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Autore: Victoire    18/09/2018    3 recensioni
Se solo una settimana prima la Cooman gli avesse predetto quello che stava per succedere le avrebbe riso in faccia. Oddio, probabilmente l’avrebbe fatto in ogni caso vista la sua consuetudine a mascherare il terrore con quel ghigno che tanto lo contraddistingueva agli occhi degli altri, di tutti coloro che non si erano mai presi la briga neppure di chiamarlo per nome guardandolo negli occhi. Chi mai avrebbe osato chiamare per nome un Malfoy?Nessuno. [...]
Infondo erano passati anni dai loro battibecchi per i corridoi della scuola, cinque anni per l’esattezza.
Genere: Romantico, Introspettivo, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley | Coppie: Draco/Ginny
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo XXIII


Incinta.
Inequivocabilmente incinta. La mascella di Draco si serrò. Tentò di respirare più piano, chiuse gli occhi, ingoiò a vuoto. Non servì a nulla, se non ad aumentare la palese tensione che lo attanagliava.
Tentò allora di concentrarsi su quel tenue brillio al collo di lei, seguendone con lo sguardo le linee ritorte. Chiuse ancora gli occhi, per più tempo questa volta, ripercorrendo quanto successo il giorno del matrimonio della Weasley: lo schizzo del gioiello, la corsa dal gioielliere, Gin chiusa in camera, Gin sotto il salice, Gin… incinta.
Riaprì gli occhi, sperando intimamente di aver sognato, di aver travisato, ma la realtà era lì, sotto i suoi occhi, nascosta nelle spoglie di una non più ragazzina che stava per diventare mamma. 
 
Posò le mani in grembo e le strinse in due pugni, le nocche bianche per lo sforzo. Tenne il capo basso, a fissare quella rotondità con la quale ormai aveva imparato a convivere. Anzi, a ben pensarci, com’era prima? La vita, prima che arrivasse lei, era diversa, lontana. Più semplice per certi versi, quello era certo, ma così diversa, così spaventosamente vuota. Trasse un sospiro profondo e la bambina scalciò, Gin sorrise, senza pensarci, rammentando involontariamente la bellezza di quanto stava per accadere.  - Hai forse scordato le buone maniere? –
 
Tra tutto quello che aveva immaginato di poter udire, quella era certamente l’ultima delle opzioni possibili. Anzi, a dirla tutta, non era affatto un’opzione plausibile. Si ritrasse leggermente, riportando il busto diritto, allargò le braccia e scosse il capo incredulo, mettendoci più di un attimo a formulare una risposta di senso compiuto. - Per Merlino… cosa vai blaterando?- Lei stava per replicare ma lui proseguì. - Io non sapevo nulla, te ne rendi conto?-  Era furente, il tono più alto del solito, la forma scomposta. La verità era che si sentiva incolpa, tremendamente in colpa per aver obbligato Bill a non parlarle di lei, a proteggerla senza mai far menzione del suo nome.
 
Gin trasse un altro profondo respiro e si alzò in piedi, voltandosi verso di lui. - Beh, ora lo sai!-  lo rimbeccò, le mani sui fianchi ed il busto leggermente sporto in avanti, in una posa che, a guardarla dall’esterno, avrebbe fatto di certo pensare a sua madre. E difatti…
 
- Raddrizzati, sembri tua madre! –
 
Colpita e affondata. Tra tutte le cattiverie gratuite che avrebbe potuto tirar fuori in quel momento, dalla più classica relativa alla forma fisica alla meno classica relativa all’evidente goffaggine dovuta alla gestazione, quella era di certo la critica peggiore che potesse rivolgerle. Ginevra si raddrizzò, spalanco occhi e bocca - Malfoy, rimangiati subito quello che hai detto! –
 
Ingaggiarono un duello verbale,  com’erano sempre stati soliti fare, come se il tempo non fosse passato e quei mesi non li avessero visti distanti come mai lo erano stati. Le guance di entrambi si colorirono, ma nessuno dei due osò muovere un passo verso l’altro, quasi non volessero rompere l’incanto.
 
- Da quand’è che pensi di potermi dare ordini?-  domandò lui, senza però ricevere risposta.
 
Lei continuò - … non mi hai neppure chiesto come sto, cosa ho fatto in questi mesi, come ho fatto completamente da sola, dove ho vissuto! Mi sarei potuta ubriacare ogni sera Malfoy, ogni sera, lo sai questo? Se non fosse stato per quelle stupide leggi nei bar babbani un paio di volte l’avrei anche fatto ma adesso questo non conta..-
 
Come spesso le capitava quando era sottopressione, le parole fluivano ininterrotte, si faticava a starle dietro, a dare capo e coda al discorso.
 
- Ubri..?- Draco aveva gli occhi fuori dalle orbite ma lei non accennava a smettere. Le mani si muovevano freneticamente ad accompagnare la concitazione del momento, i capelli scomposti, il rossore sul viso. All’improvviso lui intravide la bambina di molti anni prima davanti a sé, e gli venne da sorridere.
 
- Lo trovi divertente?-  il tono improvvisamente piatto, che sfumava leggermente verso l’irato.
 
Il sorriso piano piano mutò e divenne una vera e propria risata, di quelle cristalline e tintinnanti che restavano legate ai momenti più belli trascorsi assieme.
 
- RISPONDIMI!-

Draco si passò una mano sul viso per tentare di ricomporsi - Te lo chiedo ancora una volta, e dovresti ricordare bene che non mi piace ripetermi: da quand’è che pensi di potermi dare ordini? -
 
E Gin, senza pensarci, con le braccia tese lungo i fianchi e le nocche strette per lo sforzo, la fronte leggermente imperlata di sudore, i capelli scarmigliati, lo sguardo furente.. - DA QUANDO PORTO IN GREMBO TUA FIGLIA, PEZZO DI IDIOTA! –
 
Il mondo si fermò.
Lei si coprì la bocca con la mano, ma ormai era troppo tardi.
Draco, dal canto suo, smise di udire qualunque suono. Nelle orecchie solo un bip continuo, una sorta di acufene. Ginevra era lì davanti a lui, lo chiamava, leggeva il suo labiale, ma tutti i muscoli volontari del suo corpo sembravano non volergli più rispondere. Per quanto riguarda gli involontari, beh, il cuore aveva preso a battere ad una velocità incalcolabile, il fiato si era fatto corto.
Si concentrò sugli occhi di lei, faticando a tornare presente.
- noi non.. non è possibile -  sussurrò, rivolgendosi più a sé stesso che alla sua interlocutrice.
- Vieni con me- e con il capo accennò al sentiero posto alla sua sinistra.
Lui la seguì, ubbidiente e silenzioso, nella loro passeggiata nel giardino di casa Granpot,  che nulla aveva in comune con quello di Malfoy Manor. Passò diverso tempo prima che lei si decidesse a riaprire bocca.
Si sedette su un grosso masso, posto quasi al limitare della proprietà, dal quale, da bambini, erano soliti lanciare gli gnomi da giardino catturati durante le loro scorribande.
Lui le rimase accanto, le mani nelle tasche e lo sguardo perso nel vuoto, puntato diritto davanti a sé.
La rossa sollevò un attimo gli occhi verso di lui e ne percorse i lineamenti, non erano affatto cambiati. Abbassò il capo e prese il coraggio a quattro mani.
- Io… devo chiederti scusa-
- Non è stato un bello scherzo.- ribattè caustico lui, rivolgendole uno sguardo in tralice.
La ragazza scosse il capo, spazientita - Ma cosa hai capito? -
Finalmente si guardarono negli occhi. 
Ed eccola lì, quella luce. Quella  che molti mesi prima lo aveva scaldato una notte, la stessa nella quale si era rifugiato credendo di poter star bene pur restando lontano da lei.

Lui trasalì.  - Tu.. -

Lei sorrise ed annuì  - Ero io. -
 
 
FINE




 
SPAZIO AUTRICE
Voglio iniziare con due parole: scusa e grazie. 

Scusatemi, davvero, per averci messo ben 10 anni a completare questa storia. Sono però certa che comprenderete che fino ad oggi, con ogni probabilità, non ero pronta a staccarmi dal mondo che "avevo creato" (se mi sentisse la Rowling..).
Grazie a tutti i commenti, i suggerimenti, le critiche. A tutti gli sproni ricevuti in pubblico ed in privato. 

Spero che questo epilogo sia quello che molti di voi avevano già immaginato anche se, a dirla tutta, mi piacerebbe che per certi versi non fosse così.
Critiche e consigli sono sempre ben accetti.
A presto, 

Victoire

PS: esiste, nei meandri del mio pc un finale alternativo a questo, del quale mi ero addirittura dimenticata. 
 
  
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