Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: The Custodian ofthe Doors    14/09/2018    10 recensioni
[Storia interattiva| Deathfic!| Ready? Start!| Iscrizioni chiuse]
In un epoca sorprendentemente di pace, quando nulla turba l'equilibrio del mondo e dell'umanità, il pericolo più grande non è altro che la noia di coloro che hanno e possono tutto.
*
“ Problemi in Paradiso?”.
*
Il foglio volteggiò lento nell'aria densa delle Praterie degli Asfodeli, lì dove sorgeva il muro che li divideva dai Campi di Pena.
L'anima guardò altri fogli colorati svolazzare oltre quelle alte mura scure, caduti dal cielo, forse da quello vero e non dalla volta rocciosa che faceva loro da soffitto.
*
E se è la vita dei loro figli quella che gli dei vogliono veder in gioco, non vi sarà nessuno che potrà impedirlo.
*
“Riuscirai a “sopravvivere”? Sarai in grado di ingannare Thanatos?
Questa è la sfida della morte.
Questa è la Death Race.”
Genere: Avventura, Azione, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altro personaggio, Gli Dèi, Nuova generazione di Semidei, Semidei Fanfiction Interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

D  E  A  T  H      R  A  C E


 
I. Boredom.

 

Il rumore costante della pendola francese che oscillava nello scandire i secondi lo aveva sempre irritato. Non che al mondo esistesse qualcosa che non lo facesse ovviamente, l'irritazione era alla base della sua vita, lo era sempre stato e lo sarebbe stato per sempre, ma questo era un punto non essenziale della faccenda.
Il punto focale stava nel tempo ormai irragionevole in cui stava aspettando che quel deficiente si degnasse di presentarsi, un ritardo così palese ed enorme che dava solo due possibilità: o si era dimenticato di lui o stava per crollare il mondo.
Forse la prima, se fosse stata la seconda se ne sarebbe fregato e sarebbe comunque andato a fargli visita.
O forse avrebbe dovuto capire che razza di persona era andato a farsi amica quando era ancora un ragazzino di appena tredici anni e si era ritrovato davanti quella figura fine e slanciata che pareva appartenere molto di più ai quartieri altolocati di qualche città del nord e non alle viuzze dissestate dalle radici dei pini della periferia di Roma.
La borgata, così gli avevano insegnato a chiamarla e così avrebbe sempre fatto per il resto dei suoi giorni.
Ad onor del vero, aveva pensato che l'altro ragazzino davanti a lui fosse uno straniero, un invasore o come cavolo li volevano chiamare a quel tempo. La sua pronuncia però era uscita fuori fluida e sicura, come se avesse studiato l'italiano dalla nascita, come se fosse proprio italiano. Di certo non era della sua bella Roma, lui i romani li riconosceva a colpo d'occhio, così, come una schicchera.
Rimaneva il fatto che quel lontano 8 Agosto di troppi anni fa si era ritrovato a dar informazioni stradali ad un ragazzetto di forse quindici anni, vestito come un pinguino, tutto di nero sotto il Sole impietoso della città e tutta l'umidità che il biondo Tevere poteva offrire assieme alle sue spaventose colonie di zanzare; e visto che il tipo si ostinava ad usare nomi di strade che non aveva mai sentito in vita sua e che suonavano tanto come quelle parole che diceva il prete la domenica tutte le volte che Suor Patrizia riusciva a prenderlo per un orecchio e trascinarlo a messa, lui si era rimboccato le maniche e lo aveva trascinato a sua volta di peso verso la Rotonda, rispondendogli malamente e a mezza bocca che no, quella era Santa Maria alla Rotonda, non era il Pantheon o come cavolo voleva chiamarlo lui.
Osservando di sottecchi il braccio dorato dell'orologio continuare il suo moto perpetuo si domandò come avrebbe vissuto se quel giorno il damerino non gli avesse chiesto niente, se avesse fermato il signore dietro di lui o la donna con la carrozzina che era passata prima.
Probabilmente il bastardo lo avrebbe aspettato, sia mai che osasse mischiarsi alla plebe. Avrebbe dovuto decisamente prenderlo per l'orecchio come faceva quella megera Suor Patrizia con lui, e pace all'anima sua che era morta almeno settant'anni fa.
Portò la mano verso la bocca e strinse il sigaro tra i denti, saggiando la consistenza dell'involto di foglie ed il sapore erboso del fumo.
Se quello stronzo non si fosse presentato entro due minuti netti, e aveva la dannata pendola a fargli da cronometro, si sarebbe alzato, gli avrebbe spento il sigaro su quel tendaggio che piaceva tanto a sua moglie e se ne sarebbe andato. Sì, gli pareva davvero un bel piano, avrebbe sentito le urla della signora anche a chilometri di distanza.
Anche se in questo modo poi si sarebbe dovuto sorbire le lamentele dell'altro per almeno un paio di mesi. E vabbé, avrebbe sopportato i borbottii di quel cane per un po', ne sarebbe valsa la pena.
Si alzò dalla sedia e fece un cenno secco con la mano al cameriere che gli si era avvicinato, lo scricchiolio delle giunture fu così forte che l'uomo si aspettò di veder l'altro crollare a terra in frantumi ma sapeva perfettamente che non sarebbe successo, non in quel luogo.
<< Fammi un favore Ambrogio, quando vedi quel coglione del tuo capo digli che mi sono rotto le palle di aspettarlo e che se mi conoscesse davvero come dice di fare mi avrebbe almeno mandato uno straccio di avviso.>>
Il cameriere, che certo non si chiamava Ambrogio, lo guardò con sguardo vuoto e si inchinò come ad affermare che avesse capito.
Il sorriso sbilenco e aguzzo che si andò ad aprire sul volto dell'uomo si fece divertito ed anticipò una pacca forte sulla scapola ossuta del valletto. Se lo lasciò alle spalle e si avviò verso la poltrona preferita dell'amico, il suo trono, come lo chiamava lui con fare stizzito e pomposo.
Come ti pare, replicava ogni volta disinteressato.
Ci si accostò e fissò poi il suo bel sigaro. Mh, gliene avrebbe dovuto uno poi, doveva dirglielo.
Lo spense senza troppe cerimonie contro la lunga stoffa nera che si trovava abbandonata sui braccioli ed immediatamente ebbe l'effetto che si aspettava.
Un vociare concitato invase improvvisamente la stanza, lamentele e mugugnii, gemiti di dolore e grida soffocate.
L'uomo sorrise un po' di più e non mutò minimamente la sua espressione quando si sentì richiamare all'ordine.

<< Gio! Quante volte ti ho detto di non importunarmi le anime!>>

Gio, ancora una volta non che fosse il giusto nome, si girò soddisfatto, avvicinò il sigaro ad una delle lanterne vicino al trono e lo riaccese con la facilità di un abitudinario consumato.
<< Perché? Tanto peggio di così mica gli può andare.>> si strinse nelle spalle e scese i gradini che tenevano quella porzione di pavimento sopraelevato.
<< Abbi un po' di rispetto.>> fece secco l'altro uomo avanzando per la stanza con passo sicuro.
<< Quello che tu non hai avuto con me facendomi aspettare, intendi?>> frecciò l'altro ironico. << Te lo era dimenticato eh?>>
<< Assolutamente no.>> lo guardò come se quella fosse una terribile accusa e l'amico inarcò un sopracciglio.
<< Allora ti ricordavi che ero qui con Alfredo e non hai pensato di avvisarmi?>>
L'espressione di quello che era il padrone di casa si fece improvvisamente spazientita e rassegnata, come se ci fosse ormai abituato a quelle scene.
<< Non si chiama Alfredo… >>
<< Aggiungila alla lista delle cose di cui non me ne frega niente.>> rispose quello con un sorriso irritante. << Su, cosa c'era di tanto importante da farmi aspettare? Topolino ha di nuovo avuto una crisi di mezz'età e voleva per forza giocare con te, Pluto?>>
Il ringhio animalesco che fuoriuscì dalle labbra pallide del suo interlocutore avrebbe messo paura a qualunque creatura dotata di un minimo di intelletto e soprattutto di istinto di sopravvivenza. Ma dato che Gio pareva non avere nessuno dei due, o più semplicemente c'era abituato, si limitò a ridere divertito,
<< Visto? Ringhi pure!>>
<< Non chiamarmi in quel modo!>>
<< Ti ci ha chiamato tutto il mio popolo per secoli, perché io non posso?>>
<< Perché io invece non ti ho ancora ucciso?>>
<< Perché in tutta la tua onorevole vita immortale sono l'unico pazzo abbastanza pazzo da esserti diventato amico. >>
Il sorriso che gli illuminò il viso per un attimo lo fece ritornare il bambino di tredici anni che lo aveva trascinato in giro per Roma tirandolo per un braccio come se fosse un qualunque monello di strada.
Il ricordo gli scaldò il petto come solo poche cose al mondo potevano fare e l'uomo, il dio, scosse la testa e fece cenno al suo amico di sedersi dove era stato seduto per tutto quel tempo e di starlo ad ascoltare come faceva da quando si erano conosciuti.
<< Zeus stranamente non c'entra niente. >> fece un gesto al cameriere e questo sparì in fretta dalla stanza.
<< Strano infatti.>> concordò l'altro sedendosi scompostamente e allungando le gambe verso le sue.
<< Già, per una volta in vita sua si sta divertendo come gli pare senza rompere le scatole a nessuno. Il problema sono tutti quegli altri deficienti che lo circondano.>>
<< Problemi in paradiso?>> soffiò fuori una nuvola di fumo e l'amico lo guardò male.
<< Non mi fumare addosso.>>
<< Dio santo! Sei nel dannatissimo Inferno, tutto fuma qui, le anime, i fiumi, la terra, pure te fumi e io non devo fartelo in faccia?>>
Ade storse il naso e con uno schiocco di dita fece spegnere il sigaro che l'altro riaccese con un simil gesto.
<< Non mi provocare, Pluto.>>
<< Non mi chiamare Pluto, Giordano.>>
Lo scambio di sguardi infastiditi durò il tempo necessario per far riapparire lo scheletrico cameriere con un carrello vecchio quanto le sue ossa ed una campana di metallo.
Il dio si sistemò meglio sulla poltrona e sospirò stanco massaggiandosi le tempie nell'attesa che venissero servite loro le solite ordinazioni di una vita.
<< Se non fossi una divinità e non fossi quella dell'inferno, direi che i miei deprecabili nipoti mi manderanno presto all'altro mondo.>>
Gio afferrò il suo bicchiere di metallo e ne osservò i fregi. << Che hanno combinato sta volta? Andiamo, si è appena conclusa una profezia, che hanno da lamentarsi a parte il solito? >>
L'altro si strinse nelle spalle. << Il solito. >> sentenziò prendendo anche lui il suo calice e bevendo un lungo sorso di un liquido denso e rosso, ricevendo un'occhiata scettica dal compagno.
<< Questa tua dannata fissa per i frutti rossi dura da più di un secolo, lasciatelo dire.>>
<< Ce la fai a rimanere concentrato su un discorso e non perderti in altro?>>
<< E tu ce la fai a non rompermi le scatole e non farti venire un'indigestione? >>
<< Sono un dio non mi può venire un'indigestione!>>
<< Sei una mozzarella, accettalo.>>
<< Non cominciare!>>
<< Non cominciare tu!>>
<< Padrone?>>
I due si voltarono di scatto verso uno scheletro appena arrivato. Indossava un mantello logoro azzurro sporco, i vestiti così palesemente medievali da sembrar esser usciti fuori da uno spettacolo teatrale.
Ade si ricompose immediatamente e si tirò su con la schiena, schiarendosi la gola con un colpo di tosse rivolse al messaggero lo sguardo più glaciale del suo repertorio.
<< Cosa c'è di così importante da disturbarmi in un momento del genere, sai che non tollero intromissioni da nessuno.>>
<< Oh, ma quanto sei dolce… hai detto a tutti di non disturbarti quando sono con te?>>
<< Me ne sto pentendo.>>
<< Mio signore… >> ripeté lo scheletro facendo ballare la mandibola pallida ed un po' sbilenca. Il rumore uscì fuori con un leggero sibilo e Gio dovette premersi una mano sulla bocca per non scoppiare a ridergli in faccia. O sul teschio, come avrebbe dovuto dire? Ade non glielo aveva mai spiegato…
<< Non oserei mai se non fosse della massima urgenza. È arrivato un messaggio dal vostro illustre fratello.>>
<< Ne hai uno illustre?>> domandò l'uomo rivolto all'amico.
<< Ne ho uno illustre?>> domandò di rimando i dio allo scheletro.
Se fosse stato possibile sarebbe sicuramente arrossito, ma dato che ormai erano secoli che il sangue non irrorava più i suoi vasi sanguigni lo scheletro messaggero si limitò ad abbassare la testa e dare qualche piccolo e sibilante colpo di tosse.
<< Il sommo Zeus… >> provò a bassa voce.
<< Ah! Illustre perché brilla allora!>>
<< Non fare il deficiente e sta zitto!>>
<< Signore… >> provò ancora debolmente il morto, conscio di non volersi trovare tra un battibecco di quei due.
Ade riportò l'attenzione su di lui e gli fece cenno di parlare.
<< Ebbene?>>
<< Pare che ci siano problemi sull'Olimpo.>>
<< Problemi in paradisoooo…. >> cantilenò Gio divertito. Il calcio che gli arrivò da sotto il tavolo lo fece sussultare ed imprecare a mezza voce contro un paio di divinità prese a caso.
<< Ci sono appena stato, quale sarebbe la novità che non poteva dirmi due minuti fa?>>
<< Pare che il Sommo Zeus voglia riunire tutti gli Dei a colloquio.>>
<< Interessante.>> Ade si poggiò contro lo schienale della poltrona e alzò un sopracciglio scuro e fino, giungendo le dita con fare pensieroso, << Ma non mi hai ancora detto qual è il problema, sempre che il mio illustre fratello si sia degnato di farmelo pervenire per missiva.>>
Il messaggero si torturò le scheletriche mani con fare quasi imbarazzato, facendo scricchiolare le falangi e le giunture ormai rovinate. Farfugliò qualcosa di poco comprensibile per Ade, che suonò molto come un: “ Gli Dei vostri fratelli si annoiano ed il Sommo Zeus ha pensato di indire un consiglio per decidere come ingannare il tempo in modo costruttivo…”, ed estremamente divertente per Gio che scoppiò a ridere rovesciandosi quasi dalla sedia.

Umiliante, davvero, ma ormai c'era abituato.

<< Smettila di latrare come un cane!>> lo riprese Ade dandogli uno spintone e lanciandolo davvero a gambe all'aria.
Ma l'uomo non smise di ridere e si rotolò teatralmente da una parte all'altra. Poi tutto d'un tratto si rimise seduto e guardò l'amico dritto negli occhi,
Ade doveva ammetterlo, malgrado fosse passato parecchio tempo da quando il aveva incontrati la prima volta sentiva ancora un brivido freddo scivolargli lungo la schiena e gelargli l'icore nelle vene qualora incontrasse quelle iridi scintillanti, detentrici di ricordi e sensazioni così contrastanti gli uni con le altre che spesso lo lasciavano spaesato, boccheggiante come un pesce fuor d'acqua.

Peccato che non mi necessiti respirare.

<< Te l'ho mai detto che il pollo avrebbe dovuto farmi Oracolo? E che avreste anche dovuto farmi santo?>> chiese l'uomo sorridendo.
<< Hai di nuovo confuso le religioni. >> provò a replicare senza forza. << E se quel pazzo ti avesse fatto Oracolo a questo punto saremmo tutti morti.>>
Gio saltò in piedi e rimise la sedia dritta, lasciandocisi cader sopra con disinvoltura. Afferrò il sigaro che aveva lasciato cadere sul tavolo e se lo rimise in bocca. << Concesso.>>
Ade sospirò ancora e si voltò verso il suo servitore facendogli cenno di andarsene.
<< Come dicevo prima, per una volta Zeus non ha colpe e sono gli altri a crear problemi.>>
L'altro si strinse nelle spalle e si passò una mano tra i corti capelli, scostando qualche ciuffo troppo indipendente che non voleva saperne di stare al suo posto.
<< Il problema per quelli come voi, damerino, è che vivete nell'ozio e nel vizio. Volete qualcosa? Schioccate le dita e la ottenete. Non potete averla così facilmente? Chiamate uno dei vostri pupazzi e lo mandate a fare ciò che avreste potuto far voi con la metà del tempo e solo una briciola di sforzo in più di quello che vi costa uno schiocco e non vi interessa se chi mandate a fare il lavoro sporco siano figli vostri, dei vostri fratelli o di nessuno, non vi importa neanche se andranno a morire o torneranno indietro sani e salvi. E quando non avete nulla da fare, quando non ci sono guerre, non ci sono profezie, vi annoiate e fate danni.>> scosse la testa e riprese il suo bicchiere. Fece roteare il liquido lentamente e poi ne prese un grande sorso.
Ade lo fissò attentamente, colpito da quelle parole come forse non sarebbe dovuto esserlo, forse perché era proprio Gio ad averle dette, forse perché conosceva la storia dietro a quel pensiero, dietro a quelle idee e a quelle opinioni.
Annuì per riflesso e sospirò piano. << Cosa consigli di fare? I miei amabili parenti si staranno cominciando a lamentare, sono come bambini, più si annoiano e più diventano inquieti, sono sicuro che Ares proporrà una qualche specie di gara mortale per semidei e che tutti gli altri saranno più che d'accordo con questo.>>
Nel silenzio della sua stanza privata il dio attese una risposta che avrebbe potuto metter d'accordo le altre divinità e quell'uomo che ora sedeva davanti a lui e in cui il Dio degli Inferi riponeva una fiducia, per le cui idee aveva un interesse, che non avrebbe dovuto avere.
Un mortale teneva per mano la sua volontà da anni, più di quanti non amasse ammettere, lo faceva sentire in colpa qualora lo deludesse, lo rattristava se lo vedeva triste.
Forse Persefone aveva ragione, forse aveva sbagliato quando aveva deciso di accettare l'amicizia di quel ragazzino di tredici anni, lasciandogli libero accesso al suo animo e affezionandosi a lui.
Uno scintillio dorato illuminò la stanza per un secondo, un attimo e nulla più che tinse d'oro ogni nera superficie e la fece risplendere come quell'Olimpo che ad Ade era stato negato, relegandolo nelle profondità della terra.
Gli parve di rivedere il sorriso sfrontato di quel bambino appena cresciuto, quello che gli aveva fatto presagire tutti i guai e tutte le gioie che quella mente laboriosa avrebbe scatenato nella sua immortale vita.
<< Vogliono una gara mortale per distrarsi dalla terribile noia di essere divinità potentissime in grado di modellare il mondo a loro piacimento? >> domandò con l'ironia che lo aveva contraddistinto per tutti quei lunghi anni. << E allora chi sei tu, Ade, Dio degli Inferi, per impedirgli di ottenere ciò?>>
Il dio lo guardò scettico, non poteva aver ceduto così facilmente, senza neanche insultare un po' gli altri Dei, dargli strane idee su come avrebbe potuto ucciderli tutti o semplicemente provare a distoglierli dal loro interesse.
<< Cos'hai in mente?>> si arrese a chiedere alla fine.
Il ghignò di Gio scintillò nell'oscurità del tetro palazzo.
<< Se è la vita altrui che vogliono veder messa in gioco, così sia.>>

 

 


 

 

*

 

Erano pochi gli uomini che gli stavano simpatici.
Davvero, lui ci provava ad avere un minimo d'empatia con il genere umano, ma per ogni singolo essere che gli faceva credere che forse c'era una speranza ne conosceva circa un miliardo, uno in più o uno in meno, che gli facevano rimpiangere il giorno in cui era nato.
E lui era un Dio dannazione, ce ne voleva per fargli rimpiangere la morte.

Specie a me.

Quando lo avevano convocato sull'Olimpo quel pomeriggio aveva avuto la sgradevole sensazione che sarebbe successo qualcosa di terribile e che avrebbe inevitabilmente coinvolto anche gli umani e non umani qualunque, ma semidei, la razza peggiore e più sfigata di tutti a suo dire.
Lo stupido messaggero alato era arrivato anche a lui, uno di quei fastidiosi spiriti del vento gli aveva picchiettato le sue invisibili mani sulla schiena e poi gli aveva porto una lettera scritta su pesante carta color crema con inchiostro oro.
Zeus, collegamento semplice, veloce e scontato.
Per un attimo aveva anche sperato nella serietà di quella convocazione. Magari erano insorti problemi, o magari c'era una nuova e possibilmente sensata richiesta da fare, la proposta di una variazione dal normale svolgimento degli eventi, qualcosa di costruttivo per il Tartaro, era chiedere troppo?
Sì, probabilmente lo era e la stessa identica cosa la concordò suo fratello quando lo raggiunse a casa sua non appena ebbe ricevuto quella stupida lettera, saltandogli vicino con la sua bella faccia pallida come la luna, o forse come uno dei lacchè del loro zio preferito.
<< Hai seriamente pensato che ci avessero convocato per qualcosa di importante?>>
Il dio aveva sbuffato e annuito con veemenza, storcendo il naso quando una cascata di ciocche scure come la pece gli erano ricadute sulla fronte.
<< Non ce l'hai qualcuno che ti leghi quei capelli? Vuoi che ti faccia le trecce? Sono bravo sa!>>
<< Tocca i miei capelli e ti do un pugno sul naso.>> lo minacciò infastidito.
L'altro si strinse nelle spalle, la grande cappa scura che vi portava poggiata sopra sussultò facendolo sembrare il personaggio di un cartone. Il cappello nero a falde larghe che gli copriva il capo certo non aiutava a mitigare l'immagine che dava di sé, così come non lo faceva la piuma che spuntava da suddetto cappello.
<< Come vuoi, la mia era una proposta.>>
<< Ci andrai?>> chiese a bruciapelo all'altro che, ancora si strinse nelle spalle.
<< A quanto pare noi due gli serviamo più degli altri.>>
<< Ares sarebbe felicissimo di gestire la cosa al posto nostro.>>
<< Efesto invece non lo vedo troppo felice all'idea di dover collaborare con il fratello… ma non tutti possono essere come noi, no?>>
Un sorriso soffice e bianco si aprì sulle labbra morbide della divinità che allungò una mano per sistemare meglio il copricapo al suo di fratello.
<< Presumo di no.>> concesse con voce gentile.
L'altro annuì felice di quella risposta e riprese in mano la lettera rileggendo ancora la parole altisonanti che lo informavano di come, dopo un comizio dei grandi dodici, più Ade, gli Dei Maggiori fossero giunti ad una comune decisione -circa- e richiedessero la sua presenza sull'Olimpo per le motivazioni a seguire.
<< Ehi! Però di questo giro non dovrai lavorare troppo, non credo saranno tante le vittime, anzi, tutt'altro. Non me l'aspettavo una proposta del genere da Ade, dici che non ce la fa più e vuole liberarsi di qualcuno?>>
<< Ricordati che qui sulla terra le vite passano, giù negli inferi invece c'è l'accumulo dell'intera era degli uomini. >> si lasciò cadere sul divano pieno di cuscini ricamati e ne prese uno in mano guardandolo distrattamente, come se non lo vedesse davvero. << E poi dubito che sia stata un'idea di Ade davvero… >>
Il fratello gli si sedette accanto, il mantello si gonfiò come la gonna di una dama seicentesca e poi si afflosciò mollemente sulle sue gambe incrociate. Si grattò la testa da sotto il cappello e si tolse qualche ciocca scura che era sfuggita alla presa della stoffa.
<< Beh, io invece un'idea su chi potrebbe aver proposto una cosa del genere ce l'ho...>>
<< Temo che tutti noi l'abbiamo, evidentemente il primo messaggio deve essergli giunto quando era in sua compagnia.>>
<< La cosa sarebbe terribilmente divertente… è un peccato però, ci siamo persi la faccia di Atena quando Ade ha proposto la cosa e le ha detto chi l'aveva pensata.>>
<< Ci siamo risparmiati urla ed indignazione insensate e il disperato tentativo di smontare un'idea grandiosa solo perché l'ha avuta la persona sbagliata.>>
<< Ci sarà da divertirsi allora.>>
Il dio guardò il suo compagno sospirando affranto. << Perché ho la sensazione che deciderai anche per me?>>
<< Andiamo, sarà divertente! E pensa: per la prima volta in vita tua, durante uno scontro all'ultimo sangue, non dovrai preoccuparti di raccattare anime morenti e di portare anzi tempo giovani eroi al traghetto di Caronte. E lui non si lamenterà che ha già tanto lavoro da fare e non gli serve anche altra gente morta per colpa dei nostri- Come li chiama?>>
<< Stupide dispute famigliari su chi ha lo scettro più lungo, è nato peggio, ha ammazzato più gente, avuto figli più deficienti che si sono cacciati in guai peggiori e violentato più esseri random perché non sapeva tenerselo nei pantaloni. Su questo di solito vince papà. >>
<< Esatto!>> l'uomo pallido saltò sul posto e batté le mani come se avesse trovato una cosa che cercava da tanto tempo, tutto quell'entusiasmo prima o poi avrebbe coinvolto anche il fratello, lo sapevano bene entrambi. Così come sapevano che il primo non avrebbe mai detto di no al secondo,
<< Sembra una gara ragionevole… >> sussurrò infatti il moro sotto lo sguardo divertito dell'altro.
<< E ricordati che praticamente l'ha proposta il nostro umano preferito. Vuoi davvero negare al vecchio Gio una gioia del genere. O anche solo rischiare di non vedere la faccia incazzata di Atena? E poi, fratello, è il tuo campo.>>
Il dio guardo l'altro e poi lasciò cadere le spalle. << Lo sapevi da prima che era stato lui, vero?>>
<< Ci siamo fatti una chiacchierata, una chiamata via Skype, niente di ché, mi ha informato di un paio di cosucce… >>
<< Mi hai chiamato solo per assicurarti che avrei accettato.>>
<< L'ultima parola sarà sempre la tua.>>
<< E ti sei tenuto la carta di Gio per ultima per convincermi.>>
<< Possibile.>>
Il sorriso a trentadue denti che il fratello gli rifilò lo fece crollare definitivamente.
<< Quindi cosa hanno in mente?>>
Quello stesso sorriso che si trasformò ben presto in un ghigno sadico che gli ricordò, come se poi potesse scordarlo, quando suo fratello fosse un dio che dava tanto e tanto toglieva.
<< Da quello che mi è stato detto l'hanno chiama Death Race.>>

 

 

 

 

*

 

Il foglio volteggiò lento nell'aria densa delle Praterie degli Asfodeli, lì dove sorgeva il muro che li divideva dai Campi di Pena.
L'anima guardò altri fogli colorati svolazzare oltre quelle alte mura scure, caduti dal cielo, forse da quello vero e non dalla volta rocciosa che faceva loro da soffitto.
Si chinò verso l'erba sbiadita come quella di un ricordo sfocato, di una pellicola di altri tempi e fissò quelle linee scure che parevano non aver alcun senso in attesa che ne trovassero uno.
Le parole cominciarono a vorticare con lentezza e si posizionarono nel giusto ordine, mutando sé stesse sino a comporre una frase nella sua lingua e permettergli di capire cosa ci fosse di così importante da ricoprire gli Inferi di volantini.
Lesse con una discreta curiosità quanto scritto, alla fine era solo un'anima, era già morta tempo addietro, non c'era nulla che potesse interessargli davvero, nulla che la riguardasse.
O almeno così credeva.
Gli occhi vacui si allargarono dallo stupore mentre lentamente in lui si faceva largo la consapevolezza di quanto gli era appena stato proposto. Se questo non era un segno divino, un miracolo di un qualche Dio… l'attesa, alla fine, aveva dato i suoi frutti.

 

 

Sei negli Inferi da molto tempo? Lo sei da troppo poco e ancora ricordi com'era quando scorrazzavi libero sulla terra? Ti sei mai chiesto come sarebbe andata la tua vita se solo ti fosse comportato diversamente? Credi di meritare la morte? Sei nel posto giusto o ti manca solo una vita per fine nelle Isole dei Beati? O magari sei nei Campi di Pena e vuoi riscattarti!
Beh, c'è una soluzione a tutto!
Per la prima volta nella storia della creazione ogni anima avrà un'altra possibilità.
Una gara all'ultimo sangue, ambientata nei piani dell'aldilà dove né Semidei né Dei potranno intervenire!
Tre giudici Infernali come Giuria e molti altri come guess-star!
Trasmesso su Efesto-TV in più di 300 lingue!
Tredici prove ad eliminazione ed il premio finale più ambito al mondo per l'anima più capace:

 

LA TUA VITA!
 

Le iscrizioni sono aperte: riuscirai a “sopravvivere”? Sarai in grado di ingannare Thanatos?
Questa è la sfida della morte.
Questa è la Death Race.”

 












____

Salve lettore,
Questa storia senza pretese nasce per caso e per nostalgia di un fandom che un tempo esplodeva di storie dalle trame più disparata e che, come ogni cosa che si ama, prima o poi ci riporta da lei.
Il nostro racconto parte dalla più classica fonte di disgrazia dei mortali, la noia divina, e si snoda per i meandri dell'Inferno in tutto il suo splendore. La premessa è tanto semplice quanto scontata: ci sono anime che non meritano di trovarsi nell'aldilà e altre che credono di non meritarlo. Per ovviare al problema la soluzione più “costruttiva” è quella di indire una gara che permetta a chiunque lo volesse di partecipare per poter ottenere il premio più grande che si possa desiderare: la propria vita.

 

Ad affrontare la sfida saranno quindi anime di eroi morti, di ogni età e ogni epoca e la cosa più comoda di questa storia è che i partecipanti non rischiano di fare una brutta fine, insomma, so già morti peggio de così non je po annà.
Le iscrizioni sono aperte fino al 28 Settembre e verrà operata una selezione.
Le regole per partecipare sono poche ma abbastanza basilari:

  • Massimo 2 OC a testa, possibilmente di sesso e genitore divino diverso, se volete farmi dei fratelli potete provare, ma la selezione di uno non implicherà anche quella dell'alto.

  • Sono morti, e fino a qui non ci piove, ma questo non vuol dire che una volta passati a miglior vita si diventi entità supreme dai poteri indicibili, so sempre ragazzini ( più o meno ragazzini, questo starà a voi), non sono armerie che camminano, non detengono il sapere universale, non hanno tutti i poteri dei loro genitori divini.
    Non create dei scesi sotto terra, sono semidei, non sono divinità o a quest'ora non erano morti male. Statece.

  • Gradirei evitare stereotipi troppo forzati, la perfezione non esiste e il mondo è bello proprio perché è avariato. Ai tempi miei il Pantheon era così vasto che spuntava un dio ogni volta che starnutivi, sfruttate l'allergia al polline e spaziate nel campo ampio dell'Olimpo.
    Un bel no va anche a figli di Titani, Giganti, Dee vergini, possibili parenti di eroi canon e anche i morti secondo Riordan. No, non me lo potete proporre un Luke selvatico, ritirate la sfera poké.

  • La storia prevede una certa partecipazione perché al fine dei giochi a decidere chi sarà l'anima fortunata sarete voi, quindi vi chiedo un minimo di costanza nel recensire:
    Mi hanno consigliato, persone decisamente più navigate di me in fatto di interattive, di mette dei punti: non vi dico di recensire ogni capitolo, io sono il primo a non farlo perché sono una brutta persona, ma se non vi farete sentire almeno ogni due capitoli al terzo il vostro pargolo sarà marginale o non sarà in scena e al quarto rimarrà bello che tranquillo nella sua postazione infernale.

  • Nel pieno rispetto delle regole di EFP e dei miei problemi di attenzione a lungo termine vi chiederei gentilmente di inviare le schede per mp, con dicitura [ Nome- figlio di- Death Race]. Vi chiederei anche di prenotarvi con genitore, sesso e periodo storico di morte, così, giusto per evitare una gara elitaria solo tra chi ha partecipato alla disfatta di Crono o chi si è visto i Giganti invadergli casa.

 

Detto ciò, se ci sono domande fatele pure e per il resto, questa è la scheda.

 

Dati anagrafici.
Nome, cognome ed eventuale soprannome:
Data, luogo di nascita e nazionalità:
Età, data, luogo di morte:
Genitore divino e rapporto con esso:
Famiglia mortale e rapporto con essa:

Caratteristiche psico-fisiche.
Aspetto fisico: (e prestavolto)
Descrizione psicologica: (scrivete quanto vi pare, io apprezzo solo. I valori che lo condizionano, la sua concezione della vita, ma ricordatevi dell'epoca in cui avete deciso di inserire il vostro oc, una ragazza dell'epoca Rinascimentale non ha ampie vedute in fatto di sessualità perché se no sarebbe stata considerata una poco di buono, un ragazzo non si sarebbe dimostrato troppo effemminato perché se no l'avrebbero preso di mira, ponderate.)
Paure, fobie e debolezze:
Pregi e difetti: (Difetto fatale)
Orientamento sessuale: ( Di nuovo, ricordate il periodo storico in cui lo avete fatto nascere, ci sono momenti del passato in cui l'essere apertamente gay non era contemplato)
Storia:
Ama e Odia: (passioni, preferenze, hobby e simili)
Come e perché è morto: ( descrivete l'evento in sé, cos'è successo, perché, se lo ha ucciso qualcuno, se è morto da eroe o da vigliacco. Vi prego di non scrivermi di morti assurde come “si è schiantato con l'aereo” e poi mi dite che è successo durante la guerra di secessione.)

Caratteristiche personali e di combattimento.
Abilità e talenti: (sul campo di battaglia e nella vita comune)
Poteri: (ricordatevi che non sono divinità o non sarebbero morti)
Arma: (regolatevi anche qui, non sono delle armerie che camminano)

Caratteristiche sociali:
Relazioni con il prossimo: (tipologia di persona con cui va d'accordo o meno, amici, nemici.)
Come si rapporta e si pone verso gli altri:
Relazioni sentimentali: (tipologia di persona che lo attira ed il contrario, sia fisicamente che caratterialmente; se ne ha avute, se ne ha e simili)
Curiosità: *(tutto quello che vi viene in mente, anche richieste di vario genere o avvertimenti di sorta sul vostro pargolo)
Frase propria del personaggio: (che può essere qualcosa che ama ripetere, che lo rappresenti o che riassume in sintesi ciò che è.)

 

Certo, l'angolo autore è più lungo del capitolo in sé, ma vi assicuro che non succederà più.
Passo e chiude gente.
   
 
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: The Custodian ofthe Doors