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Autore: Mary Rosemary    14/09/2018    3 recensioni
Un flebile e quasi impercettibile rumore attirò la sua attenzione, zittendo momentaneamente i suoi pensieri: nessuno – fatta eccezione per Flora, probabilmente – avrebbe potuto accorgersi di una piccolezza simile, ma per chi era abituato a cercare la bellezza nei particolari meno visibili non risultava difficile udire quel leggero fruscio di fogliame proveniente dalla sua destra, accompagnato dal profumo che caratterizzava la pelle di Darcy.
Un preciso cenno in direzione di Tecna bastò a farle comprendere cosa stesse succedendo, permettendole di concentrare ancora di più la propria attenzione verso il luogo dal quale avrebbe attaccato la strega: entrambi si sentirono preparati respirando quell'aria carica di tensione.
Infine giunse: e fu veloce, contrariamente al suo solito modo di fare.
Comparve dinnanzi a loro con un'indecifrabile espressione, colpendoli entrambi con un forte attacco psichico che, nella foga del momento, la fata di Zenith riuscì solo parzialmente ad assorbire. Non una parola né da una parte né dall'altra: qualsiasi suono avrebbe indebolito la loro magia, intenta a scontrarsi l'una sull'altra.
Genere: Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Specialisti, Trix, Winx
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The Wheel of the Year'
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Litha







Era giunto il momento dell'azione, nessuna era più in grado di aspettare: pianificare la mossa perfetta aveva fatto decadere le loro azioni nella noia e, se non avessero agito in fretta, erano convinte di poter perdere l'attimo fuggente del quale tanti avevano parlato.
Del resto era stata fornita loro un'occasione d'oro che in alcun modo avrebbero dovuto sprecare: avere l'effetto sorpresa sulle Trix, da sempre sofferto a causa delle ben studiate iniziative di queste ultime, rappresentava una svolta non indifferente nella loro eterna guerra.
Per una volta si figurava a loro la possibilità di fermare le nemiche prima che avessero compiuto ogni irreparabile mossa; qualsiasi occasione poteva essere opportuna ed aspettare troppo le stava logorando dall'interno.
Bisognava passare all'azione. A tutti i costi ed ora.
In modo particolare, non avrebbero potuto aspettare oltre il giorno in cui la magia bianca avrebbe raggiunto il suo massimo apice: perciò, protette dalla tenue alba di Selvafosca, le fate s'erano incamminate verso uno sconosciuto punto, non troppo lontano ma assai ben nascosto.
La giornata a venire sarebbe stata la più luminosa dell'intero anno: l'oscurità, schiacciata in poche ore notturne, avrebbe rappresentato un simbolo atto a rafforzare i loro animi in preparazione alla battaglia che stavano per affrontare.
Litha, del resto, era ritenuta la festività più importante da molti pianeti della Dimensione Magica per il trionfo della luce sulle tenebre: i festeggiamenti si protraevano per più giorni in onore del Sole, esplodendo di vita e del calore così tipico della mezza estate.
Solaria prima fra tutti – com'era prevedibile che fosse – presentava nella sua tradizione un'intera settimana di festival ininterrotto nella venerazione dei due Soli nel tempo del loro massimo splendore: le ombre, scacciate da essi, non sarebbero state temute per un breve periodo durante l'anno.
Stella, sorprendentemente, non s'era ancora lamentata di non essersi potuta dirigere sul proprio pianeta natale e prender parte all'euforia che ne occupava le vie; qualcuno avrebbe potuto dire che, in fondo, le sarebbe rimasto il resto della settimana e si sarebbe trovato spiazzato dalla sua risposta.
La principessa di Solaria non avrebbe potuto trovarsi altrove, in quanto, in un occasione del genere, il compito di ricacciare l'oscurità sarebbe stato solo ed esclusivamente suo: avrebbe fatto brillare la propria energia nel buio com'era di usanza; spettava ai reali, durante la notte del ventuno giugno, illuminare con il potere donato loro dal Sole la mezzanotte.
La magia, concentrata in una artificiale stella, ascendeva lentamente al cielo rischiarando la città, il dorato e meraviglioso palazzo: e continuava nella sua ascesa, fino a fondersi e perdersi nel nulla dell'universo.
Distruggendo simbolicamente le paure e le incertezze di ognuno per una mistica notte all'anno, negli animi avrebbe trionfato la benevolenza sul male; la sincerità sulla menzogna; la purezza sulla corruzione. Ben distante da uno scopo vuoto ed inutile, era quindi concepito dalla bionda come qualcosa di essenziale: qualcosa al pari nella sua eterna ricerca della bellezza in un mondo che tendeva a celarla, della sua sete di perfezione.
In breve qualcosa capace di farla alzare alle quattro del mattino senza troppe proteste e di renderla collaborativa sin dai primi minuti di veglia.
In fondo – pur isolando i sentimenti sgradevoli che provava verso le nemiche – l'azione era strettamente necessaria: doveva farlo.
Per principio.
Della deconcentrazione parziale di Stella dal proprio intento si occupò Aisha che, con uno scarsamente delicato colpo di gomito sul suo costato, la riportò con i piedi sul sentiero.

Ahia! Ma quanto sei violenta!” protestò, circondandosi il petto con le braccia in segno di protezione e suscitando una trattenuta risata da parte dell'altra: tuttavia, non era stata una vana motivazione ad averla spinta a compiere tale gesto.
I
nfatti, l'unica a non essersi voltata in seguito alle proteste della principessa, era stata proprio una guardinga e manifestamente inquieta Bloom. La fulva non aveva parlato dal momento in cui, insieme, avevano deciso di muovere il primo passo al di fuori dalla loro scuola: ma, se nella prima ora di cammino era stata accesa da un entusiasmo tale da farla marciare a passo veloce, negli ultimi minuti s'era fatta distratta ed inspiegabilmente attratta da una scura zona fra gli alberi.
Proseguendo fra le fitte fronde aveva perseverato nel guardarsi alla propria destra con particolare interesse,
scorgendo chissà cosi di rilevante. Di certo la principessa di Andros non era stata la sola ad essersene accorta, date le regolari e ripetute occhiate che Tecna, di metro in metro, rivolgeva con una punta di perplessità alla compagna: la sua logica non era in grado di arrivare allo spiegare l'innaturale comportamento dell'amica, pertanto seguitava a chiedersi cosa effettivamente vedesse muoversi a tal punto da catturare la sua completa attenzione.

Bloom, sarebbe per di qua.” fece Flora, ricevendo le indicazioni per il rifugio dall'albero più vicino: la sua mano era ancora dolcemente appoggiata sulla corteccia ed emanava le ultime scintille di un bagliore verde oliva.
La diretta interessata, ormai portata allo scoperto, si scosse leggermente, annuendo un paio di volte e coprendo la distanza che la separava dalle altre con pochi passi: ovviamente, non senza guardarsi per bene alle spalle.

Non sarebbe il momento di spiegarci cosa ti succede?” disse Musa una volta che questa l'ebbe raggiunta. La fata della Fiamma del Drago si morse leggermente il labbro, restando comunque all'erta.
Ma no, non è niente.”
Le compagne si scambiarono uno sguardo capace di mille parole: tuttavia la situazione non permetteva loro il tempo necessario per affrontarla a dovere. Nessuna di loro avrebbe voluto lasciar decadere uno strano avvenimento come quello, soprattutto nel momento in cui Bloom avrebbe dovuto mantenere un'impeccabile concentrazione: eppure avanzarono senza pronunciarsi.
Solamente Flora osò voltarsi verso la fulva, seguendo con discrezione il suo lungimirante sguardo: seppure avesse cominciato a tenere il passo, non aveva rinunciato a cercare con le azzurre iridi l'oggetto del proprio interesse.
Nonostante le fate all'infuori della principessa di Domino non la potessero identificare, la figura che procedeva fluttuando di poco sopra alle radici degli alberi era in grado di scorgerle e riconoscerle tutte: affascinata, le seguiva poco lontano con come sola compagnia il tenue bagliore delle proprie carni.
Le sue vesti sfioravano con delicatezza le ruvide cortecce degli aghifoglie nello snodarsi fra i tronchi, facendole pallidamente rilucere per qualche secondo.
Miscelandosi con gli arancioni e delicati raggi che incominciavano a filtrare fra le fronde, avanzava verso la meta nel più completo silenzio: alla fata della natura parve di vederne un lembo di etereo tessuto.
Non se ne stupì in modo particolare, in quanto era di usanza cercare i propri cari nelle foreste di Linphea, durante la notte di Litha: festività conosciuta come tale per l'assottigliamento dei confini tra i mondi, non era insolito scorgere una qualsiasi figura ricordante un defunto muoversi fra gli alberi, intenta ad osservare quella vita che era ad esso venuta a mancare.
Alcuni giungevano nuovamente vicini alla propria vecchia dimora, altri girovagavano scrutando la terra che avevano per cause varie abbandonato: approfittandosi dell'indebolimento delle barriere giungevano nella Dimensione Magica, cogliendo l'occasione di vivere di nuovo, anche se per una sera soltanto.
E si guardavano bene dall'intrattenere contatti con chi vivo lo era davvero, liberandosi dalla costrizione dell'aldilà, ma finendo per rimanere comunque distanti da chi non aveva tenuto il loro passo; e chi aveva permesso loro di partire, conservandone il ricordo, lasciava che si godessero il luogo al quale non avrebbero fatto ritorno senza intromissioni.
Anche Flora stessa s'era ritrovata a rispettare con rigore tale usanza, limitandosi a seguire con lo sguardo chiunque le fosse parso di vedere nella radura, al di là del proprio fiorito portico.
Per tale motivo stette accanto alla fata della Fiamma del Drago in silenzio, permettendole di voltarsi di tanto in tanto, ma non di raggiungere la delicata e quasi invisibile figura.
Intromettersi avrebbe solo causato ulteriori problemi; e, con la ormai presente alba, non avrebbero avuto abbastanza tempo a disposizione per distrarsi.
Per quanto la curiosità stesse infastidendo anche lei, si sforzò di proseguire e di concentrarsi sul proprio, difficile obiettivo: le Trix avrebbero già potuto mettere in atto il loro piano, compiendo azioni dalle quasi irreversibili conseguenze.
E, figurandosi la via da prendere per evitare la distruzione, Flora aumentò il passo.



Laddove l'appena giunta luce non era in grado di arrivare, le ombre sostavano immobili al riparo da essa: solamente una, in grado di muoversi in modo quasi totalmente autonomo vi si distaccava, mostrandosi e celandosi unicamente ad occhi molto attenti.
La buia figura, dal pregiato vestito impreziosito dal pizzo nero, proseguiva in un unica direzione, recuperando sul proprio cammino i ricordi abbandonati fra le mani del tempo:
memorie che aveva ormai dimenticato con la propria dipartita, ricordi che ora appartenevano a qualcun altro.
Nell'unica notte in cui le era permesso di far percepire la sua presenza nella Dimensione Magica non poteva fare a meno di tornare dove ogni cosa aveva trovato la sua fine: quieta e pressoché invisibile, s'avvicinava alle figlie che, anni addietro, aveva abbandonato senza guida alcuna in un mondo troppo complicato per le loro giovani menti.
E vi faceva ritorno sperando in qualche maniera di aggiustare un rapporto logorato fin dal principio, ma le parole le venivano costantemente sottratte al momento opportuno: condannata a ripetere ciclicamente l'esperienza, non aveva mai osato rinunciare ad osservare con gli smeraldini e spenti occhi quelle vite che credeva d'aver avviato, ma che non riconosceva affatto.
Nel suo unidirezionale procedere, senza prestar attenzione ai dintorni, non sarebbe potuta accorgersi del ragazzo che da principio l'aveva scorta, seguendo i suoi delicati movimenti; del resto non era certamente una delle prime volte che l'estrema attenzione di Helia per l'ambiente circostante si fosse rivelata utile e quasi indispensabile.
L'aveva sorpresa avanzare alla sua destra, eretta e rigida; seguiva il proprio percorso senza lasciare la posizione, lasciando intravedere di tanto in tanto il suo volto coperto.
Era certo di non conoscerne l'identità, ma sapere il motivo della sua visita l'aveva aiutato a non perdere inutilmente la testa: era conscio dei fenomeni soprannaturali che parevano accadere ogni notte del ventuno giugno, pertanto l'ennesimo avvistamento di una silente anima non l'aveva scosso, bensì incuriosito.
La misteriosa donna in nero percorreva la sua medesima strada mantenendo una discreta distanza, facendo ondeggiare leggermente la lunga e voluminosa gonna che sfiorava il muschio, ma non lo smuoveva: lo Specialista percepiva qualcosa nella persona che un tempo era stata ed avrebbe esitato ben poco a seguirla qualora avesse cambiato direzione: nulla poteva sapere di lei e del fatto che, nel fidarsi in modo cauto, avrebbe fatto più che bene.
Nonostante ciò, osservando le tese espressioni dei compagni di squadra con i quali procedeva, decise di non accennare ad alcuno una così delicata, ma inquietante presenza nelle immediate vicinanze: finché non l'avessero individuata con i propri occhi, le ombre l'avrebbero tenuta a loro nascosta.

Timmy, ho capito che tutta questa merda è merito tuo, ma ti vuoi dare una mossa?”
La appena innervosita voce di Riven fece rivolgere parte dell'attenzione di Helia – perdere di vista una particolarità simile sarebbe stato un errore – al diretto interessato: lo Specialista dai capelli rossi s'apprestò a raggiungerli, allungando considerevolmente il passo.
Brandon si voltò, cogliendo nuovamente il compagno perso nei propri pensieri: l'aveva fatto da quando le streghe avevano portato a termine la propria fuga da Fonterossa, ed aveva ripetuto tale funesta serata con cadenza quasi giornaliera.
Per qualche verso, senza eccessivi sforzi, il suo comportamento risultava comprensibile: Timmy, seppure non si fosse mai riconosciuto la maggior parte dei meriti che gli sarebbero spettati, era sempre stato la mente del gruppo e si era dimostrato estremamente bravo nel compito assegnatagli; tuttavia, quando nella notte di Beltane, quasi d'impulso, aveva stretto il grilletto della propria pistola, non aveva riflettuto sulle conseguenze che ciò avrebbe potuto portare.
Per la missione e per scongiurare la minaccia delle nemiche s'erano rivelate di gran lunga positive: in fondo aveva svolto un lavoro impeccabile nell'elaborare l'unica contro-strategia in grado di rintracciare le Trix qualora fossero riuscite a sottrarsi al conflitto.
Lui per primo non si sarebbe mai aspettato di riuscire ad innestare un localizzatore nel corpo di una di loro con il proprio proiettile: e, di certo, non avrebbe creduto d'esser in grado di spararlo. Nel momento in cui esso aveva perforato la carne di un corpo in movimento nell'oscurità – non era ancora stato capace di comprendere chi fra le tre potesse esser stata – dei forti brividi gli si erano rampicati lungo la schiena: doveva esser svenuto alla vista di tutto quel sangue, siccome le sue memorie non facevano altro che evidenziare il rossore della pelle lesa, la nausea generata dall'accennato odore del liquido che lento colava dal foro e che dalle sue narici era stato percepito in modo a dir poco amplificato.
Ciò che aveva portato il successo e risvolti positivi aveva anche richiamato alla mente il terribile attimo in cui il suo istinto aveva prevalso. Seppur altamente improbabile, il colpo da lui sparato avrebbe potuto mietere una vita ed il solo pensiero teneva occupato il suo intelletto giorno e notte: in tali condizioni, non sarebbe stato di grande utilità in una missione importante come quella in svolgimento.

Riven, lascialo in pace.” disse Helia in difesa dell'amico, con tono leggermente assente: il diretto interessato emise un sonoro sbuffo, ma non si pronunciò oltre.
Il rischio che tirassero fuori nuovamente la ripetuta storia – veritiera, fra l'altro – in cui la sua frustrazione era derivata dal fatto d'esser caduto nuovamente vittima dei giochetti di Darcy era troppo alto per poter continuare con le proprie accuse, quindi ben scelse di ingoiare qualche insulto di troppo.
In fondo, anche lui era abbastanza deciso a porre la parola fine a tutta la storia della latitanza delle streghe: sarebbe stato meglio per tutti e soprattutto non avrebbe più dovuto sentir parlare di quella persona in particolare.
Perciò ognuno, per motivi diversi, validi o meno che fossero, aveva accettato di buon grado tale compito difficile: inoltre, per una volta che s'erano rivelati essenziali alla causa, le fate avevano deciso di non tenerli all'oscuro di tutto com'erano solite fare; senza il loro intervento sarebbe andata diversamente e, con ogni probabilità, una delle ragazze avrebbe potuto rimetterci la vita.
Oppure, la Dimensione Magica avrebbe potuto rimetterci la pace.

Timmy, il localizzatore è in posizione?” ruppe il momentaneo silenzio Sky, sporgendosi per poter osservare lo schermo del dispositivo elettronico fra le mani del compagno. Questo annuì appena, sistemandosi gli occhiali nell'abbassare lo sguardo verso il pressoché fermo puntino sulla sua stilizzata mappa.
Si sposta solo di qualche metro. E' sveglia, ma la posizione deve essere senz'altro quella indicata.”
Bene. Fra poco dovremmo trovarci con le ragazze. Vedrai che filerà tutto liscio.” e con un leggero sorriso appoggiò la mano sulla spalla del compagno, che si rilassò leggermente e lasciò andare per qualche attimo l'immagine del sangue che lento scivolava al di sotto di una chiara clavicola.
Helia percepì appena le loro voci in quanto, voltatosi, riuscì a scorgere il viso della donna ancora intenta a seguire i loro passi: i verdi e spenti occhi si persero per un attimo nei suoi, con una fioca espressione di chi, con il senno di poi dentro di sé, era già conscio di come si sarebbe caratterizzata la fine di tutto.
Oppure con lo sguardo di chi possedeva la conoscenza del futuro, avendo scorto da tempo tali scene, e facendo percepire la propria presenza come a ricordare la ciclicità del mondo.
Qualsiasi cosa fosse, finalmente, l'avrebbero scoperta presto.



Come regola generale svegliare Stormy in modo brusco – spesso semplicemente svegliarla prima delle canoniche nove ore di sonno – era un'azione assolutamente da evitare; soprattutto durante la mattina di un qualsiasi Sabbath che, come da tradizione, l'aveva tenuta sveglia fino allo schiarirsi del cielo.
Talvolta la stanchezza era tale da coglierla prima ancora che potesse togliersi le auricolari dall'orecchio: in casi simili toccarle era severamente vietato.
Perciò, quando un paio di mani non ben identificate gliele sottrassero con un brusco gesto, la sua reazione non fu esattamente piacevole; Aisha stessa si vide costretta a ritrarsi leggermente quando la strega delle tempeste le sputò una bestemmia dritta sul volto.
Effettivamente ognuno dei presenti si sarebbe dovuto aspettare un'azione involontaria simile da parte della minore, tuttavia il fatto stesso di non averla trovata sveglia e pronta a combattere li aveva spiazzati: eppure era risultato in uno svolgersi degli eventi favorevole alla loro causa.
Avere un problema in meno – con suddetto problema intento a sbraitare ed agitarsi con lo scopo di ottenere la propria libertà – avrebbe di certo influito positivamente sull'andamento della missione; con il sole che timidamente filtrava dalle finestre del nascosto alloggio gli animi degli individui votati al bene si riempirono di speranza, anche con il lieto fine ancora fuori dalla loro portata.
Musa riportò lo sguardo all'interno, volgendo per quale istante la propria attenzione sull'ombra proiettata dal disordinato appendiabiti di Stormy.
Ignorando i suoi schiamazzi provenienti dal piano di sotto osservò i dintorni con fare circospetto; storse leggermente il naso pensando a come, a detta di Tecna, avrebbe potuto trovare qualcosa di utile in mezzo all'immensa confusione della stanza: non si sarebbe permessa di spostare i cumuli di vestiti nemmeno qualora avesse saputo che nascondessero un oggetto importante.
Tuttavia, trovandosi lì, sarebbe stata in grado di svolgere una parte di compito e trovare ciò che aveva cercato dal pomeriggio di Yule: e la cosa bastò a sollevare leggermente il suo umore. La soffusa luce, resa di un pallido rosso dalle sottili tende, rendeva visibile la disordinata, ma perfettamente pulita, pila di cd e dischi in vinile posizionata a lato del letto; il giradischi, dall'aspetto costoso, sostava silente pochi metri più a destra.
Non v'era abbastanza tempo per permetterle di smarrirsi nei particolari, quindi si chinò subito alla ricerca dei suoi dischi: dopo averli trovati sarebbe andata avanti alla ricerca di eventuali indizi sulla posizione delle due nemiche ancora assenti.
Chinò da un lato il capo, assottigliando gli occhi per poter metter bene a fuoco i titoli che veloci passavano sotto al suo attento sguardo, senza corrispondere alle sue proprietà: i dischi, per la maggior parte di colore nero, non presentavano il nome degli album che ormai da mesi le mancavano e passare alla colonna accanto non portò nessun soddisfacente risultato.
Chi usava conoscerla sapeva che Musa, spesso e volentieri, aveva il difetto di perdere la concentrazione un po' troppo facilmente: in tal caso alzare lo sguardo sull'inconfondibile ombra che stava avvicinandosi alle sue spalle e distrarsi dalla propria ricerca le aveva, con ogni probabilità salvato la vita.
A nulla sarebbe servito voltarsi per confermare la propria ipotesi, data la ben definita proiezione che si stagliava sul letto e sul muro al di sopra di esso; i loro attacchi, partiti simultaneamente, impattarono l'uno sull'altro, provocando una reazione repulsiva tale da sbalzare la strega contro il massiccio armadio della sorella.
Essa parve non subire alcun danno e drizzò la schiena con un lento e controllato movimento, puntando immediatamente il proprio sguardo sulla fata; trasformatasi, sostava a mezz'aria con il delicato viso dai tratti orientali contratto dalla determinazione.

Hai deciso finalmente di farti vedere.” sbottò senza paura alcuna, mantenendo gli occhi fissi sulla delicata figura, ancora priva del trucco atto ad affilare i suoi dolci lineamenti; Darcy non si scompose, limitandosi a concentrare il proprio potere nel sferrare un ulteriore attacco: data la situazione d'emergenza nella quale si era trovata – e sì, aveva perfettamente sentito le fastidiose lamentele della sorella minore – cercare di prendere ogni nemico singolarmente le era risultata la scelta migliore.
Non avrebbe potuto permettersi uno scontro diretto dove numericamente era svantaggiata; dov'era andata a finire Icy poi, era stato un mistero da quando aveva aperto gli occhi, in seguito ai primi suoni provenienti dall'esterno.
Con il giorno sfavorevole alla propria magia le rimaneva agire cautamente e non far dispendio di troppe energie: altrimenti poche possibilità si sarebbero trasformate in una battaglia che non sarebbe mai stata in grado di vincere.
Restò in allerta, appena prima di attaccare: nel corridoio antecedente alla stanza dei passi si fecero più chiari e pesanti, annunciando l'arrivo di almeno un paio di altri fastidiosi ragazzini. E, essendone conscia, direzionare un attacco a sorpresa verso questi ultimi le avrebbe giovato.
Quindi lasciò che un malevolo sorriso s'allargasse sul suo volto, nel momento in cui Brandon spalancò la porta e preparò la massiccia spada a sferrare un fendente nella sua direzione; sorrise e permise che esso rimanesse sull'ombra che divenne.
La spada affondò nell'oscurità della quale s'era composta e lì vi rimase, intrappolata; se Stella non fosse giunta a destinazione in quel determinato attimo, non sarebbe riuscita a contenere i danni che le sfere oscure in cui la figura esplose avrebbero causato ai suoi compagni: eppure fu imprudente allo stesso modo.
L'arma, infatti, fluttuò per qualche secondo avvolta da un leggero bagliore: il brillante color smeraldo arrivò a riflettere un raggio di sole sfuggito al controllo del morbido tessuto delle tende prima di spostarsi velocemente dalla propria posizione. Con un sibilo la lama tagliò di netto l'aria, calando come una ghigliottina sul collo della principessa di Solaria; Musa giurò di vedere la testa dell'amica impattare al suolo, seguita un secondo dopo dall'inerme corpo: e non le volle così bene come allora, pentendosi di averla a più riprese provocata quando avrebbe potuto impiegare meglio il tempo in sua compagnia.
Tuttavia non accadde, in quanto la traiettoria fu modificata da un precisissimo attacco di Aisha: ormai fuori controllo la spada si conficcò di punta nel pregiato legno del giradischi.

Cazzo, Stella, ti ho vista morta.” si pronunciò la nuova arrivata, rilassando leggermente i muscoli e riprendendo un po' di colore; Stella aveva rivolto lo sguardo all'arma solamente nell'attimo in cui essa era stata ormai neutralizzata e non sembrava riuscire a staccarlo da essa.
Io non l'ho neanche vista.” disse, cercando di ricostruire la troppo veloce vicenda. Brandon le si era fatto subito vicino, sentendosi in parte colpevole del forte rischio al quale la sua fidanzata era stata esposta: la teneva a sé, nonostante ella non guardasse altro che l'arma, e non osava proferir parola.
La fata di Andros prese a respirare nuovamente solo allora, dopo quasi un minuto di forzata apnea; volse anch'essa qualche occhiata all'immobile scena: la plastica protettiva del bell'oggetto era stata lacerata proprio al centro dalla lama, tenuta ferma dal pregiato legno di ebano ormai per gran parte rovinato.

Volete dirmi che abbiamo appena dato un altro motivo a quella pazza isterica per mettersi a strillare ancora più forte?” sospirò per sdrammatizzare, riuscendo ad alleggerire di poco l'atmosfera; l'asiatica, dopo aver scongiurato il pericolo, aveva pensato alla stessa cosa nello stesso istante e si era passata una mano sul viso con fare sconsolato.
Capendo all'unisono che non si sarebbero dovuti lasciar scoraggiare dall'attacco di Darcy, si destarono dal loro momentaneo torpore e distolsero lo sguardo insieme: Brandon recuperò in fretta la propria spada abbandonando il profondo solco nel giradischi e si decise a raggiungere i compagni, seguito dalla propria ragazza che, essendosi ripresa completamente dalla scampata morte, era decisa più che mai a porre la parola fine sulla storia di rivalità che si era protratta per troppo tempo.
Aisha scostò di poco le tende, osservando l'inizio della foresta all'esterno del perimetro della casa, prima di voltarsi nuovamente verso la compagna rimasta con lei.

Scendiamo ed evitiamo di separarci. Il suo unico modo per vincere è attaccarci singolarmente e, contando le condizioni di Icy, non può farcela da sola – disse, accennando un incoraggiante sorriso nella sua direzione – Quindi spacchiamole il culo, Musa.”
La diretta interessata sorrise a sua volta prima di alzarsi.

Sì, spacchiamole il culo.”



L'unico attimo in cui la strega, senza ricevere una pugnalata troppo violenta all'ego, avrebbe potuto ammettere a sé stessa di aver calcolato male i tempi era nella più completa solitudine, in un orario nel quale nessuna delle sorelle l'avrebbe raggiunta.
L'idea di arrivare fino all'estate era stata considerata solamente in una delle versioni disfattiste del piano, piano che ormai da anni inseguiva senza permettersi un misero secondo di riposo. Eppure, a causa di qualche mossa azzeccata delle fatine, non aveva potuto far altro che dilatare i tempi, resistendo alla tentazione di qualche violenta ed avventata presa di potere.
Con la fortuna dalla loro parte non avrebbe potuto permettersi mosse dettate dall'impulso; l'adrenalina provata nel momento in cui le sue dita avevano retto in una morsa il collo di Bloom era scemata in fretta, con un singolo sparo che le aveva dolorosamente penetrato le carni del petto. Uno sparo nella più completa oscurità, talmente vicino al cuore che, per qualche millesimo di secondo, le aveva fatto credere di essere finalmente riuscita a morire.
Invece, come volevasi dimostrare, la fittizia figura della dea bendata non aveva agito mai una volta in suo favore.
S'era ritratta di colpo ed aveva lasciato andare il debole corpo cosparso da brune lentiggini, la ferita bruciante ed improvvisa aveva cominciato da subito a perdere una discreta quantità di sangue.
Niente panico, né una briciola di disgusto: e l'aveva nascosto ai propri occhi come a quelli delle sorelle.
Del resto, una volta fermato il flusso e sopportato il pungente dolore, si trattava di una ferita da nulla. Aveva subito ben di peggio, s'era ripetuta nella mente: peggio di ciò che le insulse fatine avrebbero potuto immaginare.
Così continuava a ripetersi, chinandosi appena sullo specchio d'acqua che le sfiorava le pallide gambe nude: l'instabile riflesso mostrava il candore costantemente celato dal trucco e macchiato dal rossore dell'infezione. Lasciare che i dubbi s'insinuassero nella sua mente non avrebbe fatto altro che distruggerla, renderla vulnerabile agli attacchi nemici; l'idea che avesse sviluppato con il tempo un metodo sbagliato di affrontare le situazioni l'aveva sfiorata qualche volta, ma era stata eliminata prima di rappresentare un pensiero lontanamente considerabile.
Era forte ed era destinata a grandi cose.
Ed il graffietto che aveva riportato non l'avrebbe limitata.
La dimostrazione si sarebbe presentata una manciata di minuti dopo, quando dei passi che nemmeno si sforzavano d'essere leggeri si avvicinavano progressivamente alle sue spalle: concentrandosi sul loro suono, s'era fatta un'idea di chi sarebbe potuto essere; e confermare la sua ipotesi le fece nascere un compiaciuto sorrisetto sul chiaro volto.

Non credevo avresti avuto tanta incoscienza da presentarti da solo. Oppure hai finalmente deciso di porre fine alla tua inutile esistenza?” senza voltarsi, Icy si pronunciò: le aspre parole, come uno schiaffo, colpirono al volto il ragazzo che era giunto a sostare immediatamente dietro di lei. Il suo viso si contrasse leggermente nel disgusto provato nel sentire una delle voci che più odiava al mondo; eppure non rispose ancora.
Dopo tale insolito comportamento, la strega si degnò di rivolgergli il suo glaciale sguardo, alquanto ammorbidito dall'assenza dell'ombretto: appoggiando fiaccamente il mento alla spalla sinistra, assunse un'espressione scettica che non mancò d'innervosire lo specialista.
Tuttavia qualcosa era celato dal fastidioso atteggiarsi dell'albina anche in una situazione simile: il persistente dubbio che la presenza di Riven aveva portato con sé era stato in grado di spazzare via la sua già precaria tranquillità in un soffio.
Cosa ci faceva lì e come le aveva trovate.

Immagino tu sia qui per farmi fuori.” la falsata ed asciutta risata seguente alla frase finalmente colpì nel segno, provocando più soddisfazione nella ragazza: non abbastanza da coprire l'angoscia di aver fatto male i calcoli.
Guarda che non è così impossibile come credi – le rispose con rabbia, sguainando la sciabola e mantenendo estremamente tesi i propri muscoli, pronti all'azione – Sei debole perché non ti sei neanche sbattuta a togliere il proiettile dal corpo. In queste condizioni potrei ammazzarti ad occhi chiusi.”
Cosa potrai mai sapere delle mie condizioni, idiota.”
Il ghigno che esibì non le piacque per niente.
Eppure, non osò proferir parola in merito a ciò che lei non poteva sapere: avrebbe usato tale arma a suo vantaggio quando l'avesse scoperto lei stessa; rivelarle ora che qualsiasi sua azione sarebbe stata tardiva – cosa che con ogni probabilità era già ben presente nei suoi sospetti – l'avrebbe messa in allarme.
Inoltre avrebbe preferito godersi la sua scomposta espressione nello scoprire di aver pagato cara una alquanto grave disattenzione.
La strega si limitò a controllarlo con lo sguardo, un espressione scettica ad indurirle appena i lineamenti: situazioni del genere parevano esser create appositamente per farle perdere la pazienza; soprattutto se in tali era presente colui che non poteva sopportare.
Dopo il principino, ovviamente.
Ed era ben conscia di non aver bisogno che di un quarto delle proprie capacità per metterlo a tacere, nonostante avesse visto nella sua irritante espressione qualcosa che non le piaceva per niente.

A quanto vedo la tua strategia prevede il farmi morire di vecchiaia.” il susseguirsi di interminabili e noiosi secondi la costrinse a rompere il silenzio per riportare l'attenzione dello specialista su di lei: con il tempo avrebbe potuto aspettare i rinforzi e, per quanto negativa tale eventualità fosse, era un'opzione da tenere in considerazione nel riuscire a preservare la propria libertà.
Sto aspettando che ti alzi, altrimenti batterti sarebbe troppo facile e noioso.” la schernì lui, preparandosi ad attaccare: colse un malizioso sorriso farsi strada sul volto dell'albina, prima che questa lo disarmasse con l'ausilio di un solo incantesimo.
Forse sarei dovuta restare seduta, hm?”
E detto ciò si pregustò l'attimo in cui avrebbe lacerato a morte le carni di quell'idiota.



Il silenzio quasi innaturale della mattina era stato giustificato dalla ormai confermata presenza di Darcy: restando almeno in coppia le Winx e gli Specialisti seguitavano a guardarsi le spalle ed a cercare la sfuggente figura della strega; Stormy giaceva su un fianco nella robusta sfera contenitiva creata da Tecna, ormai schiacciata completamente da un potere che non era in grado di contrastare, controllata strettamente dalla stessa e da Helia.
Dal canto suo la strega sperava che la sorella riuscisse a venire fuori: e si stava pentendo di non averle parlato del foro da proiettile che aveva notato sulla pelle della maggiore; si stava pentendo di essersi limitata ad insultarle entrambe per non averle permesso di distruggere tutto e per aver scaricato la colpa sulla ferita dell'albina. Non si sarebbero trovate in una situazione simile se, per una volta, avesse mantenuto la calma – e chiaramente se non avesse avuto un sonno così pesante.
Qualora avessero fallito sapeva a chi dar la colpa: come sempre, del resto.
La fata della tecnologia, pur restando guardinga, non staccava lo sguardo dal piccolo schermo che saldamente reggeva nella mano destra: i dati variavano sotto il suo attento sguardo che niente si lasciava sfuggire.

E' incredibile come sia arrivata a questo punto senza pensare di curarsi.” ruppe il silenzio, continuando a tenere d'occhio il palmare. Helia la osservò appena con la coda dell'occhio, prima di riportare lo sguardo ai dintorni nel tentativo di individuare un qualsiasi movimento.
Credo potrebbe sembrare incredibile qualsiasi aspetto.” disse dopo una breve riflessione; il vento si era placato da poco ed aveva reso l'atmosfera ancora più sterile ed immobile.
Per qualche motivo tale fatto lo stava mettendo più a disagio di un eventuale agguato da parte della mezzana.

Effettivamente hai ragione; tuttavia mi stupisce perché è poco comune. Chiunque invece di sopportare il dolore se ne sarebbe liberato il prima possibile. Potrebbe esserne abituata, ma ciò non toglie che sia comunque strano – e dopo una breve pausa, sollevò finalmente lo sguardo – Poco importa a questo punto: abbiamo un vantaggio su di loro talmente importante che potrebbe far chiudere la questione almeno per un po'.
In ogni caso non dobbiamo abbassare la guardia.”
Il ragazzo annuì lievemente, prendendosi qualche attimo per riconsiderare lo scambio di battute appena avvenuto: come spesso accadeva, Tecna aveva ragione a soffermarsi sulla superficie delle faccende quando la situazione lo richiedeva; cadeva tuttavia nel momento in cui la profondità sarebbe stata necessaria.
Per tale motivo Helia aveva considerato sin da subito la sua peculiarità come un'arma a doppio taglio: non aprirsi a ciò che s'ostinava a celare al mondo finiva ogni volta per ferirla.
Un flebile e quasi impercettibile rumore attirò la sua attenzione, zittendo momentaneamente i suoi pensieri: nessuno – fatta eccezione per Flora, probabilmente – avrebbe potuto accorgersi di una piccolezza simile, ma per chi era abituato a cercare la bellezza nei particolari meno visibili non risultava difficile udire quel leggero fruscio di fogliame proveniente dalla sua destra, accompagnato dal profumo che caratterizzava la pelle di Darcy.
Un preciso cenno in direzione di Tecna bastò a farle comprendere cosa stesse succedendo, permettendole di concentrare ancora di più la propria attenzione verso il luogo dal quale avrebbe attaccato la strega: entrambi si sentirono preparati respirando quell'aria carica di tensione.
Infine giunse: e fu veloce, contrariamente al suo solito modo di fare.
Comparve dinnanzi a loro con un'indecifrabile espressione, colpendoli entrambi con un forte attacco psichico che, nella foga del momento, la fata di Zenith riuscì solo parzialmente ad assorbire. Non una parola né da una parte né dall'altra: qualsiasi suono avrebbe indebolito la loro magia, intenta a scontrarsi l'una sull'altra.
La strega non si sarebbe fatta in alcun modo indebolire dalla positiva forza di una festività come Litha, come la fata ed il ragazzo non avrebbero permesso a tale grande occasione di sfuggire dalle loro mani. Così alle illusioni resistevano con rinnovata forza, rispondendo alla donna con altri attacchi rafforzati dal favore del giorno per costringerla ad indietreggiare.
I sordi rumori della battaglia parvero essere solo loro, in quanto non attirarono l'intervento di nessuno: perfino Stormy non fu in grado di svegliarsi dal proprio torpore e, con la vista appannata, osservava le sfocate figure muoversi senza comprendere.
Nel solo spostarsi, la magia della mora fluiva in una miriade di ipnotiche immagini atte ad intrappolare i nemici e sembrava non doversi arrestare davanti a nulla. In grado di scalfire gli incantesimi diretti a sé, seguitava ad attaccare con il meglio del quale disponeva: ed era abbastanza, data la difficoltà che storceva leggermente i visi di Tecna ed Helia.
L'avevano sottovalutata e, grazie a tale fatto, avrebbe potuto alzare non di poco le proprie possibilità di successo.
Niente al mondo sarebbe stato in grado di rovinare il momento della vittoria; niente, tranne una tenue ed evanescente figura dagli smeraldini occhi che, attraverso la pregiata retina calata sul suo volto, osservava colei che una volta era stata sua.
Senza tale avvenimento, forse, Darcy avrebbe vinto e liberato la sorella: tutto sarebbe stato infinitamente più difficile; senza tale avvenimento, che trascinò la sua mente in un limbo privo di via d'uscita, i due ragazzi sarebbero potuti perire sotto ai suoi violenti attacchi.
Tuttavia andò diversamente.
E fu un attimo; i loro sguardi si incrociarono, perdendosi in tutti gli anni che erano venuti a mancare: lasciando che le braccia cadessero lungo i fianchi, Darcy guardò immobile la donna farsi più invisibile, così com'era successo in passato.
Fu un attimo e l'incantesimo a lei diretto la colpì in pieno, facendole pagare il grave errore della distrazione alla quale s'era lasciata andare.



Nonostante fossero vicini nessun rumore risultava udibile: il che aveva cominciato a far temere loro il peggio.
Del resto erano scattati non appena si erano accorti dell'assenza di Riven, formulando subito delle ipotesi sulla sua possibile posizione: nel profondo ognuno sapeva che, per via del suo carattere, non sarebbe stato in grado di desistere dal fare qualche azione avventata.
Soprattutto se si trattava di qualcosa di personale.
Ed in quei casi il buonsenso lo lasciava direttamente a Fonterossa, se mai ne avesse disposto.
La vegetazione era abbastanza fitta, permettendo solamente a poca luce solare di filtrare fino a sfiorare il suolo; chiedendosi come stesse procedendo la missione per gli altri, Bloom, Flora e Sky procedettero all'interno del bosco, seguendo con lo sguardo quell'immobile puntino a meno di cinquanta metri da loro. Facendo attenzione a non farsi sentire nel silenzio, allungarono lo sguardo sui dintorni, concentrandosi sull'individuare due figure: e non fu difficile, dato il grande contrasto fra di esse.
La pesantezza del corpo di Riven, riverso sulla scura terra pareva slanciare l'immagine della strega a lui sovrastante, i nudi piedi ben piantati al suolo ed i lunghi capelli a coprire parte del viso: una visione talmente innaturale e poco costruita che la fulva stessa stentò a riconoscere. La gravità della situazione, tuttavia, passò in primo piano rispetto all'esteriorità di Icy – quasi pienamente trascurabile in casi simili. Lo Specialista accorse prima delle fate sulla riva dello specchio d'acqua, nelle vicinanze del compagno: il gesto troppo impulsivo gli costò una non trascurabile ferita al braccio, inferta da un'affilata scheggia di ghiaccio.

Fossi in te non lo farei, principino.” e con un irritante sorriso sollevò solamente una mano, formulando un veloce incantesimo che fece comparire una decina di candide ed affilate lance, puntate verso il capo del ragazzo; il principe di Eraklyon, conscio di star mettendo a rischio la vita dell'amico, raddrizzò la schiena senza distogliere lo sguardo dagli inflessibili occhi di lei.
Siamo giunte alla resa dei conti, Icy, ed usare questi trucchetti non ti aiuterà.” esordì Bloom, prendendo un coraggioso passo in avanti: la furente determinazione che le illuminava gli occhi pareva accrescere con il suo potere, con l'adrenalina di trovarsi ancora una volta faccia a faccia con la propria acerrima nemica.
Il tempo trascorso da Beltane pareva non esser bastato a sanare la ferita che aveva garantito la salvezza della fata: l'aderente canottiera bianca che la strega portava era pregna di rosso nella parte superiore; la macchia nell'espandersi rendeva il tessuto più rigido, segno che il sangue stesse ancora sgorgando dal foro che Timmy, quasi con eccessiva fortuna, aveva provocato nella sua carne. E la sciabola, giacente ai suoi piedi, portava anch'essa segni di una battaglia che, seppur breve ed impari, doveva esserci stata; era stato Riven che, nonostante le condizioni della sua opponente, aveva avuto la peggio.
L'albina resse lo sguardo della rivale per qualche attimo, permettendosi poi un'aspra risata.

Cosa credi di poter fare a questo punto, fatina. Qualsiasi cosa tu abbia contro di me sarà inutile – e detto ciò lasciò che le stalattiti si avvicinassero considerevolmente al capo dello specialista svenuto – A quanto pare dovrai per forza ritirarti.”
La fulva strinse nervosamente i pugni, incapace di rispondere a quello strafottente sorriso che s'era allargato sul chiaro viso della strega, e si limitò a palesare il suo astio: non avrebbe voluto dargliela vinta, eppure nessun'altra azione diversa dal contenere la propria rabbia avrebbe funzionato.
Era solamente in grado di sperare che gli altri fossero riusciti a fare di meglio per il piano all'apparenza perfetto che avevano ideato: altrimenti tutto il loro lavoro sarebbe andato in fumo; una sconfitta che avrebbe pesato parecchio sulla Dimensione Magica, in quanto non ci sarebbe stata una simile occasione per debellare il problema ancora prima di dover affrontare delle tremende conseguenze.
Sapeva per esperienza cosa, se lasciate indisturbate ad accumulare potere, sarebbero arrivate a combinare e ciò non l'aiutava ad accettare un simile colpo: tuttavia tale funeste emozioni non avrebbero preso completamente il controllo della sua mente per un lungo tempo; qualcuno aveva avuto più fortuna nel proprio operato.
Flora fu la prima a gioire nel vedere l'amato quasi illeso poggiare con delicatezza l'inerme corpo di Darcy, seguito da Tecna che da poco aveva smesso di consultare la mappa elettronica presente sul suo dispositivo di rintracciamento.
Non servirono parole per evidenziare l'immediato ribaltarsi della situazione, rappresentato dalle ottime notizie che, silenziosamente, i due ragazzi avevano portato.
Non servirono parole nemmeno alla strega, che scorse alle loro spalle la sorella minore schiacciata al suolo dai poteri delle fate; eppure non si scompose minimamente nel far sparire l'incantesimo atto a tenere sotto tiro Riven.
La fine si presentò a loro in modo veloce ed inaspettato: ne avevano percepito la presenza, ma risultò palese a tutti nel momento in cui Icy distese le braccia davanti a sé, avvicinando i polsi in un chiaro segno di resa. Cosa che diffuse lo sgomento fra i presenti.
Nonostante l'insolita azione, nessuno osò esitare più di mezzo secondo. Resa inoffensiva da un paio di pesanti bracciali – progettati per l'assorbimento quasi completo della magia nera tramite il contatto – la strega rimaneva eretta, il volto rilassato in un'usuale espressione d'indifferenza: non un accenno di rabbia per la sconfitta subita, né la promessa di una tremenda vendetta.
Nulla traspariva dal glaciale sguardo, intento a scorrere sui corpi delle sorelle; una punta di preoccupazione superò in importanza la frustrazione che provava nei loro confronti per aver ceduto alla forza dei nemici. Forse per il fatto che ancora non aveva la completa consapevolezza dell'accaduto, ma nonostante ciò non si sbilanciò ad incolpare le altre due della disfatta: mantenne la sua aria imperturbabile e lasciò che i nemici si avvicinassero.
Gli occhi di Bloom incrociarono più volte i suoi in cerca di risposte: la scrutarono fissi, incorniciati dalle corte e bionde ciglia, senza permettersi alcuna distrazione.
Quando finalmente si decise a parlarle stavano già facendo ritorno alle rispettive scuole, pronte a consegnare lei e le sorelle ai templari di Roccaluce. Il giorno volgeva al termine nella maniera più pacifica che avesse potuto vedere durante il corso dell'anno, risolvendosi in una sperabilmente duratura quiete; tuttavia non era in grado di godersela con una sola domanda a premere sulle sue tempie.
Così non seppe resistere e la rivale, in verità, non aspettava altro.

Perché, ti chiederai – non si fece sfuggire l'occasione di anticiparla con un grave e provocatorio tono – Ti interessa meno di quanto credi.”
Lo deciderò io quanto mi interessa.” le rispose, facendo risaltare il focoso temperamento; Icy non mancò di cogliere la risposta con un irritante sorrisetto, prendendosi qualche attimo prima di risponderle più per testare la sua pazienza che per altro. Sempre breve come l'aveva ricordata: la fata le si parò davanti con una furente occhiata, impedendole di proseguire finché non avesse risolto il suo fastidioso dubbio.
Guarda guarda, non sei capace di farti gli affari tuoi, hm?”
Questi sono affari miei, Icy.” non accennò a muoversi, enfatizzando particolarmente la propria frase con la rigida postura: a detta della strega, in tale posizione, sembrava un gattino intento a gonfiare il pelo per incutere più timore.
Bastò il pensiero a rendere la scena alquanto ridicola.

In realtà le mie motivazioni non dovrebbero interessarti, fatina. Quindi non sono affari tuoi.” le disse, reggendo il suo sguardo: aveva comunque intenzione di dirglielo, ma innervosirla fino a farle raggiungere il limite era un piacere privo di prezzo. Gustandosi la sua frustrata reazione, l'albina si lasciò scappare l'accenno di una soddisfatta risatina.
Vide con la coda dell'occhio i templari procedere nella loro direzione, lasciandole poco tempo per decidersi: buttare la bomba l'avrebbe messa a rischio, in quanto avrebbero fatto più attenzione ad ogni sua mossa, ma non farlo l'avrebbe privata delle meravigliose sensazioni che vedere le preoccupate espressioni altrui le avrebbe regalato. Avrebbe quasi eguagliato la soddisfazione che aveva provato nel consegnarsi a loro senza un apparente motivo: scorgere il caos prendere possesso dei volti dei nemici l'aveva resa di buon umore, facendo scemare la piccola fitta di dolore che si presentava nuovamente ad ogni respiro.
Ciò la spinse a scegliere, voltando nuovamente il viso verso Bloom ed avvicinandosi pericolosamente.

Sicura di poter accettare delle risposte?” la sfidò apertamente con lo sguardo prima di parlare di nuovo, battendola sul tempo.
Senza di me non sarebbero in grado di pianificare un'evasione come si deve.” e la osservò realizzare ciò che aveva insistito per sapere, guardando alle sue spalle mentre gli uomini la portavano con sé.
La fulva, del resto, avrebbe potuto aspettarselo conoscendo i comportamenti della rivale, tuttavia il risvolto della vicenda aveva aperto una serie di vie che, invece di portare alla quiete, avrebbero trascinato la Dimensione Magica da tutt'altra parte.
E ciò, ripetere tutto ciclicamente, non avrebbe per nulla giovato alla sua sanità mentale. Il ricordo, nella sua mente, della poco visibile figura vestita con l'abito nero che lei stessa aveva sfiorato, l'aveva messa in allerta: ed aveva fatto bene ad esserlo.
Nonostante avessero vinto, la guerra non era giunta ad alcuna fine.
Stringendo i pugni e maledicendo la strega dei ghiacci si diresse a grandi passi verso i compagni, pronta ad avvisarli delle informazioni ricevute: se fosse stata in grado con le proprie parole di fermare un nuovo ritorno delle nemiche, l'avrebbe fatto più che volentieri.
Quello che non sapeva era di star facendo esattamente il loro gioco.















Avvertenze e condizioni per l'uso:
Allora, prima di tutto mi scuso: sono successe un sacco di cose dall'ultima volta che ho aggiornato, sono stata assorbita dalla mia vita privata e dal lavoro, cercando di sistemare cose e di portare avanti un importante progetto.
Nonostante ciò, non sono giustificata per il ritardo, siccome questa è l'unica serie per la quale mi ero imposta di rispettare per bene le scadenze.
Quindi mi scuso infinitamente per essermi fatta aspettare anche troppo, tanto che fra un po' la storia di mezza estate la pubblico a Samhain. E non è una battuta, siccome ci siamo quasi.
Con questa storia il ciclo finisce e spero che sia soddisfacente: ho comunque in mente un epilogo che si concentrerà sulle piccole cose che, per mia volontà, non hanno trovato posto in questa parte. Quelle piccole cose che ho buttato là nei capitoli e che troveranno la loro soluzione, forse, fino ad aprire la strada a nuove possibilità che lascerò in sospeso in favore della ciclicità della Ruota dell'Anno: essendo un ciclo, tutto sarà destinato a ripetersi e la consapevolezza di ciò, per ora, è arrivata solo a pochi.
E' venuta particolarmente lunga perché c'erano molte cose da fare e da dire, pertanto spero che non sia noiosa, ripetitiva, senza degli avvenimenti veri e propri e con battaglie scadenti: non sono particolarmente brava in quelle ed il lungo lasso di tempo nel quale l'ho scritta di sicuro non ha aiutato.
Rivedendola spero di aver reso la lettura più piacevole, visto che la fine è sempre la più attesa; a proposito dell'epilogo, non so quando riuscirò a farlo.
Vedrò con l'inizio dell'università e spero di farlo in tempi ragionevoli.
Vi ringrazio di aver seguito questa serie, in particolare ringrazio le onnipresenti Applepagly, Ghillyam e LadyNabla che non si sono perse una singola storia di questa serie e che hanno avuto un'immensa pazienza con la sottoscritta, senza farsi mancare il loro prezioso supporto.
Ringrazio infinitamente tutte le persone che hanno recensito, messo le storie fra le seguite, le ricordate o le preferite, sperando che vi sia piaciuta questa serie e che possa piacervi anche una volta finita: sarà sempre qui per ogni volta che la cercherete, se ancora vi facesse piacere leggerla.
Ringrazio anche chi si è limitato a leggere e seguire la storia nell'anonimato: sarà sempre qui anche per voi, nello stesso stato in cui l'avete lasciata.
Insomma, sono estremamente grata a tutti voi e, sperando di avervi fatto meravigliare con un paio di parole in un fandom semi dimenticato, vi rimando alla prossima missione!
Possa la fortuna sempre essere a vostro favore,


Mary

   
 
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