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Autore: Lost on Mars    19/09/2018    2 recensioni
«Papà, ma come lo capisci se una persona ti piace davvero?»
«Dimmi, saresti disposto a vomitare lumache, per questa persona?»

Ron racconta a Hugo di quella volta in cui vomitò lumache giganti dopo aver cercato di difendere Hermione.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hugo Weasley, Lysander Scamandro, Ron Weasley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Lumache
 
Hugo Weasley odiava il giorno del suo compleanno.
Lo odiava quasi quanto gli Appleby Arrows che avevano vinto l'ultima e decisiva partita del campionato di Quidditch; lo odiava perché si trattava di un inutile giorno d'estate, che sembrava quasi un giorno come un altro, che si risolveva sempre con una torta ai mirtilli preparata da nonna Molly e una candelina in più per ogni anno che passava, e in più il coro delle voci imbarazzanti dei suoi parenti che lo circondava e che quasi gli faceva male alle orecchie; lo odiava perché quasi tutti i suoi cugini festeggiavano i loro compleanni a scuola, circondati dai loro amici, mangiando schifezze a più non posso, andando ad Hogsmeade e tante altre cose.
Ricordava alla perfezione, per esempio, quando gli amici di James gli avevano organizzato una grandiosa festa a sorpresa nella Sala Comune Grifondoro, per festeggiare finalmente il raggiungimento della maggiore età e della tanto agognata libertà.
E lo odiava perché anche lui avrebbe voluto passarlo tra le calde mura della torre, o tra le strade innevate di Hogsmeade, mentre i suoi amici facevano comparire con la magia una candelina su un dolcetto al cioccolato di Mielandia, non avrebbe voluto invece essere circondato da tutti i suoi zii ed essere costretto a ringraziarli uno ad uno con baci e abbracci, forse gli sarebbe piaciuto passarlo con Lily e con Rose, ma anche con Albus, a patto che non si portasse dietro quel Malfoy, e soprattutto con Lysander.
Non c'era niente che volesse di più al mondo che svegliarsi, scendere in Sala Grande per fare colazione e girarsi come sempre verso il tavolo dei Corvonero, per poi ritrovare subito gli occhi azzurri e le lentiggini di Lysander, che prima gli sorrideva, poi gli arruffava i capelli ricci e castani e subito dopo gli augurava buon compleanno. 
Hugo non lo sapeva davvero quello che succedeva quando c'era Lysander nei paraggi. All'inizio, i battiti del suo cuore aumentavano incontrollati e sentiva la gola seccarsi all’improvviso, ma da quando avevano cominciato a parlarsi e avevano stretto amicizia, quelle strane reazioni erano cessate del tutto e Hugo aveva notato semplicemente di essere infinitamente allegro ogni volta che passava del tempo con lui, e inspiegabilmente triste ogni volta che se ne separava.
Non ne aveva mai parlato con nessuno. E d’altronde, con chi avrebbe potuto farlo?
Fred lo avrebbe preso in giro per il resto dei suoi giorni e Rose era troppo pettegola per poter mantenere quel segreto, Lily era troppo presa da Malfoy per poter seguire e analizzare le vicende amorose di qualcuno che non fosse lei e Albus era troppo occupato a preparare pozioni per stupire la commissione dei M.A.G.O. per potergli prestare la dovuta attenzione. Ma quel dubbio pesava sulle spalle di Hugo più del mondo intero! Aveva la necessità di sapere se tutte le cose che sentiva per Lysander fossero normali o meno, doveva sapere se gli piacesse sul serio o se si trattasse solo una stupida cotta passeggera. Ma come faceva a saperlo se non aveva mai provato una cosa del genere prima?
Hugo non credeva che gli fosse mai piaciuto qualcuno in quel modo. Ricordava vagamente una certa Lucinda Canon, ai tempi del suo terzo anno, ma lei non gli era mai piaciuta davvero. Cercava di parlarle e di chiederle di andare insieme ad Hogsmeade solo perché tutti i ragazzi del suo dormitorio lo facevano e perché la reputavano bellissima, grazie alle forme già pronunciate e molto generose. Hugo, non molto tempo dopo, si era accorto che a luile tette non piacevano affatto e probabilmente non gli sarebbero mai piaciute, perché avevano cominciato a piacergli gli occhi azzurri di Lysander, le efelidi che gli ricoprivano il viso, le fossette che gli si formavano agli angoli della bocca quando sorrideva e si era reso conto che gli piaceva persino il modo in cui la divisa sportiva blu notte gli stava addosso, la sua andatura, il contrarsi dei suoi muscoli quando respingeva con forza i bolidi durante le partite e gli piaceva la sua risata, insieme alla pacatezza della sua voce. Gli piaceva Lysander ma non sapeva dire quanto gli piacesse.
Si disse che non poteva più rimanere con quel dubbio a chiedersi se ne valesse davvero la pena e non sapersi mai dare una risposta, a maggior ragione se pensava che quello era il giorno del suo quindicesimo compleanno. Per Merlino, era addirittura un Grifondoro e non avrebbe permesso a se stesso di indugiare oltre o di far cadere la cosa nel dimenticatoio: se avesse scoperto che Lysander gli piaceva davvero tanto, gliel'avrebbe senz’altro detto senza remore. Decise quindi di chiedere all'unica persona di cui si fidava e che sicuramente ci era passata prima di lui.
Andò a cercare suo padre e lo trovò seduto sul dondolo, nell'immenso giardino della Tana, mentre provava ad aggiustare la scopa di James, che aveva dato una bella botta contro un albero perché Lily l'aveva voluta provare a tutti i costi, pur non essendo brava a volare. Solo che aveva dimenticato che quella era una Nimbus, non una Comet vecchia e sgangherata della scuola. Dopo pianti e urla, dopo un James che le diceva che come minimo l'avrebbe disconosciuta come sorella e dopo una Lily che invece lo minacciava tra le lacrime – senza essere troppo convincente – di farlo inghiottire dalla Piovra Gigante, Ron aveva visto la scopa e aveva detto che non era niente di grave.
Da anni ormai Ron lavorava all’Emporio del Quidditch di Diagon Alley e ne sapeva un ben po’ sui manici di scopa, così si era messo a ripararla seduto sul dondolo, mentre James e Lily avevano già fatto pace ed erano intenti a catturare e scacciare gli gnomi da giardino sotto richiesta di nonno Arthur.
«Papà.»
La voce di Hugo non fu molto alta, ma Ron sollevò subito lo sguardo su di lui, distogliendolo dal manico di scopa. Gli rivolse un largo sorriso.
«Finito di scartare i regali?» gli chiese, invitandolo a sedersi sul dondolo accanto a lui. Hugo si sistemò alla bell’e meglio sui soffici cuscini colorati, mentre il dondolo cominciava a muoversi avanti e indietro.
«Sì» fece, alzando velocemente le spalle. «Anche se non ho capito perché la zia Audrey e lo zio Percy mi abbiano regalato un paio di guanti se siamo in piena estate.»
Ron fece un sorriso divertito, appoggiando con delicatezza la scopa alla sua sinistra. «La loro parole d’ordine è previdenza» gli disse. «Vedrai che i guanti ti saranno molto utili, specialmente quando farai Cura delle Creature Magiche al freddo e al gelo.»
Anche ad Hugo scappò un po’ da ridere, mentre immaginava la lunga barba di Hagrid piena di piccoli pezzetti di ghiaccio e fiocchi di neve, ma fu solo una sensazione transitoria. Le sue labbra s'incurvarono nuovamente verso il basso.
«Che c’è, Hugo?» gli domandò allora Ron, notando la strana espressione del figlio, che dopo quel mezzo sorriso, era tornato a rabbuiarsi tutto insieme.
«No, niente» rispose il ragazzo, abbassando lo sguardo. «È solo che ho un dubbio e non so come risolverlo. E non so con chi parlarne.»
Ron fece finta di guardarsi intorno con aria circospetta, poi passò il braccio destro attorno alle spalle di Hugo e lo attirò a sé in un gesto affettuoso. «Via libera, Rose e la mamma non sono nel nostro spazio vitale.»
Hugo stavolta fece un sorriso sincero e si divincolò un pochino dall’abbraccio del padre, per poi guardarlo in faccia. «È che mi piace una persona.»
«D’accordo» disse Ron, invitandolo a continuare.
«Ma non so se mi piace sul serio, se mi piace così tanto da dirglielo e rischiare» sospirò Hugo. «E quindi, papà, come lo capisci se qualcuno ti piace davvero?»
Ron cercò di trattenere un po’ la tenerezza che gli dilagò nel cuore nel sentire Hugo dire quelle cose, cercò di non tradirsi con la propria espressione e con il tono di voce e mantenne un'espressione alquanto seria.
«Dipende. Saresti disposto a vomitare lumache, per questa persona?» gli chiese.
Hugo aggrottò le sopracciglia e storse la bocca schifato, e poi esclamò: «Ma che cosa c’entra?»
«Tu rispondi» gli fece Ron, che sembrava non essere mai stato così solenne.
«Beh… se dovessi farlo io al posto suo sì!» rispose ancora Hugo. Indubbiamente, se avesse dovuto fare una cosa così disgustosa per risparmiarla a Lysander, l’avrebbe fatto senza indugio.
«Allora ti piace davvero» concluse Ron, dandogli una pacca sulla spalla. Hugo era gracilino e le ossa gli sporgevano di poco dal corpo, per cui quasi barcollò dopo il gesto bonario del padre.
Era sempre più confuso: come poteva suo padre asserire una cosa del genere basandosi sul semplice fatto che lui sarebbe stato disposto a… vomitare… lumache. Lumache, per Godric! Forse, una volta a lavoro doveva aver dato una bella botta ad un manico di scopa in magazzino che l’aveva fato rimbambire tutto insieme.
«E come fai a saperlo?» gli chiese, curioso di sentire la convincente teoria. Ron gli si avvicinò ancora di più e cominciò quasi a sussurrare, come se dovesse dirgli un grande segreto.
«Una volta, al secondo anno, ho vomitato lumache giganti per due ore di fila, e tutto perché ho cercato di difendere tua madre!» gli disse, con tanta di quell’enfasi… neanche a dire che l’intera squadra dei Cannoni Chudley fosse lì di fronte a loro. Hugo alzò le sopracciglia e spalancò la bocca, sorpreso. Quella storia non l’aveva mai sentita. E lui di storie sui suoi genitori e zii ne aveva sentite a bizzeffe: molte erano stati loro stessi a raccontargliele, più e più volte, altre invece le aveva ascoltate da altre persone a scuola, una gliel’aveva raccontata addirittura la professoressa McGranitt in persona, ma non gli piaceva molto ricordare quell’episodio, perché era successo tutto nel suo ufficio, mentre la professoressa lo guardava da dietro gli occhiali luccicanti con aria severa e gli affibbiava una punizione terribile per aver fatto saltare un water nel bagno delle ragazze al secondo piano, e poi gli aveva detto che l’ultima volta che era successo un disastro del genere nel bagno di Mirtilla Malcontenta era quando suo zio Harry e i suoi genitori avevano accidentalmente trovato l’ingresso per la Camera dei Segreti.
«Tu hai… vomitato lumache… per la mamma?» chiese allora Hugo, una volta che si fu ripreso dalla sensazione di disgusto.
«Esatto!» esclamò ancora Ron. «Vedi, c’era questo bulletto, Malfoy, che aveva detto delle cose molto cattive sulla mamma, e io non potevo di certo lasciarlo continuare.»
Hugo sorrise. Quello di suo padre era stato un gesto nobile e coraggioso, nonostante credesse che difendere una persona non significava necessariamente provare qualcosa per lei.
«Ma, papà, non l’avresti fatto lo stesso? Anche se non fosse stata la mamma?» gli chiese allora.
«Beh, credo di sì. Però, è stato come un riflesso involontario. Capisci? Con qualcun altro sarebbe stato diverso» gli rispose. «Non ho difeso la mamma perché era giusto farlo, l’ho difesa semplicemente perché era lei e non volevo che continuassero ad attaccarla.»
«Ho capito» farfugliò Hugo, ancora perso nei suoi pensieri. «E quindi Malfoy per tutta risposta ti ha lanciato la maledizione delle lumache? Solo perché ti eri messo fra lui e la mamma?»
A quel punto, le guance di Ron si colorarono leggermente, e anche le sue orecchie assunsero una tonalità molto più rosata del normale. Spostò gli occhi azzurri qua e là, prima di riposarli su Hugo, e poi prese a grattarsi nervosamente la nuca.
«Oh, no… non è andata proprio così» disse, trattenendo una piccola risatina. «Non è stato intenzionale. Nel senso, io volevo lanciare la maledizione delle lumache a Malfoy, ma la mia bacchetta era rotta e si teneva insieme con il nastro adesivo e…»
«Oh, papà, non dirmi che ti sei lanciato la maledizione da solo!» esclamò Hugo, sbattendosi una mano in fronte con fare molto teatrale.
«Te l’ho detto, la mia bacchetta era rotta» fece ancora Ron.
«Merlino! Era una storia fichissima, ma l’hai appena rovinata! Ti sei lanciato la maledizione da solo e hai cominciato a vomitare lumache di fronte a… Malfoy e presumo anche i suoi amici, deve essere stato terribile. Santo cielo, io mi sarei vergognato per il resto dei miei giorni! Come minimo non sarei avrei messo piede fuori dal dormitorio fino alla fine dell'anno!»
Ron sorrise teneramente e gli mise le mani sulle spalle. «Oh, Hugo, non mi è mai importato di quello che pensavano Malfoy e compagnia bella» gli disse. «E sai perché?»
Hugo scosse la testa.
«Perché poi, c’è stata la mamma con me a tenermi il secchio, a spostarmi i capelli dalla faccia e a prendersi cura di me» gli confessò.
«E quindi hai capito che ti piaceva» completò Hugo, ma rimase alquanto sorpreso quando vide il padre scuotere la testa sorridendo. Non l’aveva capito in quel momento? «E allora quando l'hai capito?!»
«Che mi piaceva lo sapevo già da un po’… in quel momento ho capito perché mi piaceva.»
«Oh.»
«Già. Ma questo tu alla mamma non dirlo, va bene?»
«Non le hai mai detto che ti piaceva sin dal secondo anno?»
«Le ho detto che ha cominciato a piacermi verso la fine del quarto. Per questo tu non devi assolutamente dirglielo, va bene?»
Hugo scoppiò a ridere di cuore, ma promise al padre che non avrebbe mai fatto parola con nessuno di quella conversazione, che sarebbe rimasto un segreto tra loro due per sempre. Rimasero a parlare d’altro, mentre Ron riprendeva in mano la Nimbus di James, finché un maestoso gufo color caffelatte non si posò elegantemente sulle ginocchia di Hugo e, allungando la testa, gli porse una lettera.
Il ragazzo ovviamente aveva riconosciuto subito l’animale e la sua mente l’aveva collegato al suo padrone, nientemeno che Lysander Scamandro. Ne ebbe un’ulteriore conferma quando lesse “Hugo Weasely” sul retro della lettera, scritto con la calligrafia piccola e disordinata del ragazzo. Si frugò nelle tasche, ma non trovò niente da mangiare per il gufo. Sospirò sconsolato, ma in quel momento giunse provvidenziale la piccola Molly, che aveva appena catturato un topolino e stava correndo nella loro direzione per farglielo vedere. Inutile dire che, non appena l’aveva sventolato di fronte alla faccia di Hugo, il gufo se l’era pappato in un boccone. Molly aveva cominciato a piangere, ma ad Hugo non importava, perché la sua mente era concentrata a svolgere un unico gesto: aprire la lettera.
Non c’era scritto molto. Lysander gli faceva i suoi più sinceri auguri di compleanno e gli augurava anche di passare una giornata divertente con la sua famiglia alla Tana. Gli aveva diceva che, se non fosse stato per le vacanze obbligatorie in cui lui e Lorcan dovevano seguire i loro genitori alla ricerca di strane creature ogni anno, sarebbe stato volentieri lì con lui. E poi aggiungeva che in quel momento avrebbe preferito il giardino della Tana a quella spiaggia sperduta in Nuova Zelanda, meta scelta per quell'anno, ma che non poteva farci niente.
Hugo credeva di aver perso ogni contatto con la realtà, dopo aver letto quelle parole. Fu riportato con i piedi per terra solo dalla voce di suo padre, che gli chiedeva se andasse tutto bene, perché aveva assunto un colorito piuttosto… acceso. In quello, Hugo aveva ripreso tutto da Ron.
«Sì, sì, tutto bene» farfugliò il ragazzo, rigirandosi la lettera tra le mani con fare nervoso.
Ron spostò lo sguardo sul pezzo di pergamena ingiallita e lo indicò velocemente con il dito. «È la persona che ti piace?» gli domandò.
«NO!» esclamò Hugo, accartocciandosi immediatamente la pergamena tra le mani, mentre anche le orecchie gli diventavano tutte rosse. «Cioè sì, ma no. Io… vado a rispondergli.»
«Rispondergli?» domandò confuso Ron, mentre aggrottava le sopracciglia.
«Non posso spiegartelo adesso» farfugliò ancora il ragazzo, adesso rosso come un peperone. Non era il momento adatto per dire a suo padre che gli piaceva un ragazzo.
Certo era che Hugo aveva ben altro a cui pensare, mentre suo padre sospirava scrollando le spalle e poi andava a cercare James per il giardino per riportargli la scopa, il tutto mentre Molly ricominciava a correre in cerca di altri topolini da acchiappare.
Quando fu nella stanza sua e di Rose, Hugo prese in prestito dal baule della sorella una pergamena pulita e ne strappò un pezzo: non aveva bisogno di molto spazio. Prese la piuma, ne bagnò la punta con un po’ di inchiostro e la lasciò sospesa sopra il frammento di pergamena per qualche secondo. Poi ve la premette sopra e scrisse.
 
Grazie per gli auguri, Lys. Anche io vorrei che tu fossi qui alla Tana e non in Nuova Zelanda. E il motivo è che per te vomiterei delle lumache giganti, perché so che poi tu mi terresti il secchio e mi toglieresti i capelli dalla faccia.”


 
NdA: Ciao a tutti! Questa è una piccola storiella senza pretese che mi è venuta in mente mentre rileggevo la Camera dei Segreti ^^ credo di essere l'unica pazza sulla faccia della terra a shippare Hugo/Lysander, ma è purtroppo un mio guilty pleasure. Sono inoltre da tempo immemore grande sostenitrice di Ron ed Hermione, e continuerò a vederli insieme per il resto della mia vita xD e mi sentivo quasi in dovere di far fare un tenero discorsetto padre/figlio.
Ron non si sa che lavoro faccia xD alcuni lo vedono come un Auror, altri dicono che aiuta George ai Tiri Vispy Weasley, io l'ho messo a vendere manici di scopa, e perché no? D'altronde ne è sempre stato un grande appassionato.
Grazie per essere arrivati fin quaggiù, spero vi sia piaciuta! Fatemi sapere :3
Mars

 
   
 
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