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Autore: Quasar93    18/09/2018    0 recensioni
I giovani Saga e Aiolos vengono mandati dal Gran Sacrdote a svolgere una noiosa missione di routine che si rivelerà essere una dura prova per i due Gold Saint.
[Hurt\Comfort] [young!saints]
Genere: Angst, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gemini Saga, Sagittarius Aiolos
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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[nota: nonostante abbia pensato questa fanfiction come missing moment ho cambiato leggermente alcune cose del canon. Inoltre ho utilizzato per i Saint età diverse da quelle canoniche per me troppo basse e incoerenti con disegni e trama.]


13 anni prima della Guerra Santa
Monte Parnassus
Grecia

“Aiolos...” borbottò annoiato un ragazzo coi capelli blu, poco più che ventenne.
“Dimmi, Saga” rispose il compagno castano, suo coetaneo, con malcelata esasperazione.
“Perché proprio noi siamo dovuti venire fin qui in questo dimenticatoio? Indagare sulle antiche reliquie è un compito da bronzelli, non certo adatto a due Gold Saint come noi” sbuffò ancora Saga, stringendo le mani sugli spallacci che sostenevano lo scrigno della Gold Cloth dei Gemelli mentre si arrampicava su un piccolo cumulo di massi.
“Per l’ennesima volta, amico mio, se il Gran Sacerdote ha mandato noi due avrà avuto le sue buone ragioni. Invece di lamentarti potresti essere contento del fatto che, per una volta, non ci toccherà rischiare la pelle.”
“Sarà anche come dici tu, ma avrei preferito mettere alla prova il mio Cosmo in battaglia piuttosto che perdere tempo in questa inutile caccia al tesoro” commentò seccato il Saint dei Gemelli, raggiungendo un piccolo altopiano dove lasciò cadere lo scrigno per poi usarlo per sedersi.
Aiolos non prestò ascolto all’ennesima lamentela del compagno e, raggiunto il medesimo altopiano iniziò ad esplorare l’ambiente.

“Saga, vieni qui a vedere, credo di aver trovato qualcosa!” lo richiamò all’attenzione il Saint del Sagittario. “Penso sia l’entrata del tempio che stiamo cercando.”
Ciò che aveva attirato l’attenzione di Aiolos erano due colonne lavorate che formavano una piccolissima porta a ridosso della parete rocciosa. Una delle due colonne era crollata e tagliava diagonalmente l’accesso al tempio. Un’effige triangolare sovrastava le colonne, ma qualsiasi cosa vi fosse disegnato era diventato indistinguibile, così come le scritte sull’architrave.

“Se scopro che è solo un modo per farmi riprendere la ricerca...” borbottò Saga, alzandosi di malavoglia e raggiungendo l’amico.
“No, Saga, stavolta direi che ci siamo davvero, non senti il Cosmo che proviene da questo posto?” il Saint dei Gemelli si concentrò e cambiò espressione. Lo sentiva eccome. E non era un Cosmo rassicurante.
“Aiolos, qualsiasi cosa ci sia lì dentro non è nulla di buono. Meglio stare attenti.”
“Per una volta, amico mio, sono d’accorso con te.”
I due Saint si scambiarono uno sguardo d’intesa prima di abbassarsi e infilarsi sotto la colonna diroccata.
Visti da fuori potevano sembrare solo due ragazzi sempre pronti a battibeccare e scherzare tra loro, ma Saga dei Gemelli e Aiolos del Sagittario erano i due Gold Saint più forti che il Santuario potesse vantare, nonché migliori amici dal primo giorno di addestramento.
Non c’era nulla che insieme non potessero fare, né avversario che non potessero sconfiggere.

Il tempio all’interno era molto più vasto di quanto la sua minuscola entrata lasciasse presagire. Collocato oltre la porticina con le colonne diroccate si trovava un lunghissimo corridoio scavato nella montagna al termine del quale si apriva un’enorme stanza.
Non appena i Saint ci misero piede tutte le fiaccole agganciate ai muri si accesero come per magia, illuminando le pareti violacee e stagliando ovunque ombre dalle forme inquietanti.

Il Cosmo oscuro che avevano percepito all’ingresso si intensificò tanto da farli sentire a disagio. “Aiolos, questo posto non mi piace” sussurrò Saga all’amico, mettendosi sull’attenti.
“Nemmeno a me. Prendiamo quello per cui siamo venuti e andiamocene.”
Entrambi iniziarono a esplorare la stanza attentamente, dell’atmosfera giocosa di poco prima non era rimasto nulla, al suo posto solo tensione e allerta.
“Guarda tutti questi altari. Sicuramente questo salone era usato per qualche rituale...” commentò Aiolos “...ma c’è qualcosa che non mi torna...” continuò, avvicinandosi a una parete e illuminandola con una fiaccola che aveva preso all’ingresso “...dovremmo essere all’interno del monte, ma questi muri son così lucidi che...” allungò una mano come per toccarli e la frase gli morì in gola.

Proprio in quel momento Saga aveva raggiunto la fine del salone che, nonostante fino a quel momento fosse rimasta buia, si illuminò grazie a due enormi bracieri che si accesero magicamente ai due lati del ragazzo.
Davanti al Saint dei Gemelli si stagliava un enorme altare, molto più grosso di quelli che avevano trovato fin’ora, finemente scolpito e decorato.
Sopra all’altare era collocata una strana struttura di metallo che conteneva un’anfora nera come la pece, sigillata da un talismano di Atena. Saga allungò una mano per prenderla. “Oh, finalmente la caccia al tesoro è finit-“
“SAGA, NO! Allontanati da lì! Non toccare niente! Non siamo in un tempio qualsiasi, le pareti... le pareti sono composte da parti di strane Cloth! Dobbiamo andarcene. Subito!” l
a voce di Aiolos non raggiunse Saga in tempo per fermare il movimento del suo braccio.
La sua mano toccò l’anfora.
Il sigillo di Atena, già vecchio e consumato, si sbriciolò lasciando uscire un fumo nero densissimo che si propagò ovunque, mentre grida terrificanti riempivano l’ambiente.
“Saga, cos’hai fatto...” mormorò tra sé e sé il Saint del Sagittario.
“Le Gold Cloth, presto!” urlò Saga aprendo il suo scrigno e indossando la Cloth dei Gemelli.
Non sapeva dove si trovasse – il fumo nero gli impediva di vedere alcunché - né dove fosse il suo compagno, il Cosmo oscuro che si era sprigionato dall’anfora rendeva l’aria pesante, mentre le urla non lo lasciavano pensare lucidamente.

Poi tutto, così come era iniziato, cessò. Per un attimo i Gold Saint pensarono che fosse tutto finito. “Cosa... cos’è successo?” chiese Saga avvicinandosi al suo compagno, notando che anche Aiolos ora vestiva la Gold Cloth del Sagittario ed era teso al massimo, l’arco in mano pronto a scoccare le sue frecce dorate.
“Non lo so, davvero non lo so. L’importante è che sia finita, ora potremo indagare con più calma e...”
“No, Aiolos, non è finita. Il Cosmo oscuro... è ancora qui. Non lo senti?”
Come a confermare le parole di Saga un rumore metallico assordante si propagò nel salone vuoto e le Cloth che fino a quel momento componevano le pareti iniziarono a staccarsi e ricomporsi, animate dallo stesso fumo nero che aveva riempito la sala e che, piano piano, stava assumendo forma umana all’interno delle armature.
Contemporaneamente la struttura in metallo che sorreggeva l’anfora si smontò per rimontarsi in una gigantesca Cloth nera alata, una Cloth degna di una divinità.
“Cosa abbiamo risvegliato?”
“Non lo so, Saga, ma se era una battaglia all’ultimo sangue che volevi temo che tu sia stato accontentato.”

La God Cloth si dispose al centro del salone, di fronte ai Saint di Atena, mentre tutte le altre si disposero gerarchicamente ai lati e dietro di essa. Il fumo nero iniziò a stabilizzarsi rendendo distinguibili i tratti umani del Dio che avevano risvegliato.
Saga e Aiolos assunsero una posizione di guardia, pronti a combattere in qualsiasi momento. Poi la divinità parlò.

“Grazie per avermi risvegliato, Saint di Atena. Io sono Moros, personificazione del destino avverso e inevitabile. Sono stato sigillato in questo posto dimenticato dagli Dei secoli or sono, ma sapevo – era destino – che qualcuno sarebbe giunto a liberarmi. Ora che avete compiuto il vostro fato, tuttavia, non servite più. Morirete qui e oggi, Saint di Atena, e pagherete per le scelte della vostra Dea che mi confinò quaggiù. Questo è il vostro destino e sono io a deciderlo. Andate, mie truppe di soldati ombra, e uccideteli!” Moros alzò un braccio e la prima fila di soldati si lanciò contro Saga e Aiolos.
“Non andrà come credi!” esclamò il ragazzo coi capelli blu prima di mettersi in posizione, mani congiunte all’altezza del ventre, sguardo fiero “GALAXIAN EXPLOSION!”
Una miriade di pianeti esplosero contro i soldati, spazzandoli via in un attimo.
“Uccidere due Gold Saint non è così semplice” continuò Aiolos, caricando il pugno vicino al proprio fianco per poi sferrarlo nella direzione degli sgherri di Moros. “ATOMIC THUNDERBOLT!” urlò il Saint, e una scarica di sfere di energia sfrigolante si abbatté sulle truppe nemiche, lasciandone a terra almeno una decina, le loro armature violacee polverizzate.
“Pensate di poter sfuggire al vostro destino, Saint?” disse con superbia e senza scomporsi Moros, comandando ad altre truppe di attaccare i due Gold Saint.
Questa volta i soldati ombra attaccarono per primi, alcuni muniti di armi nere e viola, altri lanciando scariche di energia. Saga e Aiolos si lanciarono uno sguardo d’intesa.
“Sarà un onore combattere di nuovo al tuo fianco, Aiolos.”
“Anche per me lo sarà, Saga. Facciamo vedere a questo Dio di che pasta sono fatti i Gold Saint di Atena!”

***

“Saga? Saga, rispondimi!” disse Aiolos, scuotendo il compagno sul punto di perdere i sensi. “Ci sono, ci sono. È più dura del previsto, eh?”
I due Saint si erano barricati dietro uno degli altari, che avevano ribaltato per l’occasione, per recuperare un po’ le forze.

Saga aveva la parte superiore della Cloth sporca di sangue non suo – non tutto almeno – e, nella migliore delle ipotesi, qualche costola spezzata. Aiolos aveva una grave ferita al braccio che gli impediva di usare l’arco dorato del Sagittario e anche la sua Cloth era sporca di sangue. Entrambi erano al limite e non gli rimaneva quasi più forza per bruciare il loro Cosmo.
“Non mi aspettavo fossero così tanti. Ne avremo sconfitti almeno un centinaio”
“A testa. Anzi, io sicuramente qualcuno in più di te” ghignò Saga, per poi cambiare espressione a causa di una fitta di dolore alla spalla da cui stava già perdendo sangue.
“Quanti ne mancheranno?”
“Aspetta” sussurrò Saga, alzando la testa e uscendo per un attimo dal nascondiglio. “Ne conto venti... forse venticinque. È l'ultima ondata, non ne vedo altri.”
“Poi c’è lui.”
“Poi c’è lui. Ma senza tutte le sue truppe sarà più facile affrontarlo. Se non ci ha attaccato fin’ora è perché ci vuole esausti. Il che vuol dire che ha paura di noi. Almeno spero.”
“Ok, allora facciamo così. Usciamo allo scoperto, tu attacchi gli ultimi soldati ombra e, approfittando della mischia, lancerò una freccia d’oro a Moros. È l’arma più potente del Sagittario, dovrei infliggergli un bel colpo.”
“Ma, Aiolos, il tuo braccio...”
“Per un’unica freccia non avrò problemi” mentì spudoratamente. Saga se ne accorse, ma non avevano alternative, quindi acconsentì.
“Io vado” disse ghignando il Saint dei Gemelli, mentre Aiolos iniziò a prepararsi. Aveva un solo colpo, non poteva fallire.
“Bene, chi vuole morire ancora?!” urlò Saga, attirando l’attenzione su di sé per lasciare all’amico una finestra d’opportunità il più grande possibile.
Sentiva che il suo Cosmo era al limite, ma doveva stringere i denti e andare avanti. L’avrebbe bruciato fino all’ultima goccia se necessario.
“GALAXIAN EXPLOSION!” gridò con quanto fiato aveva in gola e gli ultimi sgherri di Moros vennero sbalzati indietro e distrutti dalla potenza dell’attacco di Saga.
Il turbine di fumo, detriti e schegge metalliche generato dal Galaxian Explosion non si era ancora fermato che un sibilo fendette il silenzio, una freccia d’oro passò in mezzo ai cadaveri e ai pezzi di Cloth, mirando dritta al suo bersaglio, il cuore di Moros.
Saga si girò a guardare Aiolos che si teneva il braccio dolorante, ce l’aveva fatta. Aveva scagliato la sua freccia.
Si girò di nuovo e guardò nella direzione di Moros.
Il Dio, senza scomporsi, afferrò la freccia un secondo prima di essere colpito. I Saint rimasero sconvolti.
Le frecce di Aiolos si muovono alla velocità della luce, non era possibile afferrarle in quel modo. “E così avete sterminato le mie truppe” disse Moros, lanciando la freccia dorata in un angolo del salone. “Grazie. Sono sempre stati un peso per me. Me li affiancò Hades ma non li ho mai sopportati. E non sprecate tempo a chiedervi perché non siate riusciti a colpirmi con quella freccia. Semplicemente non era il mio destino morire qui e ora. Non avreste mai potuto farcela.” “Dannazione!” gridò Saga, digrignando i denti.
Era la loro migliore possibilità di vittoria e non aveva funzionato.
“Avete combattuto con onore. Ora vi ucciderò come meritate. Dovete sapere che il mio potere consiste nel poter replicare qualsiasi tecnica ma, a differenza vostra, posso sfruttare un Cosmo divino per lanciarla. Vi seppellirò con il vostro colpo preferito e, una volta finito con voi, attaccherò il santuario e mi vendicherò per essere stato rinchiuso quaggiù per cinquecento anni!” il Dio, che fin’ora non aveva mai alzato la voce, perse la calma e strinse i pugni assottigliando lo sguardo.
Poi assunse una posizione che Aiolos conosceva fin troppo bene e gridò “ATOMIC THUNDERBOLT!”
Il Saint del Sagittario era ancora al riparo dietro l’altare e riuscì a schivare l’attacco, ma Saga, che era in campo aperto, fu colpito in pieno.
“Saga!” urlò Aiolos, uscendo dal proprio nascondiglio e parandosi davanti all'amico ferito. “S-stupido... vai via. Non restare qui. Se attacca di nuovo...”
“Ti porterò via con me” disse provando a caricarselo sulle spalle, ma col braccio in quelle condizioni non riusciva a muoversi bene e non fece molta strada.
Moros scoppiò a ridere.
“Siete patetici. Avete combattuto con onore, morite con onore e non come pavidi ratti che scappano alla vista del gatto! Siete solo delle piccole, minuscole nullità umane al mio confronto!” tuonò il Dio per poi assumere un’altra posizione ben nota ai due. Congiunse le braccia all’altezza del ventre e si preparò a lanciare il suo prossimo colpo micidiale: il Galaxian Explosion di Saga.
Il Saint dei Gemelli sapeva che l’unico modo di contrastarlo era lanciare a sua volta la tecnica. Erano da soli senza posti in cui nascondersi. Se fosse riuscito a contrastarlo con la stessa tecnica avrebbe salvato sia sé stesso che Aiolos, che in quel momento gli stava facendo da scudo. “GALAXIAN...” iniziò Moros, alzando le braccia fin sopra la sua testa, e Saga stava per seguirlo a ruota quando una voce dentro di lui lo fermò.

Che fai, stupido... lascia che colpisca Aiolos. Tu ti salverai e poi gli proporrai di unirsi a te. Insieme conquisterete il Santuario e, quando sarai Gran Sacerdote, lo ucciderai.

Le punte dei suoi capelli blu iniziarono a diventare grigie.

NO! Non adesso, Atena ti prego non adesso!

Pensò Saga ricacciando indietro quella voce oscura che da qualche tempo gli sussurrava cose indicibili.
I capelli tornarono normali e il ragazzo riacquistò la sua lucidità. Ma era troppo tardi. “EXPLOSION!” terminò l’attacco Moros e Aiolos aprì le braccia davanti a lui per difenderlo, lo squarcio dimensionale si aprì di fronte al Dio e i pianeti esplosero davanti a loro.

Doveva fare qualcosa. Doveva salvare almeno Aiolos. Era colpa sua se stava per morire davanti ai suoi occhi.
Colpa di quell’oscurità che sempre più a fatica teneva a bada dentro di lui.
No.
Non sarebbe finita così.
Lui era Saga, il Saint dei Gemelli, e sarebbe stato l’unico artefice del proprio destino.
“ANOTHER DIMENSION!” gridò bruciando al massimo il Cosmo che gli era rimasto, ma non era Moros il bersaglio della sua tecnica, bensì Aiolos.
Non appena questi se ne accorse, si girò verso l’amico ed ebbe solo il tempo di chiedere: “Saga... perché?” prima di scomparire in un’altra dimensione.
Il turbinio di pianeti in esplosione si abbatté su Saga, ma Aiolos era ormai al sicuro. L’ultima cosa che il ragazzo dai capelli blu vide prima di perdere i sensi fu Moros che rideva sguaiatamente, compiaciuto del suo operato.

Saga... Saga devi svegliarti.

Il Cavaliere dei Gemelli era svenuto e stava sognando. L’unica cosa che percepiva era un’enorme Cosmo caldo e avvolgente.

Saga... ho sentito che mi pregavi. Sto per rinascere come umana su questa terra quindi sono riuscita a sentire la tua voce. Ma non potrò aiutarti per molto.

“A-Atena?” il Cosmo che sentiva reagì alla sua domanda e Saga capì che era la loro Dea che lo stava aiutando.

Veglio sempre su di voi, valorosi guerrieri.
Non ho molto tempo. Tra poco sarò umana e per qualche anno non potrò fare nulla. Posso solo dirti che Moros non è un vero Dio.
È soltanto uno spirito che impersonifica il destino.
Puoi batterlo.
Ma devi svegliarti ORA!

Saga aprì gli occhi di scatto. Gli servirono alcuni tentativi per riuscire ad alzarsi.
“...tu. Sei ancora vivo?” Moros si rivolse a lui, per la prima volta con una nota di sorpresa nella voce. “Questo non era il tuo destino! Io avevo deciso che tu saresti morto oggi!”
“L’unico artefice del mio destino sono io! La Dea Atena è al mio fianco e tu non potrai fermarmi!” il Saint dei Gemelli si rialzò. La Cloth ormai semidistrutta e ricoperta di sangue.
“Non potrai mai sconfiggermi, sei solo un misero e insignificante umano mentre io...”
“Mentre tu sei un finto Dio! E so esattamente come sconfiggerti!” ed era vero, Saga sapeva come sconfiggerlo. Non sapeva però se ne sarebbe stato in grado.
Non aveva mai tentato di estendere a quel punto la sua tecnica e sicuramente non l’aveva mai lanciata con il poco Cosmo che gli rimaneva.
Non gli importava di bruciarlo tutto fino a scomparire, sarebbe morto per proteggere il Santuario, ma doveva rimanere in vita per riportare indietro Aiolos.
“Cosa stai dicendo, non penserai...”
“ANOTHER DIMENSION!” gridò Saga con tutto il fiato che aveva in corpo, ma il portale dimensionale non comparve subito. Saga continuò a urlare bruciando al massimo il proprio Cosmo, finché non apparve una finestrella che si ingrandì progressivamente mostrando una dimensione mai vista prima.
“Che posto è quello, umano? Non sarà...”
“È esattamente ciò che pensi. È la dimensione divina. Se sei davvero un Dio non avrai problemi a tornare, giusto? Tanto l’hai detto anche tu che padroneggi le nostre stesse tecniche. E ora... MUORI!” urlò Saga completando l’Another Dimension e lanciando Moros nella dimensione divina, dove si sgretolò all’istante.

Il Saint dei Gemelli sospirò, cadendo a terra sulle ginocchia. Non era ancora finita.
“Mio Cosmo... ti prego aiutami. Brucia un’ultima volta... ANOTHER... “ dovette fermarsi per riprendere fiato “...ANOTHER... DIMENSION!” gridò con le ultime energie che aveva in corpo e 
Aiolos ricomparve esattamente dov’era scomparso poco prima, poi perse i sensi e stavolta ad accoglierlo non ci fu nessun Cosmo caldo e rassicurante, ma solo un freddo nulla.
L’ultimo pensiero che formulò fu che non gli importava anche se non si fosse più svegliato, aveva sconfitto il nemico, salvato il Santuario e soprattutto il suo amico.
Inoltre, morendo avrebbe sconfitto anche l’oscurità dentro di lui che lo terrorizzava.

“D-dove sono?” si domandò ad alta voce Aiolos. Essere stato scagliato all’improvviso in un’altra dimensione l’aveva disorientato. Si guardò intorno e non vide altro che resti delle armature dei soldati ombra di Moros ma della divinità non pareva esserci traccia.
Anche il suo cosmo era sparito.

“Saga?” chiamò quindi l’amico, senza ottenere risposta. “Saga, dove sei?” ancora nessuna risposta. Il panico attraversò il viso di Aiolos, mentre con lo sguardo ripercorreva ansiosamente il salone. Non riusciva a sentire il suo Cosmo da nessuna parte.
“Atena, ti prego fa che sia vivo. Se fosse morto per salvarmi non potrei mai perdonarmelo” disse tra sé e sé, stava per lasciarsi prendere dallo sconforto quando vide un bagliore dorato più avanti. Corse senza pensare a nulla, inciampò in un cadavere, ma si rialzò senza curarsi di essersi ferito e non appena raggiunto Saga si lasciò cadere in ginocchio di fianco a lui
Il Saint dei Gemelli non era un bello spettacolo in quel momento: il viso era coperto di sangue, così come buona parte di ciò che rimaneva della sua Cloth. Respirava appena. Il suo Cosmo sembrava scomparso.
“Saga... cos’hai fatto per sconfiggerlo e riportarmi indietro? Stupido irresponsabile! Hai bruciato tutto il tuo Cosmo senza risparmiarne nemmeno una goccia per te stesso? Sai bene qual è il destino dei Saint che bruciano il proprio Cosmo oltre il limite massimo!”
Una lacrima rigò il volto di Aiolos. Se Saga aveva davvero consumato tutto il suo Cosmo non c’era modo di aiutarlo.
Gli spostò dalla faccia una ciocca di capelli incrostata di sangue e gli ripulì il viso tentando di farlo respirare meglio, ma il suo battito era sempre più flebile.
“Saga, sei un’idiota. Non puoi morire così. Tu sei il Saint più forte di tutti, non manchi mai di ricordarmelo! Non puoi morire per salvare me!” singhiozzò. “Non puoi morire... tu vuoi diventare Gran Sacerdote, no? È la tua grande ambizione. Non puoi morire qui. Non è giusto!”
In quel momento, come per rispondergli, la Cloth dei Gemelli si illuminò per un attimo. “Gemelli? Vuoi forse dirmi che un po’ di Cosmo è rimasto dentro di te? Mi stai dicendo... che è possibile salvarlo?” la Cloth si illuminò di nuovo di un tenue bagliore dorato.
“Sei tu a mantenerlo in vita” rifletté Sagittario. “Ma non basta. Anche tu sei al limite” commentò Aiolos, osservando quanto profondamente fosse danneggiata la Cloth dei Gemelli.
“Serve più Cosmo. Gemelli, ti donerò il mio. Tutto quello che ti serve per restituire a Saga ciò che resta del suo, così potrà riprendersi. Poi ti porteremo al santuario e tornerai come nuova, te lo prometto” disse Aiolos, poi appoggiò entrambe le mani sul petto di Saga e bruciò il proprio Cosmo in modo che la Gold Cloth dell'amico potesse infondere nel Saint quello che rimaneva del suo. Sapeva che le Cloth erano vive, ma non pensava che una di loro sarebbe arrivata a tanto per il suo Saint. Quando il processo fu terminato, Aiolos cadde a terra. Era allo stremo delle forze.
Anche la Gold Cloth, dopo essersi illuminata un’ultima volta di luce dorata si spense definitivamente.
Il Saint controllò subito battito e respirazione dell’amico, constatando che si erano finalmente stabilizzati, sebbene fossero ancora estremamente deboli. Aveva perso, e stava tutt’ora perdendo, parecchio sangue, ma almeno ora c’era speranza.
“Grazie, Gemelli. Ti sei sacrificata per proteggere il tuo Saint. Ma non preoccuparti, presto ti faremo risorgere a nuova vita, stanne certa!” con uno sforzo il Saint del Sagittario si alzò, doveva assolutamente tirare Saga fuori da lì e guarire le sue ferite peggiori, o il sacrificio della sua Cloth sarebbe stato vano.

Lo afferrò per le spalle e inizio a trascinarlo fuori da quell’orribile grotta e poi lungo il corridoio stretto.
Il braccio sinistro gli faceva così male da offuscargli la vista e Saga era pesante da trasportare con la Cloth indosso, ma Aiolos strinse i denti e finalmente riuscì a raggiungere l’esterno del tempio. Ora che erano all’aperto sul piccolo altopiano dove tutto era iniziato poteva organizzarsi meglio. L’ossigeno fresco riempì i suoi polmoni ed era certo che lì anche Saga avrebbe respirato meglio. Prima di tutto il Saint si tolse la Cloth del Sagittario che, dopo essersi illuminata brevemente, si ricompose e tornò nello scrigno.
Nel vederla così distrutta – senza un’ala e sporca di sangue – Aiolos ebbe una stretta al cuore. L’avrebbe sistemata non appena tornato al Santuario.
“Grazie, Sagittario” disse soltanto, mentre lo scrigno si richiudeva da solo. Poi spostò Saga in un punto ben protetto, la notte stava arrivando e voleva evitare altre brutte sorprese. Stando attento alle ferite del proprio compagno iniziò quindi a togliergli la Cloth dei Gemelli, pezzo dopo pezzo, ricomponendo quello che ne rimaneva a formare il totem.
La situazione sotto la Gold Cloth era peggio del previsto.
Si accorse solo in quel momento che una grossa scheggia dorata si era conficcata all’altezza del suo addome facendolo sanguinare copiosamente e, oltre alla ferita sanguinante, Saga era pieno di graffi e abrasioni un po’ ovunque. Inoltre aveva ematomi giganteschi là dove era stato colpito in pieno dal Galaxian Explosion e piccole bruciature dove era stato colpito dall’Atomic Thunderbolt. Aiolos sospettava che avesse anche diverse costole rotte, se non avesse indossato la Gold Cloth a quel punto sarebbe sicuramente morto.
Lì dov’era comunque non poteva fare più di tanto, avrebbe voluto portarlo fino al Santuario dove avrebbe ricevuto le cure necessarie, ma in quel momento le forze gli bastavano a malapena per se stesso, non sarebbe mai riuscito a trasportarlo fin là. E spostarlo in quelle condizioni era più rischioso che aspettare gli aiuti.
“Atena, cosa devo fare?” si chiese Aiolos, ma nessuna divinità gli avrebbe dato una risposta. Erano soli e nessuno sarebbe venuto a cercarli fino almeno al giorno dopo. L’unica cosa da fare era tornare al loro piccolo accampamento situato poco distante da lì e arrangiarsi con quei pochi materiali di primo soccorso che si erano portati dietro.
Il Saint del Sagittario nascose Saga ancora incosciente dietro alcuni cespugli e si incamminò per il sentiero. L’accampamento distava solo poche centinaia di metri, ma Aiolos non smise per un attimo di pensare all’amico ferito. Era preoccupato soprattutto per la profonda ferita causata dalla scheggia di Gold Cloth che non smetteva di sanguinare. Purtroppo non aveva niente con cui tamponarla per fermare l’emorragia mentre si recava all’accampamento.
“Spero solo di fare in tempo...” mormorò tra sé e sé.
Una volta raggiunto il falò con le tende che avevano approntato la notte prima, Aiolos raccolse tutto ciò che poteva servirgli e riempì un’anfora con dell’acqua fresca in un ruscello vicino.

Una volta tornato da Saga, come prima cosa accese un fuoco per tenere sia se stesso che il suo amico al caldo durante la notte.
Si fermò un attimo a guardarlo.
Saga dei Gemelli, il Saint più forte tra tutti i Gold Saint giaceva ora pallido e inerme in una pozza del suo stesso sangue, il corpo scosso dai brividi e il viso contorto in una smorfia. Così ferito e senza armatura era solo un semplice essere umano.

Gli mise una mano sulla fronte e si accorse che aveva la febbre, probabilmente dovuta alle troppe botte ricevute o alla ferita che si stava infettando. Aiolos prese quindi una tunica di scorta che si erano portati dietro e la ridusse a brandelli per ricavarne delle pezze e, dopo averle bagnate, ne posizionò una fredda sulla fronte dell’amico per poi iniziare pian piano a ripulire dal sangue secco viso e petto di Saga, così da poter avere una visione più chiara della situazione.
Identificò, oltre alla ferita causata dalla scheggia di Gold Cloth – che non aveva ancora rimosso per non peggiorare il dissanguamento – un’altra grossa ferita sulla spalla all’altezza del trapezio. Doveva assolutamente fermare le emorragie o Saga sarebbe morto dissanguato prima che gli altri venissero a cercarli l’indomani.

Aiolos aprì quindi una piccola anfora contenente liquore greco e ci inzuppò una pezza per poi passarla su tutte le ferite minori fino ad arrivare a quella tra collo e spalla. Quando appoggiò l’alcol su quel grosso taglio Saga sussultò e si svegliò con un grido.
D’istinto, si alzò a sedere di scatto, salvo poi piegarsi su se stesso tenendosi l’addome con entrambe le braccia e gemendo per il dolore.
“Saga, va tutto bene. Ci sono io con te. Ma ora devi stare giù.”
“A-Aiolos?” chiese Saga ancora stordito. Aveva la vista offuscata e sentiva tutto ovattato. “Dove siamo?”
“Ti ho portato fuori da là. Moros è scomparso. Quando mi hai riportato indietro eri - beh sei - in condizioni disastrose. Sono riuscito a trascinarti fin qui, ma ora devi stare giù o le ferite peggioreranno.”
“Non è scomparso. L’ho ucciso” riuscì a sghignazzare il Saint dei Gemelli tra una smorfia di dolore e l’altra.
“Di questo parleremo dopo, ora dobbiamo occuparci delle tue ferite prima che tu perda altro sangue” affermò deciso il ragazzo castano.
“Hai fatto abbastanza, Aiolos, grazie. Ora torniamo al Santuario, ce la faccio.”
“No, non ce la fai, Saga. Hai una grossa scheggia di Cloth conficcata nell’addome, perdi sangue dalla spalla e prima stavi tremando per via della febbre. Lascia che ti aiuti.”
“No, davvero. Ce la faccio” insistette il Saint dei Gemelli e, ignorando l’amico che tentava di trattenerlo a terra, si alzò in piedi.
Non appena si fu alzato tuttavia la vista gli si offuscò di nuovo ed ebbe un violento capogiro. La ferita all’addome gli provocava un dolore lancinante e in un attimo cadde nuovamente sulle ginocchia.
“Te l’avevo detto che non ce l’avresti fatta, perché non ti lasci aiutare da me?” domandò con un velo di tristezza Aiolos.
“Io non ho bisogno di nessuno!” urlò fuori di sé Saga e per un attimo al Saint del Sagittario sembrò che gli occhi dell’amico fossero diventati rossi, ma fu solo un momento e in un battito di ciglia erano tornati blu mentre anche l’espressione del ragazzo, diventata per un attimo irosa, cambiò repentinamente tornando sofferente e confusa.
“Come non avevi bisogno di nessuno là dentro? Saga, guarda come ti sei ridotto. Se non mi avessi mandato nell’altra dimensione avrei potuto aiutarti. E invece per colpa della tua cocciutaggine sei in fin di vita. Inoltre come pensi che mi sia sentito io? Inutile... in una battaglia così importante!” scoppiò il castano che si era tenuto dentro quella rabbia fino a quel momento.
“Scusa, Aiolos. Non volevo io...” iniziò Saga, ma poi cadde completamente a terra, le ferite continuavano a sanguinare mentre lui si teneva il ventre con le mani. “Aiolos... dentro di me... dentro di me c’è qualcosa. Qualcosa di malvagio.”
“È la febbre che parla, Saga. Stai solo male. Ora ti aiuterò, che tu lo voglia o no, e domani ti scuserai con me come si deve. Lasciati aiutare da me, ti prego” lo scongiurò l’amico.
“No, Aiolos, non capisci!” gridò Saga, usando le ultime forze per aggrapparsi alla tunica di Aiolos e tirarlo giù vicino a lui, sporcandolo di sangue. “Se mi indebolisco troppo, lui potrebbe prendere il sopravvento. Devi lasciarmi qui, devi lasciarmi morire. Scappa, vai al Santuario e racconta tutto.” “Saga, stai delirando. Devi riposare.”
“Però promettimelo.”
“Prometterti cosa?”
“Se l’oscurità arrivasse, allora dovrai lasciarmi qui.”
“Non potrei mai farlo, 
sei come un fratello per me! Come puoi chiedermi questo?”
“Promettilo, Aiolos.”
Il Saint del Sagittario guardò Saga dritto negli occhi e capì che era serio. Inoltre si ricordò dello sguardo strano che aveva notato poco prima e annuì all’amico. Avrebbero approfondito la questione, ma non era quello il luogo né il tempo.
Saga sembrò calmarsi e si stese, concedendogli tacitamente di aiutarlo. Per un Saint orgoglioso e testardo come quello dei Gemelli lasciare che qualcun altro lo vedesse in quel modo e, peggio 
ancora, lo aiutasse, doveva essere un duro colpo nell’onore.
Aiolos sapeva che in fondo questo voleva dire che si fidava completamente di lui. Nonostante Saga tenesse la testa girata di lato con espressione fintamente imbronciata, come per sottolineare che comunque lui non aveva bisogno di nessuno.

Il ragazzo castano riprese la pezza imbevuta di alcol e la passò nuovamente sulla spalla di Saga, che sobbalzò per il bruciore, poi prese una delle bende che aveva nella sacca del primo soccorso e lo fasciò stretto.
“Questa ferita dovrebbe essere a posto. Ora dovremmo occuparci dell’altra” il Saint del Sagittario non ottenne risposta e si accorse che Saga aveva perso di nuovo conoscenza.

“No... no, Saga, resta con me” lo scosse piano fino a farlo riprendere. Il ragazzo stava sudando anche se il suo corpo era freddo e di tanto in tanto tremava.
“Hai perso molto sangue e hai la febbre alta. Cerca di non addormentarti, ok?” ordinò Aiolos. Saga annuì, senza trovare le forze per fare una delle sue solite battutine sarcastiche. “Ora mi devo occupare della ferita all’addome. Farà male, non te lo nego, ma dobbiamo fermare l’emorragia. Sei pronto?” il Saint dei Gemelli annuì. Non che avesse molte alternative comunque.
Aiolos iniziò a disinfettare con l’alcol la zona. Poi passò a Saga un pezzo di legno preso da un arbusto all’accampamento.
“Mordi questo” il ragazzo capì cosa l’amico stava per fare, prese il pezzo di legno e lo strinse tra i denti. “Cerca di non perdere i sensi” disse ancora Aiolos girandosi verso il fuoco e prendendo la freccia dorata della Cloth del Sagittario che aveva lasciato tra le braci ardenti. Saga strinse i denti sapendo cosa lo aspettava.
In un unico gesto veloce Aiolos sfilò la scheggia di Gold Cloth e subito appoggiò sulla ferita la freccia incandescente. Saga urlò con quanto fiato aveva in corpo e strinse i denti sul legno così forte da scheggiarlo. Quando Aiolos ebbe finito di cauterizzare la ferita, Saga aveva il fiatone e respirava a pieni polmoni.
Non perdere i sensi per il dolore era stato davvero difficile. Avrebbe tanto voluto chiudere gli occhi e smettere di soffrire.
Il Cavaliere del Sagittario iniziò quindi a fasciare il ventre dell’amico mentre questi usava tutte le sue forze per concentrarsi e rimanere presente. Non sanguinava più, ma era lungi dall’essere fuori pericolo. La febbre non accennava a scendere e al mattino mancavano ancora molte ore.
“Aiolos... ho freddo.”
Non appena il Saint del Sagittario ebbe finito con la fasciatura lo coprì con l’unico telo che aveva recuperato all’accampamento. Ora non poteva fare più nulla per l’amico.
“Resisti, Saga, e resta con me. L’alba è vicina.”
“È difficile tenere gli occhi aperti.”
“Lo so. Ma gli altri sanno che se non torniamo entro l’alba significa che è successo qualcosa e verranno a cercarci. Dobbiamo resistere. Tra di loro c’è un ragazzino abile col teletrasporto. Faranno in fretta.”
“Se non dovessi farcela... vorrei che tu dicessi a...” sussurrò Saga, la voce debole e inferma.
“Non dire così. Ce la farai. Il peggio è passato, siamo arrivati fin qui. Non ci fermeremo adesso.” “Se non dovessi farcela...” ripeté Saga, ignorando l’amico “voglio che tu dica a Kanon che mi dispiace per come sono andate le cose. Forse io... forse avrei dovuto aiutarlo di più e...” una smorfia di dolore gli impedì di finire la frase. Non era da Saga aprirsi in quel modo.
Aiolos apprezzò che si fidasse a quel punto di lui, ma sapeva che l’amico doveva davvero temere per la propria vita se era arrivato a dirgli una cosa simile. Decise di rispettarlo, accondiscendendo alla sua richiesta.
“Lo farò. Ma vedrai che riusciremo a tornare entrambi al Santuario e potrai dirglielo tu stesso” sorrise Aiolos, cercando di risultare rassicurante, ma tra il braccio che ormai non muoveva più e il corpo pieno di piccole ferite e sangue suo e dell’amico non riuscì nell’intento.
“Però promettimi una cosa, Saga. La prossima volta non mandarmi via. Io voglio combattere al tuo fianco. Non pensare sempre che gli altri siano solo un peso per te.”
“Non... non ti ho mandato via per quello” balbettò Saga tra un brivido e l’altro. “Dentro di me c’è qualcosa di oscuro. Qualcosa che ogni tanto mi sussurra cose orribili. Qualcosa che ogni tanto riesce a prendere il sopravvento su di me.”
“Saga, stai delirando...”
“No, Aiolos, non è la febbre a parlare. E quel qualcosa prima, durante la battaglia, mi sussurrava di ucciderti e di allearmi con Moros. Avrei preferito morire che fare una cosa del genere, quindi ti ho mandato via dove né Moros né io avremmo potuto ferirti.”
Aiolos rimase in silenzio per un attimo.
“Da quanto va avanti questa cosa? Ne hai parlato con il Sommo Shion?”
“No, non ancora. Sei il primo a cui lo dico” disse Saga voltando la testa dalla parte opposta a quella dove si trovava il suo amico. Non si era mai vergognato tanto in vita sua, una persona orgogliosa come lui non riusciva ad ammettere tanto facilmente di avere un simile problema.
“Io ti perdono, Saga. Ma quando torniamo devi assolutamente parlare col Gran Sacerdote. Promettimelo.”
“Lo farò. Ma tu... non parlare di questo con nessuno. Ti scongiuro, Aiolos.”
“Certo. Saga, nonostante tu sia testardo e arrogante sei come un fratello per me, sin dal giorno in cui siamo arrivati al Santuario per l’addestramento. Lo sai, vero?” Saga non rispose e continuò a stare voltato dall’altra parte e Aiolos non si stupì, dopotutto era sicuro che anche l’altro la pensasse allo stesso modo, ma che non glielo avrebbe mai e poi mai detto.
Parlarono ancora un po’ e poi Aiolos, stremato dalle fatiche della battaglia e delle cure portate al suo compagno, finì per addormentarsi.

Aiolos si svegliò di scatto. Il sole stava sorgendo alto nel cielo.
“Saga, hai visto! Ce l’abbiamo fatta!” non ottenne risposta. “Saga? Oh no!” il Saint del Sagittario si accorse che l’altro ragazzo si era addormentato a sua volta.
“Non dovevo addormentarmi. Saga, svegliati. Ti prego, svegliati!” il ragazzo coi capelli blu aprì gli occhi e, appena notato lo sguardo preoccupato dell’amico, esordì con “mmmh no, Aiolos, dai, altri 5 minuti.”
“Tu... brutto idiota! Allora stai bene!”
“Bene è una parola grossa. Ma sono ancora nel mondo dei vivi per il momento.”


Proprio in quell’istante arrivarono Aldebaran del Toro e un ragazzino jamiriano con i capelli lilla e la tenuta da apprendista, il futuro Saint dell’ariete Mu, allievo diretto del Gran Sacerdote Shion. Non appena li videro i loro volti cambiarono espressione.
“Mu, presto, preparati per teletrasportare subito tutti al Santuario” sentenziò perentorio Aldebaran, prendendo in braccio Saga che brontolò parecchio asserendo che era perfettamente in grado di reggersi in piedi e che non gli serviva che un bovino lo sollevasse. Aldebaran lo ignorò e continuò a parlare: “Non vi avrei mai perdonati se foste morti. Specialmente oggi, che la Divina Atena è finalmente nata di nuovo al cospetto del Sommo Shion! Questo significa che a breve verrà annunciato il prossimo Gran Sacerdote e, a quanto ne so, in lizza ci siete soltanto voi due” sghignazzò il Saint del Toro.
“Io sono pronto” lo interruppe Mu e Aldebaran annuì. “Portaci via da qui o il Gran Sacerdote non ci perdonerà mai se gli lasciamo morire i successori” ordinò il Saint del Toro. Il ragazzino jamiriano si concentrò e in un attimo teletrasportò tutti i presenti e le rispettive Cloth al Santuario.
“Anche per questa volta siamo salvi” disse solo Aiolos prima di scomparire in una luce dorata.

Una decina di giorni dopo la battaglia, Aiolos era di nuovo in forma e anche Saga si era quasi ripreso.
Il Saint del Sagittario si stava recando di gran fretta a chiamare l’amico alla Casa dei Gemelli. Il Gran Sacerdote Shion li aveva mandati a chiamare per annunciare finalmente chi sarebbe stato il suo successore.
“Saga, sei pronto?” chiese all’amico infilando la tesa nella porta della stanza di Saga.

“Sì, mamma.”
“Il solito spiritoso! Il Gran Sacerdote ci aspetta per l’annuncio. Muoviti”
“Io sono ancora convalescente, ti ricordo” lo guardò male il Saint dei Gemelli.
Aiolos diventò serio per un attimo. “Saga... hai poi risolto le questioni in sospeso con tuo fratello e il Gran Sacerdote?”
“No, dopo la nomina – tua o mia che sia – parlerò con entrambi, non preoccuparti.”
“Vedrai che sarai tu il prossimo Gran Sacerdote. Sei il più forte tra i Saint e nei villaggi qui vicino ti ritengono al pari di un dio generoso e magnanimo. Chi meglio di te potrebbe ricoprire la carica?” “Ti ringrazio. E sappi che sarò onorato di servire sotto di te se diventerai Gran Sacerdote.”
“Che vinca il migliore, allora. Buona fortuna, fratello.”
“Buona fortuna, Aiolos. E grazie, senza di te non sarei qui oggi.”
I due si scambiarono una pacca sulla spalla e si incamminarono verso il luogo dove li attendeva il Gran Sacerdote Shion.
Camminavano di pari passo, le Gold Cloth appena riparate nuove e scintillanti.
“Ho un buon presentimento, sai, Aiolos? Penso che finalmente camminerò per sempre nella luce. Che sia come Gran Sacerdote o come tuo soldato.”
“Ne sono sicuro, Saga.”

I due ragazzi arrivarono alla soglia della sala del Gran Sacerdote ed entrarono con un fruscio di mantelli e un clangore metallico. Per primo si inginocchiò Aiolos, con una nuova fascia rossa fiammante nei capelli e lo sguardo deciso. Per secondo si inginocchiò Saga dei Gemelli, sguardo fiero e pronto a ricevere il verdetto di Shion.
Entrambi sorridevano eccitati all’idea che uno di loro presto sarebbe diventato Gran Sacerdote. Entrambi avevano studiato tanto e si erano allenati ancor di più ambendo a quella posizione. Entrambi avrebbero dato la vita per l’altro servendolo come Gold Saint.
E per entrambi – l’integerrimo Aiolos e il generoso Saga – quello era il coronamento dei propri sogni. Erano sicuri che nulla sarebbe potuto andare storto finché loro due fossero rimasti a protezione del santuario. Un ultimo scambio di sguardi in trepidazione.
Ne erano certi, avrebbero proseguito con le loro vite l’uno al fianco dell’altro fino alla prossima generazione.
Il Sommo Shion stava per fare il suo annuncio quando i capelli di Saga iniziarono a diventare grigi e lui, così preso dal momento, così sicuro che avrebbe sempre camminato nella luce, non si accorse di cosa gli stava accadendo.

“Il prossimo Gran Sacerdote sarà...”

  
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