Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
Ricorda la storia  |      
Autore: smile_tears    16/09/2018    1 recensioni
Taehyung, dopo aver momentaneamente terminato le prove con Namjoon, sprofondò su una sedia e con aria estremamente seria si mise ad ammirare la dance line, che si stava esercitando per la millesima volta nell’arco della giornata. Cercava di concentrare la sua attenzione su tutti e tre i ballerini, ma gli risultava impossibile spostare gli occhi dalla figura minuta di Jimin. Di solito era una cosa positiva. Aveva ribadito più volte che tra i tre ragazzi preferisse lo stile di Jimin, il modo in cui il suo corpo si muoveva leggiadro seguendo la melodia, come riuscisse ad essere delicato ma allo stesso tempo mostrare forza e virilità dove ce n’era bisogno e il suo viso, che riusciva a esprimere migliaia di emozioni e portarti in un nuovo mondo, un mondo ricco di colori e sfumature, di cui lui era l’unico protagonista. Ma in quel momento di quel Jimin che lui amava non c’era alcuna traccia.
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kim Taehyung/ V, Park Jimin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Era una sera di metà maggio e come di consueto si trovavano tutti chiusi in sala prove da ore. Mancavano solo poche settimane alla festa per celebrare i loro quattro anni insieme e tutti erano presi dalle prove per perfezionare le loro esibizioni. Nonostante la stanchezza erano tutti in fibrillazione, non vedevano l’ora di mostrare alle army tutto quello che avevano preparato nei mesi precedenti. Ma in quel clima di finta pace e tranquillità sapevano tutti che c’era qualcosa che non andava, che uno di loro stava solo ostentando quella gioia e spensieratezza, mentre veniva divorato dall’ansia e i sensi di colpa. Taehyung, dopo aver momentaneamente terminato le prove con Namjoon, sprofondò su una sedia e con aria estremamente seria si mise ad ammirare la dance line, che si stava esercitando per la millesima volta nell’arco della giornata. Cercava di concentrare la sua attenzione su tutti e tre i ballerini, ma gli risultava impossibile spostare gli occhi dalla figura minuta di Jimin. Di solito era una cosa positiva. Aveva ribadito più volte che tra i tre ragazzi preferisse lo stile di Jimin, il modo in cui il suo corpo si muoveva leggiadro seguendo la melodia, come riuscisse ad essere delicato ma allo stesso tempo mostrare forza e virilità dove ce n’era bisogno e il suo viso, che riusciva a esprimere migliaia di emozioni e portarti in un nuovo mondo, un mondo ricco di colori e sfumature, di cui lui era l’unico protagonista. Ma in quel momento di quel Jimin che lui amava non c’era alcuna traccia.
«Cinque, sei, sette, otto!». La voce di Hoseok rimbombò nella sala per l’ennesima volta, prima di essere sovrastata  dalle prime note di I wanna take you down, riportando Taehyung alla realtà. Si concentrò sulla fonte dei suoi pensieri e lo vide provare il suo pezzo con aria avvilita, sembrava quasi esasperato. Non riusciva a sopportare che stesse così, non riusciva a capire cosa gli fosse preso da poche settimane a quella parte. Sorrideva poco e quando lo faceva si vedeva che fosse forzato; si esercitava il doppio degli altri sei componenti del gruppo, stancandosi visibilmente, ma più provava  più sembrava frustrato e deluso di sé. Tutti loro se ne erano accorti e pur non volendone parlare direttamente cercavano di sollevare il morale al povero ragazzo. Taehyung stesso stava facendo lo stupido, urlando apprezzamenti per le loro coreografie pazzesche, ma Jimin lo stava ignorando completamente. Jungkook riuscì a strappargli mezzo sorriso copiando i suoi passi di danza fino a portarli all’esasperazione e Yoongi, che con quell’enorme maglione giallo sembrava un pulcino, prese a ballare alle loro spalle, suscitando l’ilarità di tutto il gruppo. Ma erano sorrisi che duravano millesimi di secondo, in cui le sue labbra erano unite in una linea retta che si curvava a malapena, niente a che vedere con i suoi tipici sorrisi, quelli a bocca aperta in cui mostrava i denti perfettamente dritti e i suoi occhi si chiudevano in due adorabili mezze lune, contornate da piccole rughette di espressione che lo rendevano ancora più bello ed etereo del solito. Gli mancava quel lato di Jimin e voleva riaverlo indietro, rivoleva l’originale di cui era innamorato e non il fantasma che viveva con  loro da settimane.
L’atmosfera cambiò nuovamente, riempiendo la sala di risate e allegria, quando cominciarono le prove di Jin e Yoongi, con il primo che si fingeva un rapper e il secondo che si improvvisava un vocalist. Il risultato era talmente osceno che l’unica cosa possibile da fare era ridere. Portò lo sguardo sul suo biondino e lo vide con il cellulare in mano per riprendere la scena , una mano poggiata sulla spalla di Hoseok per mantenere l’equilibrio mentre era in preda alle risate. Sorrise anche lui a quella scena, felice che almeno per il momento Jimin stesse bene e si alzò per raggiungere il resto dei suoi amici, sperando che tutto sarebbe andato per il meglio.
 
 
Le settimane erano passate e il giorno della festa era ormai alle porte. Era la sera del dodici giugno, ed erano di nuovo in sala prove per l’ultima revisione delle esibizioni. Come sempre Taehyung e Namjoon furono i primi a provare e una volta terminato quest’ultimo se ne andò, mentre l’altro si mise in fondo alla sala per nascondersi dall’inquadratura delle telecamere e osservare la dance line. Pregava che le cose fossero cambiate rispetto a settimane prima, ma ne dubitava. Con il loro viaggio in America, dove avevano avuto decine di interviste e l’ansia per la loro partecipazione ai Billboard, non avevano avuto molto tempo per provare e confrontarsi l’uno con l’altro, ma grazie a Jungkook sapeva che Jimin aveva provato continuamente in ogni attimo libero, come nelle sale in attesa delle interviste e persino nella loro camera d’albergo poco prima di andare a dormire.
Taehyung si lasciò sfuggire un lieve sospiro, per poi prestare nuovamente attenzione al mondo che lo circondava. Davanti a lui aveva Jimin, un pantalone nero a fasciargli le gambe muscolose e una felpa blu che lo rendeva ancora più minuto e fragile, che cercava di seguire passo dopo passo la coreografia con Jungkook, Hoseok e Son Sung Deuk. Quest’ultimo ripeté un movimento e sul viso del biondino comparve un’espressione sorpresa, in completo contrasto con il finto sorrisino presente sulle sue labbra. «Oh, non ricordavo ci fosse questo movimento, potresti farmelo rivedere?»
Tutti i presenti rimasero sorpresi da quella affermazione, anche se nessuno lo diede a vedere. Il coreografo si limitò a mostrare nuovamente quel passaggio, anche se era visibile la sua preoccupazione per quello strano atteggiamento.
Le prove continuarono tranquille per un po’, finché non si trovarono a provare l’onda durante I wanna take you down. Dopo che tutti e tre furono a terra Hoseok si rialzò scuotendo la testa, nonostante i complimenti del coreografo. «Aspettate, così il tempo non va.»
«Andrà tutto bene –Esclamò improvvisamente Jimin - andrà bene se sarò bravo nel farlo, dipende da me.»
La sorpresa a quelle parole fu innegabile e tutti gli occhi si concentrarono sul biondino. Apparentemente sembrava calmo, con un piccolo sorriso dipinto sulle labbra rosee e il tono gentile e pacato come suo solito, ma Taehyung era consapevole che non lo fosse per niente. Le mani erano strette a pugno, le unghie conficcate nella carne, come se farsi del male fisico fosse la sua punizione per aver sbagliato, e gli occhi erano gonfi e lucidi, sembrava che gli mancasse poco per scoppiare in lacrime.
Non riusciva a capire perché si stesse assumendo la colpa di tutto, qualunque cosa non andasse nella coreografia era sempre collegabile a lui, anche cose con le quali non c’entrava niente. Sembrava che volesse autoinfliggersi dolore, che gli altri gli dicessero che sì, aveva ragione, stava sbagliando tutto  e sottraendo del tempo prezioso che poteva essere utilizzato in altri modi. Ma non era così, non lo era affatto. Avrebbe voluto urlarglielo, avrebbe voluto fargli capire che si sbagliava, che si stava abbattendo per qualcosa che non esisteva se non nella sua testa, ma non poteva. Conosceva Jimin, se gli avesse detto qualcosa del genere l’altro avrebbe negato tutto, dicendo che era solo la sua immaginazione, che stava bene e che doveva assumersi la responsabilità dei suoi errori. A quel punto Taehyung si sarebbe arrabbiato e avrebbe cominciato a gridargli contro e Jimin gli avrebbe risposto a tono, dando il via ad una gara di chi grida più forte che non avrebbe portato a nulla di buono. E poi fargli un discorso del genere avrebbe comportato ammettere che Jimin, il suo piccolo angelo e àncora di salvezza, fosse caduto nuovamente in un pozzo senza fine di negatività e Taehyung non era pronto ad accettarlo.
 
 
Il tanto atteso tredici giugno era finalmente arrivato e tra la confusione degli ultimi preparativi era possibile notare le risate di quel pazzo gruppo di amici.
Quattro anni. Quattro anni da quando erano ufficialmente insieme e se a volte sembrava passata una vita c’erano volte, come quel giorno, in cui sembrava ieri che quei sette ragazzini  con la voglia di cambiare il mondo erano stati messi insieme per chissà quale fortunato motivo.
Taehyung si sedette su una delle poltroncine dove a breve ci sarebbero state le army e chinando la testa all’indietro si lasciò andare ad un profondo sospiro. Aveva appena finito di cantare 4 o’clock per l’ultima volta prima dell’esibizione ufficiale e si sentiva stremato. Non era stanco, non era deluso. Era solo in preda a mille emozioni. Mentre cantava gli erano venuti in mente tutti i momenti passati con i ragazzi quando erano solo dei trainee, la delusione dei primi anni per non aver ottenuto la loro prima vittoria in uno show musicale, i loro primi riconoscimenti e i traguardi che stavano raggiungendo giorno per giorno. E soprattutto nella sua mente c’era la figura di un ragazzo piccolo, fragile, insicuro, ma che nonostante le sue mille paranoie e difficoltà si era fatto carico anche delle sue. Taehyung doveva tanto a Jimin, senza di lui non sarebbe diventato quello che invece era e cercava di ricordarglielo tutti i giorni. Quella canzone era solo uno dei tanti modi per mostrargli il suo affetto e la sua gratitudine.
Le note ormai familiari di Coco pt.2  si fecero largo nella sala, segnando l’inizio delle prove della dance line. A quel punto Taehyung rialzò di scatto la testa, iniziando a prestare attenzione ad ogni minimo gesto o espressione di Jimin. Sperava di vederlo finalmente sereno, spensierato, pieno di grinta e voglia di ballare, ma si dimostrò l’esatto opposto. I suoi movimenti erano rigidi, meccanici e privi di alcuna forza; sul suo viso era dipinta un espressione vuota, triste, che lasciava trasparire quanto male stesse in quel momento. In più si stava mordendo continuamente il labbro inferiore e poté giurare che continuando di questo passo sarebbe scoppiato in lacrime davanti a tutti.
Nonostante tutto sperò –pregò- che durante I wanna take you down si riprendesse, che fosse solo con quella determinata coreografia a dargli problemi, ma ancora una volta le sue speranze furono deluse. Passò l’intera canzone a capo chino, con il labbro stretto tra i denti e scuotendo perennemente la testa in segno di negazione, mostrando apertamente che non era soddisfatto di se stesso. Neanche durante Don’t wanna fall in love la situazione migliorò e Taehyung cominciò a preoccuparsi anche per Hoseok e Jungkook, che col passare dei minuti avevano cambiato espressione, assumendone una a metà tra il deluso, il preoccupato e quasi l’adirato.  Capiva i due ragazzi, davvero. Vedere un amico stare male era esasperante, se poi rischiavano anche che il lavoro di settimane venisse vanificato era normale anche la rabbia, ma sperava con tutto il cuore che non dicessero nulla al biondo, aveva seriamente paura che se non fossero state usate le parole giuste al momento giusto quel giorno sarebbe successa una vera e propria tragedia.
 
Le ore erano passate e mancavano ormai pochi minuti all’inizio della festa. Dal backstage era possibile sentire le urla delle fan in sala e questo stava gasando non poco i ragazzi. Namjoon, con un lieve sorriso sul volto, batté le mani un paio di volte per attirare l’attenzione. «Ci siamo tutti?»
Tutti si radunarono intorno al leader con cenni di assenso, finché Jin non prese parola con voce velata di preoccupazione. «Aspettate, dov’è Jimin?»
A quelle parole iniziarono a guardarsi intorno con sguardi angosciati, ma del biondino non c’era traccia. Taehyung perse uno, due , tre battiti e sentì un peso sullo stomaco che gli impediva di respirare. Era preoccupato, da morire. Non era mai capitato che l’altro si sentisse così male da sparire prima di un’esibizione e questo gli diede finalmente la forza di ammettere che c’era un problema ed era giunta l’ora di risolverlo. Prese un profondo respiro per cercare di calmarsi e buttare giù il groppo che gli si era formato  in gola e, con sguardo deciso, si avviò velocemente verso i camerini. I restanti componenti del gruppo lo guardarono perplessi. «Ehi, Taehyungie, dove vai?»
Si voltò appena, giusto per mostrare agli altri il suo volto parzialmente illuminato dalle luci artificiali. «A riprendermi Jiminie. Torneremo in tempo, non preoccupatevi.»
Namjoon annuì, sconsolato. Sperava solo che durante questa missione di recupero non si perdesse anche Taehyung.
 
Lo trovò subito. Era seduto a terra con la schiena appoggiata al muro, le gambe strette al petto e la testa tra di esse, le mani a coprirsi le orecchie per isolarsi dal mondo esterno.
Gli faceva male il cuore a quella vista. Sapere che il suo piccolo angelo stava soffrendo così tanto gli provocava un dolore atroce, avrebbe solo voluto prenderlo tra le sue braccia e stringerlo, baciarlo e ricordargli che persona magnifica fosse. Ma sapeva di non poterselo permettere, non in quel momento che richiedeva convinzione e autorità. «Jimin.»
Riconoscendo la voce il nominato sussultò e scattò  immediatamente in piedi. Unì le mani sul davanti ed iniziò a dondolare sui talloni, mentre i suoi occhi erano velati di lacrime, anche se cercava di non farlo notare tenendo lo sguardo basso. Era visibilmente preoccupato, ma Taehyung non poteva farsi commuovere adesso. «Mi spieghi che diamine stai combinando? Tra poco comincia la festa.»
Il biondo spalancò gli occhi per poi abbassare lo sguardo, iniziando a borbottare parole confuse. «Io, io stavo per raggiungervi. Non mi ero accorto fosse così tardi.»
«Jimin -tagliò corto il più piccolo- Smettila di inventare scuse, non sono così stupido. Mi puoi dire cosa ti  è successo in queste ultime settimane?»
L’immediata reazione dell’altro fu chiudere le mani in due pugni, le unghie conficcate nella carne, e mordersi a sangue il labbro inferiore. «Mi dispiace. So di aver fatto mille errori nella coreografia nonostante il mio impegno. Prometto che adesso farò del mio meglio.»
«Hyung smettila! –La voce uscì più alta del previsto e Taehyung vide il biondino tremare visibilmente, negli occhi il dolore per essere stato freddamente chiamato hyung dalla persona che più amava al mondo. Probabilmente aveva esagerato, ma non era quello il momento di tirarsi indietro. -Sai anche tu che non è questo il problema. Il problema è che stai di nuovo sottovalutando le tue capacità. In queste settimane non hai mai sbagliato  nulla, non hai mai dimenticato i passi e niente di simile. Ti sei tanto autoconvinto di questa cosa che hai cominciato a pensare solo  a quello. Eri talmente concentrato nel non sbagliare che dimenticavi di mettere emozione in ciò che facevi. Tu lo sai, lo hai sempre saputo, che tu tra i membri della dance line sei quello che preferisco, quello che mi emoziona di più. Ti ho sempre detto che faticavo a toglierti gli occhi di dosso perché tu quando balli sei nel tuo mondo e sei bellissimo, ma durante le ultime prove non riuscivo a guardarti. Del mio Jiminie, di quello appassionato e in grado di trasmettere mille emozioni non è rimasto niente  se non una brutta copia. E mi dispiace dirtelo, ma sai benissimo che sono sempre sincero con te. Rivoglio solo il vecchio te, voglio che tu torni  a sorridere e a stare bene.»
Alla fine del discorso Jimin era in una valle di lacrime, singhiozzava appena e con le mani cercava di coprirsi il viso. A quella vista Taehyung lasciò andare un sospiro di sollievo e sentì il peso sullo stomaco venire meno. Poteva sembrare un controsenso che fosse felice di vedere la persona amata piangere, ma in quel contesto significava che ce l’aveva fatta. Se il biondo non urlava e non cercava di controbattere voleva dire che aveva capito, che le parole sincere di Taehyung erano arrivate dritte al suo cuore.
Il più piccolo si avvicinò e con delicatezza spostò le mani dal viso dell’altro. «Jiminie –lo richiamò, senza però essere ascoltato- Amore, ti prego, guardami.»
Timidamente il biondo rialzò lo sguardo, puntando i suoi occhi gonfi e lucidi in quelli di Taehyung, che gli sorrideva leggermente. «Lo sai che l’ho detto solo per il tuo bene. Ti amo, ti amo tantissimo e lo sai. Ero preoccupato  a morte per te, mi faceva male il cuore a vederti così, non sapevo che altro fare, questo mi è sembrato l’unico modo per farti rinsavire. Ora calmati, va tutto bene. Prendi un bel respiro, asciugati le lacrime e andiamo dagli altri, saranno in pensiero. E poi sali su quel palco e spacca tutto, dimostra al mondo che ballerino eccezionale sei. Balla, lasciati andare. Concentrati solo sulle note della canzone e sul trasmettere tutto ciò che senti in quel momento, se sbagli un passo o sei in ritardo di un millesimo di secondo non importerà a nessuno. L’importante è che tu stia bene e sia felice facendo ciò che più ami al mondo.»
Jimin fece quanto detto e annuì alle sue parole, indossando un timido sorriso che fece sciogliere il cuore dell’altro. «Mi dispiace averti fatto preoccupare Tae, ma come hai detto tu ero davvero fuori di me. E ti ringrazio, grazie per essere sempre qui con me, pronto a sostenermi ed aiutarmi tutte le volte che ho bisogno. Ti amo anch’io e sappi che sarei davvero perso senza di te.»
Taehyung sorrise dolcemente a quelle parole e posò la mano destra sulla guancia dell’altro ragazzo accarezzandola con il pollice, per poi piegarsi appena e lasciare un bacio leggero come il battito d’ali di una farfalla su quelle labbra rosse e piene che lo facevano impazzire.




Hola!
Buon pomeriggio a tutti. Sono consapevole di essere sparita e mi dispiace, ma ultimamente non riesco a scrivere. Infatti come vedete non è un nuovo capitolo di moments, ma una one shot sulla mia otp. Prometto, per chi segue la raccolta, che cercherò di aggiornare il prima possibile, ma sto avendo davvero tanti problemi a scriverla. 
Comunque, passiamo alla OS. Questa storia l'ho cominciata a luglio dell'anno scorso, quando uscirono le bangtan bomb della festa e quando vidi quella delle 3J non potei fare a meno di pensare che Jimin non fosse al meglio durante le prove, mi sembrava che ce l'avesse con se stesso e che non fosse per niente soddisfatto di ciò che stava facendo. Da qui l'idea di questa os, che volendo è una controparte della mia os 4 o'clock. Se in quella era Jimin che aiutava Tae, qui vediamo l'esatto opposto. 
Non so cos'altro dire. Spero che questa storia vi piaccia tanto quanto è piaciuto a me scriverla e se vi va di dirmi cosa ne pensate ne sarei davvero tanto felice. 
A presto,
Miky.
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS) / Vai alla pagina dell'autore: smile_tears