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Autore: insiemete    11/09/2018    0 recensioni
sei un tuffo in un mare di guai
[storia breve] Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=tZa-W54CoYc&feature=youtu.be
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Buona lettura

 

Non ho mai parlato molto di Austin.
Al contrario degli altri, non pensavo molto a lui e perciò non mi importava sapere cosa facesse o con chi si sentisse.
Eravamo due entità opposte che di tanto in tanto collidevano.
Quando Josie mi chiedeva come andava a casa io rispondevo sempre alla solita maniera e non includevo mai il suo nome.
Probabilmente pure lei se lo era dimenticato.
A volte qualche ricordo d'infanzia mi tornava alla mente e mi rabbuiavo, ma poi esso passava, perché Austin non era più lo stesso dei miei pensieri.
Io e mio fratello abbiamo poco meno di un anno di differenza. Nostra madre è rimasta incinta di lui un paio di mesi dopo la mia nascita. Da infanti eravamo inseparabili.
Poi sono arrivati i gemelli e la nostra simbiosi si ruppe. A quei due piace distruggere tutto.
Quella mattina sbrigo le faccende in completo silenzio. Di solito accendo la radio e mi faccio trasportare da qualche canzone country, ma quella mattina, credo che i miei pensieri avrebbero fatto più rumore. I ragazzi sono tutti a scuola. Per punizione ho portato i gemelli con l'auto, cosicché sarebbero entrati. Odiano quando lo faccio, si sentono in imbarazzo. Loro sono dei veri divi al liceo.
Forse per questo mi odiano, non li ho mai trovati così speciali.
Il vecchio pick-up di nostro padre borbotta troppo, probabilmente dovrei portarlo dal meccanico. Lui ancora non si fa vedere. Impacchetto un sandwich e lo metto nello zaino. Ho pensato di preparare uno spuntino ad Austin. Magari quel giorno sarebbe stato speciale. Prendo le chiavi ed esco. L'aria mi fa ondeggiare i capelli al vento. Mi faccio baciare per qualche secondo. Il tragitto verso la scuola è corto, mi fa venire in mente i tempi passati.
Parcheggio davanti al cancello e aspetto di veder comparire la faccia familiare di mio fratello di fianco.
«Che cavolo fai qua» la voce scocciata di mio fratello Bart riecheggia all'esterno. Abbasso il finestrino per vedere il suo naso spuntare all'esterno.
«Non sono qui per voi.»
«A chi vuoi rovinare la vita oggi?» Stringo con veemenza il volante fra le dita e mi trattengo dall'urlare.
«Sei nevrotica, lo sai?» prorompe, facendo uno dei suoi soliti ghigni. Avrei voluto farlo zittire.
«Bart, la vuoi sapere una cosa?» Aggrotta le sopracciglia.
«Cosa?»
«Tu ti aspetti tante cose da me, ma io non mi aspetto nulla di meglio da te.»
La collera gli divora l'espressione del volto. Mi prende il mento tra due dita e mi punta gli occhi addosso. L'azzurro delle iridi appare nero, stracolmo d'ira. «Non farmi arrabbiare, Patience.»
«Mi chiamo Patty» ribatto a denti stretti. Non mi fa paura. Ci fissiamo acutamente per qualche secondo.
«Bart?» John lo richiama, «Bethany mi ha chiesto se andiamo con loro, ci sei?»
«Arrivo.»
«Ciao Patty.» John mi fa un cenno, interrompendo quel momento.
«Tornate a casa per la cena» mi rivolgo al più placido dei due.
«Smettila di darci ordini!» Gli lascio andare.
Bart mi avrebbe uccisa un giorno. A volte perde completamente le staffe e non capisce che le sue parole, soprattutto dette a sua sorella, fanno male ed hanno un peso non poco indifferente. E' vero, molto spesso sono severa ed esigente, ma non voglio che si facciano male. Il liceo è bello, ma pericoloso sotto certi aspetti. Vorrei solo fossero più riflessivi.
A volte vorrei chiedergli scusa, ma poi mi ritraggo. Probabilmente, al mio posto, avrebbero fatto così anche loro. Dieci minuti dopo, Austin fa la sua comparsa e mette a tacere i miei pensieri.
«Ciao fratellino.» Mi guarda e mi fa cenno di partire. «Ti ho preparato un sandwich. E' il tuo preferito: gouda e uova.»
«Grazie ma non ho molta fame.» Arriccio il naso, mentre mi imbocco sulla strada principale.
«Come mai oggi sei uscito così tardi?» Accende la radio. Kygo risuona nell'abitacolo.
«E' arrivato un nuovo ragazzo a scuola e il signor Hegel mi ha chiesto di fargli vedere le aule.»
E' una novità, nessuno si trasferirebbe in questa cittadina.
«Come mai è qui?»
«Il padre fa il carabiniere e l'hanno trasferito.»
Decido di porre fine alla discussione. Non sembra molto interessato a parlare con me. Ci sarebbe servito più tempo. Parcheggio fuori dalla piccola biblioteca comunale, Austin si fionda fuori prima che abbia spento il motore. Io lo seguo qualche momento dopo. E' un anno che non entro in questo posto. L'odore di mucido mi preme nelle narici. Austin è già salito al secondo piano. Spilucco qua e là qualche libro da qualche scaffale. Molti di quelli li ho già letti. Magari rileggendoli una seconda volta li avrei amati di più. Prendo un libro di George Eliot tra le mani.
«Scusami, tu lavori qui?» qualcuno domanda, ed io all'inizio non capisco di essere la destinataria. Mi giro confusa. Probabilmente la mia maglietta con stampato un libro gliel'ha fatto intuire.
«No, io-a dire il ve-.»
«Voglio prendere un libro per mia sorella, ma non so quale.»
Tento di ribattere, ma lui mi interrompe nuovamente.
«E' il suo diciottesimo compleanno, voglio che lo ricordi.»
Io lo ricordo bene il mio diciottesimo compleanno.
«Non so che tipo sia.»
Il ragazzo si passa una mano tra i capelli. «Beh lei è molto timida, romantica. Ha cominciato il college e studia lettere, vuole fare la scrittrice. Le piace la poesia contemporanea e... non so che altro dire.»
Apprezzo il suo imbarazzo. Bart e John non saprebbero nemmeno che dire di me. Così, mi volto verso gli scaffali e guardo qualche titolo.
«Ti ha mai detto qual è il suo libro preferito?»
«Me ne ha detti una decina.»
Mi mordo il labbro. «Ricordi qualche autore?»
«Una certa Osten-»
«Austen» ribatto prontamente.
Adocchio altri volumi ma nessuno mi sembra adatto al punto giusto. Poi, la mia attenzione si sposta al libro che tengo gelosamente stretto al petto. Middlemarch.
«Credo di averlo trovato» dico, guardandolo negli occhi. Gli passo lo scritto in mano e lui mi guarda confuso.
«Non lo stavi leggendo?»
«L'ho già fatto. Credo lo apprezzerà.»
Il ragazzo mi sorride calorosamente e per un istante sembra volermi abbracciare. Io rimango rigida, nessuna emozione traspare dal mio volto.
«Grazie, sei la mia salvezza» dice, dandomi un'ultima occhiata e scappando verso il bancone. Chi lo sa, magari anche tu potresti essere la mia.

 

 

Hey ciao ragazze, come state? In questo capitolo vediamo un nuovo personaggio, chissà che ruolo avrà nella storia. Grazie mille per essere arrivate fino a qui. Un bacio.
Mi trovate sempre su wattpad come whatlou.

  
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