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Autore: Il corsaro nero    14/09/2018    2 recensioni
Gli occhi, a volte, sono gli specchi della nostra anima.
Essi, infatti, ci possono permettere di capire i sentimenti e le esigenze di una persona... grazie ad una piccola ma ammaliante luce che si trova dentro di noi... e che solo alcune persone sono in grado di vedere...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Caulifla, Kale
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Incontro'
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I SUOI OCCHI


N.D.A: prima d'iniziare vorrei dedicare questa storia a Moriko_, in quando è stata lei a suggerirmela.

Ringrazio fin da subito chi me la recensirà oppure chi me la metterà tra le seguite, ricordate e preferite.

Spero che vi piaccia e se non dovesse piacervi mi scuso in partenza.


Piove.

Il rimbombo della pioggia frusciante si sente dal tetto.

Mi da' un fastidio...

Mi stiracchiò dal divano in cui sono seduta e poi mi alzò, scocciata.

Con questo frastuono insopportabile è impossibile dormire...

Vado a fare due passi!” avverto le ragazze prima di uscire dalla porta.

Cammino tra i vicoli della città.

Come detesto la pioggia...

Fa un rumore assordante e insopportabile.

In più, è fredda e umida.

Per i saiyan che, come me, vivono in questi quartieri malfamati, è la cosa peggiore che ci sia.

Alzo la testa e guardo la città sopra alle nostre teste.

In quella città, vivono le persone che hanno una posizione molto importante nella nostra società o che non vivono nelle condizioni degli abitanti di questo posto.

Non faccio una colpa a quella gente perché vive in un posto migliore di noi.

In quella città ci vanno le persone che hanno la speranza di vivere una vita migliore e che vogliono sfruttarla mentre qui ci vanno ricercati, assassini, predoni e disperati di ogni tipo.

Questo posto viene chiamato da tutti, guarda caso, -L'antro dell'inferno-.

Se finisci qui, devi lasciare ogni speranza di un futuro migliore.

Per questo ho scelto di vivere qui.

Sono il prodigio di questo pianeta ma ho scelto di vivere qui per aiutare i disperati che vivono qui.

A differenza degli altri, sono persone innocenti che, per orrendi scherzi della vita, sono finite qui senza alcuna colpa e che, se aiutate, possono risollevarsi da terra e tornare nella -città luminosa-, come chiamano la città.

Un esempio sono i bambini.

Non sopporto vedere dei bambini vivere in questo buco schifoso.

Pertanto, rubo per dare loro cibo e soldi per poter sopravvivere e per poter uscire di qui, creando per loro un futuro migliore.

Ma lo faccio soprattutto per farmi creare una pessima reputazione ed essere lasciata in pace!

Ad un tratto, vedo una figura raggomitolata vicino ad un vicolo.

Ad occhio e croce, sembra proprio disperata...

E tu chi diavolo sei?”

La figura si volta spaventata.

E' una ragazza bassa e minuta, la pelle abbronzata, con i capelli neri legati in una coda, tranne un ciuffo che le pende dal lato destro del viso, e con due grandi occhi neri.

Sono proprio quegli occhi a restarmi impressi.

Ho già visto mille volte quegli occhi in questo posto.

Sono gli occhi di una persona disperata che non sa più dove andare o chi è.

Mi... mi dispiace... me ne vado subito...” dice, timidamente, la ragazza, alzandosi in piedi di scatto.

Probabilmente, quella ragazza ne ha vissute di tutti i colori... è sola e spaventata... molto probabilmente non ha più niente... nessuna casa, nessuna famiglia, nessuna speranza...

Non lascerò che si lasci consumare dal suo dolore e dalla sua solitudine.

Se non hai dove andare puoi stare da me.” le dico e lei si volta a guardarmi.

I suoi occhi mi dicono che non riesce a credere a quanto le ho appena detto.

Evidentemente, ha vissuto così tanto per strada, senza nessuno, che non può credere che qualcuno le abbia offerto una simile opportunità.

Le prendo la mano e la trascino verso il mio covo.

Tanto se aspettiamo che si muova lei, arriverà il sole.

Alla fine, arriviamo.

Prima di entrare mi rivolgo verso la ragazza e le domando: “Come ti chiami?” “Kale...” è la, timida, risposta.

Una volta avuta la risposta sfondo, come al solito, la porta con un calcio.

Le ragazze si voltano, sorprese dal fatto che sono tornata subito.

Ragazze!” dico, senza mezzi termini “Questa è Kale. Da oggi farà parte della nostra banda.” “Come volete, capo.”

Sorrido mentalmente.

Non si faranno problemi ad accettarla nella banda.

Se io ordino qualcosa, tutti mi ubbidiscono ciecamente, uno dei lati positivi di essere la beniamina di questi quartieri.

Mi volto verso la giovane e, come ho fatto anche con le altre, l'avverto: “Beh, Kale... io sono Caulifla, il capo di questa banda. Se vuoi stare con noi, sappi che dovrai ascoltarmi e ubbidirmi sempre.” “L... lo farò senz'altro... non si preoccupi...” risponde Kale, timidamente.

Anche se abbassa immediatamente lo sguardo faccio in tempo a vedere i suoi occhi.

Adesso, brillano.

Brillano di una luce di speranza e di pura gratitudine.

Datele del cibo e degli abiti.” dico, allontanandomi.

Quando vedo brillano degli occhi che, un attimo prima erano spenti, freddi e senza speranza mi emoziono sempre.

Non ci posso fare niente.

Vorrei evitare di provare questi sentimenti ma è più forte di me.

E' una luce così bella e inspiegabile... ogni volta che la vedo, vorrei star ore a guardare ma alla fine, il mio orgoglio è più forte e smetto di guardarla.

Forse, è per quella luce negli occhi della gente che ho cominciato ad aiutare le persone dei quartieri malfamati.

Quelle luci, per me, sono lo spettacolo più bello di tutto Sadal... e la cosa più bella in assoluto, è che quelle luci sono solo e unicamente per me.

Nessun altro me le porterà via.

Quelle persone a cui ho ridato la luce negli occhi, infatti, mi seguiranno e mi sosteranno per sempre.

Sarebbero disposte a morire pur di ripagare il debito che hanno nei miei confronti.

La cosa buffa è che hanno a portata di mano ciò che può ripagare il debito che hanno verso di me.

Continuandomi a guardare con quella splendida luce di speranza che hanno negli occhi.

   
 
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