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Autore: Cinthia988    12/09/2018    4 recensioni
Ethel non ha mai conosciuto su padre. Per dieci anni ha vissuto a Edoras dove però, la sua pelle e i capelli neri la marchiano come una reietta. Quando Gandalf si presenta alla sua porta promettendole di portarla da suo padre la bambina non ci pensa due volte ad accettare... Questo però è solo l'inizio dell'avventura!
Capitolo 4
Nel buio una voce si levò:
-incubi?-
Thorin sobbalzò, un paio di occhi d’orati risplendevano nell’oscurità fissandolo:
[...]
-che cosa ne puoi sapere tu?-
La donna fece un sorriso amaro:
- Io? Niente. Non ne so niente di incubi cosí spaventosi che preferiresti sognare i mostri che sognavi da piccolo. Perché quei mostri sono nulla in confronto ai ricordi.-
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4
I 13 Nani che avevano invaso la casa dello hobbit Bilbo Baggins erano tutti nuovamente riuniti nella sala da pranzo, totalmente ripulita dopo la cena.
Thorin seduto a capotavola si rivolse a Gandalf:
-Bene direi che possiamo iniziare, ci siamo tutti oramai- lo stregone però scosse la testa e con aria lievemente preoccupata disse:
-In realtà manca ancora una persona-
Bilbo seduto in un angolino gli lanciò un' occhiata torva e borbottò:
-E chi sarebbe quest'altra persona? Un altro Nano forse?- Gandalf lo guardò con aria enigmatica e rispose semplicemente:
-Oh, vedrai-
 
***
 
Era in ritardo! Il sole era ormai calato da un pezzo e Gandalf le aveva detto che l'avrebbero attesa per l'ora del thé.
Si era rivelato più complicato del previsto trovare quella dannata Contea e ora Ethel a cavallo di Artemis pregava solamente che i Nani non se ne fossero già andati.
Finalmente arrivò davanti a quella che doveva essere la casa dello Hobbit, il simbolo di Gandalf riluceva ancora sulla porta; smontò legando Artemis allo steccato e tallonata da Pan bussò. Udì un certo trambusto poi con un ciglio la porta si aprì: davanti a lei doveva esserci il signor Baggins, era un omino alto come un bambino, con però una faccia adulta e, a dire il vero, piuttosto corrucciata. Ethel si inchinò:
-Buonasera Mastro Baggins, Ethel al vostro servizio... Mi scuso per il ritardo- Pan intanto abbaiò festoso, tentando di leccare lo Hobbit, il quale però fece un salto indietro, probabilmente spaventato dalla mole del cane. Ethel rise e poi disse:
-Oh sì, questo è Pan, non vi preoccupate, non vi farà del male-
Poi guardando lo Hobbit che non accennava spostarsi dalla soglia, disse ancora:
-Allora mi fate entrare o dovrò seguire la riunione dalla porta? - Bilbo si spostò con un sussulto e mentre le faceva strada verso la sala da pranzo finalmente si decise a parlare:
-Perdonatemi mia signora, non mi sono ancora presentato il mio nome è Bilbo Baggins e voi...- esitò un istante – voi siete una Nana? -
Ethel scoppiò a ridere:
-Per Eru! Non credevo di essere così bassa e così pelosa da poter essere scambiata per una Nana!- lo hobbit arrossì e impacciato replicò:
-Non è per il vostro aspetto... è che insomma... ho degli ospiti molto bizzarri questa sera e...- il borbottio di Bilbo venne interrotto da una voce conosciuta:
-Ethel! Finalmente sei arrivata amica mia, cominciavo a preoccuparmi-
Gandalf la abbracciò facendole poi strada e presentandola ai tredici nani che, alla sua vista si erano completamente ammutoliti:
-Signori questa è Ethel figlia di Beorn, una valente guerriera e un prezioso membro per la nostra compagnia.  Ethel ti presento Balin, Dwalin, Ori, Dori, Nori, Bifur, Bofur, Bombur, Fili, Kili e Thorin Scudodiquercia, il capo di questa Compagnia.-
Ethel fece un piccolo inchino:
-Lieta di fare la vostra conoscenza signori.-
Uno dei nani, un tipo massiccio con il cranio rasato ricoperto di tatuaggi, borbottò a mezza voce:
-Una vera principessina. Quanto scommettete che scapperà al primo orco che ci troviamo davanti ragazzi?-
Una risata generale serpeggiò lungo il tavolo, ma morì all'istante quando Ethel posò gli occhi sul nano che aveva parlato:
-Il vostro nome, mio signore?-
-Dwalin-
-Signor Dwalin, considerato che non sapete nulla di me, vi consiglio di mordervi la lingua tre volte prima di ripetere quello che avete appena detto o potreste accidentalmente rimanere senza di essa. Non so se mi spiego.-
Dwalin si alzò immediatamente dal tavolo impugnando la sua ascia:
-Non accetto minacce o insulti da una donna incapace di difendere perfino se stessa!-
Ethel non fece una piega, ma qualcosa nei suoi occhi si indurì:
-Che strano, pensavo di essere io quella insultata, ma non mi dovrei stupire che con un cervello piccolo come il vostro fatichiate perfino a seguire una normale conversazione.-
Il nano si lanciò contro di lei con un urlo animalesco brandendo l'ascia, Ethel estrasse velocemente il bastone da dietro la schiena e fece scattare fuori le lame; Dwalin si ritrovò con la gola a pochi centimetri da una di esse.
-E con questo spero che non ci saranno future discussioni sulle mie abilità, signor Dwalin.- la donna ritrasse il bastone e fece un passo indietro.
Il nano si massaggiò la gola poi tornò a sedersi senza una parola.
-Bene- Ethel si accomodò accanto a Gandalf  -Qualcun altro ha qualcosa da dire?-
Una voce profonda si levò da capotavola:
-Una donna guerriera e uno hobbit scassinatore, hai strane amicizie stregone-
Ethel si voltò, Thorin Scudodiquercia la fissava, una scintilla di divertimento negli occhi azzurri. Un odore le arrivò improvvisamente al naso, metallo e cuoio, legno di pino e terra bagnata; Ethel si stropicciò il naso senza dire nulla, probabilmente quello era il normale odore dei nani.
-Uno scassinatore? Giorni celesti, io non sono uno scassinatore! Ho preso qualche fungo che non era esattamente mio da ragazzo, ma non sono un ladro.- Bilbo Baggins fissava la compagnia sconvolto.
Ci fu un momento di silenzio poi i nani cominciarono a gridare tutti insieme, chi accusava Gandalf di avergli fatto fare un viaggio a vuoto, chi diceva che bisognava dare una chance a Bilbo...
Ethel li osservava con un mezzo sorriso sulle labbra, assomigliavano ad un gruppo di cornacchie particolarmente chiassose; voltandosi verso Gandalf vide però che lo stregone non sembrava affatto divertito, anzi si stava facendo sempre più scuro in viso. Ethel cercò velocemente di pensare a qualcosa da dire per distrarre i nani ma, prima ancora che potesse aprire la bocca Gandalf si alzò in piedi: la sua ombra sembrò crescere rendendolo ancora più imponente e la sua voce ricordava il rombo dei tuoni:
-Basta! Se dico che Bilbo Baggins è uno scassinatore vuol dire che così è! Gli hobbit sono notoriamente molto silenziosi e il drago non conosce il loro odore, sarà perfetto.-
-Drago?!- squittì Bilbo atterrito.
Nessuno gli diede ascolto questa volta. Un nano con una folta barba bianca intervenne:
-Anche se abbiamo uno scassinatore non possiamo entrare nella Montagna, l'ingresso principale è sigillato.-
Il resto della Compagnia annuì borbottando, ma ancora una volta Gandalf si fece avanti, in una mano reggeva una mappa e nell'altra una vecchia chiave.
-Mio caro Balin, noi non passeremo dalla Porta Principale, queste rune indicano la presenza di un passaggio ai livelli inferiori, purtroppo non riesco a decifrare l'intero contenuto della mappa, dovremo trovare qualche esperto che ci aiuti, ma almeno ora abbiamo una speranza.-
Thorin fissò la chiave:
-Come sei venuto in possesso di questi oggetti?-
Lo stregone si voltò e a bassa voce disse:
-Me lo diede tuo padre prima della battaglia di Moria, per sicurezza.-
il capo della compagnia annuì, Ethel si voltò verso di lui, per un attimo le parve quasi di percepire l'odore della tristezza emanata dal nano. Fiutare le emozioni era una cosa normale per lei, ma di solito le accadeva solo quando era in forma animale e solo con il suo branco. La donna scosse la testa, l'odore era già passato, probabilmente si era trattato di immaginazione.
Qualcuno le aveva posato davanti il contratto, Ethel gli diede una rapida scorsa e firmò subito senza esitazione. Bilbo invece lo lesse con molta attenzione, lo hobbit sembrò molto soddisfatto della sezione relativa alla parte del tesoro che gli sarebbe spettata, un po' meno a proposito dell'elenco dei vari tipi di morte a cui sarebbe potuto andare incontro:
- E-e-eviscerazione? Incenerimento?!- balbettò pallido in volto.
Uno dei nani, Bofur Ethel credeva che si chiamasse, annuì con un largo sorriso:
-Ah sì, lui è capace di ridurti in braciolette in un secondo- Bilbo sbiancò ancora di più ma, Bofur continuò imperterrito -Immagina... lampo di luce... dolore cocente e poi puf... di te rimangono solo le ceneri!-
Lo Hobbit svenne. Ethel mormorò un'imprecazione e si chinò al suo fianco per controllare che non si fosse fatto male poi, voltandosi verso Bofur gli scoccò un'occhiata furibonda:
-Era davvero necessario?- chiese seccamente.
Il nano non rispose ma, ebbe almeno la decenza di mostrare una lieve traccia di vergogna.
Ethel non aggiunse altro e aiutata da Gandalf trasportò Bilbo fuori dalla stanza.
 
***
Quando Bilbo si svegliò, la prima cosa che notò, fu il muso di un enorme cane davanti al suo viso, la seconda cosa che notò, fu che la sua faccia era completamente ricoperta di una sostanza viscida e appiccicosa.
Il cane abbaiò e Bilbò squittì:
-Non mi mangiare per favore!-
Ci fu una risata e lo hobbit alzò lo sguardo, i suoi occhi misero a fuoco il viso divertito di Ethel; la donna fece un fischio e il cane trotterellò verso di lei accoccolandosi ai suoi piedi:
-Pan non vi farà niente, ve lo ho già detto... A meno che voi non siate un orco travestito da hobbit!- finse di pensarci per un attimo poi sorridendo continuò -Ma non penso sia questo il caso.-
Bilbo si ritrovò a sorridere sollevato, ma alla menzione degli orchi il sorriso gli scivolò via dalla faccia. Avrebbero incontrato degli orchi nel corso della missione?
Ethel dovette intuire il corso dei suoi pensieri perché gli mise una mano sulla spalla e disse:
-Coraggio Mastro scassinatore, non è detto che incontreremo degli orchi lungo la strada, magari sarà un'avventura facile facile!- la sua voce non suonava convinta nemmeno a lei stessa.
In quel momento Gandalf si fece avanti, Ethel si scostò e dopo aver fatto un ultimo sorriso allo hobbit uscì dalla stanza.
Il corridoio era buio, ma questo non impedì alla donna di scorgere la figura del capo della compagnia appoggiato contro il muro, in attesa. Non appena la scorse si raddrizzò, poi, senza una parola prese a girarle intorno, quasi volesse esaminarla. Ethel si irrigidì, dentro di lei l’istinto gridava che era pericoloso dare la schiena agli sconosciuti. Quando il nano ebbe finito la sua ispezione disse:
-Sapete combattere.- non era una domanda.
-Sì- disse Ethel con un mezzo sorriso, riusciva a sentire l’odore della curiosità che pervadeva il nano - mio padre mi ha addestrata fin da piccola-
-Da dove venite?- chiese ancora il re dei nani. Thorin non credeva che gli umani permettessero alle loro donne di lottare da sole, ma dopotutto, nonostante il lungo periodo passato a lavorare nei villaggi umani, non si era mai interessato davvero ai loro usi e costumi.
-Vivo con mio padre ai confini di Rohan-
-Ed è costume degli uomini di Rohan consentire alle donne di combattere?-
Qualcosa guizzò negli occhi della donna, un ricordo si fece strada all’improvviso:
 
-Non è appropriato che a una donna sia insegnato come combattere. Le donne sono delicate, deboli, fragili come fiori. Tu non sei una donna. Sei una strega!-
 
Ethel scosse la testa sforzandosi di tornare al presente. Con voce un po’ strozzata rispose:
-No, non è costume degli uomini… è più una tradizione della famiglia di mio padre.-
Il nano annuì poi disse ancora:
-Partiamo domani all’alba, con o senza il nostro scassinatore presente, fatevi trovare pronta per allora.-
Ethel annuì, poi d’impulso, disse:
-Bilbo ci sarà, non preoccupatevi.-
Thorin si voltò e replicò:
-Come lo sapete?-
Un largo sorriso si fece strada sul volto di Ethel:
-Ho un buon istinto per quanto riguarda questo tipo di cose.-
Il nano la fisso per un momento poi rispose seccamente:
-Il vostro istinto si sbaglia, ma anche se fosse come dite voi non farebbe differenza, quello hobbit non ha mai messo piede fuori di casa sua, di che utilità pensate che possa essere?-
-Magari vi salverà la vita. Magari salverà la mia. Magari farà un disastro dietro l’altro. In ogni caso farà la differenza. Anche la persona più piccola può cambiare il corso della storia non dimenticatelo mai. E in ogni caso…- la donna si era voltata dirigendosi verso l’ingresso, ma la sua voce si riverberò forte e chiara nel corridoio    - il mio istinto non sbaglia mai!-.
Non appena la porta di casa Baggins si chiuse dietro Ethel, Thorin, senza battere ciglio disse:
-Potete anche venire fuori adesso e smettere di origliare.-
Kili e Fili spuntarono da dietro l’angolo dove si erano evidentemente nascosti, entrambi con un sorriso malizioso in viso:
-Origliare… Che brutta parola zio, ti stavamo cercando e poi quando abbiamo visto che eri occupato abbiamo rispettosamente atteso… non volevamo disturbarti…- disse Fili.
Kili aggiunse:
-Bisogna ammettere però che abbiamo assistito ad una scena fuori dal comune, non è vero Fi? Lo zio che lascia l’ultima parola ad una donna! Credevo che succedesse solo con amad! Dici che dovremmo scriverle zio? Per dirle che hai finalmente trovato la tua futura moglie.-
Thorin mollò uno scappellotto a entrambi i suoi nipoti senza darsi nemmeno la pena di rispondergli. La donna era carina, diversa dalle dame naniche, massicce e muscolose; Il fisico era asciutto e allenato, con qualche curva e il viso gradevole.
La cosa però finiva lì, Thorin non aveva bisogno di distrazioni, doveva concentrarsi sull’impresa di riprendere Erebor. Quello era il suo unico obbiettivo al momento.
 
      ***
  
Thorin stava correndo. Riusciva a percepire i polmoni che bruciavano, i muscoli delle gambe che urlavano per lo sforzo… Eppure era ancora troppo lontano.
Un grido rauco uscì dalla sua bocca quando Azog decapitò Thror.
Thorin cadde in ginocchio. Accanto a lui il viso sfigurato di suo fratello Frerin sembrava accusarlo: gli occhi erano fissi e vuoti, ma il nano riusciva a percepire quello che volevano dirgli. Era tutta colpa sua. Era colpa di Thorin se Frerin, Thror, Thrain e Vili erano morti. Lui avrebbe dovuto proteggerli. Era debole. Debole. DEBOLE!
 
Thorin si svegliò di soprassalto. Si guardò intorno per un attimo cercando di riprendere fiato. I muri lievemente curvi e il letto ridicolmente piccolo lo fecero tornare alla realtà: era nella Contea, nella casa dello hobbit Bilbo Baggins.
Il nano si passò stancamente una mano sul viso. Era fradicio di sudore.
Rifiutandosi di pensare al sogno lanciò un’occhiata fuori dalla piccola finestra rotonda; la notte era ancora giovane, le stelle brillavano nitidamente e la luna piena splendeva nel cielo buio.
Un improvviso desiderio di uscire all’aria aperta colse Thorin. Il pensiero della dolce e profumata aria primaverile, che aveva percepito quando era entrato nel paese dei mezzuomini quella sera, lo convinse ad alzarsi in piedi.
Dopo essersi allacciato gli stivali e aver afferrato la sua pipa e un sacchetto di erba pipa, aprì lentamente la porta scrutando il corridoio buio. L’unico suono che poteva essere udito era il russare dei suoi compagni, grazie a Mahal nessuno di loro si era svegliato, altrimenti Thorin sarebbe stato tempestato di domande, sul suo sogno, sul perché voleva uscire… No il silenzio era decisamente meglio in quel momento.
Cercando di fare meno rumore possibile si diresse verso la porta d’ingresso, aprendola e richiudendola il più velocemente possibile.
Thorin si sedette panchina davanti a Casa Baggins, la pipa tra i denti pronta ad essere accesa.
-Incubi?-
Thorin lanciò un’imprecazione e afferrato un pugnale si voltò.
Gli occhi dorati di Ethel scintillavano nel buio della notte, imperturbati dal coltello che il nano reggeva. Un basso ringhio si levò dal fianco della donna e Thorin scorse quell’enorme cane che la seguiva sempre, i denti minacciosamente snudati.
Ethel mise una mano sulla testa del cane e gli mormorò qualche parola sottovoce, calmandolo all’istante, poi rivolgendosi verso il capo della compagnia disse:
- Metterei via il pugnale se fossi in voi… A meno che non vogliate perdere la mano.-
Thorin occhieggiò sospettosamente l’animale poi rinfoderò l’arma e si risedette sulla panchina.
-Che cosa ci fate qui fuori da sola ?- chiese il nano.
-C’ è la luna piena- rispose Ethel sorridendo, come se la cosa spiegasse tutto; poi perdendo il sorriso proseguì:
-Avete avuto un incubo.- questa volta si trattava di un’affermazione.
Thorin si voltò verso di lei, il volto studiatamente neutro:
-Che cosa ve lo fa pensare?-
La donna lo fissò a lungo, poi distogliendo lo sguardo, replicò con calma:
- Vi ho sentito.-
Il nano corrugò la fronte confuso, che cosa voleva dire?
-Siete entrata in camera mia?-
Ethel strabuzzò gli occhi poi accortasi del malinteso rise e disse:
-Oh Yavanna! No, no, niente del genere! Vi ho sentito da qui fuori.-
-Da qui fuori?!- questa volta fu Thorin a fissarla allibito.
-Ho un ottimo udito.- rispose la donna in tono neutro.
Il nano non rispose rimanendo semplicemente in silenzio, attendendo le domande che, sapeva lo avrebbero inondato di lì a poco.
Ma Ethel lo sorprese rimanendo quieta, gli occhi puntati sul cane che, in mezzo alle sue ginocchia, ansimava contento godendosi le carezze.
-Che cosa avete sentito ?- disse seccamente Thorin. Sapeva che avrebbe dovuto mantenere un tono più cortese, ma il pensiero che quella donna, che conosceva a malapena, lo avesse sorpreso in uno dei momenti in cui era più vulnerabile lo metteva a disagio.
Ethel si voltò nuovamente a osservarlo, ma nei suoi occhi non c’era traccia di pietà, solo comprensione e forse una vaga traccia di tristezza:
-Stavate singhiozzando e avete pronunciato un nome: Frerin.- poi in tono improvvisamente più gentile disse:
-Non avete niente di cui vergognarvi. Avere incubi non è segno di debolezza.-
-Che cosa ne volete sapere voi?- replicò sferzante il nano.
Gli occhi della donna si indurirono all’istante e con la mascella serrata e la voce piena di amarezza replicò:
-Mi piacerebbe non saperne niente. Mi piacerebbe non sapere che cosa si prova ad avere paura di andare a dormire. Mi piacerebbe non sapere quanto male può farti la gola dopo che hai passato tutta la notte a urlare. Mi piacerebbe tanto non sapere tutto questo…-
Thorin per una volta si ritrovò senza niente da dire. Un improvviso calore si fece strada nel petto del nano, la sensazione di essere compreso…
Il re dei nani non era l’unico ad essere ritornato da Azanulbizar con degli incubi, ma gli altri li avevano superati con il passare del tempo, e il dubbio si era insinuato in lui: forse i suoi sogni avevano ragione, forse era davvero un debole o forse la pazzia stava iniziando a mettere radici in lui.
 Le parole della donna avevano dato spazio per la prima volta alla speranza, speranza di non essere solo; e per quanto fosse un sentimento deprecabile, essere felice perché qualcun altro soffriva come lui era quasi disgustoso, Thorin non riusciva a fare a meno di sentirsi sollevato.
Sollevato e curioso, doveva ammetterlo; che cosa poteva essere successo a quella strana donna per garantirle degli incubi così terribili?
Nonostante la curiosità sapeva che non aveva nessun diritto di chiederle una cosa del genere… per il martello di Mahal si erano appena conosciuti!
Lo sguardo di Ethel era di nuovo su di lui, quasi avesse percepito i suoi pensieri, e Thorin si voltò cercando di mantenere un’espressione neutra. La mora doveva essere soddisfatta di quello che aveva letto nei suoi occhi perché, dopo aver preso un bel respiro, e tenendo gli occhi puntati su di lui cominciò a raccontare:
-Nei miei sogni è sempre tutto buio…L’unica luce è il fuoco… le fiamme sono sempre troppo vicine però… mi bruciano… la parte peggiore è che non posso muovermi… sono incatenata ad una parete… non posso muovermi…- la voce della donna era piatta e monocorde, ma negli occhi danzava una luce selvaggia che fece rabbrividire il capo della compagnia.
Era lo sguardo di una animale in trappola.
Il nano mise una mano sulla spalla di Ethel e, in quel momento, successero molte cose contemporaneamente: la donna si irrigidì e un basso sibilo d’avvertimento le sfuggì dalle labbra; Thorin non ci fece nemmeno caso, troppo concentrato sull’immagine che gli aveva appena invaso la mente e sul dolore che gli era esploso sulla spalla sinistra.
 
Vedeva Ethel… la donna era incatenata a una parete, tutto intorno a lei regnava l’oscurità più totale, ma il nano riusciva a scorgere le manette che le stringevano i polsi e il sangue che colava da sotto di esse… Una porta si aprì e la sagoma di un uomo avanzò nella stanza… Ethel sembrò rattrappirsi contro la parete… Thorin non riusciva a vedere la faccia della donna, ma percepiva la paura che la pervadeva, come fosse sua… L’uomo accese una candela e, a quel punto, Ethel iniziò a gemere:
-No… Ti prego… Ti prego lasciami andare…- l’uomo non le diede ascolto e si avvicinò reggendo la candela in mano, poi afferrando il braccio della donna, che aveva preso a dimenarsi selvaggiamente, disse:
-Tu ancora non lo sai, ma mi ringrazierai strega, il fuoco ti rederà pura!- avvicinò la candela al polso della donna e Thorin notò che l’intero avambraccio era coperto di bruciature… In quel momento Ethel iniziò a urlare.
 
-Thorin!- qualcuno lo stava chiamando, scuotendolo per il braccio. Il nano sbattè le palpebre mettendo a fuoco il viso di Ethel davanti a sé. La donna lo osservava preoccupata; senza volerlo il suo sguardo si poggiò sulle braccia della mora, le quali erano però coperte dalle lunghe maniche della tunica.
-Va tutto bene? Per un momento mi avete spaventata… avete chiuso gli occhi e non reagivate.-
Thorin scosse il capo e disse:
-Le mie scuse, devo essermi addormentato senza volerlo- ecco, quello era sicuramente quello che era successo, si era appisolato e influenzato delle parole della donna aveva avuto quello strano sogno. Scacciando quella vocina nella sua testa che diceva che non si era affatto addormentato, si alzò in piedi e commentò:
-Se me lo permettete, tornerei dentro a dormire, si è fatto tardi. -
Ethel annuì e sorridendo disse:
-Naturalmente, buonanotte.-
Il nano si avviò verso la porta, poi voltandosi vide che la donna era ancora seduta sulla panchina un leggero sorriso sul volto:
-Voi non venite dentro?- si sorprese a dire.
Ethel si voltò verso di lui il sorriso sparito dalla faccia:
-No grazie…- il tono era estremamente cauto - non mi trovo molto a mio agio a dormire nelle case di gente sconosciuta, preferisco riposare all’aria aperta-
L’immagine della donna incatenata nella stanza buia, balenò all’improvviso nella mente di Thorin. Annuì senza aggiungere una parola e entrò nello smial.
Solo quando ebbe richiuso la porta della sua camera si accorse del lieve bruciore che gli pervadeva ancora la spalla sinistra.
Si sfilò la tunica e alla luce della luna esaminò la scritta argentata tatuata sulla spalla: nulla si era modificato, se non si contava il bruciore costante. Thorin scrollò la testa, probabilmente addormentandosi in una posizione così scomoda, sulla panchina, il muscolo della spalla si era irrigidito.
Doveva essere così, perché l’altra possibilità era semplicemente impossibile: quella strana donna non poteva assolutamente essere ghivashel. 
 
 

Note dell'autrice
Sono vivaaaaa! e come vi avevo promesso da questo capitolo si parte con il botto! 
Giusto un paio di precisazioni:
1. Adoro dwalin. davvero mi piace moltissimo come personaggio, adoro la sua lealtà verso thorin e il resto della compagnia, ma non si può proprio dire che abbia un carattere accomodante... non odiatelo troppo vedrete che imparerà ad apprezzare ethel!
2. tutti i termini in khuzdul vengono da una meravigliosa pagina/blog tumblr inglese che si chiama The Dwarrow Scholar! questo tipo è davvero fantastico, partendo da quello che tolkien ha lasciato scritto di grammatica nanica ha costruito un gigantesco dizionario inglese/khuzdul che è favoloso! davvero gente se avete una buona conoscenza di inglese andate a leggervi cosa scrive, perchè oltre al dizionario ha scritto anche vari articoli sulla cultura nanica interessantissimi! Di alcuni termini fornirò subito la definizione qui in basso, in alcuni casi, come "ghivashel" ora, non posso ancora rivelarvi cosa significa perchè sarebbe un grosso spoiler!
3. nel prossimo capitolo saranno presenti alcune immagini che vi daranno un'idea di quale potrebbe essere la faccia di Ethel, i sui vestiti ecc. giusto per formarvi un'immagine mentale di come la penso io!

Ho finito tranquilli, solo un'ultima cosa: ringrazio tutti quelli che hanno recensito la mia storia, che l'hanno messa nelle preferite, seguite o ricordate. Ringrazio anche i lettori silenziosi che sono tantissimi! ragazzi però vi prego fatevi sentire, è davvero una cosa meravigliosa sentire tutti i vostri pareri, anche le cose che non vi piacciono, quindi non siate timidi e recensite!
Ovviamente chiunque avesse delle domande si senta libero di chiedere! Amad: madre, mamma
Al prossimo capitolo! 
   
 
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