificare. Sembra
soddisfatto. La mano risale lentamente lungo il mio torso nudo, segue
la linea degli addominali, dei pettorali, del collo, del mento e si
ferma sulle labbra.
Non perdo tempo a baciargli le dita, con un balzo gli sono sopra e lo
bacio direttamente sulla bocca, voluttuosamente. Vediamo se
così la smetti di ridacchiare.
Quando mi stacco per spogliarmi, lo guardo: gli occhi brillano ancora,
sorridenti. Snervante, in campo è sempre
così serio e imbronciato e qui sorride come un idiota.
“Beh, cosa c’è di divertente?”
“Sono felice” risponde. Diretto, sicuro.
Di
nuovo quel calore nel petto ma stavolta non si ferma lì,
scende più
giù, ma mi sale anche lungo le braccia e allora lo stringo
forte,
mentre le sue gambe mi circondano il bacino. Me lo prendo con forza
certo ma anche con… non è una parola facile da
dire. Neppure
distrattamente, quando, nell’estasi dell’orgasmo,
il cervello perde il
controllo…
Risento quella sensazione ancora oggi, ogni volta che lo facciamo. Allora non lo sapevo, ma si chiama Amore.
Mi raccomando lavatevi i denti prima di andare a letto! Madò...
I soliti grazie-fangirls-grazie a Kara, eos e releuse.