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Autore: ONLYKORINE    13/09/2018    3 recensioni
Cosa succede quando Narcissa scopre che Draco vuole chiedere a Hermione di sposarlo?
E sì che sembrava una mattina come le altre....
Una 'missing moment' della mia long (scritta per nostalgia)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Narcissa Malfoy | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
- Questa storia fa parte della serie 'Ritorno a Hogwarts e one shot'
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I personaggi sono di proprietà dell’autrice JK Rowling e l’opera è stata scritta senza scopo di lucro

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UNA PROPOSTA TROPPO CHIACCHIERATA

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Draco leggeva la gazzetta del profeta mentre faceva colazione.
C’era un interessante articolo sull’evento che si sarebbe tenuto a Hogwarts il 2 maggio. A un anno dalla battaglia, ci sarebbe stata l’inaugurazione di un monumento ai caduti. La McGranitt ne aveva parlato con i prefetti prima delle vacanze di primavera.
Si allungò a prendere la tazza di tè, mentre sua madre entrava in sala da pranzo.

 

“Buongiorno, tesoro. Dormito bene?” Narcissa sorrideva.
Draco annuì ricambiando il saluto e la guardò aggirarsi per la sala da pranzo ancora in vestaglia. Sua madre stava bene. Non aveva preso più medicine. Sorrise mentre voltava pagina e leggeva le ultime notizie sul Quidditch.

 

Un grosso gufo reale attraversò la stanza e lasciò cadere una busta lilla vicino al piatto della strega e si posò sullo schienale di una delle eleganti sedie vicino a Draco.
Narcissa arricciò le labbra prima di sedersi. “Draco puoi dare qualcosa al gufo, per favore?” Ma c’era sempre bisogno di dirglielo? Premiare il gufo che portava la posta era una delle prime cose che si imparava.
Si impegnò a non emettere un verso di cattivo gusto.

 

Draco alzò gli occhi dal giornale e guardò prima la madre e poi il gufo. Poi sbuffò rumorosamente e senza appoggiare il quotidiano chiamò un elfo e gli ordinò con tono brusco di dare qualcosa al gufo.
L’elfo ubbidì prontamente e l’animale volò via. Il biondo tornò alla sua lettura.

 

Narcissa borbottò educatamente (anche se troppo rumorosamente, per essere una nobile purosangue) e aprì la lettera dell’amica. Sorrideva mentre leggeva le righe scritte in grafia elegante (anche il suo precettore le aveva insegnato ad arricciare in quella maniera le gambette delle ‘p’ ma lei lo odiava fortemente), dove l’amica le raccontava le ultime novità della sua famiglia, finché non lesse le ultime righe prima dei saluti.
Cosa? Era vero quello che c’era scritto? Cosa aveva in mente di fare suo figlio? Tutta la sua studiata compostezza ed eleganza sfumarono mentre si alzava in piedi sventolando la pergamena e quasi gridando: “Draco? È vero quello che vuoi fare? Hai intenzione di chiedere alla natababbana…”

 

Draco alzò gli occhi dal giornale, calmissimo. Sapeva dove voleva arrivare la madre. Aveva in tasca l’anello che aveva comprato per Hermione da più di un mese, ormai. Doveva solo dichiararsi, ma non aveva ancora deciso come.
La interruppe prima che la conversazione prendesse una brutta piega. “Non chiamarla così” disse pacifico.
“Ok, non la chiamerò babbana. Ma non volevo offenderla!” Non si era ancora calmata. “Hai veramente intenzione di farle la proposta…” Draco decise di interromperla ancora.
Non lo aveva rimproverato la prima volta, non lo avrebbe fatto neanche questa. Doveva essere sconvolta. “Non sono affari tuoi”. Oh. L’aveva pensato o l’aveva detto davvero? Non era stato mai sgarbato con sua madre. Lei non glielo aveva mai lasciato fare.
Per un attimo si preoccupò.

 

Narcissa spalancò gli occhi per quello che aveva osato dire suo figlio. Come si permetteva? Certo che erano fatti suoi! E se anche non lo fossero stati, lui non avrebbe dovuto ribattere.
Oh, come avrebbe voluto gridare un bel ‘Per Salazar!’
Riuscì a darsi un po’ di contegno e si risedette. “Non ho cresciuto un troll. Non te lo lascerò fare. Sarebbe un grosso errore”.

 

Draco sbatté il giornale sul tavolo, incapace ormai di concentrarsi nella lettura. Non voleva avere quella discussione con sua madre. L’aveva evitato fino a quel momento apposta. Chi glielo aveva detto? Guardò la lettera sul tavolo. L’aveva saputo da quella lettera.
Era troppo lontana per decifrare qualsiasi cosa. Era lilla. Pergamena lilla. Chi scriveva su pergamena lilla? Anche Pansy, che adorava scrivere e il colore viola, non si era mai azzardata a un accostamento del genere. Non era una sua lettera. Però Pansy sapeva. Beh, la prima persona a cui avesse fatto vedere l’anello era stata la piccola Weasley, la teppistella rossa. Ma di sicuro non era stata lei. Perché avrebbe dovuto farlo, poi? E poi lei e Potter erano in vacanza in giro per la Gran Bretagna, e di sicuro lo stavano passando a fare dell’altro e non a scrivere pergamene.
Chi altri? Ah già, Pansy. E Pansy scriveva a sua madre. Possibile che… Ma no. Non lo avrebbe mai fatto. Però se lei lo avesse detto alla sua amica, la Greengrass? Si passò una mano fra i capelli e guardò la madre che continuava ad avere gli occhi su di lui, senza più dire niente.
“Perché dici che non me lo lascerai fare?” Oh che domanda stupida, Draco! Poteva immaginare benissimo, il perché: avrebbe dovuto sposare una purosangue. Ecco perché.
Come spiegarle che lui voleva stare con Hermione per tutta la vita? Che non poteva immaginare la vita senza di lei? Hermione lo aveva accompagnato ad Azkaban a parlare con suo padre. E lui l’aveva ammirata per questo. E l’amava. Perché sua madre non capiva?

 

Narcissa guardò il figlio incespicare e impensierirsi. Cosa passava nella testa dei giovani? Ma erano cose da fare? Ok che il mondo era cambiato, che ormai le cose si facevano così… così alla Merlino, ma lei non glielo avrebbe lasciato fare. Avrebbe dovuto prima lanciarle un Avada Kedavra. Oh sì, di sicuro.
“Perché è una stupidaggine! Ecco perché. E te ne pentirai per il resto della vita. Ma ti rendi conto? È una cosa troppo importante. E io non ti ho cresciuto così!” Continuò mentre si sedeva un po’ rumorosamente sulla sedia. Chissà cosa avrebbero pensato di lei, se lui avesse fatto una cosa così stupida davanti a tutti.

 

Draco sospirò. Forte. E si risedette. Indicò la pergamena con il capo, deciso a deviare un po’ il discorso.
“Chi te lo ha detto?” Sua madre sbuffò. Draco sorrise divertito da quella reazione. Ma poi tornò subito serio. “Allora, chi te lo ha detto?”
Narcissa alzò lo sguardo su di lui e gli rispose con una domanda: “Perché, quante persone lo sanno?”
Il biondo alzò una spalla. “Qualcuna…”
“E nessuno ha tentato di farti desistere?”
Lui scosse le spalle. “No, nessuno”.
“Pansy lo sa?” Draco annuì. Che c’entrava Pansy, adesso? Non è che sua madre mirasse ad avere Pansy come nuora? “E ha detto che è una buona idea?” Boh. Mica glielo aveva chiesto. Ma pensava di sì. Lei aveva sorriso quando aveva visto l’anello e si era complimentata con lui.
“Ehm… sì…” La strega lo guardò insospettita.

 

Ma cosa avevano tutti quei ragazzi nel cervello? Vermicoli? Non era una buona idea. Sbuffò ancora. Possibile che nessuno ci arrivasse?

 

Draco cercò di calmarla. Magari si sentiva esclusa. Forse, se avesse iniziato a coinvolgerla, avrebbe accettato Hermione più facilmente. Fece il giro del tavolo e le posò una mano sulla spalla. “Vuoi vedere l’anello?”
Lei lo guardò stranita. “L’anello?”
Lui corrugò la fronte. Si, l’anello, Merlino! “Sì, l’anello. Non ti farebbe piacere vederlo?”
“Ho già visto l’anello, Draco.”
COME? E quando lo aveva visto? “E quando lo hai visto?”

 

Narcissa rise. Ma che pensava suo figlio? Che lei non sapesse quello che succedeva in casa sua? “L’ho visto quando lo hai scelto.”
Vide gli occhi di Draco impensierirsi “Tu… lo sapevi?” O Santo Salazar!
“Beh, chi credi che ti abbia mandato tutti quei cataloghi e le foto dei gioielli?”
“Gli elfi?” Ora Draco era visibilmente confuso. Rise ancora. Se quella ragazza doveva diventare parte della famiglia, doveva farlo con un anello degno di questo nome! Se fosse stato per suo figlio le avrebbe preso un gioiello a caso senza sapere bene cosa si regala in caso di fidanzamento.
“Ma quali elfi! Non saprebbero riconoscere un anello da una collana! Io ho cercato gli anelli, ho guardato decine di cataloghi e scremato secondo le tue indicazioni. Poi tu hai scelto l’anello con lo smeraldo. Oh, se mi piaceva. Ero così contenta quando hai scritto all’orafo che avresti comprato proprio quello. Sono anche andata a vederlo prima che te lo spedisse. Mi sembra così adatto a lei. O no?” disse alla fine, un po’ confusa dallo sguardo del figlio. Aveva fatto male? Non avrebbe dovuto?
“Sei stata tu…” Non era una domanda.
“Sei arrabbiato? Io non pensavo…”

 

Draco non era arrabbiato. Sua madre lo aveva aiutato a cercare l’anello per Hermione? Ma certo che non era arrabbiato! Ma allora cos’era che l’aveva fatta così arrabbiare?
“No, no, va bene. Ma non capisco perché sei arrabbiata tu, se sai già che voglio chiedere a Hermione di sposarmi, qual è il problema?”
Sua madre si agitò un altro po’. “Quando glielo vuoi dare?”
Lui si guardò le scarpe un po’ imbarazzato. Aveva pensato e ripensato ancora per un sacco di tempo, ma non c’era mai stata l’occasione giusta. Né lui era riuscito a crearla. Non aveva ancora deciso, però il giorno prima aveva passato qualche ora con Blaise e gli era venuta in mente la possibilità di chiederglielo alla fine della finale della coppa di Quidditch di Hogwarts. Secondo lui era una buona idea. Anche secondo Blaise. Avrebbe potuto volare intorno al campo con la scopa e inginocchiarsi davanti a lei, in mezzo a tutta la scuola.
Si rianimò un po’, ci aveva pensato parecchio e più il tempo passava più gli sembrava una buona idea. Lui sulla scopa sapeva fare cose impressionanti. Sarebbe stato bello.

 

Draco non le aveva risposto ma, dopo il primo momento imbarazzante, sorrise al soffitto, perso nei suoi pensieri. Ci stava pensando. Ci stava pensando davvero. Gli aveva già visto quel sorriso.
Narcissa si alzò velocemente, afferrò il giornale appoggiato sul tavolo e si voltò verso il figlio per colpirlo sul braccio col giornale arrotolato. “Ahia!”

 

Tornò subito con i piedi per terra. Sua madre lo aveva colpito col giornale! Non era mai successo! “Ma cosa?”
“Non lo farai sul campo da Quidditch!” Draco sgranò gli occhi. Ma lui aveva deciso solo il giorno prima! Come faceva lei a saperlo? Gli occhi gli volarono sulla pergamena lilla. Blaise era l’unico a saperlo!
“Ti ha scritto la madre di Blaise?”
“Sì, mi ha scritto Helena. Per fortuna. Non puoi chiederle di sposarti alla finale della coppa di Quidditch, Draco.”
Se Draco non fosse stato così arrabbiato con Blaise si sarebbe accorto che il tono della madre si era addolcito. Avrebbe lanciato a Blaise un Avada Kedavra. A distanza. Via gufo. O via camino. O di persona.  Avrebbe trovato un modo. Al più presto. Poi si girò verso la strega.
“Perché no? È l’idea migliore che mi è venuta finora.”
Sua madre lo colpì ancora al braccio con il giornale. “Hermione gioca a Quidditch?” Lui scosse la testa. “Volerà sulla scopa alla fine della partita?” Scosse ancora la testa, confuso. “Contro chi giocherai la finale?”
“Contro i Grifondoro.”
Ancora non capiva.

 

Narcissa aveva capito che lui non aveva afferrato il concetto. “Se ho capito bene, a lei non piace così tanto il Quidditch…” Il ragazzo annuì e lei continuò: “E per lei non sarà poi una gran festa. In qualsiasi caso di vittoria”.
“Di vittoria?”
“Se vinceranno i Grifondoro, tu sarai scontroso e intrattabile. Non puoi darle l’anello in quelle condizioni.”
“Vinceremo noi Serpeverde.”
Sembrava un bambino di sei anni. “In quel caso, allora, perderà la sua squadra. Sarà circondata dai suoi amici che saranno delusi e amareggiati”. Draco si grattò la nuca. Non capiva. “Hermione si ricorderà per sempre il momento in cui tu le chiederai di sposarti. Dovrà essere un bel momento, perché sarà il suo momento (e non il tuo!) dovrà essere circondata dai suoi amici e dalle persone a cui vuole bene. Sarà emozionante e lei ci ripenserà tante volte, nel corso della vita. Non puoi farlo sul campo da Quidditch, Draco!”

 

Draco adesso aveva capito. Ma così gli sfumava l’unica occasione che gli era venuta in mente. “Ma allora quando glielo posso dare?” Sua madre si avvicinò a lui e Draco ebbe paura che volesse colpirlo di nuovo.
Invece lei gli fece una carezza sul viso e dopo avergli sorriso lo baciò sulla guancia. “Vedrai che lo capirai, quando sarà il momento giusto”.
Draco sospirò. “E se non lo capisco?” E se poi lei mi dice di no? Il ragazzo era più terrorizzato di quel che mostrava.

 

Narcissa vide il figlio sbarrare gli occhi come quando a tre anni aveva paura a girar da solo nell’ala ovest del Manor e gli sorrise ancora. “Lo capirai. Ne sono sicura”.
“Come fai a esserne sicura?”
“Perché ti conosco. Sei il mio bambino.”
Draco sbuffò. “Non sono un bambino!”
Narcissa rise mentre usciva dalla stanza. “Davvero? Non si direbbe”.

 

Draco sbuffò ancora e pestò un piede per terra. Come un bambino.
Poi sorrise anche lui.

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