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Autore: lmpaoli94    18/09/2018    1 recensioni
Tutti lo credono morto.
Tutti credono che il suo corpo sia ormai diventato polvere, ma che il suo spirito vaghi per tutto il Regno di Camelot e nel cuore della Regina Ginevra, l’unica donna che aveva sempre amata.
Ma un Re non si da mai per vinto.
Nemmeno da morto…
Genere: Avventura, Drammatico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gwen, Lancillotto, Nuovo personaggio, Principe Artù | Coppie: Gwen/Lancillotto
Note: AU, Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Castello di Chatsworth

Si svegliava sempre di buon mattino illuminato dalla luce del sole che gli faceva capire che cominciava un’altra giornata piena di sacrifici e di fatiche.
Non aveva tempo per ripensare al suo passato.
Era troppo impegnato a fare il domestico e ad essere schiavizzato come il peggior sguattero di corte.
Quella vita non aveva più senso per il povero Artù Pendragon.
Ma da quando la capo – domestica l’aveva curato con le sue amorevoli mani, si era sempre ripromesso che se ne sarebbe andato via dalla residenza dei duchi di Devonshire non appena fosse giunto il momento di pagare un grosso debito.
Ma quel giorno continuava sempre a ritardare.
«Che cosa stai facendo, Artù?» tuonò Amril la capo – domestica «Non ti sei ancora rivestito?!»
«Scusami, Amril. Sono rimasto a letto.»
«Questo l’ho notato. Avanti, muoviti. Devi andare a svegliare il Duca.»
«Perché? Non può svegliarsi da solo?»
«Perché non provi a dirglielo di persona? Sono proprio curiosa di scoprire che cosa ti risponderà. Ti ucciderebbe infilzandoti come un povero maiale che va al macello.»
«Che ci provi pure. Io non ho paura. So benissimo difendermi con la spada.»
«Tu non hai mai visto combattere il Duca. È molto abile.»
«Nemmeno tu mi hai mai visto combattere, Amril.»
«Adesso basta parlare. Si è già fatto tardi.»
Dopo aver fatto colazione rapidamente, Artù raggiunse immediatamente le stanze del Duca.
«Buongiorno, Duca. È ora di svegliarvi.»
Il Duca di Devonshire, un giovane uomo di circa 25 anni, era un tipo burbero e irascibile.
«Ma che diavolo sta succedendo?» domandò il Duca con tono assonnato.
«È mattino, mio signore. È giunta l’ora di alzarsi.»
«Questo lascialo decidere a me, stupido sguattero.»
«Mio signore, avete un sacco di appuntamenti oggi. Come per esempio la visita del Conte di Cornovaglia.»
«Che aspetti pure. Non vedi che sono impegnata con la mia amante?»
Una giovane donna bionda della stessa età del Duca completamente svestita e assonnata, se ne stava accoccolata nelle lenzuola del Duca, assaporando tutto il suo calore.
«Una delle tante…» aveva sussurrato Artù.
«Come hai detto, scusa?»
«IO? Niente. Vi aspetto nella sala da pranzo per la colazione. Con permesso.»
Una volta che il Duca e la sua amante ritornarono ad essere soli, la giovane donna fece un sacco di domande all’uomo per saperne di più su Artù.
«Che cos’è? Ve ne siete innamorata?»
«No. Anche se è molto carino.»
«Non so molto sul suo passato. So soltanto che la capo – domestica di questa residenza l’ha curato da alcune ferite che aveva sui fianchi e che da quel giorno è entrato a far parte della servitù di Chatsworth.»
«Capisco… Chissà quali sono le sue origini.»
«Perché non provi a domandarglielo?»
«Non vorrei essere troppo indiscreta, mio Duca.»
«Sei la mia amante, Annabel. E finché rimarrai sotto il mio solito tetto, tu potrai fare quello che vuoi.»
«D’accordo. Come volete voi, mio Duca.»

Durante la colazione del Duca e della sua amante, Artù venne completamente controllato a vista.
«Mio Duca e signorina, posso fare qualcos’altro per voi?»
«No, Artù… Ma la mia amante vorrebbe togliersi una curiosità…»
«E sarebbe?»
«Nessuno in questa residenza sa del tuo passato… Potresti parlarcene?»
Ma inizialmente, Artù non rispose.
«Che cosa ti prende? Stai nascondendo qualcosa? Sei per caso un rifugiato di guerra?»
«No, mio Duca. È solo che non mi ricordo prima del mio avvento nella vostra residenza…»
«Questo è impossibile? Quanti anni hai?»
«25.»
«E da quanto tempo è che servi nella mia residenza?»
«Circa due mesi.»
«Quindi vorresti farci credere che non ti ricordi quasi niente della tua vita? Andiamo Artù, smettila di prenderci in giro. Oggi non è giornata.»
«Ve lo giuro, mio Duca. Non riesco a ricordarmi niente della mia vita precedente.»
«Artù, ti ordino immediatamente di dirci del tuo passato, altrimenti ti rinchiuderò per una settimana in una cella di isolamento. È il mio ultimo avvertimento.»
Artù fissava intensamente lo sguardo serio e rabbioso del suo Sovrano.
«Facciamo una scommessa, Duca.»
«Che tipo di scommessa?»
«Un duello. Se vinco io, mi lascerete in pace non tormentandomi del mio passato. Ma se vincerete voi, vi dirò tutto quello che volete sapere su di me. Che ne pensate?»
«Un duello con te? ahahah è uno scherzo?»
«Non sono mai stato così serio prima d’ora.»
Il Duca di Devonshire non riusciva a credere alle sue parole.
Avrebbe combattuto contro il suo sguattero.
«Artù, non voglio ucciderti. Non avrebbe nessun senso.»
«Perché? Avete paura di perdere?»
«Che cosa? Ma ti senti quando parli?»
«Accettate la mia sfida senza giudicarmi. Vi prometto che non ve ne pentirete.»
Dopo essere rimasto alcuni secondi in silenzio e aver guardato con occhi increduli la sua amante, il Duca di Devonshire accettò la richiesta del suo sguattero.
«Il nostro duello si svolgerà domani a mezzogiorno dinanzi a tutti i sudditi della mia residenza… Preparati a dovere, Artù. Ne avrai bisogno.»
«Non vi preoccupate. Sono già pronto.»
«Bene. Allora ci vediamo domani.»

La prima a sapere della sfida lanciata al Duca non fu altro che la capo – domestica Amril.
«Ma che cavolo ti dice il cervello?! Sei forse impazzito?!»
«Non potevo fare altrimenti, Amril. Mi stava facendo domande sul mio passato.»
«Questo non giustifica il fatto che hai lanciato una sfida al più grande spadaccino che la contea del Devonshire abbia mai visto da un secolo a questa parte… Mi dispiace dirtelo Artù, ma non hai nessuna speranza contro di lui.»
«Perché mi date per spacciato?! Perché nessuno riesce a credere in me?!»
«Abbassa la voce, screanzato che non sei altro. Tra un giorno esatto la tua vita sarà appesa ad un filo. Un filo che non ci metterà molto a spezzarsi.»
«Lo stesso vale per il tuo Duca prediletto… Per oggi mi darò malato. Devo prepararmi con la spada.»
«Con la spada? Ma se non ne hai nemmeno una in dotazione!»
«Questo lo dici tu… Ne tengo nascosta una sotto il mio materasso.»
«Che cosa?!»
«Non te l’aspettavi, vero? Perché non vieni giù in cortile e mi guardi mentre mi esercito?»
«Non ci penso nemmeno. Ho un sacco di cose da fare.»
«Come vuoi tu. Se avrai un po’ di tempo per me, sai dove trovarmi. Ci vediamo.»
Ma prima che Artù potesse lasciare il castello, Amril gli fece alcune domande sulla conversazione avuta con il Duca qualche ora fa’.
«Quando vincerò questo duello, gli chiederò in cambio anche la mia libertà. Devo tornare a Camelot dai miei sudditi e dalla mia Ginevra.»
«Artù, sarebbe più probabile se tu lasciassi questo regno da fuggiasco piuttosto che rischiare la vita in un duello a spade.»
«Non ti preoccupare, Amril. Il mio desiderio di tornare nel mio Regno è più forte di qualsiasi impedimento… Due mesi a fare lo sguattero e il servo sono stati fin troppo lunghi per me… È giunto il momento di tornare ad essere Re.»
Sentendo quelle parole, Amril decise di non controbattere ulteriormente, limitandosi ad accarezzare la guancia del giovane ragazzo.
«Da quando ti ho visto su quella barca malandata ferito e in fin di vita, ho subito capito che eri un ragazzo speciale… Il figlio che non ho mai avuto.»
«E tu per me sei stata la madre che non ho mai avito, Amril.»
«Artù, ti prego… Sei sempre in tempo per cambiare idea.»
«Mi dispiace. Ma ho già preso la mia decisione… Per la mia libertà… Per Camelot…»
«E non pensi a me?»
«Amril… Prega per me. Io ti penserò durante i minuti del mio combattimento.»
«Pregare non servirà a niente.»
«Questo non è vero… Adesso devo andare. La mia spada mi aspetta.»
   
 
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