I
personaggi sono di proprietà dell’autrice JK
Rowling e l’opera è stata scritta
senza scopo di lucro
UNA
PROPOSTA TROPPO CHIACCHIERATA
Draco
leggeva la gazzetta
del profeta mentre faceva colazione.
C’era un interessante
articolo sull’evento che si sarebbe tenuto a Hogwarts il 2
maggio. A un anno
dalla battaglia, ci sarebbe stata l’inaugurazione di un
monumento ai caduti. La
McGranitt ne aveva parlato con i prefetti prima delle vacanze di
primavera.
Si allungò a prendere la
tazza di tè, mentre sua madre entrava in sala da pranzo.
“Buongiorno,
tesoro.
Dormito bene?” Narcissa sorrideva.
Draco annuì ricambiando il
saluto e la guardò aggirarsi per la sala da pranzo ancora in
vestaglia. Sua
madre stava bene. Non aveva preso più medicine. Sorrise
mentre voltava pagina e
leggeva le ultime notizie sul Quidditch.
Un
grosso gufo reale
attraversò la stanza e lasciò cadere una busta
lilla vicino al piatto della strega
e si posò sullo schienale di una delle eleganti sedie vicino
a Draco.
Narcissa arricciò le
labbra prima di sedersi. “Draco puoi dare qualcosa al gufo,
per favore?” Ma
c’era sempre bisogno di dirglielo? Premiare il gufo che
portava la posta era
una delle prime cose che si imparava.
Si impegnò a non emettere
un verso di cattivo gusto.
Draco
alzò gli occhi dal
giornale e guardò prima la madre e poi il gufo. Poi
sbuffò rumorosamente e
senza appoggiare il quotidiano chiamò un elfo e gli
ordinò con tono brusco di
dare qualcosa al gufo.
L’elfo ubbidì prontamente
e l’animale volò via. Il biondo tornò
alla sua lettura.
Narcissa
borbottò
educatamente (anche se troppo rumorosamente, per essere una nobile
purosangue)
e aprì la lettera dell’amica. Sorrideva mentre
leggeva le righe scritte in
grafia elegante (anche il suo precettore le aveva insegnato ad
arricciare in
quella maniera le gambette delle ‘p’ ma lei lo
odiava fortemente), dove l’amica
le raccontava le ultime novità della sua famiglia,
finché non lesse le ultime
righe prima dei saluti.
Cosa? Era vero quello che
c’era scritto? Cosa aveva in mente di fare suo figlio? Tutta
la sua studiata
compostezza ed eleganza sfumarono mentre si alzava in piedi sventolando
la
pergamena e quasi gridando: “Draco? È vero quello
che vuoi fare? Hai intenzione
di chiedere alla natababbana…”
Draco
alzò gli occhi dal
giornale, calmissimo. Sapeva dove voleva arrivare la madre. Aveva in
tasca
l’anello che aveva comprato per Hermione da più di
un mese, ormai. Doveva solo
dichiararsi, ma non aveva ancora deciso come.
La interruppe prima che la
conversazione prendesse una brutta piega. “Non chiamarla
così” disse pacifico.
“Ok, non la chiamerò babbana.
Ma non volevo offenderla!” Non si era ancora calmata.
“Hai veramente intenzione
di farle la proposta…” Draco decise di
interromperla ancora.
Non lo aveva rimproverato
la prima volta, non lo avrebbe fatto neanche questa. Doveva essere
sconvolta.
“Non sono affari tuoi”. Oh. L’aveva
pensato o l’aveva detto davvero? Non era
stato mai sgarbato con sua madre. Lei non glielo aveva mai lasciato
fare.
Per un attimo si
preoccupò.
Narcissa
spalancò gli
occhi per quello che aveva osato dire suo figlio. Come si permetteva?
Certo che
erano fatti suoi! E se anche non lo fossero stati, lui non avrebbe
dovuto
ribattere.
Oh, come avrebbe voluto
gridare un bel ‘Per Salazar!’
Riuscì a darsi un po’ di
contegno e si risedette. “Non ho cresciuto un troll. Non te
lo lascerò fare.
Sarebbe un grosso errore”.
Draco
sbatté il giornale
sul tavolo, incapace ormai di concentrarsi nella lettura. Non voleva
avere
quella discussione con sua madre. L’aveva evitato fino a quel
momento apposta. Chi
glielo aveva detto? Guardò la lettera sul tavolo.
L’aveva saputo da quella
lettera.
Era troppo lontana per
decifrare qualsiasi cosa. Era lilla. Pergamena lilla. Chi scriveva su
pergamena
lilla? Anche Pansy, che adorava scrivere e il colore viola, non si era
mai
azzardata a un accostamento del genere. Non era una sua lettera.
Però Pansy
sapeva. Beh, la prima persona a cui avesse fatto vedere
l’anello era stata la
piccola Weasley, la teppistella rossa. Ma di sicuro non era stata lei.
Perché
avrebbe dovuto farlo, poi? E poi lei e Potter erano in vacanza in giro
per la
Gran Bretagna, e di sicuro lo stavano passando a fare
dell’altro e non a
scrivere pergamene.
Chi altri? Ah già, Pansy. E
Pansy scriveva a sua madre. Possibile che… Ma no. Non lo
avrebbe mai fatto.
Però se lei lo avesse detto alla sua amica, la Greengrass?
Si passò una mano
fra i capelli e guardò la madre che continuava ad avere gli
occhi su di lui,
senza più dire niente.
“Perché dici che non me lo
lascerai fare?” Oh che domanda stupida, Draco! Poteva
immaginare benissimo, il
perché: avrebbe dovuto sposare una purosangue. Ecco
perché.
Come spiegarle che lui
voleva stare con Hermione per tutta la vita? Che non poteva immaginare
la vita
senza di lei? Hermione lo aveva accompagnato ad Azkaban a parlare con
suo
padre. E lui l’aveva ammirata per questo. E
l’amava. Perché sua madre non
capiva?
Narcissa
guardò il figlio
incespicare e impensierirsi. Cosa passava nella testa dei giovani? Ma
erano
cose da fare? Ok che il mondo era cambiato, che ormai le cose si
facevano così…
così alla Merlino, ma lei non glielo avrebbe lasciato fare.
Avrebbe dovuto
prima lanciarle un Avada Kedavra. Oh sì, di sicuro.
“Perché è una
stupidaggine! Ecco perché. E te ne pentirai per il resto
della vita. Ma ti
rendi conto? È una cosa troppo importante. E io non ti ho
cresciuto così!”
Continuò mentre si sedeva un po’ rumorosamente
sulla sedia. Chissà cosa
avrebbero pensato di lei, se lui avesse fatto una cosa così
stupida davanti a
tutti.
Draco
sospirò. Forte. E si
risedette. Indicò la pergamena con il capo, deciso a deviare
un po’ il
discorso.
“Chi te lo ha
detto?” Sua madre sbuffò. Draco
sorrise divertito da quella reazione. Ma poi tornò subito
serio. “Allora, chi
te lo ha detto?”
Narcissa alzò lo sguardo
su di lui e gli rispose con una domanda: “Perché,
quante persone lo sanno?”
Il biondo alzò una
spalla. “Qualcuna…”
“E nessuno ha tentato di
farti desistere?”
Lui scosse le spalle. “No,
nessuno”.
“Pansy lo sa?” Draco
annuì. Che c’entrava Pansy, adesso? Non
è che sua madre mirasse ad avere Pansy
come nuora? “E ha detto che è una buona
idea?” Boh. Mica glielo aveva chiesto.
Ma pensava di sì. Lei aveva sorriso quando aveva visto
l’anello e si era complimentata
con lui.
“Ehm… sì…” La
strega lo
guardò insospettita.
Ma
cosa avevano tutti quei
ragazzi nel cervello? Vermicoli? Non era una buona idea.
Sbuffò ancora.
Possibile che nessuno ci arrivasse?
Draco
cercò di calmarla.
Magari si sentiva esclusa. Forse, se avesse iniziato a coinvolgerla,
avrebbe
accettato Hermione più facilmente. Fece il giro del tavolo e
le posò una mano
sulla spalla. “Vuoi vedere l’anello?”
Lei lo guardò stranita.
“L’anello?”
Lui corrugò la fronte. Si,
l’anello, Merlino! “Sì,
l’anello. Non ti farebbe piacere vederlo?”
“Ho già visto l’anello,
Draco.”
COME? E quando lo aveva
visto? “E quando lo hai visto?”
Narcissa
rise. Ma che
pensava suo figlio? Che lei non sapesse quello che succedeva in casa
sua? “L’ho
visto quando lo hai scelto.”
Vide gli occhi di Draco
impensierirsi “Tu… lo sapevi?” O Santo
Salazar!
“Beh, chi credi che ti
abbia mandato tutti quei cataloghi e le foto dei gioielli?”
“Gli elfi?” Ora Draco era
visibilmente confuso. Rise ancora. Se quella ragazza doveva diventare
parte
della famiglia, doveva farlo con un anello degno di questo nome! Se
fosse stato
per suo figlio le avrebbe preso un gioiello a caso senza sapere bene
cosa si
regala in caso di fidanzamento.
“Ma quali elfi! Non
saprebbero riconoscere un anello da una collana! Io ho cercato gli
anelli, ho
guardato decine di cataloghi e scremato secondo le tue indicazioni. Poi
tu hai
scelto l’anello con lo smeraldo. Oh, se mi piaceva. Ero
così contenta quando
hai scritto all’orafo che avresti comprato proprio quello.
Sono anche andata a
vederlo prima che te lo spedisse. Mi sembra così adatto a
lei. O no?” disse
alla fine, un po’ confusa dallo sguardo del figlio. Aveva
fatto male? Non
avrebbe dovuto?
“Sei stata tu…” Non era
una domanda.
“Sei arrabbiato? Io non
pensavo…”
Draco
non era arrabbiato.
Sua madre lo aveva aiutato a cercare l’anello per Hermione?
Ma certo che non
era arrabbiato! Ma allora cos’era che l’aveva fatta
così arrabbiare?
“No, no, va bene. Ma non
capisco perché sei arrabbiata tu, se sai già che
voglio chiedere a Hermione di
sposarmi, qual è il problema?”
Sua madre si agitò un
altro po’. “Quando glielo vuoi dare?”
Lui si guardò le scarpe un
po’ imbarazzato. Aveva pensato e ripensato ancora per un
sacco di tempo, ma non
c’era mai stata l’occasione giusta. Né
lui era riuscito a crearla. Non aveva
ancora deciso, però il giorno prima aveva passato qualche
ora con Blaise e gli
era venuta in mente la possibilità di chiederglielo alla
fine della finale
della coppa di Quidditch di Hogwarts. Secondo lui era una buona idea.
Anche
secondo Blaise. Avrebbe potuto volare intorno al campo con la scopa e
inginocchiarsi
davanti a lei, in mezzo a tutta la scuola.
Si rianimò un po’, ci
aveva pensato parecchio e più il tempo passava
più gli sembrava una buona idea.
Lui sulla scopa sapeva fare cose impressionanti. Sarebbe stato bello.
Draco
non le aveva
risposto ma, dopo il primo momento imbarazzante, sorrise al soffitto,
perso nei
suoi pensieri. Ci stava pensando. Ci stava pensando davvero. Gli aveva
già
visto quel sorriso.
Narcissa si alzò
velocemente, afferrò il giornale appoggiato sul tavolo e si
voltò verso il
figlio per colpirlo sul braccio col giornale arrotolato.
“Ahia!”
Tornò
subito con i piedi
per terra. Sua madre lo aveva colpito col giornale! Non era mai
successo! “Ma
cosa?”
“Non lo farai sul campo da
Quidditch!” Draco sgranò gli occhi. Ma lui aveva
deciso solo il giorno prima!
Come faceva lei a saperlo? Gli occhi gli volarono sulla pergamena
lilla. Blaise
era l’unico a saperlo!
“Ti ha scritto la madre di
Blaise?”
“Sì, mi ha scritto Helena.
Per fortuna. Non puoi chiederle di sposarti alla finale della coppa di
Quidditch, Draco.”
Se Draco non fosse stato
così arrabbiato con Blaise si sarebbe accorto che il tono
della madre si era
addolcito. Avrebbe lanciato a Blaise un Avada Kedavra. A distanza. Via
gufo. O
via camino. O di persona. Avrebbe
trovato un modo. Al più presto. Poi si girò verso
la strega.
“Perché no? È l’idea
migliore che mi è venuta finora.”
Sua madre lo colpì ancora
al braccio con il giornale. “Hermione gioca a
Quidditch?” Lui scosse la testa.
“Volerà sulla scopa alla fine della
partita?” Scosse ancora la testa, confuso.
“Contro chi giocherai la finale?”
“Contro i Grifondoro.”
Ancora non capiva.
Narcissa
aveva capito che
lui non aveva afferrato il concetto. “Se ho capito bene, a
lei non piace così
tanto il Quidditch…” Il ragazzo annuì e
lei continuò: “E per lei non sarà poi
una gran festa. In qualsiasi caso di vittoria”.
“Di vittoria?”
“Se vinceranno i
Grifondoro, tu sarai scontroso e intrattabile. Non puoi darle
l’anello in
quelle condizioni.”
“Vinceremo noi Serpeverde.”
Sembrava un bambino di sei
anni. “In quel caso, allora, perderà la sua
squadra. Sarà circondata dai suoi
amici che saranno delusi e amareggiati”. Draco si
grattò la nuca. Non capiva.
“Hermione si ricorderà per sempre il momento in
cui tu le chiederai di sposarti.
Dovrà essere un bel momento, perché
sarà il suo momento (e non il tuo!) dovrà
essere circondata dai suoi amici e dalle persone a cui vuole bene.
Sarà
emozionante e lei ci ripenserà tante volte, nel corso della
vita. Non puoi
farlo sul campo da Quidditch, Draco!”
Draco
adesso aveva capito.
Ma così gli sfumava l’unica occasione che gli era
venuta in mente. “Ma allora
quando glielo posso dare?” Sua madre si avvicinò a
lui e Draco ebbe paura che
volesse colpirlo di nuovo.
Invece lei gli fece una
carezza sul viso e dopo avergli sorriso lo baciò sulla
guancia. “Vedrai che lo
capirai, quando sarà il momento giusto”.
Draco sospirò. “E se non
lo capisco?” E se poi lei mi dice di no? Il ragazzo era
più terrorizzato di
quel che mostrava.
Narcissa
vide il figlio
sbarrare gli occhi come quando a tre anni aveva paura a girar da solo
nell’ala
ovest del Manor e gli sorrise ancora. “Lo capirai. Ne sono
sicura”.
“Come fai a esserne
sicura?”
“Perché ti conosco. Sei il
mio bambino.”
Draco sbuffò.
“Non sono un bambino!”
Narcissa rise mentre
usciva dalla stanza. “Davvero? Non si direbbe”.
Draco
sbuffò ancora e
pestò un piede per terra. Come un bambino.
Poi sorrise anche lui.
-
-
-
-