Libri > The Maze Runner
Ricorda la storia  |      
Autore: Nami93_Calypso    19/09/2018    1 recensioni
Dal Testo:
Di una cosa era certo: non avrebbe permesso che lo vedessero lentamente impazzire e diventare l’ombra del ragazzo che era.
E fu con quel pensiero chiaro in mente, il volto inondato dalla luce del sole, che decise.
Si voltò e cercò freneticamente un pezzo di carta e una penna.
Quando li ebbe trovati si fermò solo un attimo a riflettere prima di scrivere di getto.
“Sono riusciti a entrare. Mi stanno portando a vivere con gli Spaccati.
È meglio così. Grazie per la vostra amicizia.
Addio.”
.
[NewtCentric]
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Newt
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Newt alzò il volto rivolgendolo verso i raggi di sole che entravano tenui all’interno della Berga filtrati dal vetro del parabrezza. Poteva percepirne appena il calore sulla pelle.
Era rimasto all’interno del velivolo mentre i suoi amici erano entrati a Denver alla ricerca di qualcuno che potesse togliergli il filtro dal cervello. Aveva deciso lui di non seguirli per due ragioni principali: non gli interessava minimamente recuperare i suoi ricordi e non voleva essere responsabile del contagio di sconosciuti innocenti.
Perché lui lo sapeva. Era già iniziata.
Da quando alla sede della W.I.C.K.E.D avevano detto che non era immune al virus dell’Eruzione sapeva che una volta uscito di lì non avrebbe avuto scampo. Anzi, che sciocco ottimista che era, probabilmente aveva già contratto il virus nella Zona Bruciata durante la seconda prova. Letteralmente carne da macello mandata a morire (o quantomeno ammalarsi) nel deserto sotto il sole cocente.
Ma se ne era pienamente reso conto solo da quando erano fuggiti.
Si sentiva strano: spesso i suoi pensieri erano sconnessi, non ragionava lucidamente come al solito, era molto più irascibile di quando era nella Radura. Minho, uno dei suoi migliori amici che aveva sempre avuto un senso dell’umorismo discutibile, non gli aveva mai dato tanto fastidio con la sua sola ingombrante presenza come in quegli ultimi giorni.
Era chiaro che era malato e che, ben presto, avrebbe raggiunto e superato l’Andata.
Ma non aveva la minima intenzione di finire la sua vita nelle condizioni di quei poveri Spaccati che avevano visto e incontrato. Per questo aveva lasciato a Thomas una lettera in cui lo implorava di ucciderlo.
Però non sapeva esattamente se e quando l’avrebbe letta e se mai sarebbe stato capace di farlo.
Sapeva solo che se doveva perdere la vita per mano di qualcuno doveva essere lui, Tommy. Non solo perché era un suo amico, quello lo era anche Minho, ma anche perché aveva una sensibilità maggiore di quella dell’asiatico che, alla fine, lo avrebbe portato ad acconsentire alla sua richiesta. E c’era un’altra ragione: una parte di lui, probabilmente quella malata, lo considerava colpevole della sua condizione, del fatto che fosse entrato nel Labirinto e quindi colpevole della miseria dei suoi ultimi due anni di vita. Era il minimo che potesse fare per lui, se realmente erano amici: liberarlo da quella sofferenza.
Aprì gli occhi per fissare quella luce tenue alta in cielo, la causa della malattia che aveva quasi completamente sterminato il genere umano e che ora stava per portarsi via anche la sua esistenza.
Gli aveva già portato via tutto: il futuro, la libertà, la memoria, una famiglia di cui non aveva ricordo ma che sicuramente era esistita.
Gli erano rimasti solo quei pochi amici che erano scappati con lui.
Ma, ben presto, avrebbe dovuto lasciarli.
Di una cosa era certo: non avrebbe permesso che lo vedessero lentamente impazzire e diventare l’ombra del ragazzo che era.
E fu con quel pensiero chiaro in mente, il volto inondato dalla luce del sole, che decise.
Si voltò e cercò freneticamente un pezzo di carta e una penna.
Quando li ebbe trovati si fermò solo un attimo a riflettere prima di scrivere di getto.
 
“Sono riusciti a entrare. Mi stanno portando a vivere con gli Spaccati.
È meglio così. Grazie per la vostra amicizia.
Addio.”
 
Non una parola di più, non una di meno.
Avrebbe mentito.
Sapeva che per i suoi amici sarebbe stato più tollerabile credere che era stato sopraffatto e sconfitto piuttosto che sapere che si era arreso, che aveva mollato.
Era per il loro bene.
O forse per puro egoismo.
Voleva che i suoi amici mantenessero di lui il ricordo del ragazzo che era stato nella Radura, paradossalmente il periodo più spensierato della vita che ricordava nonostante fossero prigionieri e vittime dei dolenti. Un ragazzo allegro, disponibile con gli altri, saggio. Non un vigliacco che fuggiva davanti alle avversità o uno Spaccato fuori di testa.
Aveva chiesto a Thomas di ucciderlo, era vero, ma forse era meglio così. Che se ne andasse togliendo loro un peso e evitando loro di dover assistere ai suoi ultimi attimi di vita.
Lasciò il foglietto ripiegato su uno dei divani della stanza principale della Berga, aprì il portellone e uscì all’aria aperta riparandosi gli occhi dalla luce del sole con una mano.
 





Angolo di Calypso
Buona sera!
Torno a pubblicare in questo fandom ovviamente co una storia NewtCentric che va ad approfondire tutta la tristezza e il maiunagioia della sua esistenza. Perchè non ne avevamo avuto abbastanza, no?!
Questo in particolare è un mio headcanon. Credo che lui si sia sacrificato, non che sia stato preso. Ma solo il caro adorabile Dashner sa la verità.
Spero che la storia vi sia piaciuta e vi ringrazio per aver letto :)
Alla prossima!
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > The Maze Runner / Vai alla pagina dell'autore: Nami93_Calypso