Un brivido gli corse lungo la spina dorsale nell’istante in cui un tocco delicato gli sfiorò la spalla: si voltò all’improvviso, cercando l’origine di quella sensazione, cercando di capire chi si fosse intrufolato in quel nascondiglio noto solo a lui e a pochi altri del suo reparto.
– Sai che con quel muso lungo assomigli molto a Jean? – la voce di Sasha, calda e secca come il vento estivo, lo raggiunse come il suono di una campanella, e il suo volto luminoso invase il suo campo visivo, causando nel ragazzo un moto di sorpresa e inquietudine.
– Sasha…? –
Lei frugò nel borsone che portava spesso a tracolla per nascondervi il cibo, e ne estrasse un tozzo di pane per porgerglielo: – Ti va? –
Non gli andava di mangiare, non gli andava di rivedere il passato, non gli andava di ricordare quel suo sorriso furfante e genuino. Quei ricordi facevano male, non riusciva a sopportare che non se ne sarebbe potuti creare di nuovi insieme a lei.
– Sasha, tu sei… –
– Sì, lo so, sono un pelino ingorda, ma che posso farci?! – lo interruppe lei prendendo un'altra pagnotta dalla sua borsa, – L’importante è non farlo sapere al capitano, giusto? –
Gli fece l’occhiolino, causandogli una fitta al petto come una pugnalata… o come un proiettile.
Gli occhi di Connie iniziarono a pungere con insistenza. Presto sopraggiunsero i singhiozzi, seguiti da lacrime amare, roventi, incontrollabili. Nascose il volto tra le mani sperando di interromperne il flusso, o almeno di nasconderle alla sua amica.
Si sentì circondare dalle braccia di Sasha: non si oppose, si lasciò cullare dal suo respiro e da un battito cardiaco ormai estinto. Quell’illusione era così dolce che era un peccato lasciarsi convincere dalla realtà dei fatti.
– Ci sarò sempre per te, Connie. –
Con una mano le afferrò debolmente un avambraccio, solo per scoprire di star tastando il vuoto. I singhiozzi si affievolirono mentre col petto gonfio di tensione si guardava intorno, in cerca di quella presenza effimera, tanto inaspettata quanto gradita. Connie si alzò per cercare meglio, con la vana speranza di trovarla in un angolo della capanna abbandonata.
La “ragazza delle patate” se n’era andata per sempre, lasciando dietro di sé una scia di ricordi agrodolci, di risate dimenticate, di dolore imperituro… e un tozzo di pane abbandonato sul tavolo.
So ist es immer
Unser Licht ist nur das
Trinken und singen
Wir begrüßen morgen
So ist es immer
Unterm riesigen Himmel
Leben wir zusammen
Die Nacht ist lang
Unser Licht ist nur das
Trinken und singen
Wir begrüßen morgen
So ist es immer
Unterm riesigen Himmel
Leben wir zusammen
Die Nacht ist lang
[Canzone: So ist es immer, di Hiroyuki Sawano (OST di Attack on Titan)]