“Nervosa?”

“Uhm, da cosa lo deduci?”

“Stai tremando come una fogliolina. Sei bellissima e lui è di là che ti aspetta.”

“Perché ho la sensazione che sia...quasi sbagliato?”

“Perché lo è, o almeno i tempi lo sono sempre per noi. Ma lui ci ha salvati entrambi stavolta. Probabilmente non smetterà mai di sacrificare tutto sé stesso...”

“Dio, sono terrorizzata. Sarebbe più piacevole buttarsi in un campo minato ed essere attorniata dai tedeschi piuttosto che tutto questo. Mi sento in colpa, ti prego dimmi che andrà tutto bene!”

“Senti ma ti immagini che storia divertente questa da raccontare ai nipoti? Nonna Peggy che scappa via col suo migliore amico Bucky solo perché sono entrambi spaventati a morte dal nuovo secolo e dai troppi Starbucks.”

“Okay okay, adesso basta ti prego...o dovrò rifarmi il trucco a furia di piangere!”

“Hai affrontato scenari ben peggiori, credo che sia arrivato il momento del vostro ballo.”

“Bene, andiamo allora?”

***

E lui era lì.

Una figura imponente dal volto terrorizzato, ma così umano.

Tony, il suo testimone, che provava in ogni modo a distrarlo sistemandogli la cravatta che aveva stropicciato in attesa dell'arrivo della sua amata.

In chiesa c'erano tutti, una cerimonia intima ma piena di calore.

Steve, Peggy e Bucky erano forse tra i più vecchi – non apparentemente però – in quel luogo sacro.

E di sacra c'era anche la famiglia che avevano creato nonostante tutto, sempre lì l'uno per l'altra.

Peggy prese un gran respiro e poi afferrò il braccio di Bucky, lo stritolò fino a farsi male.

Le porte si spalancarono, la musica riempì l'aria e sul volto di Steve apparvero delle lacrime...

Di gioia.