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Autore: MisSilvieLemon    14/09/2018    0 recensioni
-Forse è arrivato il momento- sorrise lei, una mano sull'avambraccio caldo e dorato del ragazzo.
-Sei già stanca?- una risata appena accennata sulle labbra reduci da uno sbadiglio, e ora sorridenti
insieme a quegli occhi gonfi e pieni.
Erano settimane che tiravano avanti sino a notte fonda, così fonda che spesso diveniva mattina presto.
-Non hai capito…- lei continuava a sorridergli, ma lo sguardo iniziò a vagare oltre la spalla di lui, lontano, verso il mare.
Sguardo proiettato in un futuro non troppo lontano del quale lui non voleva saper niente ma che, loro malgrado, era proprio quello verso cui si stavano dirigendo; forse da sempre, da ancor prima di conoscersi.
Un lampo rapidissimo e lui scorse una tristezza nuova, un'ombra di dolore, forse.
Ma era passeggera e lei ritornò a lui con gli occhi carichi di coraggio.
-Forse..è ora che torni casa Harry-
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Harry aveva costretto se stesso alla noia e alla monotonia per tutto il tempo che gli era sembrato necessario da essere così al sicuro da quello che chiamava "delirio post-risveglio".  Quegli anni di tournée, dischi, notti insonni, cibo esotico, feste e solitudine infinita lo avevano fatto girare su una giostra veloce, luccicante, della quale non poteva nemmeno vedere se poggiasse o meno al terreno, immersa nel buio com'era la immaginava altissima.
Beh, qualcuno a quanto pare aveva deciso di accendere la luce e lui si era reso conto di essere solo a pochi metri terra, tutti quei giramenti di testa per cosa? Perché si, aveva toccato il cielo con un dito e, come diceva lui, "più in alto di così non si può" ma aveva anche scoperto, suo malgrado, che questo cielo non era così alto come desiderava.
Aveva deciso quindi di tornarci, in terra, fino a non sopportarla, annoiandosi forzatamente, per poi scoprire che non la voleva più, una giostra. Che gli andava bene guardare il cielo da terra, e, al massimo, costruirsi una bella casa sulla montagna più alta che poteva immaginarsi. Immaginazione che, nei suoi solitari pomeriggi, sul divano della casa dove era cresciuto, viaggiava a mille. E si vedeva, conquistador della sua vita, con le scarpe adeguate, picchetti e tutto, certo, mentre piantava bandiera su quella vetta.  E poteva dirsi, finalmente, "più in alto di qui non posso andare, ma nessuno può spegnere una montagna come si può fare con una giostra" e la visuale, inoltre, era decisamente più nitida del buio cosmico che percepiva prima.

Poi era successo che la voglia di scrivere gli era nata, più che tornata, gli era proprio nata un pomeriggio piovoso, orrido e puzzolente quando quella che quel giorno si meritò il titolo di "ragazza più bella del pianeta" passò davanti a lui con un profumo decisamente scadente e due occhi abbastanza ordinari. Ma si disse "Che ci vuoi fare, un paio di mesi nella campagna inglese e anche i miei standard si abbassano".
Ma non voleva più scrivere di ragazze, voleva scrivere di eroi, di coraggio, di storie assurde che gli venivano in mente mentre era al gabinetto o di sogni irrealizzabili. In ogni caso quello era stato un'inizio.

 

Passeggiava per Holmes Chapel, nevicava piano, e sua sorella non parlava mai della "prossima mossa da fare", questo lo faceva riposare.
Le passò un braccio sulle spalle per stringerla un po' a se  e riscaldarsi.
- L'hai più sentito "odio le boyband tranne quella di tuo fratello perché voglio entrare nel tuo letto"?- rise sguaiato come al solito, guadagnandosi una gomitata sulle costole da Gemma che si liberò dalla sua stretta.
-Si, gli ho promesso il tuo primo album da solista come regalo di Natale- sorrise piccata, lasciando Harry spettatore di un sorriso tanto simile al suo da conoscerne ogni anfratto.
-Spero tu non abbia specificato il Natale di quale, anno- le labbra curvate lievemente, forse un po' amareggiate - e poi chi ti ha detto che scriverò un album? o che io lo sappia effettivamente fare…- aggiunse poi, la voce più bassa, dicendo per la prima volta ad voce alta un qualcosa che assomigliava alla verità.
-Guarda che le conosco tutte le storie che inventi, che mi racconti spacciandole per vere, o quelle canzoni che ti inventi in bagno….- con la voce che voleva sembrare come di rimprovero risultando solo ancor più dolce alle orecchie del fratello.
-Vorrà dire che farò lo scrittore o il cabarettista!- rise piano, scuotendo la testa e spostando lo sguardo dal viso di sua sorella alla strada, lontano, un po' per nasconderle di aver provato paura per le sue stesse parole.
Gemma poteva poteva dire di conoscere ogni sfumatura della voce di suo fratello, e ringraziando la chiarezza e la semplicità che li contraddistingueva entrambi gli disse, rallentando un po' il passo: -Harry, davvero, qualunque cosa tu deciderai di fare andrà bene…fosse anche diventare un centometrista…ma ti conosco, avrai voglia di raccontare qualcosa e ora hai davvero tutto il tempo del mondo- e detto questo lo superò di corsa perché, faceva decisamente freddo, la neve si stava infittendo e ,come un miraggio, era apparsa la loro casa, in fondo al vialetto. 

Harry senti qualcosa di caldo offuscargli la vista ma non ebbe il tempo di far cadere nemmeno una lacrima perché senti la sorella aggiungere a voce alta, quasi urlando -…e poi, quante volte caghi al giorno? Sai quante canzoni che puoi scrivere!- la sua frase finì inghiottita da uno strillo divertito quando suo fratello spicco una corsa per raggiungerla e agguantarla.

 

Nel suo letto, il suo piccolo letto di quando aveva sedici anni, quello che lo aveva visto diventare uomo e che aveva ostinatamente deciso di non cambiare per nulla al mondo, ripensò alle parole di sua sorella.
"Tutto il tempo del mondo" si gustava ogni parola di quella frase, per istante si sorprese addirittura a ripeterla sotto voce, realizzando finalmente che nessuno si aspettava nulla da lui, nessuna fantomatica "prossima mossa" eppure fu in quella notte che Harry presa una decisione. Tornò ad immaginarsi conquistador e si disse "forse non mi serve più tutto il tempo del mondo, mi serve un'adesso" si addormentò pensando che forse era giunta l'ora di partire.

 


-Honey, smettila di ingozzarti, stai sputacchiando- il rimprovero di sua madre gli arrivò dolce come dolci erano stati tutti i rimproveri che lui non sentiva da anni, anche se in quei cinque mesi stavano tornando stupendamente fastidiosi e degni di sbuffi. Ingoiò l'ennesimo cucchiaio stracolmo di latte e cereali, sollevando gli occhi al cielo, scocciato.
-Vado in Giamaica- disse che, se non fosse stato appena sveglio, sarebbe suonato come la battuta di punta del suo one-man show. 


A  7.418 chilometri in linea d'aria Anna, dietro al suo bancone, che era un po' il suo palco, si inventava una delle sue storie mirabolanti per allontanare l'ennesimo uomo venuto a conquistarla.


 


argonauta

ar·go·nàu·ta/
sostantivo maschile

      1. 
Navigatore ardito, avventuroso (dalla denominazione degli eroi mitici che, al seguito di Giasone, parteciparono al viaggio dalla Grecia alla Colchide per la conquista del vello d'oro).

 

  
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