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Autore: Rinalamisteriosa    19/09/2018    1 recensioni
[842 parole | Masahiro Setagawa; accenni alla Kousuke/Masahiro]
E la chimera, dopo tre anni in cui tutto era sembrato filare liscio come l’olio, ha cambiato forma. Il sentimento di ammirazione verso il suo eroe personale è in procinto di trasformarsi, ma perché? Per quale motivo?
Non riesce a capire, Masahiro Setagawa, non se ne capacita. Improvvisamente non è più qualcosa di lieto e rassicurante, ma ciò lo intimorisce e lo scuote nel profondo.

{Partecipante alla challenge interattiva senza scadenza “Nascono alcuni ad infinita notte” indetta da AleDic nel forum di EFP}
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I can’t forget about him even when I fill my mind with other things

 

 

 

 

 

 

E la chimera, dopo tre anni in cui tutto era sembrato filare liscio come l’olio, ha cambiato forma. Il sentimento di ammirazione verso il suo eroe personale è in procinto di trasformarsi, ma perché? Per quale motivo?

Non riesce a capire, Masahiro Setagawa, non se ne capacita. Improvvisamente non è più qualcosa di lieto e rassicurante, ma ciò lo intimorisce e lo scuote nel profondo. Inoltre, loro sono ritornati, ripresentandosi nella sua vita nel modo e nel momento meno opportuni. Poiché prima c’era stato quel bacio rubato, poi quelle frasi inaspettatamente allusive e infine Tooru-san e la sua banda hanno preteso di riprendersi il loro cagnolino docile e servizievole, il loro ‘Settie’ che chinava la testa e non affrontava i suoi problemi come invece avrebbe dovuto. Il suo animo è in subbuglio e la sua mente... Cosa fa la sua mente dispettosa? Si prende gioco di lui rimandandogli in loop alcune sequenze precise, come se fosse dentro un film e qualcuno fuori si divertisse un mondo a premere il tasto rewind. E allora Masahiro rivive tutto. Il modo in cui i propri capelli si appiattiscono sul capo quando Kousuke-san gli elargisce una breve e gentile carezza: non gli dispiace affatto perché non aveva mai avuto una figura paterna e nemmeno sua madre, da quel che ricordasse, lo aveva mai coccolato. C’era un tempo in cui il piccolo Masahiro non sapeva neanche cosa fossero i gesti d’affetto!

E i sorrisi d’approvazione di Kousuke-san: gli basta vederli stampati sul suo viso e subito Masahiro si sente motivato a rendersi utile continuando a cucinare per loro, lavorando part-time con perseveranza, impegnandosi nello studio con diligenza. In quei momenti sembra motivato e quasi invincibile, appare felice e sereno, non si sente pressato da quel senso di inadeguatezza e rassegnazione che lo aveva guidato prima di conoscere il suo modello di riferimento, quando ripeteva a se stesso che gli eroi non esistevano. Avvolte da una luce particolare, quelle immagini in sequenza gli provocano un tuffo al cuore e protagonista assoluto è sempre Kousuke-san.

Pensi troppo a mio fratello, neh, Setagawa? Sei sicuro che non ti piaccia?”.

No!

Questo è il colmo: gli manca solo la voce della coscienza che stranamente ha la stessa intonazione del suo unico amico dai tempi delle medie, di Kensuke Ooshiba. In effetti, se prima non avesse incontrato il coetaneo, non avrebbe conosciuto nemmeno il fantomatico Bear Killer. Probabilmente il più grande sarebbe rimasto una specie di leggenda metropolitana udita di continuo per le strade frequentate da tipi poco raccomandabili come Tooru-san e gli altri bulli. Il piccolo Masahiro e Kousuke-san non si sarebbero mai incrociati: fine della storia.

Patetico.

Codardo.

Schiavo.

Buono a nulla.

Meglio dimenticare.

Non si merita nessuna carezza gentile fra i capelli, nessun sorriso che scalda il cuore e che imbarazza, nessuna gioia e nessun motivo per impegnarsi, per dimostrare il suo valore come persona.

Niente di niente.

Vuoto totale.

Meglio dimenticare.

Anche se questa prospettiva deprimente sembra perfino più dolorosa della decisione apparentemente meschina di allontanarsi dal suo nuovo gruppetto di amici – da Ooshiba, da Fukushige, da Yoshida, da Yamabu e anche da Hasekura – e di far credere alla gang dei bulli di essere ancora dalla loro parte. Anche se non sopporta più questa ripetizione degli eventi: casa, scuola, lavoro, obbedienza a quei prepotenti, poi di nuovo casa.

Basta.

Vuole disperatamente cambiare questo ciclo opprimente, ma non sa come fare, non da solo, sebbene da tempo avesse già qualcuno che poteva risolvere facilmente il suo problema non sarebbe arrivato a tanto. No, non gli avrebbe chiesto aiuto: loro vogliono fargli del male, dare una lezione a Kousuke-san e non sarebbe stato di certo Masahiro a condurli da lui.

Prudenza.

Paura.

Meglio dimenticare.

Eppure Masahiro non ci riesce, non esiste una cosa abbastanza importante o significativa da distrarlo da quello. Da fargli scordare soprattutto che il suo eroe si è avvicinato fino a baciarlo. Non si sarebbe certo afflitto se non fosse stata una cosa seria, nevvero?

Era successo.

Punto.

Ed è quella la sequenza principale, il motivo centrale del turbamento interiore, ma non perché il bacio in sé gli abbia fatto schifo. Al contrario. Il giovane aveva sentito le farfalle nello stomaco di cui si accennava nelle storielle frivole e sdolcinate che piacevano tanto alle studentesse, o almeno così aveva captato involontariamente da una conversazione in classe. Aveva percepito il tempo dilatarsi, nel senso che potevano anche essere passati pochi secondi, ma per lui erano stati un’infinità. Aveva spalancato gli occhi, però non solo quelli veri, dalle iridi verdi, anche quelli metaforici. E c'era stata la cartellina che li aveva schermati quasi a voler custodire, a voler serbare quel sentimento.

Intuizione corretta o scherzo del destino?

Verità o presa in giro?

Ammirazione o amore?

No. Basta.

Lo vuole dimenticare. È solo un ragazzino debole e sperduto, non merita di piacere a qualcuno come Kousuke-san. È semplicemente assurdo... Perché?

Perché non esiste il tasto rewind anche nella vita vera?

Perché le cose non possono tornare com’erano prima?

Perché deve essere tutto così complicato?

Perché s'affligge così, tenendosi tutto dentro?

 

 

 

 

 

 

 

“Non riesco a dimenticarlo nemmeno quando cerco di distrarmi con altre cose. Ma devo riuscirci... Devo dimenticarlo. Anche se ho intuito qualcosa da quei piccoli gesti, da quelle frasi, alla fine sono solo un ragazzino debole”.

“Credevo di poterci riuscire. Quando la smetteranno di cercare Kousuke-san? Essere protetto da un eroe non mi renderà un eroe. Se le cose devono tornare com'erano prima, voglio almeno dimenticare...”

[Masahiro Setagawa]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note: Breve one-shot di 842 parole, sempre introspettiva come richiede la challenge, sul quarto step che io ho scelto di interpretare in questo modo.

Perché in realtà io non vedo i bulli come villains veri e propri, non costituiscono davvero un problema alla fine, quindi ho pensato che ciò che afflige/ostacola il protagonista non sono tanto loro, quanto i suoi vani complessi di inferiorità, complessi che non gli fanno vivere bene la scoperta del sentimento.

Tuttavia, se per caso ho frainteso la richiesta, non esiterò a ritirarla dalla challenge pur lasciandola nel sito poiché mi piace come è venuta xD ne sono davvero soddisfatta!

 

Rina

 

 

  
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