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Autore: Roberto Turati    18/09/2018    1 recensioni
Laura, Sam, Chloe e Jack sono quattro neo-laureati di Sidney che, dopo aver trovato un libro segreto firmato Charles Darwin che parla di ARK, un'isola preistorica abitata da creature ritenute estinte da milioni di anni, da un intrigante popolo, protetta da una barriera che altera lo spazio-tempo e che nasconde un "Tesoro" eccezionalmente importante, decidono di scoprire di più... andando su ARK. Ma le minacce sono tante, siccome l'arcipelago arkiano non è certo il più accogliente dei posti... però, per loro fortuna, non saranno soli nell'impresa. Fra creature preistoriche, mostri surreali, nemici che tenteranno di fermarli o di ucciderli per diversi motivi, rovine antiche, incontri da ogni luogo, da ogni epoca e da altri universi e gli indizi sul misterioso passato dimenticato di ARK, riusciranno a venire a capo di un luogo tanto surreale?
 
ATTENZIONE: oggi, il 30/06/2021, è iniziato un rifacimento radicale della storia usando l'esperienza che ho fatto con gli anni e la nuova mappa di ARK usata per l'isola del mio AU. Il contenuto della storia sta per cambiare in modo notevole.
Genere: Avventura, Mistero, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Un'Isola Unica al Mondo'
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ARK: L’ISOLA PREISTORICA

Le onde dell'oceano si infrangevano sul bagnasciuga della città di Sidney, al Sud della terra dei canguri. Il sole pomeridiano riscaldava intensamente l'aria, resa piacevolmente mite dalla combinazione tra i raggi solari e la brezza oceanica. Era piena estate: le spiagge pubbliche erano intasate di turisti, che si contendevano ogni singolo centimetro quadrato libero per posare l'asciugamano sulla sabbia, piantare l'ombrellone e restare sdraiati fino al tramonto solo per un'abbronzatura che, nei giorni più caldi, rischiava di diventare una scottatura violacea. Subito dietro la spiaggia, gli ombrelloni e i chioschi delle bibite, cominciava immediatamente la giungla urbana. La scena era quella tipica delle grandi città: le auto sfrecciavano per tutte le corsie della carreggiata senza sosta, mentre ammassi di pedoni brulicavano lungo i marciapiedi come formiche. Ogni tanto, qualche bicicletta infrangeva la continuità di questo schema. Su una di queste pedalava una ragazza bionda, con la coda di cavallo e gli occhi verdi. I lineamenti delicati le davano un'aria dolce e raffinata, ma priva di superbia. Il suo nome era Laura Hamilton.

Mentre pedalava, Laura ascoltava la versione strumentale di una canzone dei Queen con le cuffiette, nonostante il codice della strada imponesse chiaramente di prestare orecchio solo ai suoni circostanti. Anche la sua mente era altrove, sebbene lei badasse più o meno attentamente a quello che faceva. Laura, insieme ai suoi tre amici d'infanzia Sam Fox, Chloe Webster e Jack Thunder, si era laureata un anno prima con il massimo dei voti. Ognuno si era diplomato secondo la sua vocazione: Chloe era una patita delle lingue, Jack aveva il potenziale per essere il matematico perfetto, mentre Sam era interessato alla meccanica. Laura, invece, amava qualcosa a cui sempre meno persone si interessavano: la paleontologia. Purtroppo, proprio perché tale settore era in declino, per lei era difficilissimo trovare qualche posto, anche solo per un periodo di prova, adatto ai freschi di studio. E quei pochi che aveva trovato cercando su Internet erano o dall'altra parte del mondo, o già falliti da mesi. Invece, un paio di giorni prima, era venuta a sapere di un centro per le ricerche paleontologiche che si occupava sia di studi in laboratorio, che di ricerche sul campo. Ed era proprio lì, a Sidney. Per la precisione, avevano sede all'interno del complesso di un museo di scienze naturali nel centro di Sidney.

Dopo averlo scoperto, Laura si era messa in contatto coi dirigenti di quel centro, i quali le avevano dato appuntamento per il pomeriggio del 3 gennaio 2019. Ed era proprio in quella direzione che stava pedalando, in preda all'ansia. Si era accertata di avere con sé ogni singolo dettaglio del suo curriculum, in cui erano indicati gli indirizzi di studio che aveva frequentato nella sua vita. Sperava con tutta se stessa che fossero colpiti dai grandi risultati coi quali era uscita dall'università e che non scartassero l'idea di assumerla per un qualsiasi motivo passato loro per la mente. Finalmente, dopo aver attraversato praticamente mezza città, raggiunse il museo in questione. Scese al volo dalla bici, la lasciò nell'apposito parcheggio legandola con la catena di sicurezza e si tolse le cuffie. Controllò rapidamente la borsa e prese le schede del curriculum per verificare per l'ultima volta che ci fosse tutto. Quindi sospirò, entrò nel museo, mettendosi a cercare l'area destinata al centro di paleontologia. Non fu difficile: sopra una porta c'era una targa riportante il nome del centro. Laura entrò e andò al bancone della segretaria.

«Buongiorno! Lei è...» le chiese la donna.

«Laura Hamilton. Ho un appuntamento qui alle quindici»

«Un momento, cerco il suo nome nella lista degli appuntamenti. Hamilton... Hamilton...»

Laura osservò la segretaria. Era la tipica addetta alle scartoffie burocratiche: giovane, snella, scattante, con gli occhiali e lo chignon a cipolla.

«Sì, eccola. Prego, si sieda: il capo la riceverà tra un istante»

«Grazie»

Dunque Laura si sedette a ridosso della parete e cominciò l'attesa insieme agli altri aspiranti paleontologi, giunti lì con il suo stesso scopo. A Laura sembrarono ore, quando in realtà ci volle solo una trentina di minuti prima del suo turno. Finalmente, verso le tre del pomeriggio, il capo uscì dal suo ufficio, accompagnando fuori l'ultimo che aveva provato ad ottenere il posto. Toccava a lei.

Eric Knight era un quarantenne di statura media, coi capelli neri leggermente spettinati e i baffoni alla Freddie Mercury. Il suo ufficio era personalizzato esattamente come Laura  pensava: mensole con sopra piccole teche contenenti impronte fossili a forma di conchiglie impresse nella pietra, uno scheletro umano da esposizione in un angolo vicino alla finestra e  un bonsai di abete rosso sulla scrivania. Com'era ovvio, su di essa c'erano anche delle pile non troppo ingombranti di documenti, che sembravano quasi parte dell'arredamento. In questo  ambiente, Laura si sentì decisamente più rilassata e disinvolta, mentre il signor Knight sfogliava con attenzione la sua cartella. A volte sorrideva, altre volte inarcava le sopracciglia per poi  tornare a sorridere. Sembrava un tipo amichevole, attento al lato umano delle persone che lavoravano per lui. Alla fine, posò il curriculum sulla scrivania e, sempre sorridendo, le rivolse la  parola:

«Dunque, vedo che ti sei interessata a questo campo per tutto il periodo della tua formazione professionale. Sei appassionata sul serio, non è così?»

«Sì, davvero tanto - Rispose Laura, con una punta d'imbarazzo - Fin da piccola, leggevo tantissimi libri sugli esseri viventi del passato. Tutte le persone che conoscevo dicevano che era una  cosa da maschi, ma non mi è mai importato»

«E hai fatto bene: ci sono passato anch'io, eppure adesso sono qui» rispose il signor Knight.

“Però, mi piace questo tipo!” pensò la ragazza.

Allora, sempre più calma e sicura di sé, continuò il racconto:

«Quando le scuole hanno iniziato a specializzarsi, ho scelto tutti i corsi che parlavano di paleontologia. Adesso mi sento pronta per iniziare a lavorarci sul serio. Se vuole assumermi, lo faccia: non la deluderò»

Knight la osservò pensieroso per due minuti poi sorrise un'ultima volta e le disse:

«Molto bene. Un nostro ricercatore andrà in pensione fra alcuni mesi. Quando sarà andato via, il posto sarà tuo. Abbiamo un accordo?»

«Sì, certo! La ringrazio, signor Knight!»

«Di nulla, signorina Hamilton!»

Quando Laura uscì dal museo, il suo cellulare vibrò.

“Puntuali come un orologio svizzero!” pensò.

Guardò e trovò degli SMS da parte di sua madre, Chloe e Jack:

MAMMA
Ciao, tesoro! Com'è andato il colloquio? Ti hanno preso, vero? In ogni caso, sei comunque una bravissima ragazza, continua a seguire il tuo sogno! Ciao!

CHLOE
Ehilà! Fammi indovinare: ti hanno buttata fuori a pedate, giusto? No, scherzo. Come ti è andata? Se non ti vogliono, perseguitali fino alla morte ;)

JACK
Ciao, Laura! Hai finito? Spero che ti sia andata bene! Scusami, ma ora devo risolvere un problema informatico. Ci vediamo dopo!

Non c'era traccia di Sam, ma era perché, a quell'ora, non era ancora uscito dall'officina dove stava lavorando per un periodo di prova: avrebbe terminato alle sei. Laura comunicò la bella notizia a tutti quanti, poi tornò alla bicicletta e partì. Ma non stava dirigendosi all'appartamento affittato insieme ai suoi tre amici, da quando era indipendente dai genitori. Stava andando in biblioteca: avrebbe preso un bel libro, magari proprio sulla paleontologia o solo di narrativa per festeggiare con se stessa, magari un classico. Quel posto era sempre stato il suo punto di riferimento, in qualunque circostanza.

La biblioteca non era molto lontana dalla sua abitazione: avrebbe impiegato circa dieci minuti per rincasare, dopo aver preso un libro. La prima cosa che fece e che non dimenticava mai di fare quando entrava, fu salutare Jeremy, il bibliotecario, noto anche tra le persone che visitavano spesso quel luogo, come Uomo Arancione, per via dei suoi capelli e del suo pizzetto color mandarino. E in quel momento, guarda caso, stava mangiando un'arancia.

«Come va, Jeremy?» lo salutò Laura.

«Tutto tranquillo, come al solito. Hai già fatto il colloquio di lavoro?»

«Sì, è andato... d'accordo: come e quando l'hai saputo?»

«Le notizie girano. L'ho saputo da tua madre, da tuo padre, dai tuoi amici, da tutti i tuoi vicini... tutto questo negli ultimi due giorni»

«Ma certo» rispose Laura, sorridendo.

«Sai già cosa prendere?»

«No. Ma oggi ho voglia di leggere qualcosa di insolito. Proverò a cercare in quell'angolo polveroso dove tieni libri ignorati e dimenticati. Ti va bene?»

«Perché dovrei dirti se mi va bene? Siamo in una biblioteca: la scelta è libera. Basta che lo si riporti dopo un mese»

«Giusto. Ora vado».

Quindi si avventurò fra gli scaffali, fino a giungere a destinazione.

“Eccovi qua! Chi sarà degno di me, oggi?” pensò allegramente Laura, mentre cominciava a controllare i libri.

Jeremy sistemava lì qualunque volume che la gente non toccava da almeno due anni. Ma presto uno di quelli sarebbe stato riaperto da una ragazza dalla fantasia e dalla curiosità molto spiccate. In quel momento, lei stava cercando qualcosa sulla paleontologia. Quelli erano in gran parte grandi classici. Poi trovò una versione leggera de L'Evoluzione delle Specie, uno dei suoi libri preferiti. Sorrise e lo prese, ma solo per fare una sfogliata sbrigativa. Mentre lo rimetteva a posto, si accorse che, proprio accanto ad esso, c'era un secondo volume, il cui titolo attirò subito la sua attenzione. Intrigata, Laura posò quello che aveva in mano su un tavolino e prese l'altro. La copertina era molto scura, in cuoio. In alto c'era la firma di Charles Darwin.

“Però, questa mi è nuova” pensò la ragazza.

Il titolo, poi! Diceva:

GUIDA ZOOLOGICA ALLE STRAORDINARIE CREATURE DELL’ISOLA DI ARK

ALLA SCOPERTA DEGLI ANIMALI DEL PASSATO CHE VIVONO TUTTORA

Laura era davvero confusa: cos'era l'isola di ARK? Che significava "creature del passato che vivono tuttora?". Tutto ciò sembrava privo di senso. Ma Darwin non era il tipo che farneticava: era una persona che esponeva minuziosamente ogni argomento che si dovesse spiegare, senza tralasciare niente. Allora perché inventarsi le cose? Lo avrebbe capito meglio quella sera, leggendo il libro sotto le coperte. Quindi tornò da Jeremy, che aveva finito la sua arancia.

«Ma tu guarda! Hai preso proprio quello! Me lo ricordo»

«Davvero? Perché?»

«Me l'ha consegnato una signora, tre anni fa. Mi ha detto che parla di qualcosa a cui è impossibile credere. Alla fine nessuno ha mai voluto leggerlo, quindi l’ho messo nel dimenticatoio. Ma ora l'hai trovato tu, ora sta a te vedere cosa intendeva quella donna. Buona lettura!»

«Grazie. Arrivederci, Jeremy!»

Quando Laura uscì, osservò bene il dorso del libro prima di metterlo nella borsa. Quindi inforcò la bici e partì.

 

Laura giunse al condominio dove c'era l'appartamento suo e dei suoi amici. Mise la bici a posto, andò al portone e suonò il citofono. Una decina di secondi dopo, le aprirono senza dire niente.  

“Strano, di solito c'è Chloe che chiede chi è, prima di aprire” pensò la ragazza, iniziando a sospettare qualcosa.

Salì le scale fino al quinto piano, raggiunse la porta giusta e prese le chiavi dalla borsa. Aprì, entrò e si richiuse la porta alle spalle.


«Ragazzi, sono io!» chiamò, senza ricevere risposta.

«Ehi! Perché non rispondete? Chloe? Jack? – iniziò a girare per le stanze, ma non trovò nessuno – Non è divertente! Fatevi vedere subito, oppure...»

«Sorpresa!»

Qualcuno, alle sue spalle, le afferrò i fianchi, la sollevò di peso con una forza incredibile e le fece fare una giravolta.

«Cosa? Chi...»

Quando fu rimessa a terra, si girò e vide la robusta e muscolosa sagoma di Sam.

«Sam? Perché sei qui? Dovresti essere in officina»

«Ho ottenuto un permesso speciale esclusivo solo per oggi. Piuttosto, perché non dai un'occhiata in cucina?»

Laura, senza fare domande, ma lanciandogli uno sguardo sospettoso, eseguì. Intanto lanciò un'ultimo sguardo a Sam Fox: era un ragazzo ben piantato e dalla muscolatura definita, coi capelli rossi e ricci: dimostrava molto più di ventidue anni; era proprio tagliato per fare il meccanico. Laura entrò in cucina e trovò all'improvviso Chloe e Jack, che avevano dei ridicoli cappelli conici da festa di compleanno in testa. Chloe Webster aveva i capelli neri, il naso ricurvo e gli occhi marroni, dallo sguardo seducente per natura. Jack, invece, era biondo e sembrava l'esatto opposto i Sam: esile, timido e riflessivo.

«Hier ist unsere neue Paläontologin!» esclamò Chloe, mentre correva ad abbracciarla.

«D'accordo, cos'era?» chiese Laura, ridendo.

«Era tedesco - rispose l'amica - significava "ecco la nostra nuova paleontologa". Ci potevi arrivare!»

«Grazie lo stesso!»

«Ehi, ehi! Non le fate vedere la torta?» Ammiccò Sam, entrando a sua volta in cucina.

«Pure quella? Suvvia ragazzi, è solo un posto di lavoro!»

«“Solo”? Dici questa parola dopo tutta la fatica che hai fatto per ottenerlo?» chiese Chloe.

«Già, hai ragione: è il caso di festeggiare!»

Finalmente era scesa la notte. Tutti quanti dormivano, tranne Laura, che ora indossava il suo nuovo, buffo pigiama verde con un tirannosauro rosa da cartone animato e la scritta “Adorawwbile”: i suoi amici l’avevano in serbo come sorpresa oltre alla torta, un regalo a tema per festeggiare il suo nuovo posto di lavoro. Erano degli amici dolcissimi; comunque, Laura prese il libro, che non aveva mostrato a nessuno, si sdraiò sul suo letto e sfogliò le prime pagine. All'inizio, c'era una prefazione scritta con la precisa e ordinata grafia di Darwin:

In questa mia opera voglio parlarvi di fantastiche creature che tutti noi credevamo morte molto tempo prima che il diluvio universale devastasse la Terra.

Laura sorrise: aveva sempre trovato buffo che studiosi della categoria di Darwin credessero nel diluvio universale, nonostante le scoperte della loro epoca dimostrassero il contrario.

Durante il mio viaggio a bordo della Beagle, mi imbattei in una strana isola. Non era mai stata segnata su nessuna mappa, e attorno ad essa l'aria tremolava, come se ci fosse un velo di umidità calda. Volli approdarci da solo. Scoprii ben presto che l'isola era popolata da ogni genere di creatura antidiluviana, oltre che da una civiltà antichissima approdata lì seimila anni fa.

La curiosità di Laura divenne perplessità: qual era la vera intenzione del libro? Dopo quella prefazione avrebbe trovato un trattato scientifico o una falsa documentazione autobiografica? Forse il titolo l'aveva ingannata, sulle prime: si sarebbe aspettata quantomeno un'enciclopedia, ma ciò che aveva tra le mani pareva più un'opera di fantasia. Era un volume che si prendeva sul serio o, con un'ironia sottile, usava la scusa dell'enciclopedia per raccontare un'avventura immaginaria dal tono scientifico, sulla falsariga di Jules Verne? Presumendo che sarebbe diventato più chiaro in seguito, Laura fece spallucce e continuò a leggere la premessa.

Diedi all'isola, chiamata Pulà nella lingua dei suoi abitanti, il nome di ARK, poiché aveva funto da arca di Noè agli animali antidiluviani. Gli indigeni vennero battezzati Arkiani. Scoprii con immensa meraviglia che, in qualsiasi lingua mi rivolgessi a loro, essi comprendevano e rispondevano senza difficoltà. Ipotizzo che la loro lingua natia, indecifrabile alle orecchie di qualsiasi persona non residente su ARK, abbia un'origine ed un'etimologia connessa e in comune con tutte le altre lingue che, millenni dopo, si svilupparono nelle regioni del mondo. Si tratta di una lingua fonetica, che alterna piuttosto regolarmente le consonanti e le vocali, cosa che la rende piuttosto facile da pronunciare per certi locutori e difficili per altri. Studiando il loro vocabolario, ho trovato parole imparentate con lingue fra le più antiche ed esotiche, dal sanscrito all’indoeuropeo all’azteco. E, in qualche modo, grazie ad essa agli Arkiani non occorre studiare per imitare e capire tutti gli altri idiomi. Vi metto qui una frase in arkiano:

“Mi chiamo Charles” si traduce in “Ic ecavluc Charles”.


Laura sorrise ancora: l'autore, che ormai dubitava fortemente essere davvero Darwin, pareva essersi pure preso la briga di inventare un'intera lingua artificiale, magari per aumentare la verosimiglianza della sua opera.

“Questo piacerà sicuramente a Chloe. Se da qualche parte c'è scritto come si crea questo linguaggio, glielo farò vedere” pensò.

Un altro dettaglio incredibile è che, su ARK, ci sono tutti gli ambienti climatici presenti nel mondo, come se il Creatore avesse gettato una parte di essi in un luogo comune, senza un ordine o un motivo precisi. Affascinato, decisi di studiare e riportare sulla carta i comportamenti delle creature nel loro ambiente, nonché il modo in cui gli Arkiani li impiegavano una volta addomesticati. Esattamente: su ARK, grazie ad un procedimento ideato dagli indigeni stessi, si possono addomesticare quasi tutte le creature: tutto ha inizio quando si lancia del cibo verso l'animale che si ha preso di mira. Questo fa in modo che la creatura venga incuriosita dalla generosità dell'umano e, se non c'è nessun'aggressione reciproca, la bestia smette di considerarlo una minaccia e la sua progressiva fiducia si riconosce quando si lascia toccare e accarezzare. Altri tipi di collaborazione, come aiutare l'animale a cacciare o a difendersi, non possono che aumentare l'efficacia del procedimento. Se tutto viene svolto come si deve, l'animale comincia a fare altrettanto e può anche dare dei piccoli regali in segno di ringraziamento. Anche ogni suo simile che si trova nei dintorni smette di mostrare segni di aggressività, a meno che non ci sia alcun “tradimento”. Quando ognuno dei due decide di prendersi definitivamente cura dell'altro, l'animale è ufficialmente addomesticato e fedele al padrone.

"Questa è una trovata simpatica. Se solo convincere la gatta dei miei a non odiarmi fosse così facile…" pensò Laura, con un sorrisetto.

Purtroppo, quando decisi di ripartire, scoprii che la cortina d'aria si era trasformata in un muro indistruttibile. Fortunatamente, trovai il modo di andarmene ma, pensando alle possibili conseguenze, mi rendo conto che non posso rivelarvi né come fui in grado di abbandonare l’isola, né l’epocale scoperta che feci scavando nel passato di quella terra eternamente fertile di sorprese: una scoperta in grado di rivoluzionare per sempre il nostro mondo e che, per questo, devo tenere segreta, per la protezione non solo di quel luogo meraviglioso, ma anche di tutti noi.

Il resto del libro era una raccolta di tutte le specie di questa presunta "isola preistorica". Laura diventava più confusa ad ogni pagina che sfogliava: le creature di ARK erano, in effetti, numerose specie preistoriche da vari periodi, dal Paleozoico al Cenozoico. Molte cose, però, non quadravano: tanto per cominciare, se fosse stato davvero un libro dell'epoca di Darwin, diversi animali non avrebbero dovuto essere noti alla comunità scientifica perché, semplicemente, nessuno aveva ancora rinvenuto i loro fossili. La cosa più evidente, però, era che gli animali illustrati in quel libro erano pieni di errori anatomici. A metà libro, quasi quasi le dispiacque di essersi già laureata: avrebbe potuto scrivere un'intera tesi in cui usava quel libro come modello per sensibilizzare la gente sul reale aspetto delle creature estinte e sul metodo migliore per fare una ricostruzione: ci aveva lavorato per anni. Uno degli errori che le fece scappare da ridere più degli altri furono gli arti anteriori del raptor: erano tenuti come le zampe di una mantide, quando invece quel portamento li avrebbe spezzati: in realtà le braccia erano tenute più parallele ai fianchi e coi palmi rivolti verso l'interno. Come se non bastasse, i nomi scientifici erano inventati di sana pianta: i generi erano corretti, ma le specie erano del tutto arbitrari. Per esempio, il tirannosauro di ARK si chiamava Tyrannosaurus dominum e non rex, oltre a non avere le piume. 

Quando fu vicina alla fine del libro, le opinioni di Laura su quel volume erano contrastanti. Da un lato voleva proprio sapere chi fosse il simpaticone che si era nascosto dietro il nome di Charles Darwin per camuffare una fantasia ben congegnata per un'enciclopedia, così da cantargliene quattro dopo tutte le blasfemie paleontologiche che aveva disegnato e descritto in quel libro. Dall'altro, doveva ammettere di essersi divertita: quel pomeriggio aveva deciso di prendere un libro perché voleva festeggiare il nuovo posto di lavoro con una lettura che la intrattenesse, cosa che quel "trattato" aveva fatto alla perfezione. Se lo prendeva come un sogno ad occhi aperti che l'autore aveva messo per iscritto mettendoci l'impegno di intavolarlo come uno studio inventato, ma credibile, era proprio un lavoro coi fiocchi. In ogni caso, alla fine giunse in fondo al libro e quello che vi trovò la confuse di nuovo. C'erano due pagine strappate, precedute da una nota scritta da qualcun altro.

Caro lettore o cara lettrice,
Nell'assurdo caso in cui tu abbia letto il contenuto di questo libro, mi sembra giusto confidarti cosa c'è dietro quest'enciclopedia. Se tutto questo ti sembra una pagliacciata, ti capisco benissimo: hai il diritto a non crederci e a sentirti preso/a in giro. Io voglio solo lasciare una traccia di me in questo volume, perché mi sembra giusto nei confronti di chi è stato nella mia situazione e ha avuto meno fortuna di me.

Mi chiamo Helena Walker, sono una biologa australiana e, nel 2008, ho avuto la sfortuna di naufragare nel posto di cui questo libro parla: ARK, l'isola preistorica. E nel lungo periodo in cui ci sono stata, ho fatto quello per cui vivo: ho studiato le meravigliose creature del posto, la loro ecologia, i loro adattamenti e così via. Qualunque biologo avrebbe fatto lo stesso al mio posto, no? Ho fatto la conoscenza di varie persone su ARK, nativi o naufraghi come me: alcuni sono diventati miei amici, altri non erano poi così ospitali, anche se erano "in buona fede". Non speravo di trovare un modo per tornare a casa, ma alla fine ne ho scoperto uno. E così, dopo una problematica ricerca sulle stranezze dell'isola e dopo aver rischiato la vita troppe volte, sono riuscita ad andarmene in compagnia di altri tre naufraghi. 

Quando ho trovato questo libro sull'isola, considerando chi l'aveva scritto, non credevo ai miei occhi. Ma non nego che è stato di grande aiuto nei miei studi biologici: fare ricerche con una traccia è sempre comodo. Ma ora, nel 2016, sono tornata nella mia città, Sidney, e qui non posso farmene più nulla. Ho ragionato molto su come dovessi "trattare" il periodo della mia vita trascorso su ARK, prima e dopo il mio ritorno. Avrei dovuto sperare che questo libro fosse una prova sufficiente e mostrarlo al mondo? O rassegnarmi all'idea che ciò che ho visto è troppo surreale e fare finta di niente? La risposta è ovvia: non ne valeva la pena.

Non so se questa enciclopedia sarà mai letta da qualcuno, una volta che l'avrò portato "al sicuro", ma una cosa è certa: che tu creda che questo libro sia serio o una farsa, ARK è un posto straordinario. Nonostante tutto, credo che ne avrò sempre dei bellissimi ricordi.

Helena Walker

Con la testimonianza dei due amici che ho conosciuto su ARK:

Sir Edmund Rockwell

Mei-Yin Li

E del nostro compagno di naufragio:

Gaius Marcellus Nerva


E così terminò la lettura di quel bizzarro volume. Laura si sentiva disorientata, quasi a disagio. Ormai si era convinta di aver inquadrato quell'enciclopedia fittizia, ma quella nota lasciata da tale Helena Walker le aveva fatto tornare il dubbio. Che roba era? Faceva parte della finzione? Helena Walker era la vera autrice del libro e aveva scritto quella pagina per citarsi, così che il lettore potesse risalire a lei senza far crollare l'atmosfera del racconto inventato ma verosimile? Oppure, magari, in fondo, c'era una remota e minuscola possibilità che quell'isola fosse reale? Ma la ragazza scacciò il pensiero non appena le sfiorò la mente: non doveva cascarci, era ridicolo. Doveva ammettere che era molto stanca e che stava rimanendo sveglia troppo a lungo: non era facile pensare con fredda razionalità. Così, dopo uno sbadiglio, ripose il libro sul comodino accanto al letto, spense la torcia del cellulare e si sdraiò per dormire.
“Forse lo faccio vedere ai ragazzi, domani. Sì, perché no” si disse, prima di lasciarsi andare al sonno.

ANGOLO AUTORE

Ringrazio dal profondo dell'anima la mia stimata mentore Maya Patch per la fanart di Laura che legge l'enciclopedia e i ritratti di lei e degli altri personaggi che ha realizzato o realizzerà per me! Sei sempre la migliore :D Andate pure a leggere la sua FF di ARK, se siete curiosi di scoprire l'universo canonico del gioco! E ti ringrazio anche per aver creato con Photoshop i nuovi divisori di paragrafi per le mie storie!

   
 
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