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Autore: Jashin99    15/09/2018    1 recensioni
Terzo e ultimo capitolo della distopia di E.N.D.
La guerra tra umani e demoni è ormai iniziata, e non si fermerà fino alla vittoria di una delle due parti... e alla distruzione dell'altra.
Ormai è la fine.
Genere: Azione, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: E.n.d., Lisanna, Lucy Heartphilia, Natsu, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Fairy End'
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Silenzio.
Ah.
Silenzio.
Così calmo.
Così rilassante.
Così
noioso!!!
-Ehi, Kyouka, lusingami di nuovo.-.
-Sì mio Signore.- Rispose la donna, ancora inchinata ai suoi piedi.
-Mi permetta di rinnovarLe i miei più sentiti ringraziamenti per avermi permessa di continuare a servirLa. La Sua magnanimità supera incommensurabilmente il mio misero intelletto. Sono consapevole di essermi schierata come Sua nemica in passato, e di essere stata miseramente sconfitta dagli insetti umani. Ne sono immensamente afflitta, ho gettato vergogna sul Vostro nome. La prego di accettare le mie umili scuse. Sono onorata di essere ancora una Sua umile seguace, e di poter vedere finalmente il Suo volto, che mi permetta dire essere bellissimo.-.
Giusto, era sempre stato in modalità Etherious quando stava con loro. Uhm, a ben pensarci avrebbe risparmiato tanta fatica se l'avessero riconosciuto quella volta... o forse le cose si sarebbero complicate ancora di più?
Kyouka intanto si stava leccando le labbra.
-Tra l'altro provo una gioia immensa nel sapere che è tornato con noi! Aha, sono tutta *** al solo pensiero! Spero tuttavia che non siamo stati eccessivamente deludenti...-.
E.N.D. arricciò il naso: -No, non direi. Piuttosto, come vanno le tue tecniche di lotta?-.
Sul viso di Kyouka si stampò un sorriso perverso e i suoi occhi brillarono d'oscurità.
-Le mie branche sono sempre affilate per ogni Suo comando. Hanno molta sete.-.
-E i trucchetti di tortura che ti ha insegnato Gajeel?-.
Lei agitò le dita, risposta più che sufficiente.
-Bene, puoi andare. Riposati.-.
-Come Lei desidera.-.
La donna si rialzò e si avviò verso la porta; nel farlo oltrepassò impassibilmente Sayla, che a sua volta non batté ciglio, per poi, dopo che era uscita, inchinarsi frettolosamente e uscire a sua volta.
Natsu aggrottò la fronte.
Sayla e Kyouka... da quando si è svegliata non si sono ancora parlate...”.
In ogni caso non era il momento di pensare a loro.
-Puoi farti vedere, Meldy.-.
La sua voce rimbombò nella stanza vuota, vuota se non per lo spettro appena apparso davanti al suo trono.
Aveva un aspetto terribile, sembrava un fantasma vero e proprio, di quelli folli, colle occhiaie e spettinati da far paura.
-Lucy sta bene adesso.- Le comunicò; aveva interrotto ogni legame mentale e sensitivo con lei, perciò gli toccava parlarle. Ah, beh, probabilmente le dispiaceva sentire la sua voce. Per questo aveva interrotto il legame.
-Ho intenzione di Cambiarla.-.
Attese una risposta che non arrivò. Quindi proseguì.
-Però... ormai la sua mente è a pezzi. Lo ammetto, è un po' colpa mia, dunque ho deciso di svuotarla e riprogrammarla da capo.-.
Ancora nessuna reazione, se non intensificare l'intensità del suo sguardo; ma non su di lui, bensì sull'aria che li divideva, o meglio che lo oltrepassava, perché dava l'impressione di non riuscire più a distinguerlo dall'ambiente.
Eh, anche del suo di cervello era rimasto poco.
Lui però si spazientiva per il suo silenzio: -Sto dicendo che lei diventerà-
-Ho capito.-.
...
-Ho capito, non serve che tu lo ripeta.-.
E.N.D. alzò un sopracciglio, stava parlando con lui o con qualche voce nella sua testa?
-Cosa pretendi che faccia? Fermarti? Supplicarti? Piangere?-.
-No. Grazie, ma no. Tu ormai non esisti più. Non sei che un ricordo, e presto non sarai più nemmeno quello.-.
...strano, gli aveva rubato le parole di bocca.
-Sei un mostro.- Riprese lei, facendolo trasalire. Voce e volto erano due lapidi.
-Eh. L'ho sempre saputo. Da quando hai ucciso Gerard, io ho abbandonato le speranze. Già, non le ho perse, le ho gettate via io. Ma me ne sono resa conto solo adesso, quello che rimaneva in me era solo caos, e dolore, e paura, che io ho confuso con la speranza. Però ora... ora vedo tutto chiaro.-.
Alzò lo sguardo vacuo su di lui, fissandolo come a un'immagine riflessa.
-Tu sei vuoto. Più vuoto di quelle armature lì fuori. Più vuoto di un corpo morto. Più vuoto del nulla.-.
-Ti sbagli, io...-.
-Cosa? Pensi che quelle che provi siano emozioni? Pensi che l'affetto per i tuoi compagni valga qualcosa?-.
-Non dire blasfemie.-.
-Non hai la minima idea di cosa voglia dire “amare” una persona. Tutto questo non è tuo. Lo imiti dagli altri, lo ricordi dal tuo passato, pensi di avercelo ancora in mano; ma tu, tu non riesci a tenerlo, tu lo divori, tu lo risucchi. Prima eri una stella ora sei un buco nero. E io non ti vedo più.-.
Un brivido gli corse lungo la schiena, assieme a una sensazione di disagio, non tanto di colpa, quanto più di imbarazzo per essere stato colto con le mani nel sacco.
Un momento, non aveva mica ragione!
-Heh!- Sogghignò: -Sei brava con le emozioni, magia o non magia. Ma adesso è il momento che tu te ne vada.-.
Avvicinò l'indice infuocato al cerchio rosa sul polso per bruciarlo definitivamente; e non si sarebbe trattata di un'esplosione, una sparizione e nemmeno una semplice morte, ma un rogo consumatore.
Un attimo prima del contatto fatale, però, la sua voce lo fece desistere.
-Potevi farlo sin dall'inizio, lo sai?-.

-Sì, lo so.-.

-Addio, Meldy. In un certo senso, si può dire che mi-
-No.- Lo interruppe lei: -Almeno ora, non provare alcuna compassione per me. Non la voglio.-.
-Io voglio solo la tua morte.-.
A quelle parole una fiammata, come quella di un castigo, si accese attorno a lei, mentre il segno sul polso del ragazzo si sgretolava.
Strano, il dito gli scottava.
-Buona fortuna.- Le augurò. E lei, ormai avvolta da fiamme rosa che si alzavano fino al soffitto, ormai ridotta a magica cenere dello spettro che era stata, incredibilmente... sorrise.
-E vorrei sbagliarmi. Vorrei sbagliarmi, più di ogni altra cosa. Vorrei che tutto quanto finisse per il meglio, e continuerò a volerlo, per sempre.-.
-È questo che significa essere umani.-.
Scomparve.
Ora era il suo turno di osservare il niente davanti a sé.
Allora percepì come un malessere stomachevole, non certo dolore, ma fastidio, che lo costrinse a distogliere lo sguardo da quel punto di pavimento che di bruciato non aveva nulla.
Già, ecco cosa sarebbe rimasto, alla fine, di tutto quanto.
Nulla.
Un silenzio assolto, un eterno memento mori, un totale annichilimento nemmeno degno di memoria.
Per un istante, però, quel nulla fu scosso da un debole palpito, l'ultimo pensiero della ragazza, l'ultimo eco della sua vita.
Era un nome già sentito e un dolore già provato.
Ul
Poi, rapido com'era venuto, sbiadì nel silenzio.
E la sala tornò vuota.
   
 
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