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Autore: Rohhh    09/09/2018    1 recensioni
La ventunenne Ashley, dopo essere stata cacciata via da casa da sua madre ed essersi ritrovata completamente sola in una città a lei sconosciuta, ha riscoperto la serenità che cercava nel suo nuovo gruppo di amici, conosciuto grazie al fortunato incontro con Terence, un ragazzo gentile e premuroso e sua sorella minore Michelle, che le ha offerto una stanza nell'appartamento che condivide con altre tre ragazze. Con un lavoro che le permette di mantenersi gli studi che ha sempre desiderato e la vicinanza delle amiche, tutto sembra procedere liscio per Ashley, ma il ricordo del suo triste passato arriva spesso a tormentarla e l'unico che misteriosamente riesce a darle sollievo da quei pensieri è Matt, un ragazzo odiato dai suoi nuovi amici per motivi non ben chiari e considerato da loro come un vero e proprio nemico da cui stare alla larga. Ashley, nonostante sia conscia della fama del ragazzo nel suo gruppo, in un momento di disperazione e debolezza, finisce per cedere e commettere con lui un errore che la perseguiterà e che presto finirà per pagare caro.
Ma, forse, non tutto ciò che sembra perduto per sempre lo è davvero...
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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Ciao a tutte care lettrici!
Torno dopo un bel po' di tempo e dopo un  periodo di riposo che mi ha ricaricata.
Questo è un capitolo difficile ma non vi anticipo, spero che riusciate a capire cosa intendo e che vi piaccia.
Siete diventate tante a seguire e la cosa mi rende felice perchè scrivere e riuscire a trasmettere interesse o anche qualche emozione magari, mi dà tanta soddisfazione.
Mi scuso per i tempi un po' lunghi ma purtroppo i tanti impegni non mi permettono di accorciarli più di tanto, ci ho provato ma mi rendo conto che non posso promettere troppo.
Vi lascio al capitolo e psero di aggiornare prima possibile.
Un abbraccio.

Cap. 41 Toccare il fondo e poi...

 

«Ehi, guarda un po' chi si vede!»

La voce di Luke risuonò fin troppo squillante lungo quella strada secondaria, semideserta a quell'ora della sera che si accingeva a diventare notte.

Sembrava la sua solita voce, allegra e un pizzico scanzonata, così come l'ampio sorriso che si apriva da guancia a guancia e lo sguardo, colorato dall'irriverenza che spesso lo contraddistingueva.

Almeno all'apparenza.

La verità, quella che riusciva a nascondere molto bene e che solo l'occhio attento di chi lo conosceva come le sue tasche avrebbe potuto smascherare, era che la sua presunta spontaneità, in realtà, non aveva proprio niente di autentico.

I muscoli del suo viso erano tirati, gli occhi simulavano una finta espressione sorridente e, come se non bastasse, stava sudando freddo e facendo uno sforzo immane per camuffare il fiatone.

Aveva dovuto fare una corsa assurda per raggiungere quella sconsiderata di Ashley.

Dopo qualche giro nel quartiere in sella al suo scooter e, quando ormai stava gettando la spugna e pensando al modo meno traumatico per dire a Melissa di aver fallito, il suo istinto gli aveva suggerito di imboccare una stradina poco frequentata e, finalmente, era apparsa ai suoi occhi una figura femminile dai capelli rossi, di spalle, intenta a camminare a passo spedito e mezza barcollante, trascinando con sè due grosse e rumorose valigie.

Non ci aveva riflettuto un istante di più, aveva ringraziato il cielo, abbandonato il suo scooter nel primo buco disponibile sul ciglio della strada e inviato un messaggio a Matt per informarlo della sua posizione ed esortarlo a raggiungerlo il prima possibile.

Poi aveva fatto il giro, correndo come un pazzo, in modo da trovarsi di fronte a lei quando la ragazza avrebbe percorso un altro centinaio di metri e semplicemente aveva finto di passeggiare con naturalezza, in modo da non insospettirla, o così sperava.

Ashley però non era così stupida.

Fu costretta a fermarsi di botto perchè Luke le sbarrò la strada.

Sollevò lo sguardo infastidita, quell'interruzione improvvisa le faceva solo perdere del tempo prezioso e lei ne aveva un disperato bisogno. Vagava per la città senza una vera e propria meta, con due valigie pesantissime che già le stavano mettendo a dua prova le braccia, si stava facendo notte e non aveva la più pallida idea del luogo in cui trascorrerla e gli unici amici che avrebbero potuto aiutarla l'avevano appena mandata a quel paese.

Non era esattamente quella che poteva definirsi una situazione rosea.

Spalancò gli occhi per una frazione di secondo quando scorse il viso di Luke e quel suo sorriso, poi però contrasse la fronte, sospettosa, e sbuffò, rivelando di avere i nervi a fior di pelle e davvero poca pazienza da dedicare al ragazzo.

Non le ci volle chissà quale dote intuitiva per capire che la presenza di Luke in quella strada anonima, alle undici di sera passate, non fosse di certo casuale.

Melissa doveva averlo chiamato e mandato a cercarla e lei apprezzava senza dubbio le preoccupazioni che l'amica le stava rivolgendo ma non era quello il momento giusto, adesso avrebbe solo voluto stare da sola, non vedere anima viva e rinchiudersi nel suo silenzio, nella solitudine che si era ampiamente meritata col comportamento ignobile di quegli ultimi mesi.

Lanciò un'occhiata ancora più esasperata al riccio e, quando capì che non si sarebbe fatto da parte per lasciarla passare, fece una brusca deviazione e lo scansò rapidamente.

«Ciao, Luke...scusa ma ho fretta» disse secca, sorpassandolo senza rivolgergli alcuno sguardo.

Il ragazzo però non si arrese e con un paio di agili passi la raggiunse e le ostruì nuovamente il passaggio.

Ashley emise un mugolio di sofferenza e cominciò davvero a innervosirsi.

«Dove vai di bello? - domandò lui, fingendo un tono curioso ma tradendo una certa agitazione – Mi sembra un orario un po' insolito per partire per una vacanza!» commentò, indicando le valigie che Ashley teneva salde.

La rossa lo fissò seria, esitò un po' quando comprese quanto dovesse apparire stramba all'esterno e dare nell'occhio ma quella sgradevole sensazione non fece altro che farle montare un'ansia incredibile e l'urgenza di sbrigarsi a togliersi da quella situazione e trovare un posto qualunque per passare la notte.

«Non te la prendere Luke, ma non sono affari tuoi» rispose un po' sgarbata ma con la voce che aveva tremato leggermente e rivelato la sua irrequietezza.

Tentò per la seconda volte di sgattaiolare via ma Luke la bloccò, diede una veloce occhiata all'orologio, pregando che Matt si sbrigasse e sorrise di nuovo, ma stavolta con molta meno convinzione.

Ashley se ne accorse e questo la fece infiammare all'istante.

Non aveva tempo, doveva muoversi e Luke la stava solo ostacolando.

«Si può sapere che diavolo vuoi? Lasciami passare!» gli ordinò spazientita, alzando la voce con un tono molto meno calmo e amichevole.

Luke rabbrividì, non sarebbe riuscito a bloccarla ancora per molto, Ashley era un osso duro e aveva un carattere testardo e ostinato e quell'impresa si stava rivelando più complicata del solito.

Vacillò ma provò a tentare il tutto per tutto.

«Dimmi, hai passato una bella giornata oggi?» chiese con aria innocente ma perdendo gran parte della sua sicurezza.

Ormai non sapeva più dove andare a parare e si domandò che fine avesse fatto quell'idiota del suo amico e perchè ci mettesse così tanto ad arrivare.

Perchè si trovava sempre in quelle situazioni assurde per colpa di quei due e ci continuava a cascare?

Le sopracciglia di Ashley si contrassero spaventosamente e Luke temette davvero che da un momento all'altro la rossa l'avrebbe aggredito.

Una bella giornata, diceva lui?

Era stata una giornata di merda e il ricordo dell'umiliazione che aveva subito prima le fece quasi venire le lacrime agli occhi.

«Luke non è il momento di fare conversazione e adesso, te lo ripeto per l'ultima volta, togliti di mezzo e fammi passare!» ripetè disperata, Luke vide i suoi occhi lucidi, per un attimo percepì la sofferenza di Ashley e non ebbe la forza di fermarla.

Quasi si sentì in colpa a metterle i bastoni fra le ruote ma lo stavano facendo per il suo bene e non poteva mollare.

«Aspetta, Ashley! - la chiamò quando la ragazza aveva già ripreso a camminare, facendola voltare – ti prego, aspetta solo un attimo!» la implorò lui ed Ashley trasalì.

Luke aveva perso ormai ogni traccia di spontaneità e sembrava fremere, come fosse seduto su un cuscino di spine.

Lo osservò disorientata, il moro non la stava persuadendo a venire con lui ma stava solo tentando di trattenerla, quasi come stesse disperatamente cercando di prendere del tempo.

Sembrava stesse aspettando qualcosa....o qualcuno.

Forse era più qualcuno che Luke stava attendendo.

Di colpo una lampadina si illuminò nella testa di Ashley ma quando capì cosa stava per succedere era troppo tardi.

Ebbe solo il tempo di voltarsi quando udì il rombo di un'auto che arrivava di corsa e frenava di botto.

La macchina di Matt.

Che stupida che era stata!

Avrebbe dovuto capire subito quale fosse il vero obiettivo di Luke e scappare il più lontano possibile invece di temporeggiare e perdere tempo con i suoi giochetti ma era così annebbiata e sconvolta da non aver avuto la giusta lucidità per analizzare quei segnali.

Voltò la testa di scatto e lo vide scendere dall'auto, i suoi occhi azzurri offuscati dalla paura, la sua espressione sconvolta e i gesti rapidi e irrequieti tradivano l'enorme preoccupazione che il biondo aveva nei suoi confronti ed Ashley sentì un dolore al cuore.

Si sentiva terribilmente in colpa per ciò che stava provando.

Matt era l'ultima persona che avrebbe voluto vedere, non lo voleva lì, non in quel momento.

Non riusciva quasi a guardarlo negli occhi, lui era la personificazione di tutti i suoi sbagli e il motivo per cui si trovava di notte in mezzo alla strada, senza un tetto sopra la testa e senza più amici.

Era il ragazzo che amava e allo stesso tempo l'ultimo che avrebbe voluto al fianco in quella notte così assurda.

Il caos che albergava nella sua mente e nel suo cuore le suggeriva soltanto di scappare lontano da lui, lontano da quello sguardo carico di amore e da quelle braccia che avrebbero voluto solo proteggerla, lontano da colui che in fondo era stata la sua salvezza e l'origine di quella catastrofe.

Il volto di Ashley diventò una maschera di dolore mentre Matt si avvicinava velocemente e per un attimo sentì le gambe pietrificate e incapaci di muoversi.

«Beh, a questo punto vi lascio da soli!» esclamò Luke candidamente, era ritornato sereno e spensierato e sul suo viso si potevano leggere i segni della soddisfazione per aver portato a termine con succeso quella missione.

Non c'era più bisogno di lui adesso, Matt si sarebbe preso cura di Ashley e lui sapeva di lasciarla in ottime mani.

Melissa poteva stare tranquilla, adesso la sua amica era davvero al sicuro.

Ashley gli lanciò un'occhiataccia, era incazzata per essere stata ingannata in quel modo e non riusciva ad accettare il fatto che si fossero mossi tutti soltanto per il suo bene.

Non le meritava quelle attenzioni, perchè non volevano capirlo?

Luke sparì lungo la via desolata ed Ashley non potè fare altro che riportare gli occhi su Matt, che nel frattempo si era fatto vicino a lei e la fissava preoccupato.

Deglutì a vuoto, a disagio, poi cercò di evitarlo, afferrando le valigie e facendo per andare via.

«Ashley! Ma che ti prende? - chiese Matt, incredulo per essere stato ignorato in quel modo – Dove stai andando? Cosa è successo, perchè sei qui a quest'ora?» continuò con le domande, raggiungendola e afferrandole una mano.

Ashley sfuggì a quella stretta come se si fosse scottata col fuoco.

Non voleva toccarlo, non voleva sentire la sua pelle contro la sua, la sensazione calda del peccato.

Matt aggrottò le sopracciglia: quasi non la riconosceva, Ashley aveva lo sguardo vacuo e si comportava come se tra loro non ci fosse stato mai niente.

Pareva aver cancellato tutto in un sol colpo e si sentì morire dentro.

Dopo la chiamata di Luke aveva immaginato cosa poesse essere successo a casa di Ashley per spingerla ad andarsene a quell'ora della sera ma non avrebbe mai pensato di trovarsi davanti uno zombie senza ricordi e incapace di provare sentimenti.

«Matt...lasciami andare, ti prego» lo supplicò lei, la sua voce tremò nel pronunciare il suo nome e il ragazzo capì che forse non tutto era perduto.

«Non ti lascio andare in giro da sola a quest'ora! Dove pensi di dormire?» insistette, camminandole al fianco senza ricevere nemmeno uno sguardo.

«Non lo so» lo liquidò rapidamente lei ma Matt le si parò di fronte così rapidamente che Ashley per poco non andò a sbattere contro di lui.

«Ashley non so cosa ti sia successo di preciso ma...non ti farò andare a zonzo per la città con tutti i pericoli che ci sono! Potresti incontrare chiunque, un balordo, un maniaco...non fare l'irresponsabile e vieni a casa con me» la invitò, cercando di mantenere un tono dolce e calmo quando invece dentro l'agitazione lo stava spremendo come un limone.

Lei parve esitare un attimo, la voce gentile di Matt le provocò delle sensazioni piacevoli che però represse subito.

«Lasciami in pace...so difendermi» obiettò decisa, superandolo e sperando di sbarazzarsi di lui.

Ovviamente si sbagliava.

«E hai un posto dove stare?» si ostinò a chiedere lui, il pensiero di doverla abbandonare sola e in quelle condizioni emotive precarie non riusciva a placarsi.

«Mi arrangerò» ribattè lei, senza scomporsi o voltarsi e continuando ad avanzare.

Matt sospirò, con una rapida corsa la raggiunse e si trovò di nuovo faccia a faccia con quella ragazza ostinata.

Si guardarono negli occhi qualche secondo, entrambi carichi di disperazione e ognuno fermo nelle proprie motivazione che non volevano cedere.

D'improvviso un lampo squarciò il buio e subito dopo un tuono fortissimo spezzò il silenzio che regnava intorno, facendoli sobbalzare.

I due ragazzi sollevarono lo sguardo al cielo istintivamente e numerose gocce di pioggia cominciarono a bagnare i loro visi mentre grossi nuvoloni grigiastri si radunavano e lasciavano presagire un consistente acquazzone.

Nel giro di qualche secondo le gocce si moltiplicarono ed Ashley si sentì persa.

«Fanculo! - esclamò, quasi sull'orlo di una crisi di pianto – ci mancava solo questa!» sbottò, cercando di stringersi nel suo cappotto e di recuperare le valigie per muoversi.

Matt fu più veloce e le impedì di prenderne una, ostacolandola per l'ennesima volta.

«Da sola non vai da nessuna parte, Ashley! Sta per diluviare e non hai un fottuto posto dove dormire! Pensi di accamparti sotto un ponte insieme ai barboni e gli ubriaconi? Non te lo permetterò, non capisci che sto morendo dalla paura a saperti così distrutta e sola? - disse con voce agitata, poi sospirò e addolcì lo sguardo e i toni - Vieni con me, è la soluzione più ragionevole» provò a convincerla mentre la pioggia scendeva ormai copiosa e colava impietosa dai loro menti e dalle punte dei capelli e inzuppava sempre di più i loro vestiti.

Faceva un freddo cane e Michelle aveva scelto il giorno più orrendo per cacciarla via, chissà come se la stava ridendo adesso, pensò Ashley mentre lo sconforto invase il suo cuore.

Matt aveva ragione, non sapeva dove andare e che fine avrebbe fatto e, anche se non l'avrebbe mai ammesso, era terrorizzata e senza più punti di riferimento.

Come al solito le era rimasto solo lui ma stavolta non poteva cedere, stavolta lui era quello più sbagliato.

«Se non mi aveste fatto perdere tutto quel tempo a quest'ora avrei già trovato una sistemazione!» si lamentò con le guance bagnate per la pioggia e per le lacrime che ormai non poteva più frenare.

«Una sistemazione dove? Ti rendi conto che è notte e sei a piedi senza meta? Lascia che ti aiuti, Ashley!» provò ancora Matt, poi le strinse entrambe le mani nel tentativo di rassicurarla ma la rossa era ormai provata da mille sventure che parevano essersi abbattute tutte insieme nella sua vita e non riusciva più a ragionare.

«Non mi toccare!» gridò con più rabbia di quanto intendesse usare, poi sentì i palmi delle mani di Matt abbandonare i suoi e le dita scivolare via e sollevò lo sguardo su quello di lui, attonito e incapace di comprendere quel suo atteggiamento freddo e scostante.

Guardò quel suo viso bellissimo e drammatico, rigato dalla pioggia e così terribilmente ferito, sapeva che avrebbe dovuto farle male vederlo in quello stato a causa sua ma il dolore accumulato quella notte le aveva come anestetizzato ogni sentimento.

«Ok, non ti tocco – si arrese Matt, facendo un passo indietro – ma tu adesso vieni con me...ti prego, Ashley» sussurrò infine, incontrando gli occhi smarriti della povera ragazza.

Lei non aggiunse altro, prese le valigie e si diresse verso la sua macchina, sconfitta, comunicandogli che alla fine aveva accettato il suo aiuto.

Matt chiuse gli occhi e sospirò di sollievo.

Ci era ruscito e, anche se non era più in grado di capire chi fosse quella ragazza, aveva la speranza che prima o poi tutto si sarebbe aggiustato.

Ashley salì in macchina, quella macchina che conosceva bene e sulla quale era stata più volte prima, inzuppando il sedile con i suoi vestiti bagnati.

Matt caricò le sue valigie poi le si affiancò al posto di guida, mettendo in moto nel silenzio più assoluto.

Nessuno dei due osava fiatare e l'atmosfera era più gelida che mai.

Ashley, col viso basso, osservò le gocce che ancora scivolavano dai suoi capelli, poi voltò di soppiatto la testa e vide che Matt si trovava nelle stesse condizioni per colpa sua.

«Sei fradicio» disse, facendo fatica a fare uscire quelle poche parole perchè aveva la golla secca e che le bruciava.

«Non lo sarei se qualcuno non avesse sprecato tempo a fare storie inutili e si fosse decisa subito a prendere la decisione più sensata!» ribattè Matt, adesso anche lui sembrava rigido e distaccato e ne aveva ben ragione.

Ashley scrollò le spalle con indifferenza e riportò lo sguardo vuoto sulla strada, poggiando il mento sul palmo della mano ma alcune lacrime le scesero giù per le guance.

Matt le lanciò un'occhiata veloce e sospirò.

«Stai piangendo?» domandò.

«É la pioggia...- rispose lei, passandosi veloce una mano sul viso per cancellare ogni prova della sua debolezza – è solo la pioggia» mormorò con un filo di voce.

Matt aggrottò le sopracciglia poi strinse le dita attorno al volante.

«Non mi hai ancora detto che diavolo è successo. C' è lo zampino di Michelle non è così?» provò a indovinare anche se la faccenda era piuttosto chiara.

Michelle doveva aver scoperto tutto o qualcosa del genere.

«Non mi va di parlarne – rispose piatta Ashley, senza spostare lo sguardo salla strada – e comunque non ti riguarda» aggiunse, piantando una coltellata al cuore di Matt.

Lui non sapeva più cosa pensare, non capiva perchè Ashley si ostinasse a trattarlo come un estraneo, come se quella vicenda non riguardasse anche lui quando invece ne era coinvolto esattamente come lei.

«Bene, come ti pare» rispose a sua volta, freddo come il ghiaccio, liquidando la cosa e continuando a guidare.

Nessuno parlò più in auto, finchè Matt rallentò e accostò, parcheggiando in un posto vuoto lungo una strada di periferia costeggiata da grandi palazzi.

«Siamo arrivati» disse soltanto, Ashley annuì poi scese dall'auto e fece per prendere le valigie ma Matt la bloccò.

«Faccio io, sto al quarto piano e non c'è l'ascensore» la informò senza aggiungere altro prima di toglierle dalle mani i bagagli.

«Ce la facevo da sola» ribattè lei, non riusciva ad abbandonare quell'ostilità nei confronti dell'unico ragazzo che fosse venuto a soccorrerla senza pensarci due volte.

«Lascia stare» decretò Matt senza lasciarle scelta, poi infilò la chiave e aprì un grosso portone metallico.

Ashley non era mai stata a casa di Matt, fino a quel momento.

Non c'era stato un motivo preciso per cui non fosse successo, si vedevano sempre di sfuggita e non erano una coppia quindi non c'era mai stata occasione nè motivo per lui di portarla a casa sua.

Percorsero le scale in silenzio poi Matt si fermò davanti a una porta sul pianerottolo del quarto piano e la aprì.

Fece cenno ad Ashley di entrare e lei ubbidì.

Non sapeva nemmeno perchè si trovasse lì con lui, in quella situazione paradossale, nè perchè alla fine avesse accettato.

Probabilmente era così disperata da avere bisogno dell'aiuto di colui dal quale doveva stare lontana.

Rimase in piedi all'ingresso, disorientata come se si trovasse su un altro pianeta.

«Puoi appendere il cappotto lì e accomodarti sul divano se vuoi» gli comunicò lui, guardandola in viso ma trovandola con gli occhi fissi sul pavimento, come fosse in uno stato di incoscienza.

Fece per scuoterla ma lentamente la vide muoversi e spogliarsi per poi sedere in salotto.

L'appartamento di Matt non era molto grande ma più che sufficiente per ospitare una persona sola e anche piuttosto adatto per una coppia.

Ashley si perse a rimirare la trama del copridivano senza avere un reale interesse mentre Matt era sparito chissà dove, lasciandola sola, immobile come un statua.

Dieci minuti dopo riapparve, Ashley vide le sue gambe di fronte a lei e finalmente sollevò lo sguardo e incrociò il suo.

«Ti ho preparato la vasca con l'acqua calda...è meglio se ti togli quei vestiti inzuppati e fai un bagno o ti prenderai un accidente» le disse, suonando molto premuroso e riscaldando per un attimo il gelo dentro di lei.

«Ma se vado io sarai tu ad ammalarti» esitò lei ma Matt fu irremovibile.

«Vai, non sarà un po' di pioggia a mettermi ko...e sbrigati o l'acqua si raffredderà» si oppose Matt.

Ashley non fece altra resistenza, si alzò, prese l'occorrente per cambiarsi da una delle sue valigie e in silenzio si diresse verso il bagno, chiudendosi la porta alle spalle.

Pianse tanto chiusa lì dentro da sola, facendo confondere le lacrime con l'acqua tiepida e rassicurante, pianse della sua miseria, di quanto nella sua vita non avesse mai avuto la forza di opporsi alle disgrazie e di come, quando si decidesse a farlo, finisse per prendere tutte le scelte sbagliate.

Quando uscì dal bagno aveva il viso asciutto ma segnato dal dolore e lo sguardo assente.

A passi lenti si diresse nella camera da letto di Matt, dove lui aveva sistemato i bagagli a acceso la tv, il ragazzo la raggiunse, prese i vestiti bagnati di Ashley e li mise ad asciugare.

«Hai mangiato?» le chiese, ottenendo come risposta un cenno negativo del suo capo.

La lasciò sola qualche minuto per farsi una doccia a sua volta e quando finì si diresse in cucina per trovare qualcosa di decente da offrirle per cena.

Non si aspettava di certo di avere un ospite per la notte e non era pronto all'evenienza.

Alla fine recuperò due pizze surgelate e pensò che, tutto sommato, per quella sera sarebbe andato bene.

Quando rientrò in camera la trovò seduta per terra, con lo sguardo fisso alla tv, come imbambolata.

Matt sospirò poi si buttò a sedere a fianco a lei, incrociò le gambe e con calma vi depose sopra un cartone di pizza malconcio che aprì subito, facendo propagare per la stanza un profumo, di certo non degno della migliore pizzeria, ma che sarebbe risultato comunque invitante a chiunque avesse avuto lo stomaco vuoto da un bel po', proprio come loro due in quel momento.

Sperava che, grazie all'odore del cibo, avrebbe suscitato almeno una piccola reazione in lei, un cenno, un qualunque segnale che la vita e la coscienza fossero ancora presenti in quel corpo accasciato per terra come una bambola di pezza strapazzata ma, evidentemente, si sbagliava.

Non sembrava rispondere nemmeno al bisogno primordiale della fame, persino il più elementare istinto di sopravvivenza pareva averla abbandonata.

Ashley, infatti, accanto a lui, rimase immobile come una statua di marmo, nella stessa identica posizione in cui si era adagiata dopo il bagno caldo che, quanto meno, le aveva ridato un colore più roseo e umano in volto.

Aveva la testa poggiata sulla sponda del letto di Matt, le ginocchia erano piegate verso di sè ma le braccia non le circondavano in un atteggiamento di protezione, al contrario, non avevano nemmeno la forza per farlo e le teneva mollemente posate sul suo grembo così come le mani, che si sfioravano tra loro senza davvero stringersi.

Era come se di colpo non riuscisse a muovere i suoi arti o a contrarre i muscoli, come se non scorresse più elettricità lungo i nervi del suo corpo e ciò la obbligasse a ripiegarsi su sè stessa senza volontà, schiacciata dalla forza di gravità e dal peso del suo dramma.

Matt la osservò muto per qualche secondo ancora, nutrendo la vana illusione di vederle fare un qualunque movimento: era preoccupato per lei ma allo stesso tempo quell' atteggiamento remissivo e di chiusura nei suoi confronti lo faceva imbestialire non poco.

Con lui aveva sempre parlato, si era confidata e aperta anche se all'interno di quello strano e ambiguo rapporto che li legava e in cui il sesso nudo e crudo si era mischiato con la comprensione e con un'intesa emotiva rara, e che li aveva dirottati verso un sentimento che si avvicinava sempre più all'amore.

Avrebbe azzardato anche a dire che erano ormai in qualche modo legati, o almeno, da parte sua sentiva di poterlo affermare con certezza mentre non era sicuro di quello che frullava nella testa- e ancor meno nel cuore - della rossa e il suo comportamento ostile di quella sera gli stava facendo sorgere ancora più dubbi in proposito.

Cosa era cambiato adesso? Perché, stavolta, sembrava che Ashley volesse escluderlo dai suoi tormenti?

Non gli piaceva vederla così, arrendevole e spenta.

Da quando l'aveva conosciuta aveva intravisto nel suo sguardo l'ombra della tristezza e della malinconia, l'impronta di un dolore dal quale non riusciva a separarsi e che l'accompagnava sempre. Solo in seguito aveva appreso l'origine di quell'espressione sul suo viso e scoperto quel segreto che li aveva avvicinati inevitabilmente.

Non avevano più radici, loro due.

Erano piante sradicate per sempre, per loro non c' era un posto in cui tornare che potevano definire davvero casa, forse non c'era mai stato per Matt ed invece era esistito fino ad un certo punto della sua vita per Ashley, fino alla morte di suo padre.

Storie molto diverse ma un identico finale: nessun punto di riferimento costante oltre sè stessi, un passato che ormai riviveva solo in quella manciata di ricordi piacevoli che si portavano dentro e il futuro come unica prospettiva possibile.

Indietro non si tornava, si poteva andare solo avanti e spesso non era nemmeno così facile.

«Mi dispiace, so che questa pizza surgelata non è il massimo ma non immaginavo che avrei avuto ospiti, stasera» si decise a parlare quando capì che non avrebbe ottenuto alcun risultato senza un suo intervento.

Ashley scrollò appena le spalle.

Beh, almeno un passo avanti era stato fatto ma presto Matt si dovette arrendere all'evidenza che la sua compagna di quella stramba serata non gli avrebbe concesso nient'altro che quel debole gesto.

Armandosi di una pazienza invidiabile e trattenendosi dal gettare la spugna e lasciare quella testona a sprofondare nel pavimento, prese un lungo respiro e, sforzandosi di mantenere un tono gentile, continuò a parlare.

«Se non è di tuo gradimento posso vedere se riesco a trovare qualcos'altro» le propose, cercando di fare mente locale sulle scarse provviste che teneva in casa.

Era un tipo che si accontentava di poco e, vivendo da solo, era un evento davvero eccezionale trovare in dispensa l'occorrente per preparare una cena abbondante e sofisticata.

«Non ti scomodare, non ho fame» rispose secca Ashley, senza espressione nella voce, come un automa.

Matt si voltò a guardarla, la ragazza non aveva scollato gli occhi dallo schermo piatto della tv, sintonizzata sul canale spuntato casualmente al momento dell' accensione e che adesso trasmetteva uno di quei film demenziali di quart'ordine da seconda serata.

Nessuno di loro si era scomodato di cambiare ed era evidente che Ashley facesse egregiamente finta di essere interessata a quella schifezza. L'ennesima battuta di merda fece saltare i pochi nervi rimasti ancora saldi nel biondo.

«Mangia» le ordinò bruscamente, schiaffandole davanti alla faccia una fetta di pizza.

Quell'improvviso cambiamento di tono nel ragazzo riuscì finalmente a distruggere la bolla nella quale Ashley si era rinchiusa.

Si voltò a guardarlo stupita ma non trovò i suoi occhi, stavolta era lui che li aveva piantati in direzione della tv pur di non incontrare nuovamente la sua indifferenza.

Non c'era verso di trovare un punto di incontro tra loro, quella notte.

La situazione era incredibilmente paradossale e lei sembrò realizzarlo appieno solo in quel momento.

Si trovava a casa del ragazzo che era la causa stessa del suo disastro ma che contemporaneamente aveva rappresentato la sua unica ancora di salvezza e adesso insisteva nel farla mangiare come avrebbe fatto qualunque madre con la figlia capricciosa.

Continuò a fissarlo mentre mezzo imbronciato aveva iniziato a masticare il suo cibo e si chiese dove si sarebbe trovata in quell'esatto momento se Matt non si fosse precipitato a rincorrerla per strada.

Probabilmente avrebbe vagato ancora al buio e sotto la pioggia, alla mercè di qualche ubriacone o deficiente, completamente inzuppata e alla disperata ricerca di un viscido motel economico dove trascorrere la notte.

Evitò di chiedersi per quale motivo Matt avesse deciso di raccattarla dalla strada come un gatto randagio e darle un tetto sopra la testa nonostante fosse stata acida con lui peggio di un limone andato a male e comprese che si meritava più di una risposta scontrosa e di quel silenzio assurdo.

«Scusami» borbottò a bassa voce ma tanto quanto bastava per farsi sentire da lui.

Matt si voltò di scatto e finalmente i loro occhi si incrociarono di nuovo in quella strana notte.

Un brivido percorse la schiena di Ashley nel trovarli belli come sempre ma offesi o forse delusi.

I suoi occhi erano delusi perché stava facendo la perfetta stronza con lui? Davvero gli importava così tanto di lei?

«Almeno un po' mangiala, non ho intenzione di sorreggerti perché non riesci a stare in piedi dalla debolezza» le spiegò, premurandosi di annullare quel suo interrogativo, quasi le avesse letto nel pensiero.

No, era impossibile che Matt potesse preoccuparsi per lei, lo faceva solo per evitare che gli desse delle noie.

Ma certo, doveva essere solo per quello. E per cos'altro altrimenti?

Le insicurezze che erano esplose quella sera le impedirono di vedere le cose positive e di scorgere l'amore dietro ogni azioni di Matt.

La sua voce era stata fredda ma quello che Ashley non poteva sapere era che Matt si era sforzato di fingere indifferenza e di nascondere il piacere che aveva provato nel sentirle soffiare dalla bocca quella parola di scusa.

Non aveva potuto trattenersi dal girare immediatamente la testa per incrociare gli occhi castani di Ashley, rossi e un po' gonfi, il suo viso appariva pallido, incorniciato dai capelli scompigliati, asciugati distrattamente e di fretta, e il collo che si perdeva in quella felpa grigia e larga, colpevole di nascondere perfettamente le curve di quel corpo che lui aveva già avuto modo di poter sentire sotto le mani, tempo prima.

Sembrava ormai passata un'eternità da quell'unica volta che avevano trascorso insieme eppure la sua testa non ne voleva sapere di smetterla di ricordarglielo.

Ashley non era certo il ritratto della sensualità in quel momento ma Matt riuscì a trovarla attraente pure in quelle condizioni e forse anche più del solito.

Era bella ai suoi occhi, semplice e così immersa in quella sofferenza, fragile e antipatica, persino piuttosto irritante, e provò il desiderio di stringerla tra le braccia, anche se aveva addosso quel pigiama amorfo e ingombrante, e sfiorare le sue labbra tristi per farci spuntare sopra un sorriso a forza di baci.

Inutile dire che la cosa lo spaventò a morte ma non ebbe il tempo di riflettere a lungo sul quel pensiero balordo perché percepì un movimento accanto a lui.

Ashley si era raddrizzata con la schiena, aveva smesso di scivolare per inerzia quasi in posizione supina per terra, per assumere di nuovo una postura diritta e gli aveva sfiorato la mano per afferrare una fetta di pizza.

La osservò portarsela alla bocca, cominciare a strapparne un pezzetto piccolo e masticarlo piano e un sorriso compiaciuto, che somigliava più a un ghigno e che non passò inosservato ad Ashley, si fece strada sul suo viso.

Aveva vinto lui, alla fine.

Rimasero in silenzio per un po', impegnati solo a mangiare, poi Matt decise di usare la sua bocca anche per altro, seppure non per quello che avrebbe desiderato ardentemente.

«Questo film fa schifo» commentò, stanco di sentire solo quel sottofondo fastidioso e tentando di trovare qualcosa di meno orribile.

«La mia vita fa schifo» lo corresse Ashley, smettendo di mangiare e contemplando con occhi affranti la sua fetta di pizza ormai fredda e consumata ancora solo fino a metà.

Matt sbuffò per evitare di ridere: la precisazione deprimente della rossa e il tono tragicomico con cui l'aveva detta erano stati un mix esilarante ma non poteva rischiare di beccarsi una scenata isterica o uno schiaffo in pieno viso nella peggiore delle ipotesi.

Poggiò a terra il telecomando e si stiracchiò le braccia verso l'alto per poi avvicinarsi di più alla ragazza fino a sfiorarle la spalla col suo braccio.

«Da dove diavolo te la sei uscita questa, adesso? Guarda che non sei più un'adolescente in piena crisi esistenziale e in guerra col mondo intero» le domandò sprezzante, guadagnandosi un'occhiataccia di rimprovero.

«Beh, vuoi dire che non è vero? - sbottò Ashley rossa in viso, allargando le braccia come a mostrarsi in tutta la sua miseria, poi si raccolse le ginocchia con le braccia e vi nascose la faccia – Sono sola ormai...di nuovo» continuò con la voce ridotta a un sussurro, persa e ovattata sotto ai capelli che le erano ricaduti in avanti e la coprivano.

Era stata capace di distruggere la vita nuova che, pezzetto dopo pezzetto, aveva faticosamente tirato sù in quei mesi e tutto per la leggerezza di un attimo, e il peggio era che l'oggetto del suo peccato sedeva a un palmo da lei in quell'istante, stavano dividendo la stessa stanza e mangiando insieme davanti alla tv come due vecchi amici e, come se tutto quello già non fosse abbastanza assurdo, lui era stato l'unico a venirla a tirare fuori dai guai senza pensarci due volte.

Faticò a trovare qualcosa che avesse meno senso di quello.

Ma il motivo per cui si faceva ancora più schifo era che, nel profondo della sua anima, non riusciva a pentirsi di ogni singolo momento trascorso con lui.

«Siamo tutti soli a questo mondo, Ashley» disse piano Matt, con una tale solennità da sembrare già un uomo vissuto, quasi un vecchio saggio e non uno sfrontato ventiquattrenne.

Il suono del suo nome, scandito dalla voce calda del ragazzo, le provocò uno strano sfarfallio all'altezza dello stomaco, Ashley fece sbucare un occhio, sollevando di poco la testa dalle ginocchia e lo beccò mentre era intento ad arrotolarsi del tabacco in una cartina per fumare, facendo roteare le sue dita affusolate e passandoci infine la lingua velocemente per fare incollare i lembi.

«Possiamo solo trovare qualcuno che ci faccia compagnia per riempire i nostri vuoti, ogni tanto – proseguì poi, facendo una pausa per scavare in una tasca dei pantaloni e cacciarne fuori un accendino - ma questo non cambierà lo stato delle cose e prima o poi ci ritroveremo di nuovo faccia a faccia con noi stessi e con nessun altro... e a quel punto meglio essere preparati» concluse, poi si mise la sigaretta in bocca e la accese, incurante del fatto che avrebbe appestato l'aria visto che fuori la pioggia batteva ancora violenta sul vetro della finestra della sua camera da letto e non avrebbe potuto aprirla fino a che non avesse smesso.

Ashley rimase immobile a fissarlo mentre quelle parole dure le rimbalzavano nella mente, lui chiuse gli occhi, reclinò la testa all'indietro contro il letto, gettando i capelli via dalla fronte e scoprendo il collo bianco, poi liberò una nuvola di fumo che creò una sottile nebbia intorno a loro per qualche secondo, esattamente la stessa che avvolgeva i pensieri di Ashley.

Era dunque quella la verità?

Doveva rassegnarsi all'idea di rimanere da sola e accontentarsi di qualche breve e fugace compagnia occasionale?

Probabilmente sì.

L'unica persona che era convinta l'avrebbe amata per sempre se n'era andata via ormai da 5 anni: niente e nessuno le avrebbe mai riportato indietro suo padre.

Si chiese se anche Matt, tutte le volte che era stato con lei, che aveva cercato i suoi abbracci o le sue labbra, persino la volta in cui avevano scopato sopra quel tavolo senza poesia, se fosse successo per colmare i vuoti che si portava dentro e se lei stessa l'avesse fatto a sua volta con lui per lo stesso motivo.

Forse si erano solo usati a vicenda, forse le loro solitudini troppo simili erano state attratte l'una verso l'altra, in un bisogno di riempirsi che spesso solo il corpo e non la mente è bravo a intuire, e così loro l'avevano lasciato comandare per quei brevi istanti.

Un odore intenso di fumo le invase le narici mentre era assorta in quelle riflessioni e fece giusto in tempo ad alzare la testa per accorgersi che il viso di Matt adesso si trovava a un palmo dal suo. Si era avvicinato con il passo felpato di un felino, le afferrò le ginocchia, serrate strette tra loro, e gliele separò per potersi addentrare in mezzo e spingersi ancora più vicino.

Il cuore di Ashley fece un tuffo violento quando le mani del ragazzo si posarono delicate sul suo viso per sollevarglielo, i loro occhi fissi gli uni negli altri e il respiro di Matt che si infrangeva sulle sue labbra.

Schiacciò la schiena contro la testata del letto in un inutile tentativo di allontanarsi da lui, da quello sguardo che la faceva cedere ogni volta, ma capì di non avere via di scampo.

«Non so che cazzo ti abbiano fatto quelle stronze delle tue amichette – iniziò lui, notando l'espressione accigliata che Ashley aveva assunto quando aveva insultato le ragazze - nè perché sembra che tu adesso mi odi a morte ma...che ci piaccia oppure o no, oggi è toccato a noi due farci compagnia. Mi dispiace se non sono quello che ti aspettavi.» le soffiò infine a un centimetro dal suo volto, c'era del risentimento nella sua voce, forse anche una sfumatura di tristezza.

La sua scontrosità doveva averlo ferito in qualche modo ma Ashley non poteva farci nulla.

Ci aveva azzeccato, lei lo odiava.

Lo odiava perché nonostante fosse l'origine dei suoi mali, un diavolo tentatore da cui stare alla larga, si accorse di desiderarlo in quell'istante esattamente come la prima volta.

Lo fissò con lo sguardo accigliato e la bocca serrata in un'espressione di disprezzo che Matt vide bene e che lo spinse a scostarsi da lei bruscamente, lasciandola di colpo libera di respirare ma vuota.

Tornò ad abbracciarsi le gambe mentre lui si voltava dall'altra parte, sbuffando come una ciminiera e ignorandola.

Ashley non disse nulla, il cuore le fece solo un po' male quando il ragazzo le diede le spalle escludendola dal suo mondo. Scoprì in quel momento che le sue attenzioni la facevano stare bene, la facevano sentire viva e che ne sentiva la mancanza.

«Questa non mi va più» mormorò poggiando la sua mezza fetta avanzata sul cartone ai piedi del letto.

Il gelo era calato in quella stanza e fra loro due, la tensione era palpabile nell'aria, densa come il fumo della sigaretta di Matt, e lo stomaco le si chiuse di prepotenza più di quanto non lo fosse prima.

«Lasciala pure, la aggiungiamo alle cose di oggi che facevano schifo» commentò il ragazzo, amaramente ironico, sempre senza voltarsi e senza guardarla.

Ashley si sentì morire, non aveva più nessun amico in quella città e adesso anche Matt la stava abbandonando per colpa del suo caratteraccio.

Era solo capace di rovinare tutto.

Si alzò di scatto e, pur di non dover vedere la sua espressione distaccata, si diresse rapida verso il corridoio.

«Vado a dormire» dichiarò fredda.

Matt a quel punto sollevò gli occhi e si alzò a fatica da terra.

«Dove stai andando? Dormo io di là nel divano, tu prenditi pure il mio letto» biascicò, stropicciandosi gli occhi stanchi.

Era stata decisamente una lunga serata e si stava concludendo nel peggiore dei modi: con una insensata litigata con quella ragazza testarda e cocciuta per la quale non capiva perché diavolo continuasse a preoccuparsi.

«Non se ne parla. Ho detto che dormo io sul divano!» sbottò Ashley infastidita.

Non voleva essere debitrice con lui più di quanto già non fosse.

«Fa' come vuoi» borbottò Matt, troppo esausto per insistere, prima di aprire le ante del suo armadio e tirarne fuori una coperta pesante che le passò, svelto. Agguantò poi un cuscino dal suo letto a due piazze e glielo lanciò, senza aggiungere una parola.

Ashley, carica di quegli oggetti ingombranti, sparì nel buio del piccolo corridoio, lasciandolo solo in quella stanza.

Fuori aveva smesso di piovere nel frattempo e Matt spalancò la finestra per fare entrare dell'aria pulita.

Era gelata ma sempre meno fredda di quella che ormai si respirava lì dentro.

 

Il rumore di vetro che si infrangeva per terra rimbombò per tutta la casa e riuscì a svegliare Matt, che in realtà non aveva chiuso occhio dopo la tremenda litigata con Ashley.

Si erano comportati come due estranei, anzi, almeno due estranei avrebbero avuto la decenza di usare un po' di cortesia di circostanza.

Loro invece si erano sputati addosso del veleno senza nemmeno sapere bene perchè.

Sospirò, si stiracchiò le braccia e guardò la sveglia che segnava le due di notte, erano passate solo un paio di ore da quando aveva portato Ashley a casa sua.

Il suo sguardo si rabbuiò nel ricordare le vicende che li avevano scossi poco prima, poi si ridestò dai pensieri e decise di alzarsi per controllare se avesse solo immaginato quel suono.

D'istinto diede un'occhiata al divano che Ashley aveva scelto di occupare, rifiutando un ben più comodo letto, e si meravigliò nel trovarlo vuoto.

La preoccupazione che quella testarda avesse deciso di scappare dopo il loro scontro si fece strada nella sua mente, con una certa apprensione Matt avanzò silenzioso nel buio di quella casa che conosceva alla perfezione, poi accese la luce della cucina e la trovò lì, confusa nel tentativo di trovare l'interruttore.

Lei sobbalzò alla vista del biondo, come se fosse stata colta in flagrante nel commettere qualcosa di losco.

Ai suoi piedi giaceva un bicchiere in frantumi, esattamente come Ashley considerava la sua vita adesso.

Ridotta in mille pezzettini.

Non era riuscita a prendere sonno per colpa dei pensieri che la tormentavano, l'immagine di Michelle e i visi delusi delle sue amiche l'avevano torturata tutta la notte ma soprattutto quello che l'aveva sconvolta era lo sguardo gelido di Matt e le sue parole dure.

Non l'aveva mai sentito rivolgersi a lei con una tale cinicità e sapeva di avere esagerato con il suo stupido atteggiamento scontroso.

Non aveva potuto farci niente se, solo desiderare la sua presenza o le sue labbra, adesso la facevano stare uno schifo.

Si era rigirata per ore per poi decidersi a cercare un po' di acqua. Sentiva la gola arsa e le labbra secche e screpolate che bruciavano e ne aveva un disperato bisogno.

Non conoscendo la casa aveva brancolato al buio e, quando aveva raggiunto la cucina, le sue braccia che a tentoni cercavano l'interruttore per accendere la luce, avevano urtato qualcosa che era rovinato a terra con un rumore secco di vetro che si rompeva.

Disperata aveva cercato di rimediare ma poi la luce si era accesa d'improvviso, rivelando Matt, in piedi e con quegli occhi chiari e glaciali che la fissavano.

«Io...non » aveva balbettato, mortificata per l'ennesimo fastidio che provocava nella vita di quel ragazzo che non l'aveva mai abbandonata un attimo e anche quella sera aveva solo cercato di aiutarla..

«Faccio io, tranquilla» rispose Matt, poi si abbassò per raccogliere i pezzi rotti e buttarli via.

Ashley lo osservò, così vicino a lei eppure così distante, sentì esploderle dentro quel sentimento che poco prima era stato offuscato dal trauma subito a causa di Michelle e si maledì per aver anche solo pensato di odiarlo, di poterlo cancellare dalla sua esistenza.

Il suo nome era ormai scritto con un pennarello indelebile nella sua vita, questo non avrebbe cambiato la situazione in cui si trovavano ma era un dato di fatto che non poteva negare.

Delle lacrime calde le inondarono gli occhi, rossi e sfiniti.

«Mi dispiace tanto» mormorò con la voce tremolante e ormai senza controllo.

Matt non sollevò nemmeno lo sguardo, ancora parecchio risentito, continuò a pulire senza darle attenzione.

«Era solo un bicchiere da quattro soldi» la tranquillizzò con un certo distacco.

Ashley sentì il cuore accelerare all'impazzata e le mani tremare.

«Non è per quello – si sforzò di dire, lottando con le sue corde vocali bloccate dal pianto – è per come mi sono comportata con te, Matt» continuò cone le ultime forze rimaste.

Lui allora sollevò gli occhi, la vide stravolta come prima ma adesso riuscì a scorgere nuovamente la scintilla che di solito vedeva nel suo sguardo, quella sfumatura triste ma comunque viva e umana e che lo aveva sempre spinto verso di lei.

Adesso la riconosceva di nuovo.

Lentamente lasciò un paio di frammenti di vetro e si rimise in piedi, scrutandole il viso, rosso e umido.

Si guardarono per parecchi secondi, ritrovando la complicità che sembrava persa, riconoscendosi occhi negli occhi e anima dentro anima, come aveva imparato ormai a fare.

Senza bisogno di aggiungere altro, Matt le carezzò le guance, asciugò le sue lacrime e si avvicinò a lei, che si fiondò sul suo petto, sprofondando finalmente nell'abbraccio sicuro che lui le offrì.

La strinse forte, tenendola salda a sè, accarezzandole i capelli e lasciando che si sfogasse su di lui, che scaricasse ogni singhiozzo contro il suo torace, cullandola e baciandole dolcemente la fronte.

Dopo qualche minuto Ashley riuscì a riprendere fiato e a respirare regolarmente, i battiti del suo cuore tornarono normali e un dolce calore invase il suo corpo.

Era come stare a casa, lui era la sua casa.

«Mi dispiace di averti trattato in quel modo, Matt – si premurò di ripetere, stringendo di più la stoffa della sua felpa, ancora attaccata a lui come non volesse mollarlo mai – io ero così sconvolta, non so cosa mi stesse passando per la testa, sentivo ogni singolo pezzo della mia vita che si infrangeva e la colpa stavolta era solo la mia. Non volevo prendermela con te ma tu involontariamente rappresentavi il mio fallimento.» gli spiegò, col viso ancora protetto dal suo petto.

Con lentezza poi si scostò da lui per guardarlo in volto e scorgere qualche segnale che le facesse intuire se avesse rovinato per sempre anche il rapporto con lui.

Matt sorrise e per Ashley fu come se l'intero universo tornasse pian piano a posto.

«Capisco Ashley, va tutto bene. Ero solo amareggiato perchè... potevi urlarmi contro, aggredirmi o sputarmi addosso tutto il tuo odio...ma non potevo sopportare che ti comportassi con me come se fossi diventato un estraneo, come se tra noi non contasse più niente, scusami.» dichiarò a sua volta, strappandole finalmente un mezzo sorriso.

«Mi dispiace, davvero.» ripetè lei, poi si asciugò le ultime lacrime, giocherellò nervosa con le mani e riportò lo sguardo al ragazzo.

«Non fa nulla» la rassicurò lui.

Non le chiese niente, non insistette ma lasciò che fosse lei a decidere.

Ed Ashley finalmente trovò il coraggio, si schiarì la voce e dischiuse le labbra per confessare quella verità che ancora adesso la faceva tremare dalla vergogna.

«Michelle ha scoperto tutto...- disse tutto d'un fiato, Matt sgranò leggermente gli occhi ma non si scompose più di tanto, l'aveva già intuito – sa di noi, sa quello che c'e stato...sa che sono andata a letto con te e che ci vedevamo...non so come abbia fatto, era evidente che prima o poi sarebbe successo ma...non me l'aspettavo così presto e...è stato terribile» rivelò, con l'espressione affranta e gli occhi che cercavano comprensione.

Lui annuì serio, poi le carezzò un braccio. «Ti va di raccontarmi come sono andate le cose, con calma?» le propose e lei annuì convinta poi un rumore sordo risuonò e la fece arrossire vistosamente.

Il trauma subito quella notte e tutte le vicende che ne erano scaturite le avevano chiuso qualunque appetito ma, adesso che Matt stava riuscendo a ridarle un briciolo di serenità, anche il suo stomaco ne aveva giovato, si era risvegliato e adesso pretendeva di essere sfamato.

«Qualcuno prima ha fatto i capricci col cibo» le ricordò Matt, facendola sorridere.

«Poco fa mi sentivo peggio di uno straccio calpestato ma...adesso sto molto meglio...e tutto grazie a te» ammise lei, guardandolo negli occhi con un lieve imbarazzo a colorarle le guance.

Lui ricambiò quello sguardo intenso, poi si staccò da lei e si diresse verso la dispensa, cominciando ad aprire tutte le ante.

«Non ti garantisco un risultato degno della cucina dei migliori ristoranti e non ho certo le capacità culinarie di Luke ma....vedo di recuperare qualche ingrediente e preparare qualcosa di almeno commestibile» esclamò, intento a cercare tra gli scaffali.

Lei lo osservò, fissò quelle spalle forti che avrebbe riconosciuto tra mille e si sentì rinascere.

Nonostante si sentisse ancora come se un tir le fosse passato addosso e non aveva la minima idea di come si sarebbe evoluta la sua vita da quel momento in poi, l'immagine di Matt, lì con lei, in quella casa, da soli, era la cosa più bella che potesse capitarle in quel momento disastroso.

«Ti aiuto!» disse con un tono molto più sereno, affiancandosi a lui.

«Tranquilla, abbiamo tutto il tempo che ci serve...la notte è ancora lunga e stavolta non c'è nessuna fretta, non è così?» le fece notare lui ed Ashley non potè che essere d'accordo.

Anche se ogni cosa era andata a pezzi, molti problemi li avrebbero attesi e il futuro era impossibile da prevedere, stavolta non ci sarebbe stato bisogno di scappare o di separarsi, di nascondersi o fare finta di non conoscersi.

Sarebbero rimasti insieme, protetti in quella casa, almeno per quella notte

 

 

 

  
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